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di Roberto Pignoni
Martedì scorso la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha emesso una sentenza davvero storica. Dopo il ricorso presentato esattamente sei anni prima, il 26 giugno 2006, da un gruppo di «cancellati», la Corte ha ritenuto lo stato sloveno colpevole di alcune gravissime violazioni dei diritti umani, riferite all'art.8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare), all'art.13 (diritto a un rimedio legale effettivo) e all'art.14 (divieto di discriminazione) della Convenzione Europea sui Diritti Umani.

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121112affiledi Igiaba Scego
Il corteo procede in silenzio. Ogni uomo, ogni donna ha una fiaccola in mano in ricordo di tutte le vittime del fascismo. Sono venuti da tutta Italia per dire no al vergognoso monumento al gerarca fascista e criminale di guerra Rodolfo Graziani. Non in mio nome è stata denominata la manifestazione voluta dal comitato antifascista di Affile e dall'Anpi nazionale; non in mio nome sembrano aver pensato anche tutte le persone che con pullman e macchine si sono organizzate per arrivare in questa cittadina della Valle dell'Aniene. Gianfranco Azzali, "il Micio" e Sonia Storti, della lega di cultura, sono venuti da Piadena per non mancare a questa manifestazione.

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di Franco Russo

Chi vuole condurre avanti una mobilitazione contro la crisi economico-finanziaria, da cui le classi dirigenti stanno uscendo con soluzioni sociali e istituzionali liberiste, sembra stia smarrendo perfino la percezione della realtà politica.

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prcDi Stefano Galieni

Due giorni dopo il Cpn che ha definito tempi e modalità della fase congressuale, Paolo Ferrero interviene, proponendo un ragionamento che tiene insieme il tema della crisi con le proposte di Rifondazione comunista.

Parli spesso di "crisi costituente". Cosa intendi?

E' una crisi che cambierà tutto, che "costituirà" una nuova realtà delle cose. Non ci troviamo dinnanzi ad una crisi ciclica, ma del capitalismo in quanto tale. Questo vuol dire che per uscire dalla crisi occorre cambiare radicalmente politiche economiche e quindi demolire privilegi ed equilibri di potere costruiti in 25 anni di neo liberismo. Occorre discontinuità perché sono proprio le politiche neoliberiste che hanno portato alla crisi.

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no-licenziamento-300x186Intervista a Nanni Alleva di Antonio Sciotto

«È vero, il reintegro è ridotto ormai a una ipotesi di scuola, quasi impossibile. Eppure Confindustria si straccia le vesti e il Pd e i sindacati cantano vittoria, ma la loro è una vittoria di Pirro». Nanni Alleva, giuslavorista per lunghi anni coordinatore della consulta del lavoro della Cgil, avvocato che ha seguito decine e decine di cause per licenziamento, non ha dubbi: quello sull'articolo 18 è un grande passo indietro. Ma c'è di più, Alleva segnala un aspetto finora trascurato e ugualmente grave: sono stati indeboliti anche i licenziamenti collettivi.

Partiamo proprio dai collettivi: perdono anche loro le garanzie?

Purtroppo sì.

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di Giorgio Cremaschi

Perchè i lavoratori, i cittadini, il popolo greco dovrebbero impiccarsi alla corda degli strozzini di tutta Europa? Perchè la Grecia dovrebbe rinunciare a stato sociale, diritti, regole, sicurezza; vendere all'incanto i propri beni comuni, a partire proprio dall'acqua, per far quadrare i conti delle grandi banche europee e americane? Questa è la domanda di fondo che si pone oggi in quel paese e, a breve, in tutta Europa.
Si dice che i debiti devono essere sempre pagati, e così quello pubblico della Grecia. Tuttavia quando due anni e mezzo fa le principali banche occidentali rischiavano il fallimento, i governi stanziarono da 3.000 a 5.000 miliardi di euro, secondo le diverse stime, per salvare le banche private ed i loro profitti. Oggi si nega alla Grecia da un trentesimo a un cinquantesimo di quella cifra, se non vende tutto, comprese le sue belle isole come sostengono alcuni quotidiani economici tedeschi.
I banchieri e i grandi manager occidentali hanno visto, grazie al colossale intervento pubblico, aumentare del 36% in un anno i propri giù lauti guadagni, mentre il reddito medio dei lavoratori greci è calato del 25%. Questa è la realtà su cui sproloquiano gli innamorati dell'Europa delle banche e del rigore. Quei falsi profeti che con l'euro sono riusciti nella magica operazione di svalutare tutte le retribuzioni dei lavoratori europei e di rivalutare tutti i profitti dei loro padroni.

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bastilledi Bruno Giorgini
Da domani parleremo di Sarkozy che sale nei sondaggi e attacca fino all’insulto il candidato socialista Hollande che per ora non reagisce, di Marine Le Pen che impazza sull’estrema destra fino a cercare l’alleanza coi nazionalisti corsi.

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nato

di Manlio Dinucci

Contrariamente a quanto sembra, anche la Nato impara. «Essa trae sempre lezioni dalle sue operazioni, ed è ciò che stiamo già facendo con la Libia», spiega l'ammiraglio Usa James Stavridis, comandante supremo alleato in Europa.

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121109innodi Redazione Fatto quotidiano
Gli italiani non sanno l’inglese; a scuola i bambini usano poco la tecnologia anche perché spesso le aule non sono dotate di lavagne multimediali o di connessione a banda larga; non sanno chi sono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, senza parlare di Ustica (“un aereo che è caduto perché la pista era corta”), di piazza Fontana o dei fratelli Cervi (“due che sono stati uccisi a Genova”) ma la politica italiana si preoccupa di rendere obbligatorio l’insegnamento dell’inno di Mameli. Ora sia chiaro: non ho nulla contro il testo composto da Goffredo Mameli su musiche di Michele Novaro.
In occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia lo feci ascoltare recitato da Roberto Benigni ma non ho mai obbligato nessuno ad impararlo perché ho ancora ben presente la noia che i bambini provavano nel ripetere per decine di volte quel testo imposto da zelanti maestre che per fare bella figura alla ennesima recita davanti alle autorità, avevano messo alla catena di montaggio i loro alunni per mesi.

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