di Ezio Locatelli* -
A guardare le molte e variegate iniziative messe in campo contro il G7 di Torino potremmo, per certi versi, richiamarci al vecchio detto di Mao “lascia che mille fiori sboccino”. In effetti sono tante le iniziative messe in campo, contro il summit dei potenti della Terra di fine mese, in tema di industria e di lavoro: assemblee, flash mob, volantinaggi, cortei e manifestazioni varie. Di tutto un po’. Segno di una certa vivacità politica e di movimento nella città che fu per decenni riferimento di lotte e conquiste operaie contro il grande padronato, Fiat in testa. Non era per niente scontato il moto di risposta e di resistenza.
Torino è la città italiana che nell’ultimo decennio ha più duramente subito gli effetti dello smantellamento industriale, delle delocalizzazioni, dell’attacco ai diritti e alle condizioni del lavoro. Sono state portate avanti scelte brutali che hanno creato decine di migliaia di nuovi disoccupati, precari e lavoratori in nero, che hanno creato centinaia di migliaia di nuovi poveri costretti a combattere ogni giorno per la propria sopravvivenza, con le difficoltà di fare spesa, di pagare le bollette, l’affitto e quant’altro. Tutto ciò che è stato sottratto alle lavoratrici e ai lavoratori è andato ai profitti e alle rendite.