Rifondazione Comunista è al fianco di lavoratrici e i lavoratori delle società multiservizi che hanno scioperato oggi. Attendono da 7 anni il rinnovo contrattuale da parte di società a cui le controriforme di centrodestra e centrosinistra hanno consentito di far affari d'oro con l'esternalizzazione dei servizi. L'interposizione di manodopera che nel 1960 era stata vietata per legge è diventata la normalità legalizzata. Dai cup alle pulizie è stato creato artificialmente un settore privato che tra l'altro alimenta corruzione e clientelismo. Le gare per l'assegnazione dei servizi a ditte esterne sono un verminaio e l'esternalizzazione consente di aggirare le norme sui concorsi. Ma la cosa più grave è che è stato creato nel pubblico un'enorme categoria di lavoratori di serie B, con meno diritti, salario, tutele.

Lavoratrici e lavoratori che hanno scioperato oggi sono vittime innanzitutto del tradimento da parte del Pd, e più in generale del centrosinistra, che hanno condiviso con la destra questa esternalizzazioni pressoché totale particolarmente forte nella sanità. Ricordiamo che le stesse norme nazionali e i commissariamenti obbligano da anni a spendere acquistando servizi all'esterno mentre limitano assunzione di personale.

Rifondazione Comunista chiede a governo, parlamento e regioni da anni di procedere alla reinternalizzazione di tutti i servizi.

Bisogna reinternalizzare tutto e porre fine allo scandalo alla luce del sole di privati che fanno affari. I soldi che non si daranno più a queste società e coop parassitarie serviranno a garantire migliori servizi e retribuzioni.

REINTERNALIZZARE TUTTO!

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Le immagini degli agenti che si tolgono i caschi applauditi dagli operai in sciopero rappresentano un potente messaggio di unità della classe lavoratrice. A fronte di una multinazionale che si comporta come negli anni '50 c'è bisogno di una risposta compatta. Non sono accettabili la serrata, i tre licenziamenti, le 250 lettere di sospensione. La privatizzazione della siderurgia ha consegnato un settore strategico che fu creato dallo Stato a predoni privati internazionali. ArcelorMittal vuole licenziare per poi esternalizzare. Rifondazione Comunista è al fianco dei lavoratori. La migliore risposta alla prepotenza della multinazionale è la nazionalizzazione della siderurgia.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

ilva11

Car* compagn*,
come sapete domani ci sarà lo sciopero nazionale di 4 ore dei metalmeccanici con presidi in diverse città delle quali non c'è un elenco completo, anche a causa della situazione determinata dalle restrizioni dettate dal nuovo Dpcm. Comunque ci saranno presidi e si sciopererà in tutta Italia.

Vi inviamo in allegato il comunicato stampa da mandare immediatamente a redazioni locali (giornali, tv, siti internet).

Riteniamo importante una presenza con le nostre bandiere alle iniziative dei metalmeccanici di domani e vi invitiamo ad attivarvi in tal senso.

Consigliamo di stampare poche centinaia di copie di volantini (i presidi saranno di delegati) con il comunicato stampa che alleghiamo da un lato e il testo del volantino su reddito e tassa sulle ricchezze dall'altro che trovate in allegato. Si possono fare in qualsiasi copisteria in versione b/n molto rapidamente.

Saluti comunisti

Maurizio Acerbo, segretario nazionale PRC-SE
Antonello Patta, responsabile nazionale Lavoro PRC-SE

