Al tavolo convocato in pompa magna con tutte le parti sociali il ministro Orlando si è ripresentato con una proposta totalmente inadeguata, che mantiene l’impostazione inaccettabile delle linee guida e soprattutto senza nessuna cifra relativa alle durate, agli importi e al reperimento delle risorse; né sull’estensione della cassa integrazione né sui sussidi di disoccupazione
Il vizio principale, lo ribadiamo, risiede nell’impostazione di fondo della riforma esplicitata dall’ossimoro, universalismo differenziato, utilizzato nella presentazione per appropriarsi del primo termine positivo che poi viene negato col secondo.
Infatti non c’è nulla di universalistico nella proposta del ministro; anche dallo striminzito documento presentato ieri sembrano emergere sperequazioni di trattamento tra categorie, tipologie contrattuali e settori produttivi, sicuramente nella durata delle prestazioni, differenziata appunto in base alla dimensione delle aziende.
Così dopo aver approvato lo sblocco dei licenziamenti senza la riforma degli ammortizzatori sociali promessa per l’estate ci sono tutte le premesse perché si arrivi allo sblocco completo dei licenziamenti , previsto per il 31 ottobre, nelle identiche condizioni.
È non promette nulla di buono il rifiuto delle associazioni padronali, i cui dipendenti sono più a rischio, di farsi carico delle contribuzioni necessarie per estendere anche alle loro aziende gli ammortizzatori sociali.
Un grande rilancio delle lotte si conferma come unica strada per affermare i diritti e le tutele realmente universali che governo e padroni non intendono garantire.
Rifondazione C’è.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea

Molti cittadini europei non possono fare nemmeno una settimana di vacanze. Anche così si manifesta in Europa la crescita delle disuguaglianze prodotta dalle politiche neoliberiste che hanno tagliato salari, pensioni e protezioni sociali.
E’ quanto emerge da un report della CES basato sull’elaborazione di dati Eurostat sui cittadini e lavoratori europei a rischio povertà secondo cui ben 35 milioni di europei, il 59,5% di quelli il cui reddito è sotto la soglia del rischio povertà, non possono permettersi nemmeno una settimana di vacanze all’anno fuori casa.
L’Italia occupa il primo posto di questa triste graduatoria con ben 7 milioni di persone seguita dalla Spagna con 4,7 milioni, la Germania con 4,3 milioni, la Francia con 3,6 milioni.
Non siamo sorpresi da questi dati avendo denunciato da tempo gli effetti delle feroci politiche neoliberiste degli ultimi decenni in termini di disoccupazione, precarietà, bassi salari, aumento delle povertà; i salari da fame in particolare sono responsabili del fatto che una percentuale enorme della popolazione italiana, ben il 27% è a rischio povertà.
Non siamo nemmeno sorpresi del fatto che mentre si enfatizzano come strumenti di distrazione di massa i risultati dei nostri atleti alle olimpiadi, questo primato da veri numeri venga fatto passare dal governo e dai media amici completamente sotto silenzio.
La Ces presenterà questi dati alla Commissione europea per chiedere che la Direttiva sui salari minimi in preparazione contenga l’indicazione che essi non siano inferiori al 50 per cento della media , in modo da togliere ben 24 milioni di lavoratori dal rischio povertà.
Sappiamo che spesso le Direttive Ue lasciano il tempo che trovano e che essendo i salari italiani tra i più bassi d’Europa una retribuzione media sarebbe comunque insufficiente, ma va colta l’occasione per aprire una grande discussione nel paese.
Siamo impegnati per un autunno di mobilitazioni in cui oltre alle lotte contro i licenziamenti, la precarietà, l’occupazione e la riduzione d’orario si rimetta al centro la richiesta di un salario minimo orario di 10 euro netti.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea

No alla svendita di MPS e Si alla creazione di un Polo Bancario Pubblico

La svendita del Monte dei Paschi di Siena a Unicredit comporterà un taglio di dipendenti, la chiusura di numerose filiali e di fatto lo smembramento della banca, oggi a controllo pubblico, con ulteriore concentrazione del settore bancario.

