libert-di-stampa

Fra pochi giorni l'Autorità per le comunicazioni potrebbe votare un provvedimento che metterebbe il bavaglio alla rete, arrivando perfino a chiudere siti internet stranieri in modo arbitrario e senza controllo giudiziario. Inondiamo i membri dell'Autorità di messaggi per difendere la nostra libertà d'informazione su internet!

Il nostro governo ha lanciato un nuovo attacco alla libertà di accesso all'informazione, e fra qualche giorno un organo amministrativo sconosciuto ai più potrebbe ricevere poteri enormi per censurare internet.

L'Autorità per le comunicazioni, un organo di nomina politica, sta per votare un meccanismo che potrebbe perfino portare alla chiusura di qualunque sito internet straniero - da Wikileaks a Youtube ad Avaaz! - in modo arbitrario e senza alcun controllo giudiziario. Gli esperti hanno già denunciato l'incostituzionalità della regolamentazione, ma soltanto una valanga di proteste dell'opinione pubblica può fermare questo nuovo assalto alle nostre libertà democratiche.

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giornali-online"Internet si è rivelato una risorsa che ha contribuito ad allargare il pubblico dei lettori", spiega la Federazione editori. Tra il 2009 e il 2011, il numero complessivo di utenti attivi sul web in un giorno medio è passato da 10,4 a 13,1 milioni, con un incremento del 26%: in parallelo, il numero degli utenti di siti web di quotidiani in un giorno medio è passato da 4 a 6 milioni, con un incremento del 50%.

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httpsSecondo la ricerca "Parlamento 2.0 - Strategie di comunicazione politica in internet", i deputati online sono il 58% e i senatori il 49%. Pochi stando al confronto con i colleghi stranieri. Tra i più "digitali" i politici del Pd, seguono Pdl e Lega.

Parlamentari italiani poco "digitali". A dirlo la ricerca "Parlamento 2.0 - Strategie di comunicazione politica in internet", a cura di Sara Bentivegna, presentata oggi nel corso di un convegno a Montecitorio organizzato dalla Fondazione Camera dei Deputati.

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120217pirateriaLo stabilisce la Corte di giustizia europea, in una causa che vede contrapposta la società degli autori belga contro Netlog. Non spetta alle reti sociali controllare i diritti di cosa viene condiviso
16 febbraio 2012 di

Nuova sconfitta per la collecting society Sabam, la Siae del Belgio. La società degli autori di Bruxelles aveva intentato una causa contro il social network Netlog, chiedendo che filtrasse le condivisioni dei suoi utenti, affinché non venissero più diffuse opere coperte dal diritto d’autore facenti parte del loro portfolio. La Corte di giustizia europea ha però stabilito che non spetta alle reti sociali occuparsi del controllo dei contenuti che vengono postati.

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httpdi P.A.

Parte il 27 febbraio a Ginevra il processo diplomatico che potrebbe cambiare il volto di Internet, assegnando all'Onu il ruolo di controllore della Rete. Lo scrive il Wall Street Journal, aggiungendo che decine di paesi che fanno parte delle Nazioni Unite, in prima linea Russia e Cina, spingono...

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A-raidi Stefania Brai*

Dopo l'Italia si vuole commissariare anche la Rai? Il Partito democratico non è riuscito ad ottenere un decreto di riforma della governance che prevedesse un amministratore unico "padrone assoluto" della Rai e adesso propone il commissariamento del servizio pubblico radiotelevisivo.

Tutto questo, dice, perché non vuole partecipare alla spartizione partitica delle nomine. Non occorre il commissariamento, basta non farlo.

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censura-sulla-reteDopo essere uscita 5 mesi fa dalla porta la norma "Ammazza blog" rientra dalla finestra. Lo fa con la bozza del ministro Paola Severino su una nuova regolamentazione sulle intercettazioni. A dire il vero, tuttavia, buona parte della maggioranza (Pd, Fli) si mette già di traverso. Il punto di partenza per la discussione, infatti, è il ddl Alfano-Bongiorno. La norma in questione prevede che ogni gestore di sito informatico abbia l'obbligo di rettificare ogni contenuto sulla base di una semplice richiesta di soggetti che si ritengano lesi. Non c'è possibilità di replica: chi non rettifica entro 48 ore paga fino a 12mila euro di multa.

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copyrightdi Michele Boldrin*

La Proprietà Intellettuale (PI) non smette d'imporsi alla nostra attenzione. A pochi giorni dall'accantonamento delle proposte di legge note come SOPA e PIPA da parte del Congresso Usa sono arrivate la chiusura di Megaupload e la firma, da parte della Polonia, del trattato ACTA (Anti Counterfeiting Trade Agreement). Quest'ultimo consiste in una versione internazionale della legislazione liberticida che DMCA ha introdotto negli Usa (nel 2000) e che SOPA/PIPA intendono ampliare. Per comprendere ACTA occorre inquadrarlo nel processo di estensione mondiale del sistema di PI americano iniziato un decennio fa con la costituzione del WIPO all'interno del WTO e l'adozione di TRIPS.

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di Guido Scorza

Ormai è diventato un autentico tormentone parlamentare che rimbalza dalla Camera al Senato e da un banco all’altro di Montecitorio e Palazzo Madama con frequenza quasi settimanale.

Stiamo parlando della famigerata legge ammazza-internet attraverso la quale si vorrebbe estendere l’applicabilità dell’intera vecchia legge sulla stampa, quella datata 1948, a tutti i “siti internet aventi natura editoriale” il che vuol dire, più o meno, a tutti i siti internet giacché è pressoché impossibile stabilire quando ad un sito internet possa essere attribuita “natura editoriale”.

102 caratteri, spazi inclusi, per stabilire che chiunque gestisca un blog, un sito internet, una piattaforma di condivisione di contenuti, una web tv, un forum di discussione, una pagina su un social network o un aggregatore di informazioni altrui è tenuto a registrare in tribunale una testata, a nominare un giornalista direttore responsabile, a rettificare entro 48 ore dalla richiesta a pena di una salatissima sanzione pecuniaria ed ad adempiere alle altre decine di formalità e regole prescritte dalla vecchia legge sulla stampa per chi intenda fare dell’informazione un’impresa ed un mestiere.

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