RIFONDAZIONE COMUNISTA CON METALMECCANICI PER IL CONTRATTO E CONTRO L’ARROGANZA DEGLI INDUSTRIALI

Rifondazione Comunista sostiene lo sciopero nazionale dei metalmeccanici, indetto per domani 5 novembre da Fiom, Fim e Uilm, a sostegno della piattaforma contrattuale contro l’oltranzismo di Federmeccanica e Assistal che non solo chiudono a tutte le richieste, ma attaccano le tutele esistenti rifiutando l’esigibilità di diritti conquistati.
E’ gravissima la chiusura totale del fronte padronale sul salario espressa dal rifiuto all’aumento dei minimi contrattuali, altrettanto pesante l’arroganza che si spinge fino mettere in discussione automatismi su scatti di anzianità e altri diritti già previsti nell’ultimo contratto.
Ma la strategia antioperaia degli industriali per affrontare la crisi si chiarisce in particolare con il rifiuto a definire limiti nel ricorso al lavoro precario, a introdurre vincoli occupazionali e garanzie sui diritti sindacali negli appalti; si svela del tutto nella mancanza totale di disponibilità sulle riduzioni d’orario a fronte di innovazioni tecnologiche e nella sfrontata richiesta di maggiore flessibilità della forza lavoro, in particolare su smart working, lavoro agile telelavoro.
E’ chiaro che si osa puntare ancora su un modello economico e produttivo centrato su bassi salari, per molte fasce di lavoratori da fame, precarietà e flessibilità estreme in un paese come il nostro già agli ultimi posti in Europa per livelli salariali, protezioni sociali e precarietà selvaggia?
Un governo che voglia davvero operare una svolta dovrebbe finalmente dire basta a un modello economico e produttivo che ha generato disoccupazione, milioni di poveri, perdita di diritti e disastrato il sistema produttivo del paese.
Allora non faccia come Ponzio Pilato! Non un soldo deve andare a settori del padronato senza precisi vincoli sull’occupazione e i diritti di lavoratrici e lavoratori. Si impedisca l’utilizzo di fondi pubblici per ristrutturare le aziende a spese dei lavoratori.
Il governo decida da che parte sta.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Volantino "Reddito per tutti"

201104redditopertutti

 

 

Rifondazione Comunista sostiene lo sciopero nazionale dei metalmeccanici, indetto per domani 5 novembre da Fiom, Fim e Uilm, a sostegno della piattaforma contrattuale contro l’oltranzismo di Federmeccanica e Assistal che non solo chiudono a tutte le richieste, ma attaccano le tutele esistenti rifiutando l’esigibilità di diritti conquistati.

E’ gravissima la chiusura totale del fronte padronale sul salario espressa dal rifiuto all’aumento dei minimi contrattuali, altrettanto pesante l’arroganza che si spinge fino mettere in discussione automatismi su scatti di anzianità e altri diritti già previsti nell’ultimo contratto.

Ma la strategia antioperaia degli industriali per affrontare la crisi si chiarisce in particolare con il rifiuto a definire limiti nel ricorso al lavoro precario, a introdurre vincoli occupazionali e garanzie sui diritti sindacali negli appalti; si svela del tutto nella mancanza totale di disponibilità sulle riduzioni d’orario a fronte di innovazioni tecnologiche e nella sfrontata richiesta di maggiore flessibilità della forza lavoro, in particolare su smart working, lavoro agile telelavoro.

E’ chiaro che si osa puntare ancora su un modello economico e produttivo centrato su bassi salari, per molte fasce di lavoratori da fame, precarietà e flessibilità estreme in un paese come il nostro già agli ultimi posti in Europa per livelli salariali, protezioni sociali e precarietà selvaggia?

Un governo che voglia davvero operare una svolta dovrebbe finalmente dire basta a un modello economico e produttivo che ha generato disoccupazione, milioni di poveri, perdita di diritti e disastrato il sistema produttivo del paese.

Allora non faccia come Ponzio Pilato! Non un soldo deve andare a settori del padronato senza precisi vincoli sull’occupazione e i diritti di lavoratrici e lavoratori. Si impedisca l’utilizzo di fondi pubblici per ristrutturare le aziende a spese dei lavoratori.

Il governo decida da che parte sta.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Euro

Lo studio del ricercatore Matteo Villa dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) ci induce a rilanciare una proposta che Rifondazione Comunista avanza da tempo. Se il 94% dei morti è over 60 è necessaria una misura straordinaria. Noi manderemmo lavoratrici e lavoratori in pensione a 60-62 anni come in Francia. Ma almeno fino alla fine dell'emergenza sarebbe il caso che lavoratrici e lavoratori in quella fascia d'età o affetti da patologie gravi vengano esentati dal lavoro. Ovviamente dovrebbero essere regolarmente retribuiti e la misura dovrebbe riguardare lavoratori dipendenti e autonomi. con questa misura si ridurrebbe la pressione sulle strutture sanitarie e si metterebbero al sicuro tante persone. Ovviamente la cosa migliore sarebbe cestinare legge Fornero e consentire a tutte/i di andare in pensione.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Il governo si schiera con Confindustria contro lavoratrici e lavoratori.

Questo è risultato palese dell’incontro di ieri tra governo e segretari generali di Cgil, Cisl e Uil durante il quale Conte ha espresso l’intenzione di prorogare la cassa integrazione fino alla primavera del 2021 mentre il blocco dei licenziamenti decadrebbe già il 31 gennaio.

In una situazione di gravissime sofferenze sociali come l’attuale e i rischi di un aggravamento delle condizioni materiali di ampie fasce della popolazione colpisce la sensibilità dei partiti al governo verso le ragioni del profitto e l’indifferenza totale verso il destino delle persone.

