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di Paolo Ferrero

Il primo turno delle elezioni presidenziali francesi hanno aperto la strada alla sconfitta di Sarkozy ed alla vittoria di Hollande. Si tratta di un risultato positivo ma se si trattasse solo di questo non sarebbe un grande risultato. Quante volte in Europa la guida dei governi è passata dalla destra al centro sinistra e ai socialisti senza che cambiasse poi molto?

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di Stefano Galieni

Giorgio Airaudo, della segreteria nazionale della Fiom era presente all'incontro che era stato richiesto dai lavoratori della Alenia e la ministra del welfare Elsa Fornero. Se ne è parlato già molto sui maggiori quotidiani ma sentirne parlare un autorevole dirigente Fiom consente di averne una idea molto più completa.

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di Rossana Rossanda

Non considero così irrilevante il risultato del primo turno delle elezioni presidenziali francesi come lo giudicano Marco d'Eramo e Daniela Preziosi. Certo è l'opposto della marmellata parlamentare italiana, dove tutti, salvo la Lega, accettano Monti e Fornero dopo qualche flebile tentativo di divincolarsene. La Francia è invece divisa almeno in due, destra e sinistra, e fortemente radicalizzata da una parte e dall'altra. Ma mentre i socialisti di Hollande e il Front de gauche di Mélenchon vanno uniti al secondo turno, le destre di Sarkozy e di Marine Le Pen sono aspramente divise.

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di Oliviero Diliberto

3 settimane per 5 appuntamenti fondamentali per la sinistra italiana ed Europea.

Il 22 aprile si è votato in Francia. Hollande riapre la speranza per un'Europa più giusta, alternativa alle politiche recessive imposte dall'asse Merkel-Sarkozy. Non ha avuto paura a fare una campagna elettorale contro lo strapotere delle banche e della finanza. È contrario al pareggio di bilancio inserito nella Costituzione (passato, purtroppo, in Italia) e lavorerà per rinegoziare il Fiscal Compact, l'accordo europeo che impone le folli misure di austerità che ci stanno gettando in una recessione economica gravissima. Melénchon, il candidato del Fronte di sinistra, ha avuto un risultato storico.

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di Alfonso Gianni*

Appena chiuse le urne del primo turno delle presidenziali francesi, le Borse europee hanno mediamente perso il 3% (ma a Milano è andata peggio) e lo spread tra i nostri titoli e i Bund tedeschi è tornato a superare i 400 punti. C'è un legame diretto tra questo e la vittoria di Hollande? Tutti i titoli dei giornali accreditano questa tesi. Ma le cose non stanno così.

I motivi del nuovo allargamento dello spread e delle difficoltà delle Borse stanno altrove. Risiedono nella incapacità della politica della Ue di affrontare la crisi. Paul Krugman, il liberal americano premio Nobel dell'economia, l'ha definita senza mezzi termini una follia. Ovvero il rigore di bilancio, spinto fino alla sua costituzionalizzazione, come è avvenuto nel nostro paese senza che quasi nessuno se ne accorgesse, sta annichilendo l'economia reale senza produrre alcun sollievo allo stesso quadro finanziario.

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