Tutto il denaro pubblico sino ad oggi impiegato per il suo “salvataggio” e quello che ancora dovrebbe essere speso per rendere MPS appetibile al Mercato (ricapitalizzazioni, acquisto e garanzie sugli NPL, copertura dei rischi legali dovuti alle cause intentate contro le scellerate gestioni precedenti) risulterebbe una sorta di inutile contributo “a fondo perduto”.

Rifondazione Comunista è fortemente contraria a qualsiasi ipotesi di cessione del MPS ad un gruppo bancario privato, fatto che non rappresenterebbe di certo il completamento del piano di rilancio della “più antica banca del mondo” ma ne causerebbe inevitabilmente lo smantellamento e la scomparsa, con gravi ripercussioni territoriali e occupazionali.

Esprimiamo inoltre la totale contrarietà a tale progetto perché riteniamo che MPS, assieme alla Popolare di Bari (anch’essa ormai sotto controllo statale) debba essere il perno attorno al quale si ricostituisce un polo pubblico del credito indispensabile per rilanciare l’economia e l’occupazione del paese nel difficile contesto della doppia transizione ecologica e digitale.

Solo attraverso una decisa presenza pubblica nel credito, politiche industriali dedicate e l’intervento diretto del pubblico in economia sarà possibile attuare la necessaria riconversione ambientale delle nostre produzioni, finanziare il welfare, salvaguardare le filiere produttive strategiche, mettere in campo il grande piano nazionale per la piena e buona occupazione di cui il paese ha assolutamente bisogno.

Per questo siamo contrari ad operazioni di mero salvataggio con spreco dei soldi pubblici a vantaggio dei privati e del mercato al di fuori di qualsiasi visione strategica. Le iniezioni di denaro pubblico sono accettabili solo dentro un piano di lungo periodo sulla base di un piano complessivo nell’interesse pubblico

Occorre contrastare con forza le scelte del governo di privatizzare i profitti e socializzare le perdite delle imprese e di bloccare la ripresa di un sistema bancario pubblico italiano come imposto dalla Ue. Esattamente il contrario di ciò che sarebbe necessario per la ricostruzione di un sistema paese all’altezza delle sfide presenti e future.

Antonello Patta Responsabile Nazionale Lavoro
Giancarlo Ilari, Ufficio Credito Assicurazioni
Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea

"Presenti alla manifestazione nazionale lanciata dal collettivo di fabbrica della GKN a Campi Bisenzio, dietro alla parola d’ordine Insorgiamo".

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro PRC/Se

Dmitrij Palagi, segretario provinciale PRC Firenze

Il collettivo di fabbrica della GKN di Campi Bisenzio prosegue la sua lotta con l’assemblea permanente: per oggi ha lanciato una manifestazione nazionale che partirà dai suoi cancelli e come Partito della Rifondazione Comunista saremo ovviamente presenti, assieme alle nostre comunità militanti e con tutti i rappresentanti degli enti locali della zona, sapendo quanto poco si aspettano le lavoratrici e i lavoratori dalle istituzioni, che continuamente vedono le forze di governo esprimere parole di solidarietà, senza nessun tipo di azione risolutiva a favore del lavoro e di chi lavora.

L’azienda, in mano a un fondo di investimento che in pochi giorni ha guadagnato in borsa con la procedura di licenziamento e chiusura dello stabilimento, nonostante non fosse in perdita, ha beneficiato dei soldi della legge 808 per il sostegno all’industria aeronautica.

Ha preso soldi pubblici e ora lascia al territorio una situazione drammatica per 500 persone, con le loro famiglie gettate nella totale incertezza, insieme ai loro mutui, affitti, bisogni.

Siamo e saremo parte di questa lotta, garantendo il massimo sostegno alle decisioni che verranno assunte dal collettivo di fabbrica e pretendendo soluzioni che rimettano al centro il ruolo del pubblico, decisivo non solo per la salvaguardia della Gkn, ma per la tenuta e il rilancio dell'automotive nella difficile transizione ecologica di fronte alla quale pesano i ritardi del capitalismo nostrano e l'assenza di questo come dei precedenti governi. Ci battiamo per l'unificazione e l'ampliamento delle lotte, l’unica strada per avviare una riconversione dell'economia che metta al centro il lavoro, la cura delle persone e l'ambiente e marginalizzi la finanza.

