120925albaAlba - Comitato esecutivo nazionale
Non una lista della sola Alba, nessuna riedizione dell'Arcobaleno. Una nuova rappresentanza di lavoro e beni comuni. Primo impegno le firme per i referendum
È arrivato anche per noi il momento di prepararci a saltare (Hic Rhodus, hic salta...). Di prepararci cioè a decidere sul che fare in vista delle elezioni politiche, con una discussione all'altezza dei propositi del nostro manifesto, che non ne tradisca né il merito né il metodo. Da Parma in poi abbiamo detto che non stiamo con il Pd che sostiene Monti, né nelle sue primarie prive di un orizzonte decente di contenuti; che vogliamo costruire un'alternativa a questo governo, al neoliberismo e alle politiche di austerità europee.
Diciamo subito che questa discussione non parte da zero. Che alcuni punti fermi già ci sono:
1. La questione dell'urgenza. Abbiamo detto che ci muovevamo perché avvertivamo che non c'era più tempo. Che la crisi dei partiti tradizionali aveva raggiunto un punto tale da minacciare di contagiare le istituzioni e la stessa democrazia.

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di Monica Pasquino

In tante e in tanti nei mesi passati abbiamo lottato contro il ddl Fornero e contro l'aumento delle aliquote della gestione separata Inps, mentre il dibattito pubblico sulla riforma del mercato del lavoro trattava solo l'articolo 18.
C'era Giulia, che lavora in una delle 13 strutture sanitarie del San Raffaele che verranno chiuse tra pochi giorni. C'era Luca, che paga 300 euro un posto letto, anche se avrebbe diritto a un alloggio nelle residenze universitarie, decurtato per la penuria di risorse. C'era Chiara, che non troverà un nuovo impiego perché la Regione Lazio ha affossato i contributi alla cultura.

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di Andrea Fabozzi
La lista civica nazionale non basta più, un manifesto dei sindaci per il centrosinistra «Alba è un pezzo di un movimento più grande. Alleato o meno al Pd. Ma la partecipazione dei primi cittadini dev'essere meritata, non interveniamo su chiamata. Non vinceremo certo discutendo dell'Udc»

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8lega

di Roberto Biorcio
Come cambierà la Lega dopo la sostituzione della leadership di Bossi con quella di Maroni? Se non esistessero tensioni e contrapposizioni, le trasformazioni potrebbero essere progressive e senza scosse, come si è verificato con il passaggio della leadership del Front National da Jeanne-Marie Le Pen alla figlia Marine. Il cambiamento nella Lega è più difficile, perché Bossi ha mantenuto fino al congresso federale forti resistenze alla cessione di suoi poteri.

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quartostato1

Intervista a Luciano Gallino di Matteo Pucciarelli

Il povero ragioniere Ugo Fantozzi, reduce da una delusione amorosa in ufficio, prese in mano le "letture maledette" del compagno Folagra, il rivoluzionario con la barba lunga e la sciarpa rossa emarginato da tutti. Mesi di studio, e all'improvviso, curvo sui libri accatastati in salotto, sbatté il pugno sul tavolo: «Ma allora mi han sempre preso per il culo!». Quasi come una rivelazione divina: Fantozzi aveva capito tutto.

Ecco, la lettura dell'ultimo lavoro di Luciano Gallino "La lotta di classe dopo la lotta di classe" (intervista a cura di Paola Borgna, editori Laterza) può sortire lo stesso effetto.

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berlusconiriccodi Franco Frediani
Pur con i dovuti distinguo, il Cavaliere ha ragione: "La situazione oggi è ben più grave di un anno fa quando lasciai il governo e oggi l'Italia è sull'orlo del baratro". Vuol forse dire che rimpiangiamo “sua Emittenza”? Ma no... La sua ennesima sceneggiata null'altro è se non un tentativo penoso di ridarsi una parvenza di importanza, di utilità che non ha più da tempo (ammesso che ne avesse avuta mai una...). La gravità della situazione è data dal subentro di un premier ed di un governo con un "contratto" ben preciso: dissanguare l'Italia attingendo alle fonti facilmente individuabili, i lavoratori! B (Berlusconi) è stato ovviamente l'antesignano di questo modello politico ma la sua "condotta" ha creato l'implosione di un sistema che non era più tollerato neppure dalla sua parte politica.

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5europa

di Mario Pianta
Il vertice dei 4 di Roma non ha deciso niente sui nodi di fondo: debito, recessione, democrazia. Al summit di Bruxelles si rischia il fallimento. Un'alternativa c'è. Se ne discuterà al forum internazionale "Un'altra strada per l'Europa", che si terrà nel Parlamento europeo il 28 giugno, in parallelo al Consiglio europeo
C’è poco di nuovo in quanto si è detto al vertice dei quattro maggiori paesi europei chiuso venerdi a Roma, e c’è molto di non dettosull’accelerazione della crisi europea. Tra quattro giorni a Bruxelles la stessa sceneggiatura sarà rappresentata di nuovo, questa volta a ranghi completi con 27 paesi, ma né la trama e né il finale dovrebbero riservare sorprese.

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di Alberto Burgio

Di che cosa si può parlare oggi? Di che cosa dovrebbe parlare la politica oggi? Di solito la politica parla di se stessa. Schieramenti, alleanze, elezioni. Tutt'al più, programmi e decisioni. Questa sembra la materia naturale, questo l'oggetto di un discorso serio della e sulla politica. Infatti di queste cose si continua a parlare, in modo più o meno decente e coerente. Mentre, coerentemente, si persevera in pratiche consuete (nomine e spartizioni varie).

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121026maranoIntervista a Giovanna Marano di Patrizia Abbate
«Ho toccato con mano la distanza del palazzo dalla vita reale di chi si impoveriva ogni giorno di più». Il Pd? «Ha ritenuto prioritario allearsi con l'Udc, grave responsabilità»
Lavoro, giovani. Sono le due parole che ripete più spesso in questo tour de force che la sta portando in giro per la Sicilia da circa un mese, in una ostinata e difficile rincorsa come candidata "di rimpiazzo" della sinistra. E non potrebbe essere altrimenti visto che Giovanna Marano fino a un mese fa era una sindacalista della Fiom, di cui è stata a lungo segretaria regionale. In prima linea nelle vertenze più aspre degli ultimi anni, a cominciare da quella dolorosissima di Termini Imerese, sulla quale si infiamma molto: «Bersani ha avuto coraggio a venire qui a parlare di lavoro, lui che quando hanno chiuso lo stabilimento Fiat non ha detto una parola e riteneva credibili i piani di Marchionne. E poi mi pare che sia anche uno dei complici della riforma Fornero, o no?».

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