Roberta Fantozzi

Hanno dovuto superare mille ostacoli i lavoratori di Fincantieri. L'ultimo è stato quello di non rispondere alla provocazione della gestione della piazza ieri a Roma. Spostata dal governo la sede dell'incontro per impedire evidentemente che il "fastidioso rumore" della denuncia e della lotta operaia occupasse il centro della città, mentre i lavoratori di Castellammare presidiavano l'Eur, per quelli venuti in massa soprattutto dalla Liguria, la giornata di ieri è stata una specie di Odissea tra vie blindate da uno spiegamento grottesco di forze dell'ordine, mai così tante per una manifestazione di lavoratori.
E' in questo clima, specchio insieme della debolezza e della pericolosità del governo Berlusconi, che è arrivata la notizia del ritiro del piano di Fincantieri. Una vittoria della lotta e dell'unità operaia, di una mobilitazione che ha attraversato tutti gli stabilimenti e i territori, sottraendosi alla logica di chi, come la Lega, ha lavorato sulla difesa di un sito produttivo contro l'altro, riproponendo la consueta divisione e messa in competizione dei lavoratori e dei territori. Una vittoria conquistata anche attraverso la mobilitazione dei diversi livelli istituzionali locali e di interi settori sociali, a fianco dei lavoratori.

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di Dino Greco

110516referendumCi hanno provato in ogni modo (e ancora non desistono) a neutralizzare i referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento. Il timore che attraverso la democrazia diretta si ponga un argine al mantra liberista di quest'epoca voracemente proprietaria e predatoria si è trasformato in vero e proprio panico dopo il clamoroso risultato delle elezioni amministrative. Il governo le ha tentate davvero tutte: prima con il rifiuto di accorpare il voto amministrativo con quello referendario, poi con l'occultamento della posta in gioco e l'oscuramento mediatico utili a favorire disinformazione e disinteresse, quindi con il varo di una legge truffa che mentre provava a scippare la consultazione sul nucleare nascondeva sotto il tappeto l'intenzione di rilanciarne l'opzione, una volta "passata la nottata".
L'ultima carta rimasta nelle mani di Berlusconi e soci è ora quella di favorire la diserzione delle urne, di impedire che si raggiunga il quorum del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto, vanificando così la consultazione popolare, prevedibilmente scontata nel suo esito. Sì, perché fra tante soperchierie che oscurano la nostra democrazia ve n'è una che ora si manifesta con evidenza solare: per governare questo paese con una maggioranza parlamentare schiacciante basta che un partito (o una coalizione di partiti) consegua un voto in più dei partiti (o delle coalizioni di partiti) concorrenti; ma una maggioranza dei cittadini, potenzialmente prossima a quella assoluta, può invece essere espropriata del proprio potere abrogativo, ove l'invito alla diserzione delle urne, sommata alla parte di astensionismo cronicizzato, non consenta di raggiungere il quorum nelle consultazioni referendarie.

Intervista a Paolo Ferrero di Romina Velchi

ferrero_blog«La nostra proposta politica si conferma in sintonia con la realtà. Ora lo schema della rincorsa al centro è più difficile». Per Paolo Ferrero, segretario del Prc, la lettura del risultato dei ballottaggi non può prestarsi ad equivoci. A Bersani l’appello è a dare subito seguito alla proposta del fronte democratico per battere la destra. A Vendola e Di Pietro di lavorare con la Federazione per l’unità della sinistra.

Ferrero, chi ha perso queste elezioni?
Certamente Berlusconi, ma anche la Lega. Si è rotto l’asse che li teneva uniti, tanto è vero che la maggioranza va peggio al Nord che al Sud. Hanno pensato che per vincere fosse sufficiente la propaganda della paura, alla Borghezio, su immigrati, rom, islam ecc, ma stavolta non ha funzionato.

Perché no?
Perché Il governo non ha dato una risposta alla crisi e al peggioramento delle condizioni sociali. Un peggioramento che spaventa di più proprio il Nord, compresi quelli che votavano a destra. Quindi si tratta di una sconfitta vera, specie se si tiene conto che la Lega non ha capitalizzato, come pensava di fare, la crisi di consenso di Berlusconi.

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di Giorgio Cremaschi

110608marchionneCosì, dopo le leggi personali a favore Berlusconi, su una delle quali votiamo domenica, avremo anche le leggi aziendali. Quello che si sta preparando a sostegno della Fiat di Sergio Marchionne è una legge tesa ad evitare che la magistratura condanni la Fiat. L'amministratore delegato della Fiat è persino più bravo di Silvio Berlusconi nel vendere fumo e nel rispondere con accuse di lesa maestà a chiunque gli chieda notizie un pò più precise sui suoi reali progetti. Nello stesso tempo sta maturando gli stessi sentimenti del presidente del consiglio verso i giudici. Il 18 giugno a Torino si apre il processo relativo alla denuncia della Fiom sulle Newco di Pomigliano, Mirafiori e Bertone. Esse sono assolutamente illegittime ed estranee a qualsiasi regola italiana ed europea.

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