Ancora morti sul lavoro, è notizia di oggi quella di due operai rispettivamente di 46 e 42 anni morti intossicati all'interno del Campus dell'università Humanitas di Pieve (MI) mentre stavano caricando una cisterna di azoto liquido utilizzato nei laboratori dell'ateneo e per alimentare l'impianto antincendio.

Per i due lavoratori, che erano dipendenti della ditta "Autotrasporti Pe" di Costa Volpino che lavora in subappalto per la monzese "Sol Group spa", a nulla sono serviti i soccorsi, al caso lavorano i carabinieri e il personale dell'Ats di Milano per verificare se ci siano stati errori nella manovra o mancanze strutturali e l'area è stata messa sotto sequestro. L'ipotesi è omicidio colposo.

Da tempo denunciamo una gravissima mancanza di sicurezza sul lavoro causata, tra le altre cose, dai tagli ai fondi destinati agli enti proposti al controllo e alla vigilanza effettuati da tutti i governi che si sono susseguiti e dalla tolleranza verso il proliferare di esternalizzazioni appalti e subappalti dove la mancanza di condizioni di sicurezza è favorita dalla ricattabilità.

Ora siamo davvero nel mezzo di una strage che non può andare proseguire.

Non si può morire di lavoro, si investa seriamente in sistemi di sicurezza e di controllo e si perseguano realmente le aziende che, nel nome del profitto, non rispettano i protocolli.

Tutta Rifondazione Comunista si stringe ai colleghi, agli amici e alla famiglia dei due lavoratori morti ed esprime loro le più sentite condoglianze.

Basta morti!

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Fabrizio Baggi, segretario regionale Lombardia
Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea

Brunetta, il ministro nemico dei dipendenti pubblici, fa demagogia da quattro soldi offendendo la dignità di una categoria fondamentale di lavoratori.
Dichiarare che covid e smart working sono stati utilizzati dai dipendenti pubblici come alibi per non fare nulla non è accettabile da parte di un ministro che dovrebbe dimettersi. Il Brunetta- pensiero esplicitato da post apparsi sul sito del ministero della pubblica amministrazione è populismo indecente che merita solo pernacchie.
Non è una novità per Brunetta che già detto nel 2008 aveva definito i dpendenti pubblici fannulloni e furbetti; si è ripetuto in più occasioni quando ha parlato dei poliziotti come panzoni cinquantenni o delle impiegate per le quali il lavoro sarebbe stato un ammortizzatore sociale.
Il fatto gravissimo è che un simile personaggio sia stato messo da Draghi a fare il ministro della pubblica amministrazione.
Ma quello che sarebbe incredibile in un paese normale si spiega con l’obiettivo principale di Draghi, sancito nel Pnrr, di destrutturare ulteriormente la pubblica amministrazione.
E Brunetta non delude le aspettative dei liberisti nostrani intervenendo sulla contrattazione e la riorganizzazione del personale con l’utilizzo dei pochi soldi stanziati non per elevare la qualità e le professionalità di tutti, ma per premiare con soldi e ruoli di comando quella parte di dipendenti che accetterà le logiche competitive imposte.
Non di questo che ha bisogno il paese, come ha mostrato il covid falsificando in un colpo solo i dogmi delle logiche privatistiche e aziendalizzatrici che illudono di creare efficienza alimentando la competitività tra i/le dipendenti
E’ solo un fortissimo senso del pubblico e del bene comune che ha spinto medici e infermieri della sanità pubblica taglieggiata e privata di risorse a fare argine alla pandemia ed evitare catastrofi peggiori.
E’ su questo che occorre puntare: più risorse per un pubblico nuovo, depurato da degenerazioni del passato, che nella valorizzazione del personale e nel controllo dei cittadini e delle comunità locali ritrovi quello spirito di servizio pubblico che mette al primo posto i diritti e la cura delle persone.

Invece di fare demagogia si proceda a fare concorsi per immettere in tutto il settore pubblico energie giovani e nuove competenze e a reinternalizzare i servizi.

