Quello che tutti sospettavano, e cioè che lo sciopero proclamato da Cisl-Scuola, Uil-Scuola e sindacati autonomi avesse la revoca incorporata, si è puntualmente verificato. Spiace, anche se non meraviglia, che ciò sia avvenuto sulla base di proposte del governo inaccettabili, che non tengono in alcun conto né i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici del settore  né la qualità della scuola pubblica. I problemi che affliggono la scuola, frutto delle politiche di questo governo, in perfetta continuità con quello precedente, sono ancora tutti sul tappeto, aggravati peraltro dai provvedimenti più recenti come la "spending review" e la legge di stabilità in corso di approvazione. Bene hanno fatto, perciò, la FLC-Cgil a mantenere lo sciopero e la manifestazione nazionale a Roma e i Cobas scuola a confermarlo. Il 24 novembre sarà un'altra straordinaria giornata di mobilitazione del mondo della scuola e dell'università che vedrà in piazza, in tutta Italia, anche cortei unitari di studenti medi, studenti universitari e docenti per ribadire, dopo la brutale repressione del 14, che è il governo ad avere paura delle manifestazioni di dissenso e del conflitto sociale. Il PRC sostiene lo sciopero dei sindacati e sarà presente in tutte le manifestazioni sindacali e studentesche.


Eleonora Forenza – Responsabile nazionale Università e Ricerca

 

Vito Meloni – Responsabile nazionale Scuola

 

volantino sciopero24bis

 

Il debito non è formativo. Dal Nomontiday al 14 novembre: studenti e precar* con l’Europa che lotta.

di Eleonora Forenza *

Il “Profumo di austerity” è diventato davvero irrespirabile nelle scuole e nelle università italiane. Già in epoca berlusconiana la 133 e la riforma Gelmini dell’università avevano reso più che evidente che la conoscenza non solo sarebbe stata oggetto di tagli in nome della riduzione del debito e della spesa pubblica voluta dalla Trojka, ma che i tagli sarebbero stati, come dicevamo già allora, “costituenti”, ovvero veicolo di una destrutturazione della qualità pubblica e democratica delle scuole e delle università, vettore di un processo di privatizzazione e recinzione di fatto della produzione e della fruizione di saperi.

Ora, in epoca di montismo bipartisan, le politiche di Profumo si pongono non solo in continuità con il governo precedente, ma intensificano questo processo di destrutturazione. C’è anzi un vero e proprio salto di qualità reso possibile da almeno due fattori: il primo è la trasformazione, la raffinata trasformazione, di una intenzione ideologica – l’ideologia del merito e dell’eccellenza che la Gelmini goffamente, surrealmente, propugnava – in un dogma indiscutibile o - nelle conseguenze è la stessa cosa- in un elemento oggettivo. Meritocrazia, eccellenza, competizione non sono più considerate parametri di una idea di scuola università, ma sono fatte passare come i pilastri dello indiscutibile dover essere dell’università, a cui tendere senza discutere: inutile dire che «ce lo chiede l’Europa».

E veniamo al secondo punto: se una visione della scuola e dell’università può presentarsi come oggettiva è perché ad essa manca una visibile opposizione. E in effetti a livello parlamentare essa  è stata del tutto assente, fatta salva qualche rarissima eccezione. Anche perché il Pd, dissoltasi la nebbia dell’antiberlusconismo, ha palesato tutta la sua internità al neoliberismo e ha, dunque, rimosso molte delle tronfie dichiarazioni fatte contro le riforme Gelmini, non riuscendo a balbettare che qualche «storta sillaba» che è servita soltanto a rendere più clamoroso l’assenso sostanziale alle politiche di Profumo.

Si ribellano invece studenti e precari/e che vivono l’intreccio fra la devastazione delle istituzioni formative, l’immiserimento dei saperi e delle loro condizioni di vita. E che hanno ben chiara la connessione fra le politiche di Profumo su scuola e università e le politiche di austerity che stanno espropriando i popoli d’Europa di qualsiasi elemento di sovranità.

È questa una delle ragioni di fondo che ha portato alla importantissima partecipazione dei soggetti che nelle scuole e nelle università si stanno mobilitando contro Profumo alla manifestazione del 27 ottobre, il Nomontiday: una manifestazione contro l’austerity e i trattati europei, in primis il Fiscal Compact, contro il governo Monti e chi lo sostiene, contro la messa in mora della democrazia in Italia come in Europa. Nello spezzone unitario del mondo della conoscenza si sono connesse diverse soggettività: da* precar* della scuola agli studenti e alle studentesse dell’università, agli occupanti del teatro Valle e ai lavoratrici e ai lavoratori dello spettacolo.