Maurizio Acerbo, Segretario nazionale,
Antonello Patta, Responsabile nazionale lavoro,
Dmitrij Palagi, segretario provinciale Firenze, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Un’altra multinazionale dell’automotive, la statunitense Timken, ha annunciato ieri la chiusura dello stabilimento di Villa Carcina, in provincia di Brescia, e il licenziamento di 106 lavoratori. Dopo la Gianetti Ruote  di Ceriano Laghetto e la Gkn di Campi Bisenzio è la terza azienda del settore che, in pochi giorni, approfitta dello sblocco dei licenziamenti per procedere alla cessazione delle attività e lasciare a casa i propri dipendenti.
E viene fatto con modalità  cui queste società di rapina ci hanno abituato da anni: un totale disprezzo per la dignità delle persone   e la più completa indifferenza  sulla sorte dell’economia dei territori.
Non erano necessarie queste nuove verifiche, sulla pelle dei lavoratori, per capire che la  famosa “presa d’atto”  di governo e parti sociali con annessa raccomandazione alle imprese a non licenziare  era solo una foglia di fico senza alcun effetto.
Dietro questa scelta è evidente la volontà di questo governo di continuare a fidare nelle logiche del mercato e del profitto, le stesse che hanno prodotto il declino economico e produttivo del paese, sei milioni di disoccupati reali e condannato milioni di persone, specie donne e giovani a lavori precari con tutele sempre più scarse e salari da fame.
Non è un caso che il governo non abbia uno straccio di politiche industriali, che di fronte ai rischi enormi che la rivoluzione  della mobilità in atto produrrà sul settore dell’auto e sulla componentistica, nel Pnrr non se ne parli nemmeno.
Salutiamo positivamente  e sosteniamo le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici della Gkn, della Gianetti e ora della timken, ma non si può continuare a difendere una fabbrica alla volta con lotte parziali come avviene da tempo.
Ai piani di ristrutturazione globale del sistema produttivo ai danni dei lavoratori  bisogna rispondere con la ripresa di grandi lotte unitarie per affermare il primato del lavoro e delle persone rispetto ai profitti; per una riconversione ambientale delle produzioni che abbia al centro un grande piano per l’occupazione fondato sulla  riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, il rilancio del pubblico , più diritti per tutte e tutti.

Antonello Patta, Responsabile nazionale lavoro
Fabbrizio Baggi, Segretario della Lombardia
Partito della Rifondazione Comunista /Sinistra Europea

Oggi è toccato a un lavoratore di una ditta in appalto alla Marcegaglia di Ravenna. Un'altra morte annunciata dalle condizioni di sfruttamento, dai turni massacranti senza pause e orari di lavoro impossibili; Generoso, così lo chiamavano i compagni di lavoro, per la sua disponibilità verso tutti aveva 63 anni, un'età in cui in un paese civile bisognerebbe riposarsi da una vita di lavoro, coltivando gli affetti , gli interessi sociali e culturali. Invece no, ti obbligano a continuare a lavorare anche nelle condizioni più faticose nonostante i padroni delle aziende sappiano bene che proprio in quella fascia d'età si raggiunge, secondo l'Inail, il picco della mortalità e degli infortuni sul lavoro.
Questa ennesima tragedia che colpisce un altro figlio della classe operaia rende ancora più evidente l'insostenibilità di un capitalismo che disprezza la vita, che non solo non riduce il tempo di lavoro giornaliero e nell'arco della vita, ma ricorre a tutti i mezzi come le catene di appalti e subappalti per aumentare lo sfruttamento, ridurre salari, tutele e sicurezza sul lavoro:
E chiama pesantemente in causa il governo che mantiene in vita tutte le norme che, rendendo i lavoratori più ricattabili, li obbliga a subire condizioni di lavoro, che, come confermano sempre le indagini della magistratura, sono all’origine della violazione delle norme sulla sicurezza e dunque degli omicidi sul lavoro.
Rifondazione Comunista è al fianco delle rappresentanze sindacali dello stabilimento hanno prontamente indetto lo sciopero che proseguirà anche domani per tutta la giornata, ma è il tempo di una grande mobilitazione che coinvolga tutto il mondo del lavoro per dire definitivamente basta a questa strage infinita di figli della classe operaia, quelli che per vivere sono costretti a vendere le proprie braccia anche quando non sono garantite la dignità e la sicurezza. Una lotta che abbia come primi obiettivi la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, una pensione dignitosa a 60 anni, un salario minimo legale, pari diritti e pari tutele per tutte e tutti e la dotazione di mezzi e personale pubblico che permettano controlli rigorosissimi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il nostro cordoglio e la nostra vicinanza ai familiari del lavoratore ucciso e tutta la nostra solidarietà ai compagni di lavoro e alle rappresentanze sindacali di fabbrica.

