argentinadi Patrizia Sentinelli
Buenos Aires esercita su di me una fascinazione particolare. Sarà la luce potente che esplode sulla città, o l’aria ribelle dei tangheros , oppure l’attraversamento dell’Avenida 9 de Julio e ancora la Boca che parla genovese, o gli antiquari di San Telmo con le madonne e i sifoni di selz colorati in vetrina a catturarti e a sospingerti in un’altra dimensione.
Sarà un insieme di cose ma è certo che la città portena è unica. La gusti di più se la percorri a piedi, quadra dopo quadra. Poi quando non c’è la fai più ci sono taxi , la Subte e bus in quantità. Ora l’inflazione è alta, e anche i taxi sono meno convenienti di qualche anno fa. Ma sono sempre un buon mezzo per muoversi. Alzi la mano e oplà già ci sei dentro, direzione Palermo Viejo o Belgrano….
La città esplode in un miscuglio di contraddizioni. Modernità e decadenza. Grandi marche nei negozi e nei centri commerciali e tanti cartoneros all’imbrunire. Ma c’è comunque una presenza della mano pubblica che sostiene e prova a regolare. Ciò che colpisce è soprattutto la vivacità sociale e politica molto intensa.

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di Nicola Melloni (liberazione.it)

 

La ricetta inventata per consegnare ai ricchi ciò che si ruba ai poveri

 

L’Italia è in recessione e ci rimarrà anche il prossimo anno. E la responsabilità maggiore ricade sul governo Monti (e sul suo predecessore Berlusconi). Se queste parole non le avesse dette il governatore della Banca d’Italia Visco, qualcuno avrebbe potuto pensare alla solita “propaganda comunista”. Ed invece….

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In quattro anni, dal 2008 al 2012 l’economia italiana ha perso ben 567 mila occupati. È quanto emerge dall’osservatorio Lavoro della Cisl. Nel terzo trimestre 2008, cioè subito prima dell’inizio della crisi mondiale, il tasso di occupazione era pari al 59%, corrispondente a 23.518.000 persone occupate: dopo 4 anni l’indicatore è sceso al 56.9%, pari a 22.951.000 occupati. L’analisi dei dati Istat del terzo trimestre 2012 evidenzia inoltre un netto peggioramento dell’occupazione. Infatti, la rilevata stabilità del numero di occupati non può considerarsi un segnale di uscita dalle criticità, essendo dovuta all’aumento degli occupati con almeno 50 anni, a sua volta provocato dalla forzata permanenza al lavoro per via delle riforme pensionistiche. A tale fenomeno corrisponde il calo di occupati tra i giovani. Gli effetti della crisi si mostrano anche nella riduzione del lavoro a tempo indeterminato, mentre crescono i dipendenti a termine e i collaboratori, e nella riduzione del tempo pieno con contestuale aumento del tempo parziale involontario. Infine, altro dato che segnala la drammaticità della crisi è quello relativo alla cassa integrazione: nel 2012, ricorda la Cisl, le ore di cassa autorizzate si attestano intorno al miliardo (1.090,6 milioni contro i 973,2 del 2011, pari a un +12,1%) per il quarto anno consecutivo: sono circa 500 mila lavoratori mediamente coinvolti ogni anno.Il settore più in sofferenza è il commercio, l’area geografica più penalizzata è il Centro Italia. Anche il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha parlato della crisi: «Rispetto al 2007 – ha detto – abbiamo perso 7 punti di Pil. Il cammino per riportarci alla situazione pre-crisi è lungo, ma verso fine anno dovrebbe esserci un cambiamento di segno».

 

(il manifesto)

di Mario Pianta (sbilanciamoci.info)

 

La Banca d’Italia vede un 2013 di recessione e corregge l’ottimismo passato, teme la disoccupazione e ammette che l’austerità peggiora la finanza pubblica. Tre notizie importanti per la campagna elettorale

 

Meno uno percento. La notizia è che per Banca d’Italia l’economia del paese sarà in recessione anche nel 2013, in un’eurozona senza ripresa, col prodotto in calo anche negli ultimi tre mesi. In Italia la disoccupazione – ora all’11,1% – salirà al 12%. Il rapporto debito/Pil – ora al 126% – continuerà a peggiorare nel 2013 e potrà ridursi solo dal 2014. Ma le vere notizie, dietro questi dati sono altre.

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venezuela cinadi Geraldina Colotti
«Desarrollo soberano». Questo l'imperativo categorico del governo bolivariano, che si serve del protagonismo cinese per fornire elettrodomestici a basso costo alla popolazione.
«Dobbiamo immaginare un modello di sviluppo che tenga conto della natura. Abbiamo un'unica nave, la terra, non possiamo farla affondare». Edmée Betancourt, ministra del Commercio e dello sviluppo, ci riceve negli uffici del Bandes, il Banco de Desarrollo economico y social de Venezuela. Intorno, pulsa il caos di Caracas, una città in grande trasformazione, « ma ancora indietro per quel che riguarda la raccolta dei rifiuti», dice la ministra, che mostra le immagini di alcuni progetti-pilota per la raccolta differenziata. Un obbiettivo ancora lontano, per le inadempienze di certe amministrazioni locali, ma anche «per l'assenza di formazione», sostiene Betancour.

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