Il forum dei movimenti per l’acqua presenta la proposta di legge regionale d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico

 Negli ultimi anni anche in Calabria, come nel resto d’Italia, si è diffusa la consapevolezza sociale dei rischi connessi alla mercificazione del bene comune acqua, e dimostrazione ne è la vittoria dei Sì ai referendum del giugno 2011: 780mila calabresi, oltre la metà degli aventi diritto al voto, si sono espressi chiaramente contro la privatizzazione del servizio idrico, sostenendo i quesiti referendari promossi dal Comitato “2 Sì per l’Acqua Bene Comune”.

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Documentazione e articoli tratti da http://leventicinqueundici.noblogs.org

Adesso è successo di tutto e di più: il fermo dell'Ilva, il Decreto del governo, persino il tornado. E l'Italia si è dovuta accorgere di Taranto, della sua gente che respira polvere di ferro, degli operai che muoiono di cancro, delle madri che sono costrette a dare latte alla diossina ai neonati, e tutti si sono concentrati sull'Ilva per convincersi che hanno un cuore, ma anche per non vedere tutto il resto. Una città di circa 180.000 persone chiusa in una cintura di veleni, perché l'Ilva è solo una parte del problema. In quel “territorio a perdere” ci sono l'Enel, la base Nato  con i suoi sottomarini atomici e chissà quali altre diavolerie; l'Arsenale della Marina Militare, la Cementir che scarica nel Mar Piccolo, due tra le discariche più grandi d'Europa e due inceneritori.

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http://www.altroconsumo.it/alimentazione/acqua/news/tariffe-acqua-bollette-in-netto-rialzo

Aumenti spropositati nell'ultimo biennio: in media oltre il 12%, con punte massime fino al 42. Firenze è la città con la spesa annua più elevata.

L'inchiesta sulle tariffe dell’acqua ha fornito cattive notizie. Nell’ultimo biennio i costi sono aumentati quasi ovunque: il rincaro più alto è stato riscontrato ad Aosta (42%). Rialzi a doppia cifra sono stati segnalati a Palermo (35%), Trieste (25%), Roma (21%), Milano, Pescara e Genova (17%), Ancona (15%), Bari (13%), Arezzo (12%), Bologna, Cremona e Verona (11%), Ferrara (10%). Soltanto tre città hanno mantenuto i prezzi uguali: Campobasso, Catanzaro e Salerno. Pochi gli aumenti contenuti: Catania (+1%), Brescia e Potenza (+3%). Scarica accanto l'articolo completo.

Differenze tra le città
A parità di consumi – prendendo il dato più diffuso: 200 metri cubi all’anno – il capoluogo più caro è stato Firenze: 503 euro all’anno. Subito dietro Arezzo (494), Pesaro (478), Pisa (461) e Ravenna (445). Molto meno dispendiose sono risultate città del Nord come Bergamo (198), Varese (187), Udine (182) e Milano (129), quest’ultima in assoluto la più economica in Italia. Bari, Ancona, Bologna e Firenze erano già sopra la media e oggi si ritrovano nel gruppo segnalato per i maggiori aumenti. Dal punto di vista geografico si può notare come l’acqua costi mediamente meno al Sud (254 euro). In Italia centrale è richiesto un esborso più alto rispetto al Nord: 371 euro contro 271.

Ci vogliono più regole
Fino a oggi è mancato nel nostro Paese un sistema di controllo centralizzato delle efficienze di gestione, in grado di vigilare sul funzionamento corretto del settore e sull’applicazione trasparente delle tariffe. La bolletta è già aumentata in molte città ed è concreto il rischio che ciò accada ancora. È necessario quindi definire al più presto un quadro di regole e avviare l’attività dell’Agenzia nazionale, che sia autorevole e indipendente, per vigilare sull’applicazione delle tariffe e la raccolta dati a livello nazionale sui soggetti gestori. Così che eventuali rincari futuri siano legati a investimenti e non a inefficienze.

Tariffe dell'acqua: i prezzi città per città

13 dicembre 2012

 

In un anno le bollette hanno subito rincari del 6%. In attesa di nuove regole sui prezzi, ci sono grandi differenze: la nostra rilevazione in 106 città lo dimostra. A Milano nasce il servizio Milano Blu per informare sull'uso dell'acqua del rubinetto.

 

Bollette dell’acqua sempre più salate: l’unica certezza - nel mondo del Sistema Idrico Integrato (che comprende erogazione dell’acqua potabile, fognature e depurazione) - è questa. I costi per i cittadini cambiano molto di città in città, sia per cause strutturali e territoriali che comportano investimenti differenti, ma anche per inefficienze dei gestori. Sui costi dell’acqua, inoltre, non viene ancora rispettato l’esito del referendum del 2011 e l’autorità a cui sono state affidate regolazione e vigilanza - l’Aeeg (Autorità per Energia Elettrica e Gas) - non ha ancora assunto pieni poteri. La maggioranza dei gestori si dice in attesa della nuova tariffa, ma intanto continua ad aumentare la vecchia. E il consumatore paga.

Grandi differenze da città a città
Uno dei dati che salta subito all’occhio è la grande differenza dei costi dell’acqua tra una parte e l’altra del Paese. Per capire quanto sono aumentate le tariffe abbiamo confrontato i dati del 2012 con quelli rilevati nelle precedenti indagini: 2009 e 2011. La tariffa a scaglioni (più si consuma e più si paga per metro cubo) comporta iniqui aumenti per le famiglie numerose. Abbiamo calcolato la differenza tra quanto spende al metro cubo il membro di un nucleo di due persone e quanto spende il componente di una famiglia di cinque: Firenze +76%, Roma +54%

 



aeegRosa Rinaldi, responsabile nazionale Ambiente di Rifondazione comunista-FdS, dichiara:

 

«Aderiamo con convinzione all’appello lanciato dall’Assemblea  Nazionale del Forum Nazionale dei Movimenti dell'acqua per la manifestazione nazionale di domani, sabato 15 dicembre, a Reggio Emilia. A un anno e mezzo dai referendum il governo Monti, oltre a non attuare i risultati di quello splendido esempio di democrazia, ha tentato di vanificare il risultato e insistere sulla mercificazione dell’acqua.

Giusto che la manifestazione si faccia a Reggio Emilia perché lì e a Piacenza sono scaduti gli affidamenti del servizio idrico ad IREN ed oggi anche in queste città è possibile fare come a Napoli, dove la giunta De Magistris di cui Rifondazione fa parte ha ripubblicizzato il servizio idrico dimostrando che ‘ripubblicizzare si può’».

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