L'Italia ha 1 milione di dipendenti in meno rispetto alla media europea e un ministro di troppo.

Via il ministro della pubblica distruzione. Rispetto per chi lavora.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Antonello Patta, responsabile lavoro del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Rifondazione Comunista è a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori di Alitalia in lotta contro la protervia dell’amministratore delegato che ha nuovamente sbattuto la porta in faccia alle rappresentanze dei lavoratori e alle loro legittime richieste.
E’ inaccettabile l’arroganza con cui sono state respinte le sacrosante richieste di rispetto del contratto nazionale del settore, garanzie contro i licenziamenti, di un progressivo riassorbimento del personale anche attraverso il ritorno a una flotta sufficiente perché la nuova società possa avere un futuro degno di una compagnia nazionale.
E’ ancor più inaccettabile che un manager di una società di proprietà totalmente pubblica possa assumere scelte duramente antisindacali come quelle tenute a suo tempo dall’amministratore delegato della Fca Marchionne.
Anche per questo condividiamo appieno la denuncia da parte dei sindacati del comportamento del governo latitante e complice di questo attacco ai diritti di 10.500 lavoratrici e lavoratori.
Bene hanno fatto ieri le organizzazioni sindacali a occupare a oltranza i locali della società e ad indire la giornata di mobilitazione per oggi, con manifestazione a piazza San Silvestro, a sostegno della richiesta di un intervento immediato del governo.
Rifondazione Comunista sostiene con forza la giusta lotta delle
lavoratrici e lavoratori di Alitalia-Ita e invita tutte e tutti a sostenerla partecipando a tutte le iniziative dei prossimi giorni.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

La decisione della Gkn di chiudere lo stabilimento di Campi Bisenzio e licenziare tutti i lavoratori è stata annullata. Lo ha stabilito il tribunale di Firenze accogliendo il ricorso della Fiom contro la multinazionale per comportamento antisindacale e dichiarando illegittima la brutale decisione di chiudere la fabbrica e licenziare i lavoratori senza nessun preavviso né confronto.

È una prima sconfitta del pensiero unico neoliberista, di quanti nell’economia e nella politica sostengono la totale libertà della finanza, delle imprese e del mercato nell’indifferenza più totale per il lavoro, i diritti, le economie dei territori.

La grande manifestazione nazionale promossa dal collettivo di fabbrica aveva già dato un fortissimo segnale non solo in difesa della GKN, ma contro la strage di lavoro e diritti cui si rischia di andare incontro se multinazionali e imprese saranno lasciate libere di delocalizzare o ristrutturare le aziende con soldi pubblici senza piani nazionali che mettano al primo posto il lavoro e la cura delle persone e dell’ambiente.

I due fatti, la scommessa vinta con la manifestazione di sabato e la decisione del tribunale, mettono ancor più a nudo la scandalosa latitanza del governo che dopo il colpevole sblocco dei licenziamenti ha saputo solo scrivere bozze di decreto sulle delocalizzazioni di cui è ignoto l’iter e già svuotate di ogni efficacia perché dettate in gran parte da Confindustria.

Cos’altro occorre perché il ministro del lavoro Orlando porti all’approvazione del parlamento una vera legge antidelocalizzazioni accogliendo la proposta nata dal basso nell’assemblea promossa dal collettivo della Gkn con i giuristi democratici?

Ora occorre il massimo impegno per continuare ed estendere la lotta a tutto il mondo del lavoro per costruire una grande opposizione alle politiche di questo governo, rimettere al centro il lavoro, i diritti e la cura delle persone e dell’ambiente.

