fiat melfidi Adriana Pollice
Si teme che i 2400 ancora in attesa non rientrino mai. Crisi anche a Pratola Serra e alla Marelli
Una settimana proclama l'avvio della ripresa, quella successiva suona il de profundis per il mercato dell'auto. Così l'ad Fiat, Sergio Marchionne, dopo aver annunciato nuovi mirabolanti investimenti in Italia per lanciare entro il 2016 diciassette nuovi modelli e l'aggiornamento di altri sette, sulle colonne del Financial Times ieri ha disegnato un futuro nerissimo per le industrie automobilistiche europee, che starebbero creando le condizioni «perché si scateni un uragano» a meno che, ragiona Marchionne, non si faccia qualcosa contro l'eccesso di produzione rispetto alla domanda di auto: «Quanto tempo si può continuare a sovvenzionare l'Europa a questi ritmi?», si domanda prima di profetizzare «ci sarà una qualche implosione». In sostanza, toccherà chiudere qualche fabbrica. Il Lingotto allora scommette sul segmento di fascia alta e il 30 gennaio inaugura lo stabilimento delle Officine Maserati di Grugliasco, nel torinese.

Intanto però le valutazioni di ieri avranno allarmato gli operai di Melfi, appena spediti in cassa integrazione per ristrutturazione delle linee per due anni. Non stanno allegri neppure in Campania, dove tutto l'indotto agonizza dietro la Panda, l'unico prodotto sfornato da Fabbrica Italia Pomigliano, proprio nel segmento opposto a quello del lusso. La scorsa settimana i sindacati firmatari del contratto Fip hanno messo nero su bianco che in base agli attuali livelli produttivi c'è un'eccedenza di manodopera. Questo significa mettere una pietra sopra alle assunzioni degli altri 2.400 lavoratori che aspettano di rientrare nel sito partenopeo. Se non ci riusciranno, a luglio finiranno in mobilità.
Col fiato sospeso sono anche i 126 iscritti Fiom che attendono di rientrare a seguito della sentenza del tribunale del Lavoro di Roma. Sono la seconda tranche dopo l'ingresso in fabbrica dei primi 19, che però vivono segregati in un limbo. Da quando hanno varcato i cancelli sono stati parcheggiati a fare un corso di formazione, grosso modo lo stesso che hanno già fatto nel 2008, quando la fabbrica campana chiuse per ristrutturazione: «Non possiamo fare domande che non siano strettamente inerenti quello che spiega il formatore - raccontano - Non si può uscire se si ha un problema, ci hanno dato uno spogliatoio separato, accanto a quello degli impiegati e dei dirigenti, in modo da non avere nessun contatto con gli altri operai, le assemblee sindacali le fanno lontano da noi. Ci hanno isolato e nessuno ci dice quale sarà la nostra mansione. Siamo sospesi in attesa che la Fiat trovi il modo di licenziarci». Perché la Fiat, a fronte dei 19 reintegri, ha avviato la procedura unilaterale di licenziamento di altrettante unità, su cui a breve si pronuncerà il tribunale del Lavoro, dopo il ricorso Fiom.
Col fiato sospeso anche l'indotto. All'Fma di Pratola Serra, nell'avellinese, producono motori Fiat ma non quello della Panda, che arriva dalla Polonia. Da 4 anni sono in cassa, talmente tanto che adesso sono passati a quella straordinaria per ristrutturazione delle linee. Duemila operai (più un altro migliaio di indotto) lavorano 6-7 giorni al mese per produrre motori 1.900 diesel e 1.800 benzina: 160 mila esemplari l'anno su una capacità produttiva di 500 mila. «Il Lingotto ha promesso che l'Fma farà i motori dei nuovi modelli di Melfi - spiega Luciano Vecchia, Fiom di Avellino - ma si tratterà di 50-60 mila pezzi a vettura sostitutivi dei modelli attuali. In queste condizioni sarà impossibile tenere i livelli occupazionali».
Nervi tesi anche alla Pcma Magneti Marelli di Napoli, azienda del gruppo Fiat che produce componenti plastiche. Ieri si è tenuto un incontro a Palazzo Santa Lucia: l'assessore regionale ha fatto la spola tra i sindacati e i rappresentanti padronali, che non hanno accettato di trattare con tutte le sigle, inclusa la Fiom. Dei circa mille operai, 200 sono stati assorbiti in Fip, 800 sono in cassa a zero ore, anche loro a luglio rischiano di finire in mobilità. Gli accordi prevedevano ulteriori 300 in Fip e il resto riconvertiti in nuove produzioni, ma l'azienda per mesi si è rifiutata di prendere impegni. Il verbale di assemblea verrà consegnato ai sindacati oggi, intanto la Regione assicura che la Pcma si è impegnata a presentare entro marzo il piano di riorganizzazione. Resta il sospetto che si tratti dell'ennesimo rinvio per superare le elezioni senza fornire alcuna garanzia, fino ad arrivare a luglio. «Ci aspettiamo che gli impegni presi siano messi nero su bianco nel verbale - sottolinea Francesco Percuoco, della Fiom provinciale - perché non si può perdere altro tempo».

Il Manifesto - 22.01.13

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