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di Romina Velchi

Domani Di Pietro e Vendola terranno una conferenza stampa per presentare il loro «progetto per il centrosinistra, quello vero». Sarà, insomma, la risposta all'abbraccio (mortale?) tra Casini e Bersani, agli amorosi sensi tra Udc e Pd che dovrebbe portare ad un «governo politico» di larghe intese nel 2013. E che ha come conseguenza l'esclusione dall'alleanza dei terzi incomodi. Soprattutto dell'Italia dei Valori di Di Pietro (colpevole di fare scelte che lo stanno «allontanando dalla possibilità di partecipare ad un'alternativa di governo» come dice Latorre, vice presidente dei senatori Pd), perché invece le porte per Sel restano socchiuse. Casini non mette il veto e più di un esponente di rilievo del partito di Bersani continua ad auspicare una alleanza «da Casini a Vendola», ma c'è l'altolà del “partito di Repubblica”, secondo il quale «l'Italia non si può presentare in Europa con i ministri vendoliani e meno che mai dipietristi». Inoltre per Sel sarebbe come mettersi un cappio al collo: senza Di Pietro nella coalizione rischierebbe di finire stritolata. Di qui la freddezza di Vendola all'endorsement di Casini a favore di «un patto moderati-progressisti» (un'alleanza giudicata «irresponsabile») e la conferenza stampa congiunta con il capo dell'Idv. Il quale potrebbe anche spingersi a minacciare ripercussioni nelle tante giunte locali dove l'Idv governa insieme a Sel e al Pd. Si vedrà. Intanto, la marcia di avvicinamento tra Casini e Bersani prosegue, si direbbe trionfale, con Casini che si spinge persino ad aprire all'ipotesi che possa essere Bersani il candidato premier della futura coalizione: «E' del tutto normale che il Pd ambisca ad avere un suo candidato per quando sarà», i numeri contano, sostiene Casini; anche se c'è sempre «la possibilità di una scelta terza, come è stato per Monti, che non credo andrà a rinchiudersi in un cantuccio». Bersani, dal canto suo, gli restituisce il favore condividendo l'impostazione del leader Udc, secondo il quale se il vertice di Bruxelles dovesse chiudersi con un nulla di fatto «dovremo sostenere Monti ancora di più». Non solo. Dopo un ultimo tentativo di convincere il Pdl a sostenere una mozione unitaria per accompagnare il viaggio del premier in Europa, Pd e Udc hanno deciso di fare da soli e hanno presentato una risoluzione unitaria firmata anche da Fli e dall'Api. Ma non sono tutte rose e fiori. Intanto, nel Pd c'è il guaio delle primarie. L'ipotesi di una coalizione con i centristi le rende di fatto controproducenti e forse anche inutili: non solo perché a Casini notoriamente non piacciono, ma anche perché il sostegno del leader Udc sarebbe per Bersani e non per Renzi (la cui sfida alla leadership è tra i motivi che avevano indotto Bersani a lanciare la proposta delle primarie); il quale Renzi secondo il leader Udc «per molti aspetti è alla mia destra». Casini ovviamente si tira fuori: «Le primarie sono un problema del Pd». Eh sì, e il segretario Bersani non lo nasconde: «Non ci ho riflettuto. Non sto pensando a tutti i particolari, sto pensando a cosa ci succede sotto i piedi, siamo ad un passaggio storico». Il «particolare» delle primarie, dunque, resta in sospeso, come in fondo suggerisce anche Massimo D'Alema: prima il progetto, poi le primarie. Per non dire che ora c'è l'emergenza euro, la crisi, lo spread ed è facile (si fa per dire) essere tutti d'accordo. Ma domani, al governo insieme, che succederà su droga, unioni di fatto, riforma del lavoro, eccetera eccetera? A questo Bersani ci ha pensato?

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