sinistradi Anna Fabiano
Noberto Bobbio una volta semplificò la differenza esistente tra destra e sinistra dicendo, più o meno, vado a memoria, che la destra ritiene l’umanità composta da diversi, gerarchicamente parlando, mentre la sinistra ritiene gli uomini uguali, nei diritti e nel loro valore intrinseco. Su questo vorrei che chi ha avuto nella vita la fortuna di studiare e/o esercitare professioni culturalmente rilevanti, e si professa di sinistra, riflettesse. Su questo vorrei che riflettessero tutti quelli che oggi partecipano al tentativo di una ricomposizione della sinistra in Italia. Perché c’è una contraddizione stridente tra il professarsi di sinistra ed il ritenere che altri, solo perché vengono da altri percorsi, magari anche istituzionali o di militanza di Partito, non lo siano con pari dignità e diritto.

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faviagiovannidi Davide Turrini e Giulia Zaccariello
Una “rivoluzione civile” con un bel pezzo di Movimento 5 Stelle. Guarda anche agli espulsi grillini la campagna acquisti di Antonio Ingroia, che in vista delle prossime elezioni ha preso contatti con i “epurati” da Beppe Grillo in Emilia Romagna. Offerte sono arrivate sia al primo degli epurati, il consigliere di Ferrara, Valentino Tavolazzi, sia a Federica Salsi, l’eletta al Comune di Bologna messa alla porta dopo la lunga polemica sulla sua partecipazione a Ballarò, ma soprattutto a Giovanni Favia, il consigliere emiliano recordman di voti alle scorse elezioni regionali e cacciato con un post sul blog beppegrillo.it a metà dicembre. Per lui il leader degli arancioni sta pensando a un posto a capo della sua lista Rivoluzione civile in Emilia Romagna fin da prima l’ufficializzazione della sua lista per le prossime elezioni.

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ingroiaantoniodi Roberto Gramiccia
Comincio col dire, a scanso di equivoci, di essere pienamente d’accordo con il documento approvato dall’ultimo Comitato Politico Nazionale e con la valorizzazione delle opportunità che la lista Ingroia offre a noi e a tutto lo schieramento a sinistra del Pd. Permettetemi di dare per scontate le ragioni di questo consenso che sono le stesse ben note a tutti noi. Detto questo, vorrei osservare due o tre cose in spirito assolutamente costruttivo.
1) E’stata fatta la scelta di enfatizzare nel simbolo elettorale il nome di Antonio Ingroia. Anche volendo sorvolare sulle modalità di questa scelta, bisogna tener conto che questo fatto se, da un lato, attirerà dei consensi, dall’altro, scoraggerà  coloro (e non sono pochi) a cui è venuta a nausea la pratica di una cultura lideristico-carismatica che ha informato di sé, negli ultimi anni, fenomeni come il berlusconismo ma anche il veltronismo, il bertinottismo, il vendolismo, il grillismo e per ultimo il renzismo.

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salvatoreparolisidi Lidia Ravera
Salvatore Parolisi avrebbe ucciso, a leggere la motivazione della sentenza che lo condanna all’ergastolo, perché sopraffatto dalla superiorità della moglie. Melania era più colta, proveniva da una famiglia migliore ed era psicologicamente più forte. Aveva, infatti, scoperto e perdonato i tradimenti del marito. E non l’aveva cacciato di casa. Probabilmente per evitare alla bambina (18 mesi) di perdere quello che, comunque, era suo padre.
Le donne li fanno spesso, questi sacrifici. Ma naturalmente, non dimenticano. Non abbozzano. Non tornano disponibili e dolci. L’umiliazione le lavora dentro, le trasforma. Giudicano, si irrigidiscono, si negano.

