da globalist.it
La scarsa simpatia delle destre americane per Evo Morales, il presidente indio della Bolivia, giustifica l'allarme golpe. La polizia, che nega intenti golpisti, è scesa in sciopero, richiedendo paghe più alte, la retribuzione media di 150/200 dollari mensili non basta più. E non basta neanche la proposta governativa di un aumento del 7%. Ma l'azione contro la centrale dell'intelligence boliviana, dove i poliziotti hanno distrutto tutto, a cominciare dai computer per arrivare all'archivio, sembra dare ragione al governo di sinistra del presidente eletto Evo Morales.
I poliziotti hanno occupato caserme e uffici pubblici a La Paz, capitale del Paese, Cochabamba, seconda città boliviana, come in altri centri strategici. La situazione sembra gravissima e la memoria non può non andare a tempi non certo lontani, quando in Bolivia c'erano i filo-americani, e il presidente sconfitto nelle urne scappò come un Ben Ali latino americano, con casse di documenti e lingotti d'oro stipati nel bagagliaio di un aereo messo a sua disposizione dagli statunitensi.