di Paolo Ferrero - ilFattoQuotidiano del 10 ottobre 2012

Nella manovra di stabilità vi sono provvedimenti di cui nessuno parla.

In primo luogo non appare l’ennesimo giro di vite sulle persone con disabilità e sulle loro famiglie. Il provvedimento sottopone le pensioni di invalidità all’Irpef e per questa via le riduce. In secondo luogo vengono dimezzati i permessi lavorativi ai figli che devono assistere i genitori con disabilità grave. Non so esattamente quanto denaro porterà nelle casse dello stato questo provvedimento ma so che è un provvedimento barbarico, indegno di un paese civile. Infatti questi provvedimenti si sommano ad altri che hanno sostanzialmente azzerato i fondi per le persone con disabilità. I governi Berlusconi prima e Monti poi hanno sostanzialmente azzerato i fondi per la spesa sociale. Quando ero ministro del governo Prodi ero riuscito a portare i fondi per il sociale a 2 miliardi e mezzo, adesso questi fondi assommano a 270 milioni di euro. Un taglio di oltre 2 miliardi che si aggiunge ai tagli dei trasferimenti agli enti locali e alle regioni – i titolari della spesa sociale – con effetti disastrosi per la pubblica assistenza.

Io non credo che nel paese vi sia una esatta consapevolezza di cosa significa tutto questo. Le persone con disabilità non fanno notizia e sono vissute come un fatto privato delle famiglie e delle associazioni di autotutela. Ci troviamo però di fronte a milioni di persone che sono abbandonate a se stesse. Pensate a cosa vuol dire per una famiglia a reddito medio avere un genitore non autosufficiente in assenza di un sostegno pubblico: da mille euro al mese di spesa in su con un completo stravolgimento della propria vita attorno al genitore non autosufficiente. Se la famiglia deve essere il luogo degli affetti, in troppi casi diventa il luogo della disperazione. La Bibbia dice “non caricate sulle spalle degli altri pesi che non possono portare”. Io penso che il governo stia facendo esattamente questo: sta caricando sulle spalle dei più deboli e dei loro famigliari pesi che non possono portare.

Questa situazione è tanto più vergognosa perché mentre le persone con disabilità e in particolare gli anziani vengono abbandonati a se stessi, il governo trova le risorse per le banche private: nella spending rewiev sono previsti 2 miliardi per il Monte dei Paschi di Siena e dei circa 60 miliardi che l’Unione Europea darà alle banche private spagnole, 10 verranno versati dal governo italiano. Vado dicendo queste cose da tempo ma non riesco a farmi ascoltare, i giornali e i telegiornali non ne parlano. Dall’informazione magicamente scompaiono sia i finanziamenti alle banche che i tagli verso i più deboli. I più forti e i più deboli sono cancellati dalla discussione: gli uni perché preferiscono agire nell’ombra, gli altri perché vengono nascosti sotto il tappeto, come la polvere. Il mio è quindi un grido di allarme. Uno stato che trova i soldi per le banche e li toglie alle persone con disabilità non è più un paese civile, è diventata un’altra cosa e i partiti politici che fanno finta di non vedere gli effetti delle loro decisioni fanno parte del problema, non della soluzione.  

Car* compagn*,

come sapete il Partito ha aderito, insieme ad altri soggetti sociali e politici, alla campagna nazionale di raccolta di firme per la proposta di legge di iniziativa popolare per l’istituzione del Reddito Minimo Garantito in Italia.

Vi chiediamo quindi di attivarvi a livello territoriale nella raccolta firme e di raggiungere in ciascun territorio l’obiettivo indicato di seguito.

 

La campagna sul reddito ha una valenza politica che va anche oltre la raccolta delle firme e che si intreccia fortemente con quella per i quesiti referendari. Pensiamo quindi che sia importante sviluppare iniziative politiche anche con il coinvolgimento di soggetti esterni.

In particolare, dal 15 al 21 ottobre è stata indetta dal Comitato promotore (di cui facciamo parte come Prc, Gc e Forum delle Donne) la Settimana del Reddito in tutta Italia (in allegato l’appello). E’ opportuno che in quella settimana si tenga almeno un’iniziativa per territorio.

 

Vi chiediamo di segnalare tutte le prossime iniziative, comprese quelle della Settimana dal 15 al 21 ottobre, al sito del partito ( Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. ) e del comitato (www.redditogarantito.it, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. ).

Ad entrambi i siti va segnalato, inoltre, almeno un punto fisso per territorio ove è possibile firmare per la campagna.

 

Un caro saluto,

Anna Belligero, Gc

Antonio Ferraro, Dip. Lavoro e Welfare Prc

Eleonora Forenza, Forum Donne

Mimma Tisba, Dip. Organizzazione - Ufficio elettorale Prc

 

SCARICA QUI IL VOLANTINO

1) Definire i livelli essenziali delle prestazioni sociali per rendere esigibili diritti e servizi uniformemente su tutto il territorio nazionale.

 

2) Definire un piano nazionale sulla non autosufficienza, favorendo maggiore integrazione socio-sanitaria, assistenza domiciliare e deospedalizzazione. A tal proposito va ripristinato il fondo nazionale con almeno 1 miliardo di euro.

 

3) Rifinanziare il fondo nazionale per le politiche sociali con almeno 1,5 miliardi al fine di rafforzare la rete dei servizi sociali pubblici, dagli asili nido all’assistenza per le persone con disabilità.

 

4) Fissare un percorso graduale per raggiungere su tutto il territorio nazionale i tassi di copertura dei servizi per l'infanzia previsti dal QSN 2007-2013 (12%) e dagli obiettivi di Lisbona (33%).