E moltissime sono le mobilitazioni in atto contro i provvedimenti Profumo. A partire da quella delle e dei docenti  precar* della scuola, che dura ormai da tempo e avrà un’altra tappa nelle iniziative di protesta del 10 novembre, contro l’assurdo “concorsone” (che, tra l’altro,  privilegia nella selezione del personale insegnante la risposta a quiz rispetto ai titoli di servizio: è su questa base che circa 300000 persone che hanno presentato domanda si “contenderanno” 11.500 posti in due anni) e contro i tagli del personale previsti dalla legge di stabilità e la ventilata proposta di aumentare da 18 a 24 l’orario di cattedra. Ci sono poi gli studenti medi in mobilitazione – già moltissime le scuole occupate e i cortei a Roma e in tutta Italia -  contro il disegno di legge 953, ex Aprea, che sostanzialmente cancellerà la rappresentanza studentesca e il complesso della democrazia scolastica a favore di una ulteriore privatizzazione; gli studenti universitari contro cui – parafrasando una scandalosa frase di Profumo - finora si è visto solo il bastone senza l’ombra di carota: dai tagli sull’edilizia universitaria all’aumento delle tasse (con una vergognosa discussione sui fuori corso), fino alla retorica meritocratica; e, ancora, l’università sottoposta alla “scriteriata valutazione” dell’ANVUR, che si prefigura essere il grimaldello per la gerarchizzazione degli atenei e il condizionamento della libertà ricerca: e poi  gli enti di ricerca smembrati e accorpati.. Un elenco davvero infinito …

E il 14 novembre scuola e università saranno nuovamente in piazza in occasione dello sciopero e della giornata europea di mobilitazione. Come ulteriormente riaffermato nel recente incontro a Madrid del Forum Agorà 99, fortissima deve essere la connessione fra i popoli dei PIIGS, dell’Europa che lotta: dalla Grecia alla Spagna, dal Portogallo alla Francia. E anche in Italia dopo il 27 ottobre sembra essersi incrinata la passivizzazione, l’invisibilità e la frammentazione dell’opposizione sociale e politica all’austerity. Una Europa unita dalla lotta, da una richiesta di “autodeterminazione dei popoli” contro l’espropriazione di sovranità da parte delle tecnocrazie.

Il mondo della scuola e dell’università saranno protagonisti della giornata europea del 14 per costruire la connessione fra l’opposizione a Profumo e a Monti e l’opposizione europea alla debitocrazia; per difendere lavoro, saperi, welfare, diritti; per reclamare reddito e la qualità di bene comune non recintabile della conoscenza; per generalizzare lo sciopero ben oltre lo “sciopericchio” di 4 ore … E il 14 il popolo del Nomontiday, studenti e lavoratrici/ori, si sono dati appuntamento a Montecitorio: per colmare un vuoto insopportabile di democrazia. 

* pubblicato su Ombre Rosse,  novembre 2012.

 

 

 

 

 

di Patrizia Aldrovandi

Cari amici, i poliziotti condannati per aver picchiato e ucciso mio figlio 18enne Federico Aldrovandi non andranno in carcere e sono ancora in servizio. C'è un solo modo per evitare ad altre madri quello che ho dovuto soffrire io: adottare in Italia una legge contro la tortura.
La morte di mio figlio non è un'eccezione: diversi abusi e omicidi commessi dalle forze dell'ordine rimangono impuniti. Ma finalmente possiamo fare qualcosa: alcuni parlamentari si sono uniti al mio appello disperato e hanno chiesto di adottare subito una legge contro la tortura che punirebbe i poliziotti che si macchiano di questi crimini.

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di Enrico Bartesaghi

“La grazia per alcuni dei responsabili della più grave violazione dei diritti umani in occidente dal dopoguerra?”

Martedì sera, durante la trasmissione “Quinta colonna” su Canale 5, la giornalista Ilaria Cavo ha comunicato l’intenzione di alcuni dei legali dei condannati in via definitiva per le violenze alla Scuola Diaz di chiedere la grazia al Capo dello Stato per i meriti da loro acquisiti sul campo, per non essersi macchiati di violenze e di fatti di sangue.

Dimentica 63 persone ferite, tra le quali una in coma e due codici rossi, il sangue dei manifestanti che dormivano nella scuola, sparso ovunque sui muri, sui pavimenti, sui banchi. Oppure sono ancora ferite pregresse, come dichiarò allora il portavoce della polizia?

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di Vittorio Agnoletto

Sbaglia profondamente Di Pietro quando difende la decisione con la quale contribuì ad impedire la commissione d'inchiesta sul G8. Il leader dell'Idv motiva tale scelta con la necessità di non interferire con il lavoro dei magistrati.
Nulla di più sbagliato; Di Pietro sa perfettamente che i ruoli dei magistrati e quelli di una commissione d'inchiesta parlamentare sono molto diversi fra loro: i primi devono individuare le responsabilità penali specifiche e individuali e, con i limiti che tutti conosciamo, è quello che è avvenuto ad esempio con la sentenza della Cassazione; la seconda deve innanzitutto individuare le responsabilità di chi ricopre ruoli apicali nelle forze dell'ordine, negli apparati dello Stato e nel governo.

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