Antonello Patta Responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea

Lo sblocco dei licenziamenti, com’era prevedibile, ha creato un clima favorevole ad operazioni di macelleria sociale.

Per quanto la rinuncia, da parte della Whirlpool, all’utilizzo delle 13 settimane di cassa integrazione - col relativo avvio delle procedure di licenziamento collettivo -sia una manifestazione di sfrontatezza ed arroganza, non si può nascondere l’inerzia del Governo rispetto ad una vertenza che va avanti da due anni che, nella migliore delle ipotesi, ha visto soltanto inconsistenti proposte di riconversione dello stabilimento di Via Argine.

La vicenda Whirlpool è la drammatica conferma della mancanza di una politica industriale, nello specifico lo stabilimento napoletano fa parte di un territorio, quello della Zona Orientale del capoluogo partenopeo, che da tempo è stato individuato formalmente come “area di crisi industriale complessa”, eppure le istituzioni nazionali e regionali non vanno oltre periodici incentivi che servono soltanto a spostare risorse pubbliche a garanzia dei profitti senza fermare le delocalizzazioni.

In questi giorni, il governo Draghi - difronte all’entusiasmante successo degli europei di calcio - ci ha riempito di retorica patriottarda ma, come le istituzioni europee, “dimentica” l’interesse nazionale quando si tratta di difendere il patrimonio produttivo.

Occorre una politica industriale pubblica all’interno di un modello di sviluppo ad economia mista, l’unico che può porre un freno alle politiche liberiste anche forzando il quadro di direttive e regolamenti europei sempre più insostenibili sotto il profilo sociale e di una politica economica che rilanci un’ottica di programmazione generale nel campo industriale favorendo anche processi di autogestione come strumento di risoluzione delle crisi.

E’ tempo che questo cambiamento di indirizzi sia uno dei temi centrali di uno SCIOPERO GENERALE che unifichi le sempre più numerose vertenze.

Antonello Patta, Responsabile lavoro
Rosario Marra, Segretario provinciale Napoli, Partito della Rifondazione Comunista- Sinistra Europea

Lo sblocco dei licenziamenti deciso dal governo Draghi continua a mietere vittime. Dopo la Gianetti di Ceriano Laghetto è il turno della GkN di Campi Bisenzio: l’azienda del settore automotive ha avviato una procedura di licenziamento che lascerà a casa tutti i propri dipendenti, 422 lavoratrici e lavoratori.

Un’iniziativa intollerabile quella dell’azienda, già condannata dal tribunale di Firenze per condotta antisindacale, tanto più in quanto messa in pratica sprezzantemente attraverso una semplice comunicazione a freddo via mail direttamente ai dipendenti.
Questo vergognoso comportamento messo in atto da un’azienda, la GKN, associata a Confindustria, un vero e proprio insulto ai lavoratori e alle rappresentanze sindacali, la dice lunga sul senso della “raccomandazione” sottoscritta dalle rappresentanze padronali insieme a governo e sindacati.
E conferma tristemente, come l’approvazione in parlamento della norma che allarga ancor di più le maglie del lavoro precario, quanto denunciamo da tempo: l’utilizzo delle risorse del Recovery Plan per ristrutturare le imprese ai danni dei lavoratori, dell’economia di interi territori e di importanti settori produttivi senza nemmeno mettere in campo piani industriali e occupazionali alternativi.

La GKN è un'altra delle aziende che nel tempo ha beneficiato dei soldi della legge 808 per il sostegno all'industria aeronautica. GKN infatti nel 1986 aveva acquistato per 286 milioni la Westland Aircraft, per poi guidarne la fusione con l'italiana Agusta, e poi rivendere il tutto intascando oltre 1 miliardo di sterline.

