Di Anna Maria Virgili *
Esprimiamo soddisfazione per la sentenza emessa dal Tribunale di Torino che ha condannato a 16 anni di carcere il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne accusati di disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antinfortunistiche.
Questa sentenza, di importanza storica per le parti in causa, restituisce giustizia ai lavoratori e ai cittadini di Casale Monferrato e rappresenta una risposta rispetto alle gravi responsabilità di quella multinazionale, ma va ben oltre e riguarda simbolicamente anche tutte le vittime dell'amianto che, a parte qualche eccezione, non riescono ad ottenere giustizia.
Da questa sentenza storica deve scaturire l'impegno delle istituzioni di ogni ordine e grado, senza più omissioni e ritardi, affinché si affronti nel nostro paese la questione ancora non risolta dell'amianto. Il legislatore del '92 vietò la produzione e la commercializzazione, ma non vietò espressamente l'utilizzo di questo materiale altamente cancerogeno prevedendo la dismissione graduale, che tuttavia non si è mai attuata appieno tanto che l'amianto è ancora presente nei luoghi di lavoro e di vita in quantità notevoli.