Sosteniamo la proposta approvata dall’assemblea della Gkn, aderendo alla raccolta firme lanciata dal collettivo di fabbrica, da giuristi democratici e da noti accademici firmando la petizione a questo link.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Rifondazione Comunista con i lavoratori e le lavoratrici di Almaviva contro i licenziamenti

Rifondazione Comunista sostiene i lavoratori di Almaviva di Palermo in lotta per la salvaguardia del posto di lavoro contro la decisione di ITA di affidare il call center alla società internazionale Covisian in sostituzione di Almaviva senza rispettare la clausola sociale sulla prosecuzione del rapporto di lavoro.

Nell’’incontro tenutosi ieri tra i rappresentanti del ministro del lavoro, dei sindacati e delle aziende in causa sia Ita che Covisian hanno rifiutato di garantire il mantenimento dei livelli occupazionali attuali.

È gravissimo e inaccettabile che un’azienda pubblica come Ita, di proprietà al 100% del ministero del tesoro proceda con operazioni selvagge di questa natura contribuendo alla distruzione di posti di lavoro che in questo paese sembra diventato uno sport nazionale.

È intollerabile che il governo Draghi avalli un’operazione che non rispetta la legge che in caso di cambio d’appalto prevede il rispetto della clausola sociale, mettendo sul lastrico 621 lavoratori e lavoratrici e le loro famiglie.

Sosteniamo lo sciopero indetto per oggi 9 settembre dai sindacati confederali e siamo impegnati per il rilancio delle lotte per il lavoro e i diritti contro tutti i tentativi del governo e delle imprese di ristrutturare il sistema economico e produttivo ai danni dei lavoratori.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro, Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Sgomberato violentemente nella notte senza preavviso alcuno il presidio dei lavoratori della Texprint di Prato in sciopero della fame davanti al Comune per essere ricevuti dal Sindaco.
Dopo le violenze sulle persone e sulle cose condotta in stile che si addice allo squadrismo e non ai tutori dell’ordine di un paese democratico i lavoratori sono stati portati in questura e uno di loro, notizia gravissima dell’ultima ora, è stato tratto in arresto con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale; cosa inaccettabile riferendosi a persone aggredite violentemente nel sonno e trascinate scalze in questura.
I lavoratori di questa azienda con le loro lotte che durano da trecento giorni hanno fatto emergere situazioni di illegalità e sfruttamento che non dovrebbero avere diritto di cittadinanza in un paese civile. Sono indegni del ruolo che ricoprono rappresentanti delle istituzioni che invece di ringraziare i lavoratori e reprimere con tutti gli strumenti di legge le aziende che violano le leggi e riducono le persone a schiavi, utilizzano il pugno di ferro per reprimere i lavoratori e le loro lotte. Il sindaco e la giunta Pd dimostrano di stare dalla parte dei padroni come il loro partito che è nato per cancellare diritti dei lavoratori.
I lavoratori della Texprint hanno deciso di sospendere lo sciopero della fame inascoltato dalle istituzioni e preparano nuove forme di lotta. Nel frattempo hanno invitato tutte e tutti a sostenerli partecipando al presidio che terranno davanti al tribunale dove Abdou, il lavoratore arrestato sarà processato per direttissima.
Rifondazione Comunista esprime la propria solidarietà ai lavoratori colpiti e al Si Cobas, rinnova l’appello alle istituzioni ad assumersi le proprie responsabilità e si associa alle istanze regionali e provinciali del partito invitando i propri iscritti a partecipare al presidio di domani e sostenere le future iniziative.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Antonello Patta, responsabile lavoro del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Nulla di fatto nell’incontro di ieri al ministero tra Gkn, sindacati e rappresentanze istituzionali interessate. La dirigenza della multinazionale mantiene la posizione arrogante della chiusura della fabbrica e del licenziamento di tutti i dipendenti, rifiutando perfino l’utilizzo delle 13 settimane di cassa integrazione messe a disposizione delle aziende con lo sblocco dei licenziamenti.
Riteniamo sacrosanta la posizione della Fiom di “non accettare nessuna soluzione che ruota intorno alla cassa integrazione per cessazione di attività perché ci sono tutte le condizioni ( come sostengono con forza i lavoratori del collettivo della fabbrica) per la continuità produttiva e occupazionale”.
Ma non aiutano sicuramente chi lotta per salvaguardare lavoro e produzioni gli arretramenti del governo sul decreto localizzazioni di fronte all’offensiva vergognosa di Confindustria, riportati con soddisfazione dal giornale dei padroni.
Si conferma ancora una volta la sudditanza di tutto lo schieramento politico al governo agli interessi dei padroni e l’assolutizzazione della libertà d’impresa anche quando questa lede gravemente diritti sociali e fondamentali principi costituzionali.
Solo un nuovo grande ciclo di lotte può invertire la continuazione e l’intensificazione delle politiche liberiste attuate con i soldi del Pnrr e aprire la strada a una nuova stagione in cui si rimettano al primo posto il lavoro, le persone, i diritti.
Concordiamo appieno sul fatto che fin che la multinazionale non ritirerà la pregiudiziale dei licenziamenti occorra rispondere all’arroganza con il rilancio della lotta e per questo invitiamo tutti i nostri iscritti a sostenere le iniziative organizzate in diverse città d’Italia dal collettivo della Gkn.