La GKN aveva acquisito l'Agusta Westland e in base alla legge 808 ha ricevuto, tra comparto civile e militare, ben 450 milioni, restituendone ad oggi meno di 100.

E’ indispensabile unirsi subito intorno alle lavoratrici e ai lavoratori della GKN perché questo fatto gravissimo merita, come già hanno affermato i compagni e le compagne di Rifondazione Comunista sul territorio di Firenze, una risposta immediata contro tutti i tentativi di colpire i lavoratori anche durante una ripresa realizzata con soldi pubblici.
No ai licenziamenti. Sosteniamo la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori della GKN!

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Antonello Patta, responsabile lavoro del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Il parlamento ha approvato la norma, voluta con forza da Lega e Pd, che elimina del tutto, per i contratti a termine, le causali, definite dal decreto “dignità”, che giustifichino la temporaneità reale delle esigenze dell’impresa, in assenza delle quali lo stesso decreto aveva previsto l’obbligo della conversione del
contratto a termine in contratto a tempo determinato.
Già il governo Draghi, aderendo alle pressanti richieste di Confindustria, aveva approfittato dell’emergenza per consentire alle aziende, che già godevano della possibilità di assumere lavoratori a termine per un anno senza giustificazione alcuna, il rinnovo per una volta per 12 mesi senza causali.
Ora con la modifica approvata dal parlamento la regolazione delle proroghe e dei rinnovi è lasciata totalmente nella disponibilità della contrattazione collettiva anche aziendale;
Viene così smantellato il decreto bandiera del Ms5 stelle, un argine già insufficiente rispetto alla precarizzazione introdotta dalla legge 30 e dal jobs act che si manifesta soprattutto con la prevalenza di contratti di lavoro inferiori a 6 mesi.
E’ comunque un'ulteriore via libera alle assunzioni precarie che saranno facilitate in parte dalla debolezza delle rappresentanze sindacali aziendali, ma soprattutto dalla complicità dei sindacati gialli firmatari delle centinaia di contratti pirata, ma legali, che in questi hanno hanno ridotto salari e tutele a livelli vergognosi.
Pd e Lega fanno a gara nell’esprimere la propria soddisfazione per il risultato raggiunto, Confindustria ringrazia, ma ad uscirne confermata è l’ispirazione neoliberista complessiva di questo governo che anche nel PNRR prefigura una ristrutturazione del sistema economico aumentando la precarietà e la flessibilità.
Ci sarebbe bisogno di una svolta con un piano per il lavoro che preveda la riduzione d'orario a parità di salario, il rilancio dell'obiettivo della piena occupazione a partire da un milione di assunzione nel pubblico, largamente al di sotto della media europea, un salario minimo orario legale contro i salari da fame, la fine delle esternalizzazioni, dei subappalti e delle false cooperative, l'abrogazione delle norme che precarizzano. Tutti obiettivi che questo governo dei padroni non intende perseguire.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Antonello Patta, responsabile lavoro del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

L’incontro governo sindacati sul tema dei licenziamenti si è concluso con la conferma della scelta gravissima del governo di sbloccare i licenziamenti tranne che per settori limitati.
Così si legge nell’inusuale “presa d’atto” firmata da Governo, sindacati e imprese che si riassume nel risibile impegno a “raccomandare” alle aziende di utilizzare le nuove settimane di cassa integrazione gratuita(!) concesse in alternativa ai licenziamenti
Non poteva che finire così con un presidente del consiglio e un governo schierati con Confindustria. Dopo la pugnalata di Letta che ha blindato la scelta del governo era difficile far retrocedere Draghi.
Prevale di nuovo Confindustria assecondata pienamente dal governo Draghi che tutto ha fatto meno che mediare, sempre teso, come ribadito a chiare lettere anche nel Recovery Plan, a finanziare le imprese ed eliminare tutti i vincoli che possono ostacolare la libertà delle stesse di ristrutturarsi con soldi pubblici ai danni dei lavoratori.
L’accordo non ci sembra una vittoria per le lavoratrici e i lavoratori. Tutto il senso delle misure decise si riduce al fatto che viene data totale libertà alle aziende di decidere se licenziare o no. Vale per il tessile e la moda che avevano già chiesto loro stessi l’estensione della cassa covid per reggere fino alla ripresa, vale per tutte le altre che decideranno in base ai propri interessi.
È il caso che nella Cgil si apra una riflessione sulla reale natura del governo Draghi e su una piattaforma in grado di unificare un mondo del lavoro su cui sta ricadendo il peso della crisi.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Antonello Patta, responsabile lavoro del Partito della Rifondazione Comunista