 

5) Svincolare dal patto di stabilità interno dei comuni gli investimenti sul sociale.

Leggi tutto...

Stamattina abbiamo partecipato al presidio dei malati Sla sotto il Ministero del Tesoro per protestare insieme a loro contro il governo Monti che sta completando l'opera di smantellamento dello stato sociale iniziato dal governo Berlusconi. I fondi nazionali sul sociale sono stati azzerati, i comuni non hanno più soldi per garantire i servizi essenziali alla cittadinanza. Il risultato è la chiusura o la privatizzazione delle prestazioni, deriva a cui punta la stessa ministra Fornero, andando contro ogni principio pubblico e universalistico previsto dalla nostra Costituzione. Tutto questo è ancora più grave in una fase in cui aumentano disoccupazione, povertà e disuguaglianze. 

E' ora di invertire questa tendenza residuale e privatistica per rilanciare un modello di welfare in grado di rispondere efficacemente ai bisogni vecchi e nuovi della popolazione. Le cose da fare sono poche e chiare: definire i livelli essenziali delle prestazioni sociali per rendere esigibili diritti e prestazioni omogeneamente su tutto il territorio nazionale; rifinanziare il fondo nazionale delle politiche sociali riportandolo a 1000 milioni di euro; ripristinare quello per la non autosufficienza a 400 milioni di euro; rivedere il patto di stabilità interno per permettere ai comuni di investire nel sociale. I soldi per fare queste cose ci sono e basta prenderli da chi ce li ha, attraverso una patrimoniale sulle ricchezze oltre gli 800mila euro, e tagliando le spese inutili come quelle militari o per opere dannose come la Tav. 
Il presidio ha ottenuto l'ennesimo impegno a parole da parte del governo. Ma purtroppo con le promesse non si risolvono i problemi di milioni di persone.
 
Antonio Ferraro, responsabile nazionale Politiche Sociali del Prc-Fds

Car* compagn*,

in allegato trovate un volantino in pdf sulle politiche sociali elaborato dal Dipartimento nazionale Lavoro e Welfare, che potrebbe esservi utile per iniziative sul tema.
 
Un caro saluto,
Antonio Ferraro, responsabile nazionale Politiche sociali del Prc
 
Di seguito anche il testo:

 

Aumentano i bisogni, aumentano i tagli, chiudono i servizi

Il paradosso italiano. Nella crisi aumentano disoccupazione, povertà, disuguaglianze. Contemporaneamente lo stato sociale viene smantellato, riducendo così la capacità di risposta ai bisogni, vecchi e nuovi, da parte delle istituzioni pubbliche. L’azzeramento del fondo nazionale sulla non autosufficienza, il quasi azzeramento di quello per le politiche sociali (passato da 1 miliardo nel 2008 a pochi milioni di euro nel 2012), i tagli agli enti locali stanno determinando un forte ridimensionamento, quando non la chiusura, di servizi e prestazioni sociali. I diritti sociali costituzionalmente garantiti vengono così negati. Anziani, persone con disabilità, minori e lavoratori del settore vengono abbandonati a loro stessi in nome del rigore e del bilancio, facendo emergere una concezione folle che considera le risorse per il sociale costi improduttivi da tagliare.

Dallo stato sociale alla privatizzazione del sociale

“Non si può pensare che lo Stato sia in grado di fornire tutto in termini di trasferimenti e servizi. Sia il privato che lavora per il profitto sia il volontariato no profit sono necessari per superare i vincoli di risorse. Il privato, in più del pubblico, possiede anche la creatività per innovare e per creare prodotti che aiutino i disabili. La sinergia tra pubblico e privato va quindi rafforzata” (Ministro del Lavoro, Elsa Fornero – maggio 2012). Le parole hanno un peso, ma diventano macigni quando si trasformano in realtà. Questo governo, come il precedente, sta favorendo un processo di progressivo arretramento del pubblico per lasciare spazio al mercato, libero di fare profitto anche sul sociale, a partire dalle polizze assicurative per poter accedere a determinati servizi e prestazioni.

Lo stato, grazie a Berlusconi, ieri, e a Monti, oggi, non rimuove più gli ostacoli all’uguaglianza sociale. La Costituzione diventa così lettera morta.

Investire nel sociale, investire in un futuro più giusto

Va riconosciuto il valore economico, occupazionale, inclusivo delle politiche sociali. Le risorse per il sociale sono investimenti per uno sviluppo sostenibile, con meno disuguaglianze e povertà, con più dignità e benessere.

Per questo serve un’immediata inversione di tendenza e le cose da fare sono chiare:

 

1)   Definire i livelli essenziali delle prestazioni sociali come stabilito dalla Costituzione per rendere esigibili diritti e prestazioni omogeneamente su tutto il territorio nazionale. 

 

2)   Rifinanziare il fondo nazionale delle politiche sociali riportandolo a 1000 milioni di euro.

 

3)   Ripristinare il fondo nazionale per la non autosufficienza, riportandolo ai livelli del 2010 (400 milioni di euro).

 

4)   Rivedere il patto di stabilità interno per permettere ai comuni di investire nel sociale.

 

5)   Introdurre il reddito minimo garantito come strumento contro la povertà e per dignità della persona.

 

I soldi per fare queste cose ci sono e basta prenderli da chi ce li ha, attraverso una patrimoniale sulle ricchezze oltre gli 800mila euro, e tagliando le spese inutili come quelle militari e per opere dannose come la Tav

 

LO STATO O E' SOCIALE O NON E'!

 

I DIRITTI PRIMA DI TUTTO!

 

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