Maurizio Acerbo, Segretario nazionale
Antonello Patta, Responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/ Sinistra Europea

"L'Economist ci informa che la principale priorità del candidato socialdemocratico alla cancelleria tedesca è l'aumento del salario minimo a 12 euro all'ora dagli attuali 9,60.
Negli Stati Uniti Bernie Sanders ha fatto inserire nel programma dell'amministrazione Biden l'aumento a 15 dollari orari per legge.
Solo in Italia non abbiamo un salario minimo fissato per legge.
La scusa sarebbe che abbiamo sempre demandato la materia alla contrattazione sindacale. Il caso della Germania dimostra che anche dove i sindacati sono molto forti è utile avere un salario minimo orario legale.
Perchè in Italia no?
Eppure nel nostro paese le basse retribuzioni e la giungla della precarizzazione pongono milioni di lavoratrici e lavoratori in una posizione di scarsissimo potere contrattuale.
Consideriamo incomprensibile la contrarietà di CGIL-CISL-UIL all'introduzione del salario minimo per legge. Più evidenti la contrarietà di Confindustria e dei partiti neoliberisti di centrodestra e centrosinistra.
Mentre distribuiscono miliardi su miliardi alle imprese il parlamento e il governo avrebbero il dovere morale di approvare una legge che fissi a 10 euro lordi il salario orario minimo nel nostro paese".

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Antonello Patta, responsabile lavoro del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Al tavolo convocato in pompa magna con tutte le parti sociali il ministro Orlando si è ripresentato con una proposta totalmente inadeguata, che mantiene l’impostazione inaccettabile delle linee guida e soprattutto senza nessuna cifra relativa alle durate, agli importi e al reperimento delle risorse; né sull’estensione della cassa integrazione né sui sussidi di disoccupazione
Il vizio principale, lo ribadiamo, risiede nell’impostazione di fondo della riforma esplicitata dall’ossimoro, universalismo differenziato, utilizzato nella presentazione per appropriarsi del primo termine positivo che poi viene negato col secondo.
Infatti non c’è nulla di universalistico nella proposta del ministro; anche dallo striminzito documento presentato ieri sembrano emergere sperequazioni di trattamento tra categorie, tipologie contrattuali e settori produttivi, sicuramente nella durata delle prestazioni, differenziata appunto in base alla dimensione delle aziende.
Così dopo aver approvato lo sblocco dei licenziamenti senza la riforma degli ammortizzatori sociali promessa per l’estate ci sono tutte le premesse perché si arrivi allo sblocco completo dei licenziamenti , previsto per il 31 ottobre, nelle identiche condizioni.
È non promette nulla di buono il rifiuto delle associazioni padronali, i cui dipendenti sono più a rischio, di farsi carico delle contribuzioni necessarie per estendere anche alle loro aziende gli ammortizzatori sociali.
Un grande rilancio delle lotte si conferma come unica strada per affermare i diritti e le tutele realmente universali che governo e padroni non intendono garantire.
Rifondazione C’è.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea

Molti cittadini europei non possono fare nemmeno una settimana di vacanze. Anche così si manifesta in Europa la crescita delle disuguaglianze prodotta dalle politiche neoliberiste che hanno tagliato salari, pensioni e protezioni sociali.
E’ quanto emerge da un report della CES basato sull’elaborazione di dati Eurostat sui cittadini e lavoratori europei a rischio povertà secondo cui ben 35 milioni di europei, il 59,5% di quelli il cui reddito è sotto la soglia del rischio povertà, non possono permettersi nemmeno una settimana di vacanze all’anno fuori casa.
L’Italia occupa il primo posto di questa triste graduatoria con ben 7 milioni di persone seguita dalla Spagna con 4,7 milioni, la Germania con 4,3 milioni, la Francia con 3,6 milioni.
Non siamo sorpresi da questi dati avendo denunciato da tempo gli effetti delle feroci politiche neoliberiste degli ultimi decenni in termini di disoccupazione, precarietà, bassi salari, aumento delle povertà; i salari da fame in particolare sono responsabili del fatto che una percentuale enorme della popolazione italiana, ben il 27% è a rischio povertà.
Non siamo nemmeno sorpresi del fatto che mentre si enfatizzano come strumenti di distrazione di massa i risultati dei nostri atleti alle olimpiadi, questo primato da veri numeri venga fatto passare dal governo e dai media amici completamente sotto silenzio.
La Ces presenterà questi dati alla Commissione europea per chiedere che la Direttiva sui salari minimi in preparazione contenga l’indicazione che essi non siano inferiori al 50 per cento della media , in modo da togliere ben 24 milioni di lavoratori dal rischio povertà.
Sappiamo che spesso le Direttive Ue lasciano il tempo che trovano e che essendo i salari italiani tra i più bassi d’Europa una retribuzione media sarebbe comunque insufficiente, ma va colta l’occasione per aprire una grande discussione nel paese.
Siamo impegnati per un autunno di mobilitazioni in cui oltre alle lotte contro i licenziamenti, la precarietà, l’occupazione e la riduzione d’orario si rimetta al centro la richiesta di un salario minimo orario di 10 euro netti.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea

No alla svendita di MPS e Si alla creazione di un Polo Bancario Pubblico

La svendita del Monte dei Paschi di Siena a Unicredit comporterà un taglio di dipendenti, la chiusura di numerose filiali e di fatto lo smembramento della banca, oggi a controllo pubblico, con ulteriore concentrazione del settore bancario.

Tutto il denaro pubblico sino ad oggi impiegato per il suo “salvataggio” e quello che ancora dovrebbe essere speso per rendere MPS appetibile al Mercato (ricapitalizzazioni, acquisto e garanzie sugli NPL, copertura dei rischi legali dovuti alle cause intentate contro le scellerate gestioni precedenti) risulterebbe una sorta di inutile contributo “a fondo perduto”.

Rifondazione Comunista è fortemente contraria a qualsiasi ipotesi di cessione del MPS ad un gruppo bancario privato, fatto che non rappresenterebbe di certo il completamento del piano di rilancio della “più antica banca del mondo” ma ne causerebbe inevitabilmente lo smantellamento e la scomparsa, con gravi ripercussioni territoriali e occupazionali.

Esprimiamo inoltre la totale contrarietà a tale progetto perché riteniamo che MPS, assieme alla Popolare di Bari (anch’essa ormai sotto controllo statale) debba essere il perno attorno al quale si ricostituisce un polo pubblico del credito indispensabile per rilanciare l’economia e l’occupazione del paese nel difficile contesto della doppia transizione ecologica e digitale.

