di Etienne Balibar

Jürgen Habermas ha parlato alto e chiaro sulla situazione europea e le decisioni che essa esige nell'articolo scritto assieme all'economista Peter Bofinger - membro del Consiglio tedesco dei saggi - e all'ex ministro bavarese Julian Nida-Ruemielin, uscito sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung il 3 agosto scorso (in italiano su Repubblica del 4 agosto) con il titolo «Rifiutiamo una democrazia di facciata», nel quale prende di mira le allusioni di alcuni membri del governo sulla elezione a suffragio universale di un presidente dell'Europa per legittimare il patto di bilancio europeo.
Nell'essenziale la tesi di Habermas è che la crisi non ha nulla a che vedere con le «colpe» degli Stati spendaccioni che gli stati «economi» stenterebbero a risanare (in tedesco «Schuld» significa sia «debito» sia «colpa»).

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di Nicolò Ollino

Alla Lagor di Cerro Tanaro, provincia di Asti, si applica la Riforma Fornero del lavoro. Deteniamo infatti il triste primato della prima città che licenzia, dopo lo scassinamento dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, per motivazioni economiche quindi oggettive ed incontrollabili quindi molto spesso false e discriminatorie. Come è successo per esempio nel caso di Vittorio Gaffodio, 45 anni, Rsu FIOM/CGIL (come un altro licenziato, il terzo ad ogni modo è un ex FIOM, insomma: dei rompicoglioni da far fuori). A Vittorio il medico prescrisse l’impossibilità di svolgere il turno di notte in azienda per problemi di salute ma Vittorio da quando lavorava li alla Lagor afferma di aver fatto al massimo una settimana complessiva nel giro di vari anni di turno di notte.

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di Marco Zavagli

Un concerto, il primo di un appuntamento che avrà cadenza annuale, per ricordare Federico Aldrovandi. Si terrà oltre un cartello diventato tristemente famoso. Quello che campeggia in via Ippodromo a Ferrara. “Zona del silenzio”. Sotto quella scritta sette anni fa giaceva sull’asfalto il corpo del ragazzo. Diciotto anni, morto senza una ragione sotto i manganelli di quattro poliziotti oggi condannati per omicidio colposo in via definitiva.
“Zona del silenzio” era diventato anche il titolo di un graphic novel scritto a quattro mani da Checchino Antonini e Alessio Spataro. La scelta ricadde su quel cartello perché ricordava la faticosa, spesso impossibile, ricerca di testimoni tra i residenti di via Ippodromo.

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di Elisa Finocchiaro

Seduta sul bus, guardo le scie delle luci nel buio, fuori. Il vetro del finestrino riflette anche l’interno, così mi accorgo che la voce che sento, si sta rivolgendo proprio a me. Mimmo, così si fa chiamare Mohammed. Un berretto ed una tuta blu con una scritta sul petto che pubblicizza sanitari. Alcune parole le dice ad alta voce, come per sottolineare di conoscere espressioni che solo un romano doc potrebbe utilizzare. Mi chiede il permesso di appoggiare il suo zaino sullo spazio vuoto che ho affianco. Rispondo “Certo” e lui rimane stupito, e mi chiede “Come sai cosa c’è dentro? Potrei essere un terrorista”. E poi subito “Non preoccuparti, io sono idraulico, io lavoro con italiani”, come per rassicurarmi. Gli accenti sottolineano fortemente “idraulico” e “italiani”. Ride. “Io domani, lavoro, presto. Devo svegliarmi presto.”

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E' inammissibile e gravissimo che il mondo, soprattutto quello del pacifismo e di gran parte della sinistra, tentenni, fino all’immobilismo, di fronte ad una vera e propria invasione in atto in Siria - Paese sovrano -  ad opera di forze straniere per nulla interessate alle sorti del popolo siriano, alla sua autodeterminazione, o alle sue richieste di maggiore democraticità.
Ci sono tanti modi per insanguinare un Paese. La guerra in Siria c’è già: l’ingerenza esterna da parte delle potenze occidentali e petromonarchiche hanno alimentato una devastante guerra per procura, con la fornitura di finanziamenti, armi, combattenti, consiglieri e appoggio diplomatico.

Wikileaks ha messo in luce la presenza in Siria della quinta colonna USA diretta a destabilizzare e provocare la crisi del regime di Assad, già molti anni prima della cosiddetta Primavera araba.

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