La mattina di sabato 26 novembre a partire dalle 10 presso il Teatro Valle occupato, si terrà un'importante iniziativa. Si tratta di un'assemblea aperta per l'abrogazione dell'articolo 8 della finanziaria di agosto, convocata a partire dall’appello promosso da Piergiovanni Alleva, Luciano Gallino, Sergio Mattone, Valentino Parlato, Stefano Rodotà, Umberto Romagnoli, Mario Tronti.
 
Quell'articolo, come è noto, ha il chiaro obbiettivo di distruggere tanto il contratto nazionale, quanto l'intero corpo delle leggi a tutela del lavoro, rendendoli derogabili dalla contrattazione aziendale e territoriale. Si tratta di una norma di assoluta gravità nella storia della repubblica italiana, eversiva della lettera e della sostanza della Costituzione.
 
Un'articolo fatto apposta per la Fiat che legittima ex-post l'accordo separato di Pomigliano, cioè legittima quell’accordo che oltre ad attaccare il diritto di sciopero, le garanzie della retribuzione in caso di malattia, e ad imporre condizioni di lavoro insostenibili, prevede che i lavoratori non possano più eleggere i propri rappresentanti sindacali e che le uniche rappresentanze debbano essere dei sindacati firmatari dell’accordo. Un atto che annienta le libertà dei lavoratori, che vuole cancellare i sindacati che si battono per i diritti del lavoro, a partire dalla Fiom. Una forma di moderno fascismo che ora la Fiat vuole estendere in tutto il gruppo e che si vuole in realtà far diventare la nuova aberrante regola per  tutto il mondo del lavoro.
 
Per questo l’assemblea del 26, che terminerà alle 13,30 per consentire a tutti di partecipare alla manifestazione per l’acqua pubblica, è particolarmente importante ed invitiamo tutte e tutti a partecipare.
 
Roberta Fantozzi

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Da mesi sentiamo parlare dai telegiornali della speculazione finanziaria contro l'Euro e in particolare contro i titoli di stato della Grecia prima e dell'Italia poi. Per far fronte a questa speculazione il governo Berlusconi ha fatto un paio di manovre in agosto e adesso si appresta a fare ulteriori stangate. Dalla libertà di licenziamento all'allungamento dell'età per andare in pensione, dalla privatizzazione dei servizi pubblici locali alla messa in discussione dei contratti nazionali di lavoro, al taglio dei fondi per l'assistenza sociale.
Tutte queste misure sono state condivise con l'Unione Europea che anzi chiede - insieme alla Banca Centrale Europea - misure più pesanti di taglio della spesa pubblica. Si tratta delle stesse misure che da un anno sono state applicate alla Grecia e che hanno prodotto una pesante recessione e un drastico peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro in quel paese.
Ma queste misure servono a combattere la speculazione finanziaria? NO!
La speculazione sull'Euro e poi sui titoli di stato greci e italiani è frutto di un fatto preciso: la Banca Centrale Europea (quella che stampa l'Euro per conto degli stati europei) è l'unica Banca Centrale del mondo che presta i soldi alle banche private (all'1,5% di interesse) e non presta direttamente i soldi agli stati. Gli stati sono così obbligati a finanziarsi sul mercato, cioè a farsi prestare soldi dagli speculatori che ovviamente ricercano il loro guadagno. A tal fine gli speculatori (cioè le banche e le grandi finanziarie) attaccano uno stato per volta e per acquistare i titoli di stato si fanno pagare un tasso di interesse da usurai.

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chi l’ha causata, chi ci guadagna, chi la paga, come se ne esce…
Quello che non dicono sulle cause della crisi. La crisi è la conseguenza delle politiche degli ultimi 30 anni.  In nome del mercato si è tolto ogni vincolo ai capitali consentendo le delocalizzazioni, precarizzato il lavoro, privatizzato banche e industrie. E’ cresciuta un enorme concentrazione di potere nelle mani di poche grandi finanziarie e multinazionali ed un’economia di carta. A causa di queste politiche il lavoro ha perso potere e reddito: la ricchezza trasferita dal 1976 al 2006 dai redditi da lavoro a profitti e rendite, è pari a dieci punti di Pil nei trenta paesi Ocse, in Italia a 15 punti. Un’enormità. Produttività e produzioni sono cresciute ma le merci non si vendono: l’economia è bloccata dai bassi salari e dalla crescita delle disuguaglianze.
Quello che non dicono su chi guadagna nella crisi. Le elitè economiche e finanziarie continuano ad arricchirsi: nel 2010, l’1% della popolazione mondiale si è accaparrata il 39% della ricchezza. In Italia l’1% ricchissimo possiede un patrimonio immobiliare e finanziario pari a quello del 60% della popolazione.
Quello che non dicono sul debito. Dal 2008 gli Stati Europei hanno messo a disposizione 3000 miliardi di euro per salvare il sistema finanziario. Ora l’Unione Europea ha deciso di impegnarne altri 1000. E’ il salvataggio delle banche che ha fatto crescere il debito degli stati. Poiché niente è stato fatto per imporre regole al sistema finanziario, la speculazione non solo non viene fermata, ma è alimentata: perché le grandi banche usano queste risorse per speculare sugli stati e non per sostenere gli investimenti e l’economia.
Quello che non dicono sulla speculazione. La speculazione funziona così: le grandi banche e le finanziarie giocano al “ribasso”, cioè vendono i titoli degli stati o non li acquistano fino a che i tassi di interessi non raggiungono livelli altissimi.

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111022fiomRoberta Fantozzi (21 ottobre 2011)
Piazza del Popolo oggi è la piazza della democrazia, della ripresa di parola delle lavoratrici e dei lavoratori, delle realtà sociali, del movimento.
E' lo spazio pubblico che è stato sottratto al corteo del 15 ottobre dalla violenza degli scontri e che Maroni e Alemanno volevano e vorrebbero sequestrare permanentemente alla libera espressione del conflitto sociale e alla partecipazione democratica.
Sarà nuovamente visibile oggi il nesso strettissimo che lega i diritti del lavoro e la democrazia, la domanda del cambiamento da costruire, per non subire la vera e propria regressione di civiltà incorporata nel modello Marchionne, nelle politiche del governo, nelle ricette della Bce.

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