Solo attraverso una decisa presenza pubblica nel credito, politiche industriali dedicate e l’intervento diretto del pubblico in economia sarà possibile attuare la necessaria riconversione ambientale delle nostre produzioni, finanziare il welfare, salvaguardare le filiere produttive strategiche, mettere in campo il grande piano nazionale per la piena e buona occupazione di cui il paese ha assolutamente bisogno.

Per questo siamo contrari ad operazioni di mero salvataggio con spreco dei soldi pubblici a vantaggio dei privati e del mercato al di fuori di qualsiasi visione strategica. Le iniezioni di denaro pubblico sono accettabili solo dentro un piano di lungo periodo sulla base di un piano complessivo nell’interesse pubblico

Occorre contrastare con forza le scelte del governo di privatizzare i profitti e socializzare le perdite delle imprese e di bloccare la ripresa di un sistema bancario pubblico italiano come imposto dalla Ue. Esattamente il contrario di ciò che sarebbe necessario per la ricostruzione di un sistema paese all’altezza delle sfide presenti e future.

Antonello Patta Responsabile Nazionale Lavoro
Giancarlo Ilari, Ufficio Credito Assicurazioni
Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea

"Presenti alla manifestazione nazionale lanciata dal collettivo di fabbrica della GKN a Campi Bisenzio, dietro alla parola d’ordine Insorgiamo".

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro PRC/Se

Dmitrij Palagi, segretario provinciale PRC Firenze

Il collettivo di fabbrica della GKN di Campi Bisenzio prosegue la sua lotta con l’assemblea permanente: per oggi ha lanciato una manifestazione nazionale che partirà dai suoi cancelli e come Partito della Rifondazione Comunista saremo ovviamente presenti, assieme alle nostre comunità militanti e con tutti i rappresentanti degli enti locali della zona, sapendo quanto poco si aspettano le lavoratrici e i lavoratori dalle istituzioni, che continuamente vedono le forze di governo esprimere parole di solidarietà, senza nessun tipo di azione risolutiva a favore del lavoro e di chi lavora.

L’azienda, in mano a un fondo di investimento che in pochi giorni ha guadagnato in borsa con la procedura di licenziamento e chiusura dello stabilimento, nonostante non fosse in perdita, ha beneficiato dei soldi della legge 808 per il sostegno all’industria aeronautica.

Ha preso soldi pubblici e ora lascia al territorio una situazione drammatica per 500 persone, con le loro famiglie gettate nella totale incertezza, insieme ai loro mutui, affitti, bisogni.

Siamo e saremo parte di questa lotta, garantendo il massimo sostegno alle decisioni che verranno assunte dal collettivo di fabbrica e pretendendo soluzioni che rimettano al centro il ruolo del pubblico, decisivo non solo per la salvaguardia della Gkn, ma per la tenuta e il rilancio dell'automotive nella difficile transizione ecologica di fronte alla quale pesano i ritardi del capitalismo nostrano e l'assenza di questo come dei precedenti governi. Ci battiamo per l'unificazione e l'ampliamento delle lotte, l’unica strada per avviare una riconversione dell'economia che metta al centro il lavoro, la cura delle persone e l'ambiente e marginalizzi la finanza.