E’ la loro la reiterazione di un'impostazione politica ferocemente antipopolare che ha prodotto l’eliminazione dell’articolo 18 e il jobs act. Una politica subalterna al grande capitale che considera il lavoro come variabile dipendente, merce usa e getta, quella che il Papa chiama “cultura dello scarto”.

Chiediamo con forza che nell’incontro di venerdì, cui è stata rinviata la decisione definitiva, il governo torni sui suoi passi: il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione devono essere estesi a tutto il 2021!

Nessun posto di lavoro vada perduto. E soprattutto va bocciata la richiesta di Confindustria che è palesemente volta a sostituire chi verrebbe licenziato con forza lavoro ancor più precaria e sottopagata.

Di fronte alle cannonate quotidiane di Confindustria solo la ripresa di grandi lotte unitarie e generalizzate potrà fermare il tentativo di scaricare su lavoratrici e lavoratori i costi della crisi e di avviare una stagione di nuove conquiste. Auspichiamo che i sindacati confederali rispondano a governo e Confindustria riprendendo la strada del conflitto.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Rifondazione Comunista è a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori che oggi scioperano e manifestano con la Cub in diverse città d’Italia.
Riteniamo giustissime le rivendicazioni alla base dello sciopero: l’estensione del blocco dei licenziamenti e della cassa integrazione, la priorità assoluta agli investimenti nella sanità e nella scuola, l’aumento degli stipendi e l’adeguamento degli organici anche attraverso l’assunzione di tutti i precari, il potenziamento dei trasporti pubblici e delle strutture di controllo delle norme di sicurezza.
Crediamo fermamente che in un momento in cui si decide molto del futuro del lavoro e del paese, nel quale potenti forze economiche e politiche puntano a un ulteriore arretramento dei lavoratori, ogni lotta che contrasti scelte neoliberiste vada sostenuta.
Siamo altresì convinti che solo attraverso la ripresa di una vasta stagione di lotte, con grandi mobilitazioni unitarie di tutte le componenti del frastagliato mondo del lavoro, disoccupati e giovani, sarà possibile contrastare l’offensiva degli avversari di classe e avviare una epoca di nuove conquiste. Auspichiamo una convergenza per scadenze unitarie di lotta e sciopero di fronte all'ignavia del governo e alla prepotenza di Confindustria.
Questo è l’impegno quotidiano di Rifondazione Comunista al fianco di lavoratrici e lavoratori per la ricostruzione di una sinistra di classe.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Tutti parlano di tenere a casa studenti ma nessuno parla di chi rischia di più. L'aumento dei contagi e ancor più di ricoveri ordinari e in terapia intensiva e dei morti richiede misure straordinarie. Secondo i dati sono acclarate una vulnerabilità e un rischio crescente per età e malattie pregresse. Le persone over 60 e con patologie rischiano di più.
Noi di Rifondazione Comunista manderemmo le persone in pensione a 60-62 anni come in Francia. Ma almeno per il tempo dell'emergenza covid sarebbe il caso che coloro che hanno più di 60 anni o siano affetti da patologie gravi vengano esentati dal lavoro. Ovviamente, pubblico o privato che sia, il lavoratore dovrebbe essere regolarmente pagato.
Con questa misura straordinaria si ridurrebbe il peso sulle strutture sanitarie e si metterebbero al sicuro tante persone. Ovviamente la copertura va garantita anche a lavoratori autonomi.
Covid o non covid la misura più saggia e strutturale sarebbe quella di fare una vera "quota 100" che consenta a tutte/i di poter andare in pensione.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Purtroppo non è la Cgil a essere tornata agli anni '70 come ha sostenuto Bonomi, ma sono i padroni che si comportano come negli anni '50. Questa mattina Federmeccanica ha rotto le trattative con la delegazione dei sindacati metalmeccanici di CGIL, CISL e Uil. Un comportamento gravissimo rispetto al qualebil governo e le forze politiche dovrebbero assumere una posizione netta. Conte e Zingaretti da che parte stanno?
Quelle di Federmeccanica sono dichiarazioni offensive su una presunta eccessiva crescita dei salari negli ultimi anni. Siamo di fronte alla stessa arroganza già manifestata da Confindustria negli ultimi mesi.
Non siamo stupiti: viene confermata la linea enunciata a ogni piè sospinto da Bonomi che mentre chiede a gran voce tutti i soldi pubblici per le imprese, pretende che possano licenziare liberamente, mantenere salari tra i più bassi d’Europa, deregolamentare ancor di più il mercato del lavoro.