Rifondazione Comunista sostiene lo sciopero nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori del settore ambientale, elettrico, gas, acqua indetto da Cgil, Cisl e Uil per chiedere la modifica dell’articolo 177 del codice degli appalti.
Con l’entrata in vigore di questa norma le aziende concessionarie sarebbero obbligate a esternalizzare entro il 31 dicembre 2021 l’80% delle attività con gravissime ricadute immediate sui posti di lavoro, la destrutturazione dell’intero settore con conseguenze pesanti sui servizi essenziali forniti.
I lavoratori verrebbero colpiti doppiamente pagando da un lato la perdita di posti di lavoro nelle aziende che vedrebbero ridimensionate le proprie attività, dall’altro gli effetti nefasti di uno spezzettamento che produrrebbe appalti al ribasso, lavoro precario e contratti pirata.
Si distruggerebbe un grande patrimonio di professionalità che durante il lockdown è stato decisivo per continuare a fornire servizi di qualità ai cittadini e si allargherebbe l’area del lavoro non tutelato, malpagato e spesso illegale.
Abbiamo sempre criticato la trasformazione delle aziende pubbliche in Spa, aziende di diritto privato soggette alle leggi del mercato in nome dell’efficienza; con la stessa forza ci opponiamo al tentativo di procedere a questa ulteriore privatizzazione selvaggia il cui unico scopo è garantire profitti sempre più alti e distruggere ancora di più i diritti dei lavoratori senza nessun riguardo per la qualità dei servizi.
Ci uniamo ai sindacati del settore nel chiedere al governo e al parlamento una modifica immediata di questa norma.
A dieci anni dal referendum invece di ripubblicizzare come avrebbe imposto il voto popolare la politica continua a lavorare per la consegna del settore dei servizi alla logica del capitalismo selvaggio.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Antonello patta, responsabile lavoro del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Oggi pomeriggio i sindacati incontreranno il governo per ribadire la richiesta di proroga del blocco dei licenziamenti fino a ottobre.
Ma Enrico Letta ha già pugnalato alle spalle lavoratrici e lavoratori definendo "unica opzione ragionevole" quella del governo.
Il segretario del PD con un tweet ha ammesso che il PD non si è mai battuto per mantenere il blocco. Ma la cosa più grave è che Letta definisce la posizione del governo come "l'unica opzione ragionevole" delegittimando completamente le richieste di Landini e dei sindacati che evidentemente sono per il PD irragionevoli.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Antonello Patta, responsabile lavoro del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Oggi 23 giugno è la giornata mondiale dei servizi pubblici sancita dall’ONU nel 2002 per celebrare il loro fondamentale ruolo per i diritti e la coesione sociale.

Ma le politiche neoliberiste degli ultimi 20 anni non solo non ne hanno sostenuto l’estensione, ma li hanno colpiti con tagli alle strutture e al personale che li hanno gravemente impoveriti e reso difficile il loro funzionamento indispensabile per la salute e la vita delle persone.

Le conseguenze si sono viste nell’incapacità delle economie più potenti del mondo di far fronte alla tragedia del covid con le note drammatiche conseguenze in termini di sofferenze e vite perdute.

Nonostante questo è solo grazie a ciò che di pubblico è rimasto e al profondo senso dell’etica pubblica dei lavoratori e lavoratrici della sanità, della scuola, dei servizi che si sono evitate conseguenze più gravi.

È risultata evidente a tutte e tutti la necessità di un rafforzamento del pubblico, specie in Italia dove le politiche di austerità e le privatizzazioni hanno colpito più duramente strutture e organici sottodimensionati al punto che servono 1 milione di dipendenti per stare almeno nella media europea.

