di Francesco Piccioni

Il lavoro diventa liquido, precario, mobile. Come si fa ad roganizzarlo e fare sindacato? Ne parliamo con Gianni Rinaldini, coordiantore dell'area «La Cgil che vogliamo» ed ex segretario generale della Fiom.

 Hai letto dei nuovi dati Ocse?
Sono purtroppo la conferma che la situazione peggiora. Mi sembra le misure - dalle pensioni al mercato del lavoro - che ha deciso questo governo aggravano disoccupazione e recessione. Prefigurano un nuovo assetto del paese,una ridefinizione del ruolo delle stesse rappresentanze sociali. Quindi anche del sindacato.

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di Rassegna.it

I precari italiani vivono in media con 836 euro netti al mese. E’ quanto emerge dalla fotografia del precariato, diffusa oggi (10 luglio) dalla Cgia di Mestre. Nel nostro paese i precari sono 3.315.580: lo stipendio medio è 927 euro per gli uomii e 759 per le donne. Solo il 15% di questi è laureato, la pubblica amministrazione è il principale datore di lavoro.

La maggioranza dei precari si concentra nel Mezzogiorno, che registra il 35,18% del totale. Analizzando il titolo di studio, il 46% ha un diploma di scuola media superiore, il 39% circa ha concluso il percorso scolastico con il conseguimento della licenza media e solo il 15,1% possiede una laurea.

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di Alessia Bottone

Buongiorno Ministro Fornero, mi chiamo Alessia Bottone, ho 26 anni e sono disoccupata. La mia storia è stata già raccontata da alcuni giornali, ma vorrei parlarne anche con Lei. Dopo aver lavorato come cameriera da quando avevo 16 anni, dopo essermi laureata, dopo aver abitato in sette paesi diversi facendo stage non retribuiti, dopo aver imparato l’inglese, il francese e lo spagnolo e dopo aver fatto un tirocinio alle Nazioni Unite, sono tornata in Italia perché ho finito i miei risparmi ma anche perché speravo di riuscire a inserirmi nel mondo del lavoro. Nella realtà sono disoccupata da sette mesi, lavoro due giorni al mese come cameriera (se mi chiamano).

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di Costanzo Ranci

La discussione pubblica sulla recessione economica del nostro paese continua a eludere un punto decisivo: il fatto che la contrazione occupazionale sia molto più forte nel lavoro autonomo che nel lavoro dipendente. Si tratta di una tendenza già chiara sin dal 2010, quando, secondo i dati dell’Archivio statistico delle imprese attive dell’Istat, il decremento fu del 4,7 per cento per gli indipendenti contro il -1,5 per cento dei lavoratori dipendenti, con una forte concentrazione della crisi nelle microimprese (sino a 9 addetti) con tassi di contrazione pari al 15 per cento. Il trend appare confermato anche recentemente: la rilevazione dell’Istat sulle forze di lavoro registra, nel primo trimestre 2012, una contrazione occupazionale

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di Roberta Fantozzi
Dopo la riforma delle pensioni, la manomissione dell’articolo 18, l’aumento della benzina, l’aumento dell’Iva, l’Imu sulla prima casa, il governo Monti, con il decreto legge sulla spending review, colpisce con tagli pesanti anche sanità, pubblico impiego, istruzione ed enti locali, proseguendo così a tappe accelerate il disegno di devastazione sociale iniziato dal precedente governo Berlusconi.
Nel testo definitivo del decreto approvato dal Consiglio dei Ministri misure e tagli (26 miliardi, di cui 4,5 nel 2012, 10,5 nel 2013 e 11 nel 2014) che compromettono diritti costituzionalmente garantiti come quello alla salute:
Taglio di 7,2 miliardi a regioni (3,2 mld), comuni (2,5 mld) e province (1,5 mld);
Taglio di 5 miliardi alla sanità pubblica con la chiusura dei piccoli ospedali, la riduzione di decine di migliaia di posti letto, il risparmio sulla spesa farmaceutica e su quella su beni e servizi;
Taglio delle piante organiche nel Pubblico Impiego (10% dipendenti, 20% dirigenti) che produrrà di fatto il licenziamento di decine di migliaia di dipendenti pubblici.  Inoltre, è prevista la riduzione degli spazi di lavoro negli uffici al limite del soffocamento.

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