social-network-300x179di Roberta Avellone
Ogni click su un sito internet scatena il passaggio di migliaia di informazioni, decine di dati transitano nella rete e riguardano tutti noi: nome, email, posizione geografica, account di social-network come Facebook o Twitter. E questi nostri dati vengono gestiti dalle piattaforme informatiche nei modi più curiosi.

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V_for_VendettaNel resto dell'Europa (molto meno in Italia) infuriano le polemiche sull'Acta, un trattato commerciale internazionale, che punta a migliorare la difesa della proprietà intellettuale. Ma che, secondo i suoi detrattori, soprattutto giovani, limiterà fortemente la libertà di espressione su Internet. Nel fine settimana diversi manifestanti hanno sfidato il freddo polare per brandire cartelli perentori («Stop Acta now»), spesso con la maschera beffarda di Guy Fawkes sul viso (quella nota a tutti per il film "V per vendetta"): solo a Monaco di Bavera erano più di 16mila. Intanto, venerdì scorso, il Parlamento tedesco ha bloccato il processo di ratifica dell'Acta. Fa seguito a una decisione simile presa in vari Paesi dell'Europa dell'Est (Polonia, Lituania, Repubblica ceca e Slovacchia).

L'acronimo Acta significa "Anti-counterfeiting trade agreement". L'intesa è il frutto di un negoziato avviato già nel 2008 e che ha coinvolto l'Unione europea, gli Stati Uniti e altri Paesi (ma non la Cina e la Russia, all'origine di importanti flussi di merci contraffatte: già questo è un primo problema). Un'altra critica riguarda la discrezione (ai limiti della più forte opacità) nel quale il negoziato è avvenuto, praticamente senza coinvolgere i maggiori protagonisti del mondo della Rete. Lo scorso 26 gennaio l'Acta è stato firmato a Tokyo da 31 Paesi, compresi 22 dell'Unione europea (anche l'Italia). Le prossime tappe sono rappresentate dalla ratifica del testo da parte dei Parlamenti nazionali e, nel giugno prossimo, di quello europeo.

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rogo-di-libridi Arturo Di Corinto

Prima c'era l'activism. L'azione diretta che si concretizzava negli scioperi, nei cortei, e nell'occupazione di strade (reclaim the streets), piazze ed edifici. Poi è venuto l'hack-tivism, l'azione diretta in rete con tecniche di hacking, e i cortei e le occupazioni sono diventate virtuali, dal netstrike ai Distributed denial of services. Poi ancora è arrivato il mediactivism, che si è sostanziato nel racconto mediatico delle proteste di piazza e nella diffusione virale dell'informazione in rete. Infine, col web 2.0 ha fatto la sua comparsa il clicktivism, l'adesione a petizioni, mobilitazioni e proteste, reali e virtuali, con un colpo di click, senza staccare gli occhi dallo schermo del computer. Ma mentre questa nuova modalità di partecipazione coinvolgeva i grandi numeri dei social network, a compensare questa ondata di "slacktivism", l'attivismo fannullone, cioè quello che dopo il click si disinteressa della reale entità del cambiamento prodotto, si è assistito al revival dell'hacktivism con defacciamenti, virus politici, attacchi Ddos.

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creativecommondi Arturo Di Corinto

Nel suo ultimo libro, "Infringement Nation" (Una nazione di trasgressori), John Tehranian ha calcolato l'ammontare delle multe che una persona potrebbe dover pagare per violazione ripetuta del copyright nell'arco di un'intera giornata. Il risultato è di alcuni milioni di dollari. Quello del libro è un caso estremo e paradossale, ma ognuno di noi si può identificare nel professore del racconto. Come il protagonista di Tehranian, oguno di noi infatti viola copyright quando rispondendo a una email ne riproduce il messaggio originario; quando annoiato dalla riunione ridisegna le architetture del Guggenheim di Barcellona, quando a lezione distribuisce fotocopie di libri per un'esercitazione, quando fotografa un'opera d'arte e la pubblica sul web, quando canta Happy Birthday alla festa di compleanno di un amico, quando include nel suo filmato il poster dell'atrio del cinema dove si trova in compagnia, quando incorpora il codice di youtube di un serial televisivo nel suo blog e così via.

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120214actatallinMentre l’Italia è stretta dalla morsa del gelo, il resto d’Europa ha sfidato le temperature polari per manifestare tutto il proprio dissenso contro Acta, l’accordo commerciale anti contraffazione firmato dall’ Unione europea. A giugno i paesi firmatari discuteranno l’adozione di nuove norme sul copyright che si estendono fino ai contenuti diffusi in rete. Bruxelles parla di semplici misure contro la pirateria, ma le persone che sono scese in piazza la pensano diversamente. A Monaco, Sofia, Parigi e Praga la parola d’ordine è una sola: giù le mani da Internet.

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shareda ilfattoquotidiano.it
Gli Italiani non possono più andare su www.kickasstorrents.com, il portale di scambi frequentato ogni giorno da tre milioni di utenti, con nove milioni e mezzo di documenti.
L’Italia sta diventando il Paese con più sequestri preventivi (ovvero prima di un processo) di siti web al mondo.
Più di qualsiasi altro paese connesso alla rete internet, ben più di quanto dispongano in proposito il severo Dipartimento di Giustizia Statunitense, e molto più di quanto avvenga in Paesi dalla tradizione giuridica più “incerta” della nostra.

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sordidi Claudio Grassi

Già in altri post abbiamo espresso il nostro giudizio negativo sul Governo Monti. In particolare abbiamo denunciato la sua totale subalternità alle politiche liberiste che sono state assunte nelle sue manovre. Infatti, al di là dei nomi un po' pacchiani: "salva Italia" e "cresci Italia", i provvedimenti presi sono in netta continuità con quelli che dagli anni '80 in poi sono stati assunti dai governi conservatori. Tagli allo stato sociale, riduzione delle tutele per i lavoratori, privatizzazioni. Cioè le scelte che hanno portato alla situazione attuale, provocando un immenso spostamento di ricchezza dal lavoro verso la rendita e il profitto.

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bavaglio

di Veronica Albertini

Alessio Butti, deputato del Pdl, ha presentato nei giorni scorsi un disegno di legge con cui si intende limitare il diritto di utilizzare o semplicemente riprendere contenuti presenti in Rete provenienti da altre fonti, subordinandolo ad un accordo vincolante con le grandi "associazioni degli editori delle opere da cui gli articoli medesimi sono tratti".

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