di Giuseppe Grosso -
di Giuseppe Grosso -
di Andrea Baranes
Nuovi attacchi contro la tassa sulle transazioni finanziarie (Ttf). Il primo arriva dalla Gran Bretagna della City, centro nevralgico della finanza globale e da sempre strenua oppositrice di qualsiasi forma di regolamentazione o controllo. Nei giorni scorsi il governo inglese, sostenuto dal Lussemburgo, è arrivato addirittura a muovere un’azione legale presso la Corte di Giustizia Europea per bloccare la proposta avanzata dalla Commissione Europea. Ricordiamo che la Tttf è un’imposta dell’ordine dello 0,05% su ogni transazione finanziaria.
Intervista a Landini
di Antonio Sciotto
«La risposta che la politica sta dando alle richieste del Paese è sbagliata: in questa situazione c’è bisogno di un governo di totale cambiamento rispetto a quello di Monti. Un esecutivo che rimetta al centro il lavoro e faccia ripartire l’Italia». Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, boccia senza remore qualsiasi ipotesi di «governissimo», ma si rende conto realisticamente che nell’immediato la sua ipotesi è irrealizzabile: «L’unica alternativa alle larghe intese può essere al momento un governo breve e di scopo, che affronti le emergenze e cambi la legge elettorale, per poi tornare tra qualche mese al voto». La Fiom, dal canto suo, continua a mobilitarsi: il 18 maggio è prevista una grande manifestazione nazionale a Roma.
di Maurizio Ricci, Repubblica, 23 aprile 2013 -
Nonostante un diluvio di tagli di spesa e di rincari di tasse, fra il 2011 e il 2012 nessun paese di Eurolandia è riuscito a ridurre il rapporto fra debito pubblico e Pil (compresi paesi più volte dipinti come falchi del rigore). E sono sempre di più gli economisti convinti che la priorità assoluta sia far ripartire la crescita: per fare ciò è necessario mettere da parte l’austerità.
Giorgio Salvetti -
«Non capirete mai perché è successo, così come non lo capiamo noi». Gli amici di G.S., l’uomo di 33 anni che ieri a Milano si è tolto la vita insieme ad un suo amico e coetaneo, sono sconvolti. Per loro la crisi non c’entra. G.S. faceva l’ingegnere a Londra e abitava in una casa di proprietà della madre, in via Tommaseo, una zona signorile della città. F.B., il suo amico, invece era disoccupato e sarebbe stato lui a scrivere due lettere nelle quali ha raccontato di «problemi di famiglia e di lavoro».