Mentre scriviamo giungono notizie di una prima risposta di lotta dei lavoratori con fermate spontanee in molte fabbriche.
Questo è molto positivo, ma invitiamo le confederazioni a un'urgente ripresa generalizzata delle lotte, necessaria non solo per piegare la tracotanza del padronato sui contratti, ma a imporre al governo un piano di utilizzo delle risorse che metta al primo posto il lavoro, i salari falcidiati negli ultimi anni, i diritti, la salute e l’ambiente, e non i profitti come vorrebbe Confindustria.
Attendere oltre significa lasciare in campo solo l’offensiva fortissima del fronte padronale che punta a un ulteriore arretramento dei lavoratori.

Dopo trenta anni di scelte strategiche dettate ai governi da Confindustria il nostro paesi è a pezzi e in declino.
Nessun cedimento a una Confindustria prepotente e arrogante.
In Francia i sindacati hanno impedito riforma delle pensioni e ora scioperano per riduzione dell'orario a 32 ore.
Lottare e vincere si può perché Confindustria non ha più alcuna legittimazione morale dopo il comportamento tenuto sul covid ed è evidente a tutti che non persegue l'interesse generale del paese.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Oggi, tutti i grandi mezzi d’informazione, dopo una penosa campagna contro i furbetti del reddito non meritato, danno grande spazio all’attacco di Confindustria allo stato sociale e neanche una riga viene dedicata al fatto che da domani un milione di italiani in più, già duramente colpiti nella pandemia, si troverà senza i soldi per mettere insieme il pranzo con la cena.
Sono le persone che avendo ottenuto il reddito di cittadinanza 18 mesi fa lo vedranno scadere il 30 settembre; dovranno poi attendere un mese per rifare la domanda e sottoporsi, per poterlo riottenere, non si sa in che tempi, a una trafila ancor più assurda della prima volta perché prevede l’obbligo di accettare una proposta d’impiego dovunque sul territorio nazionale a partire da 800 euro di salario che in molte parti d’Italia bastano a malapena per l’affitto.
Invece di tubare con Bonomi, cui l’assistenzialismo di stato va bene solo per le imprese, contro il reddito di cittadinanza, il governo intervenga subito per garantire una continuità di reddito alle persone cui scade il sostegno oggi e al milione e mezzo complessivamente interessate da qui a dicembre.
In un paese in cui i poveri sono ben di più dei tre milioni che hanno goduto mediamente di 562 euro a famiglia(!), occorre istituire un reddito di base vero per tutti quelli che non possono lavorare o non trovano un lavoro retribuito dignitosamente, sganciandolo dai meccanismi che ne fanno uno strumento di sostegno alla crescita della precarietà. Il reddito di cittadinanza in vigore va esteso ai troppi esclusi e liberato da condizionalita' di workfare neoliberista. Il contrario di quel che chiede la canea reazionaria sui grandi quotidiani e gli schermi televisivi. Il nuovo capo di Confindustria con l'espressione Sussidistan ha dimostrato non solo a quale grado di arroganza e prepotenza sia arrivato il capitalismo italiano ma anche che lì c'è il cuore della più pericolosa destra reale, nemica dei diritti sociali, estranea alla Costituzione, pure razzista. È ora di prenderli in parola. Basta con l'innaffiarli di denaro pubblico senza contropartite. Si investa nel garantire reddito per tutte/i e creando lavoro buono con un piano di assunzioni pubbliche a partire da sanità e scuola. Un gap di almeno un milione di unità ci separa dagli altri paesi Ocse.
La dignità delle persone prima dei profitti!

Maurizio Acerbo, Segretario nazionale
Antonello Patta, Responsabile Lavoro, PRC-S.E.

