grillobeppedi Federico Mello
Questa volta tutto si può dire a Beppe Grillo tranne che non sia stato chiaro. Ieri, dopo giorni di polemiche per gli scarsi risultati delle sue “Parlamentarie ”, dopo che molti gruppi locali hanno espresso disagio per le imposizioni che continuano ad arrivare dall ’alto, il “capo politico” ha messo la parola “fine ” alle richieste di maggiore democrazia. Nel suo editto Grillo prima si loda per la maggioranza di donne nelle sue liste (e per il “costo zero ”delle votazioni online), poi spara ad alzo zero: «Quanti voti ha preso ognuno dei mille parlamentari oggi in Parlamento? Cinque, quelli dei segretari di partito. Non venite a rompermi i coglioni (a me!) sulla democrazia ». Poi aggiunge: «Mi sto stufando. Mi sto arrabbiando. Mi sto arrabbiando seriamente.

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immigratidi Laura Eduati
È accaduto in Portogallo, poi in Spagna, ora accade anche in Italia. Tre paesi coinvolti duramente dalla crisi economica che fino al 2010 comunque attraevano migranti in cerca di lavoro. Oggi, invece, la situazione si è ribaltata perché nel 2011 la nostra penisola da Paese di immigrazione è tornata ad essere Paese di emigrazione. Le cifre sono chiare: lo scorso anno sono arrivati appena 27mila stranieri mentre hanno fatto le valigie per l'estero 50mila italiani. Uno scenario impensabile anche solo in tempi recentissimi: dal 2002 al 2009 ha varcato la frontiera italiana una quota oscillante tra i 350mila e i 500mila migranti l'anno.

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distefanoandreadi Luca Fazio
Sabato il centrosinistra sceglie il candidato che sfiderà Bobo Maroni
Sabato prossimo (attenzione, non domenica) si vota alle primarie del centrosinistra per scegliere il candidato alla presidenza della Regione Lombardia. I tre candidati sono Umberto Ambrosoli, Alessandra Kustermann e Andrea Di Stefano. L'occasione è storica, conquistare la regione più ricca e popolata d'Italia dopo diciasette anni di impero formigoniano. Ma a parte gli addetti ai lavori, se n'è accorto qualcuno? Tra i militanti comincia a serpeggiare il timore di una scarsa partecipazione (al ballottaggio del centrosinistra, dieci giorni fa, avevano votato 398 mila lombardi).

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povertadi Luca Sappino
Ci hanno insegnato ad osservare lo Spread, a tenerlo sottocchio, preoccupandoci delle flessioni anche minime, temendo, più d’ogni altra cosa, le sue verticali impennate. Poi arrivano i dati sulla povertà e sulla produzione, e tutto riprende la giusta importanza. Perché, ci racconta la fotografia del rapporto dell’Istat su reddito e condizioni di vita, oltre un quarto degli italiani è a rischio povertà o esclusione sociale: per la precisione il 28,4 per cento, che è drammaticamente vicino a un terzo.
Che vuol dire? Il dato è calcolato secondo la definizione adottata nell ’ambito della strategia “Euro - pa 2020”, ed è un indicatore derivato dalla combinazione di tre diverse categorie: quella del “rischio di povertà” (calcolato sui redditi 2010), della “severa deprivazione materiale ”, e della “bassa intensità di lavoro”.

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bersanidi Daniela Preziosi
Il leader Pd: Monti «meglio se resta fuori». Lui aspetta l'ok alla finanziaria per dire se si candida. Fino ad allora i centristi litigiosi restano sulla graticola «La legge Fornero va bene. Vendola? L'ascolterò su ambiente e diritti civili: ha il 6 per cento, noi il 30. Siamo aperti all'Udc e a Cordero». Bersani parla al Wsj. E dice cose diverse da quelle in italiano.
Un'intervista sul Wall street Journal non è cosa da tutti giorni, e ottenerla, per il candidato del centrosinistra italiano, è un segnale del disgelo degli ambienti finanziari internazionali nei confronti di Pier Luigi Bersani e dei «figli di un dio minore» (copyright D'Alema, 1998, a proposito degli ex comunisti). La stampa internazionale, sbigottita dalla resurrezione di Berlusconi, annusa il nuovo leader.

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