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marodi Luca Pisapia
L’abusata nozione di ‘intelligenza collettiva’ ha trovato in questi due giorni una delle sue più felici applicazioni. Un articolo sulla vicenda della nave Enrica Lexie del giornalista Matteo Miavaldi, ospitato sul blog del collettivo di scrittori Wu Ming, ha scatenato un’inchiesta collettiva che ha portato alla luce una serie di gravi inesattezze date per buone dai media e dai politici italiani. E soprattutto chiarito il ruolo giocato da alcuni personaggi. Come l’ingegnere Luigi Di Stefano, autore di una perizia difensiva volta a scagionare i due marò, subito rilanciata dai maggiori media italiani e arrivata a essere illustrata in una conferenza presso la Camera dei Deputati il 16 aprile. Peccato che sia emerso come l’ingegnere non solo non è tale, ma è invece sicuramente un dirigente nazionale di CasaPound.

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twittermontidi Domenico Naso
“Wow!”, esclamò il compassato professore in loden facendo sfoggio di giovanilismo su Twitter, per bullarsi con gli amici del club del bridge dei suoi follower.
Non prima, però, di aver fatto sfoggio di smile, che fa tanto cool.
L’intervista su Twitter di Mario Monti doveva essere un colpo mediatico importante, un balzo in avanti comunicativo da Ko. E invece i guru del presidente del Consiglio hanno fatto il passo più lungo della gamba, facendosi sgamare troppo facilmente.
Quasi certamente, infatti, dietro lo schermo, a rispondere agli utenti, non c’era Mario Monti ma qualche smanettone social addicted assoldato all’uopo.

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di Claudio Borghi Aquilini

1) Con che coraggio si attribuisce i meriti del calo dello spread italiano quando, sopra 500, per due volte è dovuto intervenire Mario Draghi? [1) fra DIC 2011 e GEN 2012 col finanziamento di € 1.000 mld per 3 anni all'1% alle banche dell'eurozona; 2) col famoso impegno del 26 LUG 2012 a fare "whatever it takes" per difendere l'euro]

2) Dove li trova i 50 MILIARDI di euro all'anno per rispettare gli accordi del fiscal compact?

3) Perché non ha mai detto agli Italiani che i 20 miliardi di euro dell'IMU sono andati ai fondi salvastati e ai creditori Germania e Francia?

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di Daniela Preziosi

Mercoledì 9 gennaio le firme saranno consegnate alla Cassazione perché proceda al vaglio. Ma le speranze che i referendum contro il nuovo articolo 18 «manomesso» dalla riforma Fornero e contro l'art.icolo 8 della legge Sacconi effettivamente si svolgano nel 2014, com'era nelle intenzioni dei promotori (Idv, Prc, Pdci, Sel, Alba e molti esponenti dei sindacati) sono sempre più deboli. Certo, spiegano al comitato promotore, il «fatto politico» del successo della raccolta c'è. Oltre ai leader dei partiti promotori, hanno firmato in moltissimi, compreso il candidato premier arancione Antonio Ingroia. La battaglia continuerà comunque nella prossima

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di Benny Calasanzio Borsellino

E dunque, considerando un sondaggio per quello che è, ovvero un sondaggio, la lista Rivoluzione Civile e il suo portabandiera, Antonio Ingroia, sono passati da uno 0,5 per cento nelle intenzioni di voto, rilevato da Swg a metà dicembre, al tondo 5 per cento di Piepoli diffuso in questi giorni. E con tutti i guanti felpati del caso, qualche riflessione si può già fare. Quattro sono gli aspetti fondamentali che mi fanno pensare che questo 5 per cento sia solo il primo gradino di una scalata che può portare Rivoluzione Civile laddove nessuno può immaginare.

 1) Boom a tempo record. Non ho ricordi di altre formazioni politiche che a pochi giorni dalla nascita abbiano sfondato

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di Fabio Marcelli

Il nuovo anno non comincia purtroppo sotto auspici positivi. Tutto il pianeta, e l’Europa in particolare, per l’incredibile cecità dei suoi governanti, è soggetto al dominio della finanza. Quest’ultima si conferma contraria alla democrazia e ai diritti umani. Siamo entrati oramai a pieno in una nuova fase del capitalismo contrassegnata appunto dalla prevalenza dei suoi aspetti finanziari che, se non rovesciato al più presto, ci ridurrà, e di fatto già ci sta riducendo, a vittime passive di poteri altrui che si accingono a negarci anche la soddisfazione dei diritti più elementari. Un caso davvero inquietante è quello dell’acqua.

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