Sulla questione delle risorse idriche in Calabria dobbiamo passare all’azione se non vogliamo che la giunta regionale reazionaria del presidente Scopelliti, con l’appoggio degli ambienti del centro-sinistra cointeressati alla gestione privatistica dell’acqua pubblica, proceda speditamente in direzione della vanificazione degli esiti referendari.
Una sintetica cronistoria. Nel 1997 il consiglio regionale della Calabria ha approvato la legge regionale 3 ottobre 1997 n. 10, recante: "Norme in materia di valorizzazione e razionale utilizzazione delle risorse idriche …".
All’articolo 40 la citata legge prevede che l’acqua dei calabresi possa diventare oggetto di profitto capitalistico. Si riportano nel seguito i commi fondamentali.
1. La Giunta regionale è autorizzata, ai sensi dell'art. 22, comma 3, lett. e), della legge n. 142 del 1990, a costituire una società mista a prevalente capitale pubblico, per garantire su tutto il territorio regionale un equilibrio del bilancio idrico e la priorità negli usi, in attuazione di quanto previsto dagli articoli 2, 3, comma 1 e 2, e 10, comma 7, della legge n. 36 del 1994, nonché dagli articoli 3 e 10 della legge n. 183 del 1989.