di Loris Campetti

Caschi bianchi, gialli, arancione, blu. Bandiere sindacali, bandiere e fazzoletti dei 4 mori avvolti intorno al viso. Li indossano gli operai del «Sulcis in lotta» che cantano «Fortza Paris», operaie con t-shirt che anninciano: «Fiere di essere sarde». E tutti: «Non molleremo mai». Sono 500, sono tornati a Roma con il carico di rabbia di chi non vuole assistenza ma lavoro. Uno striscione a cento metri dall'ambasciata americana ricorda le origini dell'azienda che si vuole disfare di loro e della «loro» fabbrica: «Alcoa = U.S.A. e getta». Con loro ci sono i sindaci di un'isola a cui padroni e politica stanno togliendo il tappo per farla inabissare definitivamente.

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di Lo. C.

Metti una sera a cena, con la Fiom. In realtà le cene sono una decina e i dibattiti ancora di più, dallo scorso venerdì fino a domenica prossima. I metalmeccanici della Cgil stanno chiamando a rapporto a Torino la politica - diciamo la sinistra in tutte le sue varianti, comprese quelle a cui il termine sinistra va stretto - e la società per capire se è possibile costruire un percorso comune, e con chi, per tirare il paese fuori dalle secche della crisi senza lasciarsi alle spalle il lavoro e i diritti.
Quello in corso a Torino è il primo appuntamento dopo l'assemblea del 9 giugno, quando il sindacato di Landini chiamò a confronto i segretari dei partiti antiberlusconiani, parlamentari ed extra, per sapere se il lavoro c'entri qualcosa con i loro programmi di governo.

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di sbilanciamoci.info
Pubblichiamo il documento finale decimo forum di Sbilanciamoci! tenuto a Capodarco di Fermo 7-9 settembre 2012
La crisi italiana si fa più grave, la recessione è estesa in tutta Europa, la disoccupazione supera il 10% e colpisce un terzo dei giovani. È questo il risultato di cinque anni di crisi e delle politiche di austerità imposte dalla finanza e dall’Europa. Il governo Monti le sta realizzando in Italia all’insegna di un neoliberismo ideologico che non risolve i problemi, aggrava la crisi, minaccia la democrazia. È necessario un cambio di rotta.
Dalle iniziative di questi mesi e dalle discussioni alla “contro-Cernobbio” di Sbilanciamoci di Capodarco sono emerse sette proposte:

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di globalist.it

Pur di lavorare, anche in condizioni di schiavitù. A confermarlo, una storia raccontata dal Corriere del Veneto. Una storia che entra nell'album della crisi. Foto che arriva da quella parte di paese dove fino a quattro anni fa si parlava di miracolo del Nord Est, di locomotiva d'Europa.
La storia è quella di Paolo Sinigaglia, un padovano di 42 anni. "Ho lavorato per due anni in una azienda agricola sui Colli Euganei - racconta lo stesso Paolo - oltre ad accudire gli animali ed occuparmi della cura dei campi e del bosco dovevo anche fare il custode. Di fatto lavoravo 24 ore su 24. E questo, per 600 euro.

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di Lea Melandri

È tornata Miss Italia e quest’anno con costume intero e tante iniziative di “solidarietà e sociali”, misure che la dicono lunga sul moralismo necessario per coprire le ragioni essenzialmente economiche del concorso e l’uso spregiudicato di una logora concezione sessista della donna, fatta propria purtroppo anche da chi l’ha subìta storicamente. È vero, come ha detto Patrizia Mirigliani in risposta a chi aveva mosso accuse di “razzismo”, che le donne oggi «non si fanno trattare come oggetti».
Ma secoli di asservimento materiale culturale a un modello dato lasciano il segno, soprattutto se non solo di schiavitù si è trattato, ma della possibilità di usare a proprio vantaggio attitudini, identità, ruoli creati dal desiderio e dall’autorità del dominatore.

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