120801chiarantedi Rossana Rossanda

Quel che è più triste dell'invecchiare è il perdere gli amici d'una vita. Quelli un poco più anziani di me se ne sono in gran parte andati, e anche diversi più giovani. Fra essi era Giuseppe Chiarante, Beppe, dal bel viso sereno e la voce tranquilla; lo conoscevo da non so quanto, più di mezzo secolo e abbiamo a lungo lavorato insieme, oltre che spartire le corse fuori porta, quando eravamo giovani e vispi settentrionali nella dorata Roma. Era l'amico e sodale di Lucio Magri, i due poco più che ragazzi della sinistra cattolica di Bergamo, negli anni '50 la città più inquieta della enorme Democrazia cristiana. Erano una fronda, facevano insieme "il ribelle e il conformista", avevano finito con l'iscriversi al Pci, assieme ai grandi, i deputati Mario Melloni, Fortebraccio, e Ugo Bartesaghi. Non erano soli, altri ne condividevano molte idee senza però fare il salto. E non potevano essere più diversi nel carattere: quanto Lucio era prometeico, asseverativo, ostinato, tanto Beppe era prudente, pur nell'autonomia delle scelte, dialogante, aperto anche al dubbio. Lucio aveva le qualità del capo, Beppe quelle del saggio. Negli anni '60, quando fui chiamata a Roma per dirigere la sezione culturale in via Botteghe Oscure, Beppe ne fu incaricato come me e con me rimase finché fui allontanata, prezioso nel lavoro e nei rapporti, coltissimo, leale.

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usb

di Paolo Ferrero
Aderiamo e sosteniamo con convinzione lo sciopero generale indetto dall’Usb per venerdì 22 giugno e parteciperemo alla manifestazione in programma a Roma. Lo sciopero generale è l’unica risposta possibile allo scempio dei diritti dei lavoratori che sta compiendo questo governo nemico di lavoratori e pensionati: è importante che vi sia la più larga mobilitazione possibile il 22 giugno, invito per tanto tutte e tutti a scioperare e a scendere in piazza.

Roma, 21 Giugno 2012

 

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mimmadina.jpegTonino Bucci

Un microchip su campo verde, per il resto il colore che predomina è il rosso. Due slogan campeggiano, «Connettiamoci» e «Futura umanità», il primo una metafora presa a prestito dal linguaggio della rete, il secondo un flash back nella tradizione, gli albori del movimento operaio. È Rosa Rinaldi ad aprire dal tavolo della presidenza l'VIII congresso di Rifondazione comunista con un ricordo di Lucio Magri. In platea, in prima fila, siedono gli ospiti. C'è la Fds col suo portavoce Massimo Rossi, c'è Diliberto per il Pdci, Salvi e Patta, c'è anche una delegazione del Pd e De Cristofaro per Sel, Turigliatto per Sinistra Critica e Ferrando per il Pcl. E, sempre in prima fila, i partiti "fratelli" - come si diceva un tempo - i portoghesi, gli spagnoli, i greci, i cubani, i rappresentanti palestinesi. Il primo applauso scatta durante il discorso di saluto di Nando Morra, il presidente della Mostra Oltremare di Napoli, la struttura che ospita il congresso. «Anche un'azienda pubblica può essere governata bene».

Per la prima volta da tre anni a questa parte non si respira aria di ineluttabilità, non c'è quel cupio dissolvi che agguanta come una depressione e fa credere che non ci sia più nulla da fare.

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ferrero_blogdi Paolo Ferrero

Con l'approvazione della manovra Monti ha fatto filotto: si tratta di una manovra iniqua sul piano sociale, recessiva sul piano economico e del tutto inutile contro la speculazione finanziaria. Un risultato peggiore era difficilmente realizzabile. Non sappiamo se Monti si comporti così perché a libro paga degli speculatori oppure perché imbevuto di ideologie neoliberiste. Il risultato non cambia: oggi abbiamo a capo del governo un vero nemico del popolo italiano. Sarebbe utile sostituirlo con lo zio di Bonanni, prima che faccia altri danni.

Roma, 22 dicembre 2011

121019bestiadi Guido Viale
«Affama la bestia» è lo slogan con cui Ronald Reagan aveva inaugurato il trentennio di liberismo di cui oggi stiamo pagando le conseguenze. La «bestia» per Reagan era il governo: che - è un altro suo celebre detto - «non è la soluzione ma il problema». La bestia da affamare è in realtà la democrazia, l'autogoverno, la possibilità per i cittadini e i lavoratori di decidere il proprio destino. Il programma è di mettere tutto in mano ai privati, che si appropriano così delle funzioni di governo e le gestiscono in base alle leggi del profitto. Quel programma è stato ora tradotto dall'Ue e dai governi dell'eurozona in due strumenti micidiali: il pareggio di bilancio e il fiscal compact.

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NEWS_32624

di Enrico Piovesana
Il neoeletto presidente francese François Hollande è andato a Chicago a comunicare agli americani e agli alleati della Nato che la Francia si chiama fuori dalla guerra in Afghanistan. “Una decisione già presa e non negoziabile”, ha chiarito il nuovo inquilino del’Eliseo.
Su ordine del nuovo ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian, i 3.400 soldati d’oltralpe hanno già cessato le operazioni di combattimento e stanno già iniziando a smobilitare, per tornare tutti a casa entro la fine dell’anno.

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votomatitadi Matteo Pucciarelli
C’è uno sport che va di moda, ma parecchio di moda, in questi ultimi giorni. Spalare merda su Rivoluzione Civile. Da destra, da sinistra, dal centro, da sopra e da sotto. È uno spasso. «C’è il fascista al Senato in Sicilia», «c’è la guardia!», c’è quello che voleva il Tav, c’è uno che è andato al funerale del brigatista (non si ricordano proteste particolari per i partecipanti ai funerali di Pino Rauti), c’è l’altro che nell’88 non portò la busta della spesa alla vecchietta del piano di sotto. Tra qualche giorno ci racconteranno che Ingroia porta due calzini per piede, e che quindi probabilmente in un’altra vita era un dittatore sanguinario.
Fra le altre cose alcune critiche sono pure condivisibili, non a caso molto umilmente ne avevo scritto qualcosa su questo spazio.

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capitalismo

di Dino Greco

I sedicenti demiurghi della modernità, i cultori delle taumaturgiche virtù del mercato, gli ineffabili interpreti del pensiero unico liberista, gli spregiudicatissimi protagonisti della superfetazione finanziaria...

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121107deficitdi Alfonso Gianni
Quando Bersani all'inizio dell'estate disse che spettava a lui unire il campo dei progressisti e dei democratici, mentre affidava a Casini il compito di raccogliere i moderati, apparvero ben chiare tre cose. La prima era che il Pd si poneva saldamente al comando di uno schieramento fortemente contrassegnato dal suo pensiero politico, più che di una coalizione di forze diverse e con pari dignità. La qual cosa è poi effettivamente avvenuta, al punto che la "Carta di Intenti" è assai simile a quella originale del Pd e il nome sinistra è scomparso persino nella sua accezione più lieve, quella che si accompagna a "centro", separata dal solo trattino. Infatti la "Carta di Intenti" parla solo di progressisti e democratici.

La seconda è che l'intesa con Casini sarebbe avvenuta dopo la prova elettorale, a meno che ragioni di convenienza dettate da una legge elettorale ancora di là da venire non suggerissero altre soluzioni.

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