di Diego Novelli

È morto Adalberto Minucci. Aveva ottant'anni e da tempo era stato colpito da una grave malattia. Scompare con lui uno degli ultimi berlingueriani, essendo stato per oltre un decennio uno dei più stretti collaboratori del segretario generale del PCI Enrico Berlinguer.
Giovanissimo si era iscritto al Partito Comunista a Grosseto, dove aveva iniziato la sua attività di giornalista presso la "Gazzetta di Livorno".
Nel 1954 veniva trasferito a "L'Unità" edizione piemontese, mettendo subito in luce le sue doti di intellettuale profondamente legato alla classe operaia.

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di Nicola Nicolosi

I prossimi giorni saranno difficili e non possiamo escludere polemiche in merito alla nostra presenza nel comitato promotore dei due referendum sul lavoro.
La nostra posizione su questi temi è radicata da sempre nella storia rivendicativa della Cgil e nella conquista del diritto del lavoro nel secolo scorso. La nozione di civiltà giuridica - scritta con lo Statuto dei lavoratori nel 1970 e dopo trent'anni di dibattiti - che non si può licenziare un lavoratore senza giusta causa e giustificato motivo, è stata cancellata con la cosiddetta riforma del mercato del lavoro.
Le fratture nel diritto lavorativo determinate dal governo di centrodestra di Berlusconi prima, e dal governo Monti poi, non hanno mai avuto il consenso mio e di Lavoro Società.
Coerentemente, lavoreremo nei prossimi tre mesi per raccogliere firme sui due quesiti, per l'abrogaizone dell'art. 8 della manovra di agosto 2011 e delle modifiche all'art. 18 Statuto dei lavoratori apportate con la controriforma Fornero.

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di Gabriele Pastrello - Joseph Halevi

C'è una genia che prospera su tutto lo spettro politico, italiano e mondiale: i lungoperiodisti. L'atteggiamento di chi posa a pensatore del futuro, disdegnando le misure raffazzonate o gli interventi di breve periodo. I lungoperiodisti di destra aborriscono l'inflazione e vogliono una crescita finanziariamente sana; quelli di sinistra sono preoccupati per gli sconvolgimenti causati dalla crescita incontrollata passata. I secondi hanno ragioni migliori dei primi, ma entrambi paiono ignorare che siamo in un periodo di crisi economica che sta già creando recessione e miseria, come sanno bene gli ammalati gravi greci che non possono più curarsi. I primi però non lo ignorano affatto, anzi. Hanno deciso che la crisi economica è un'occasione d'oro per una terapia di immiserimento di ampi strati di popolazione come la cura migliore. Per questo sono acerrimi nemici di Keynes.

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di Vladimiro Giacchè

Caso Ilva e caso Alcoa. Due storie molto diverse tra loro, che hanno però anche qualcosa in comune. In entrambi i casi, si tratta di ex imprese pubbliche che sono state privatizzate.
È un buon esempio di quanto pesino tuttora sulla nostra economia gli esiti delle privatizzazioni degli anni Novanta. Già questo sarebbe un ottimo motivo per occuparsene. Ma non è il solo. Oggi si torna a parlare della vendita di proprietà pubbliche per ridurre il debito. Sarebbe una buona idea? Capire cosa è successo venti anni fa può aiutarci a rispondere a questa domanda.
1) Dal 1992 al 2000 la gran parte dell’i n dustria di Stato e delle banche pubbliche è stata posta sul mercato. Si tratta del più ampio processo di privatizzazione mai realizzato in Occidente. La tecnostruttura guidata da Mario Draghi, all’epoca direttore generale del Tesoro (che mantenne la carica sotto 6 diversi ministri), privatizzò imprese statali per un valore di 220.000 miliardi di lire, oltre 110 miliardi di euro.

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Intervista Luciano Canfora
di Paolo Valentini

Ce lo chiede l'Europa. Quante volte abbiamo sentito questa frase rintronare le nostre orecchie? Quante volte i media ci hanno riportato alla cruda realtà immobile dei tempi moderni, al diktat incontrovertibile che da Bruxelles, scivolando astioso verso le Alpi e infrangendosi violento e impietoso su Roma e il suo palazzo, è entrato nelle case di tutti gli italiani. Ce lo chiede l'Europa e tutto smette di essere complesso. Tutto diventa unilaterale. Sul tema, purtroppo, la sinistra esprime posizioni subalterne.
Luciano Canfora ha un'idea precisa su questo. Ha da poco pubblicato un libro per Laterza (È l’Europa che ce lo chiede. Falso!) in cui analizza la condizione attuale, smascherando senza pietà le trappole e i luoghi comuni che buona parte della classe politica, anche quella di sinistra, continua a ripetere fino allo sfinimento.

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