Maurizio Acerbo, Segretario nazionale,
Antonello Patta, Responsabile nazionale lavoro,
Dmitrij Palagi, segretario provinciale Firenze, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Un’altra multinazionale dell’automotive, la statunitense Timken, ha annunciato ieri la chiusura dello stabilimento di Villa Carcina, in provincia di Brescia, e il licenziamento di 106 lavoratori. Dopo la Gianetti Ruote  di Ceriano Laghetto e la Gkn di Campi Bisenzio è la terza azienda del settore che, in pochi giorni, approfitta dello sblocco dei licenziamenti per procedere alla cessazione delle attività e lasciare a casa i propri dipendenti.
E viene fatto con modalità  cui queste società di rapina ci hanno abituato da anni: un totale disprezzo per la dignità delle persone   e la più completa indifferenza  sulla sorte dell’economia dei territori.
Non erano necessarie queste nuove verifiche, sulla pelle dei lavoratori, per capire che la  famosa “presa d’atto”  di governo e parti sociali con annessa raccomandazione alle imprese a non licenziare  era solo una foglia di fico senza alcun effetto.
Dietro questa scelta è evidente la volontà di questo governo di continuare a fidare nelle logiche del mercato e del profitto, le stesse che hanno prodotto il declino economico e produttivo del paese, sei milioni di disoccupati reali e condannato milioni di persone, specie donne e giovani a lavori precari con tutele sempre più scarse e salari da fame.
Non è un caso che il governo non abbia uno straccio di politiche industriali, che di fronte ai rischi enormi che la rivoluzione  della mobilità in atto produrrà sul settore dell’auto e sulla componentistica, nel Pnrr non se ne parli nemmeno.
Salutiamo positivamente  e sosteniamo le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici della Gkn, della Gianetti e ora della timken, ma non si può continuare a difendere una fabbrica alla volta con lotte parziali come avviene da tempo.
Ai piani di ristrutturazione globale del sistema produttivo ai danni dei lavoratori  bisogna rispondere con la ripresa di grandi lotte unitarie per affermare il primato del lavoro e delle persone rispetto ai profitti; per una riconversione ambientale delle produzioni che abbia al centro un grande piano per l’occupazione fondato sulla  riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, il rilancio del pubblico , più diritti per tutte e tutti.

Antonello Patta, Responsabile nazionale lavoro
Fabbrizio Baggi, Segretario della Lombardia
Partito della Rifondazione Comunista /Sinistra Europea

Oggi è toccato a un lavoratore di una ditta in appalto alla Marcegaglia di Ravenna. Un'altra morte annunciata dalle condizioni di sfruttamento, dai turni massacranti senza pause e orari di lavoro impossibili; Generoso, così lo chiamavano i compagni di lavoro, per la sua disponibilità verso tutti aveva 63 anni, un'età in cui in un paese civile bisognerebbe riposarsi da una vita di lavoro, coltivando gli affetti , gli interessi sociali e culturali. Invece no, ti obbligano a continuare a lavorare anche nelle condizioni più faticose nonostante i padroni delle aziende sappiano bene che proprio in quella fascia d'età si raggiunge, secondo l'Inail, il picco della mortalità e degli infortuni sul lavoro.
Questa ennesima tragedia che colpisce un altro figlio della classe operaia rende ancora più evidente l'insostenibilità di un capitalismo che disprezza la vita, che non solo non riduce il tempo di lavoro giornaliero e nell'arco della vita, ma ricorre a tutti i mezzi come le catene di appalti e subappalti per aumentare lo sfruttamento, ridurre salari, tutele e sicurezza sul lavoro:
E chiama pesantemente in causa il governo che mantiene in vita tutte le norme che, rendendo i lavoratori più ricattabili, li obbliga a subire condizioni di lavoro, che, come confermano sempre le indagini della magistratura, sono all’origine della violazione delle norme sulla sicurezza e dunque degli omicidi sul lavoro.
Rifondazione Comunista è al fianco delle rappresentanze sindacali dello stabilimento hanno prontamente indetto lo sciopero che proseguirà anche domani per tutta la giornata, ma è il tempo di una grande mobilitazione che coinvolga tutto il mondo del lavoro per dire definitivamente basta a questa strage infinita di figli della classe operaia, quelli che per vivere sono costretti a vendere le proprie braccia anche quando non sono garantite la dignità e la sicurezza. Una lotta che abbia come primi obiettivi la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, una pensione dignitosa a 60 anni, un salario minimo legale, pari diritti e pari tutele per tutte e tutti e la dotazione di mezzi e personale pubblico che permettano controlli rigorosissimi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il nostro cordoglio e la nostra vicinanza ai familiari del lavoratore ucciso e tutta la nostra solidarietà ai compagni di lavoro e alle rappresentanze sindacali di fabbrica.

Antonello Patta Responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea

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