Ora bisogna evitare il rischio, trascorsa la retorica degli “eroi” che prevalgano di nuovo gli interessi, le logiche e i vincoli che negli ultimi vent’anni hanno impoverito il pubblico e l’economia italiana.

Quelli nei quali l’obiettivo di spostare la ricchezza verso i profitti e le rendite tagliando la spesa pubblica, i salari e le pensioni veniva mascherato con la bugia della scarsità propagandata a reti unificata col mantra “i soldi non ci sono”

Oggi i fondi europei mostrano la falsità di quella solfa, da noi sempre denunciata. I soldi ci sono e altri se ne potrebbero ricavare da un fisco più giusto, ma, come dimostra il recovery plan non vengono utilizzati per un potenziamento strutturale del pubblico per il quale sarebbe indispensabile un grande piano di assunzioni, di riqualificazione e valorizzazione del personale. Non solo non si vuole assumere il personale necessario, ma anche sul fronte dei salari, tra i più bassi d’Europa, l’atteggiamento del governo è di chiusura rispetto alle legittime richieste.

Occorre una grande ripresa delle lotte per il rilancio del pubblico dentro un nuovo modello economico e sociale che metta al primo posto i diritti universali, la cura delle persone e dell’ambiente. Per questo da tempo proponiamo:

Assunzione di 500 mila lavoratrici e lavoratori stabili e consistenti aumenti salariali in tutti i settori della pubblica amministrazione per avvicinare l’Italia agli standard europei

Ripubblicizzazione dei servizi esternalizzati e ritorno alla gestione pubblica dei servizi dati in appalto con riassorbimento del Personale coinvolto

Cancellazione di tutte le forme di precarietà e ripristino del contratto a tempo pieno e indeterminato come norma in tutti i comparti della P.A

Eliminazione nella P. A. di tutti gli ostacoli occupazionali, professionali e salariali alla piena parità di genere

Partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici all’organizzazione di uffici e servizi, prevedendo forme certe di partecipazione degli utenti.

Rosa Rinaldi, responsabile nazionale sanità
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea

di Antonello Patta* -

Oggi, 22 giugno 2021, il sole 24 ore e Salvini spiegano magistralmente il reddito di cittadinanza come strumento per fornire alle aziende lavoro precario a basso costo. Il giornalista offre l’assist ricordando come la proposta del comitato scientifico istituito dal ministro Orlando per fare il tagliano al Rdc dovrà “necessariamente comprendere il link con l’occupazione”. Il leader leghista coglie la palla al balzo per sottolineare che così com’è oggi la legge è un disincentivo al lavoro perché “ci sono tante aziende calabresi che faticano a trovare personale per la stagione estiva”. E stigmatizza quei lavoratori che invece di lavorare per 500 euro preferiscono stare a casa e prendere il reddito di cittadinanza. Non si poteva chiarire meglio l’obiettivo originario perseguito da MS5 e Lega, non realizzato anche a causa del covid, di legare il “sussidio” all’accettazione obbligatoria di lavori anche intermittenti e poco dignitosi. E’ il tentativo di attuare fino in fondo anche in Italia un sistema di workfare che, come si vede nel bel film di Ken Loach “Io Daniel Blake”, esprime la morale autoritaria del capitalismo contemporaneo che pretende di educare i lavoratori a meritare i diritti sociali bollando come parassiti quanti si rifiutano di accettare lavori poveri, precari e malpagati. Un sistema che, come ricorda Roberto Ciccarelli, nei paesi in cui è attivo da anni ha prodotto la “trappola della povertà” che imprigiona le persone in un “circolo vizioso di bisogni non soddisfatti, carenza di proposte serie di lavoro e indebitamento”.

Occorre contrastare con forza il tentativo dei partiti di governo di emanare norme che legando il “reddito di cittadinanza” alle cosiddette politiche attive del lavoro lo trasformano in un sussidio funzionale all’ulteriore estensione di un mercato del lavoro senza tutele e diritti e del fenomeno dei lavoratori poveri.

Battersi per un vero reddito di cittadinanza universale senza vincoli di sorta è il modo migliore per affiancare le lotte contro tutte le forme di precarietà, per l’introduzione di un salario minimo legale in linea col dettato costituzionale, per restituire valore al lavoro e dignità ai lavoratori.

*Resp lavoro Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

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