C’era già scritto nelle raccomandazioni della Commissione Europea sulle linee guida per il recovery fund approvate pochi giorni fa dal governo italiano e inviate al parlamento: “Attuare pienamente le passate riforme pensionistiche onde ridurre il peso della spesa pensionistica”.
Esattamente il mantra del fronte neoliberista italiano con a capo Confindustria, ma robustamente rappresentato anche nel governo.
E Conte non ha perso tempo a rispondere alla chiamata una volta incassato domenica il voto di un elettorato progressista e di sinistra mobilitato con la paura. In un’intervista al Corriere ha dichiarato che il prossimo anno il governo abolirà quota cento, che ha salvato migliaia di lavoratori dalla trappola in cui erano stati precipitati, ripristinando tranne che per pochi casi la legge Fornero. Quota 100 era un provvedimento limitato ma non rinnovarlo peggiora solo la situazione.
Cogliamo la preoccupazione e la rabbia dei tanti lavoratori che vedono prospettarsi, nelle discussioni tra governo e sindacati, il ripristino dell’età pensionistica, tranne per i lavori usuranti, a 67 anni, che per chi non ha 20 anni di contributi, o non ha raggiunto il montante contributivo previsto diventano indefinitamente di più.
La drammatica crisi occupazionale del paese specie quella giovanile richiederebbe misure urgenti tra cui il pensionamento a 60 anni o con 40 anni di contributi, invece si persiste in una scelta che colpisce duramente sia chi lavora da una vita sia chi il lavoro non lo trova.
L’abbiamo detto nella nostra campagna in primavera e lo ripetiamo: oggi è più che mai necessario fare come in Francia, aprire una stagione di lotte i cui obiettivi centrali ci sia l’abrogazione definitiva della legge Fornero.

Chi si lamenta dello sfondamento della destra tra i lavoratori dovrebbe riflettere sul fatto che ancora una volta è il Pd a togliere diritti e Salvini potrà ergersi a loro difensore.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Per la commissione europea con il recovery fund si deve continuare sulla strada dell’attacco ai diritti dei lavoratori con due avvertenze: devono far parte di pacchetti ampi perché così incontrano meno resistenze e, meglio ancora, se realizzate attraverso la concertazione, ma con l’avvertenza di “non esagerare per non annacquare le misure”.
E l’esempio virtuoso da seguire nel varare le prossime riforme è indicato nel Jobs act. Non è uno scherzo, ma il contenuto del “paper” presentato venerdì dalla Commissione ai ministri delle finanze degli stati riuniti a Berlino.
Né ci sono dubbi che gli estensori siano consapevoli di parlare di uno dei più organici attacchi ai lavoratori del nostro paese perché nel testo si esprime un giudizio positivo sul Jobs Act definito “pacchetto completo di riforme del mercato del lavoro”.
Queste indicazioni ed altre più odiose perché subdolamente suggerite come utili a indorare la pillola (comunicazione efficace, risarcimenti “anche solo temporanei”!) e il silenzio dei nostri governanti chiamano tutto il mondo del lavoro alla lotta contro un utilizzo dei fondi europei per aumentare lo sfruttamento e la precarizzazione dei lavoratori. La Commissione Europea anche con Ursula von der Leyen continua a portare avanti politiche neoliberiste al servizio del grande capitale.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Un tempo il maxi-processo si faceva alla mafia. Ora siamo tornati a quelli di epoche lontane contro i lavoratori. Con i 53 di oggi sono arrivati a 120 i lavoratori di Italpizza di Modena, società leader nella produzione di pizze surgelate, rinviati a giudizio per aver lottato in difesa dei loro diritti contro vere e proprie angherie e irregolarità, carichi di lavoro insostenibili, flessibilità selvaggia e perfino irregolarità contributive certificati dall’ispettorato del lavoro a carico delle due cooperative cui l’azienda del famoso marchio aveva trasferito i lavoratori e tutta la produzione.

In pratica una forma di caporalato in grande per ridurre i costi delegando le modalità per aumentare lo sfruttamento senza neanche la briga di delocalizzare rischiando una penalizzazione del marchio.

E le due cooperative, oltre a introdurre turni massacranti, approfittando di leggi inique, hanno applicato il contratto multiservizi e non quello alimentare, riducendo così pesantemente salari diretti e indiretti, tutele e diritti.

A tutto ciò giustamente si sono ribellati i lavoratori e le lavoratrici, soprattutto straniere, protagoniste in prima fila di dieci mesi di lotte durissime resistendo alle difficoltà economiche, alle cariche e alle manganellate della polizia intervenuta in continuazione per impedire i picchetti.

Oggi al posto dell’azienda e delle cooperative sono sotto inchiesta i lavoratori e le lavoratrici con accuse gravissime connesse con il decreto sicurezza di Salvini che il governo attuale lascia colpevolmente in vigore. 120 lavoratori finiscono sotto processo per manifestazione non autorizzata, resistenza, lesioni, invasioni di edificio, minacce, violenza privata, ma le imputazioni in realtà descrivono la criminalizzazione in atto dei picchetti sindacali.

Doveroso schierarsi contro questo accanimento giudiziario, per il diritto dei lavoratori a organizzarsi e combattere per salari e condizioni di lavoro umane e dignitose, contro leggi ingiuste che tutelano ogni forma di sfruttamento e precarietà.

I lavoratori Italpizza non vanno lasciati soli. Va difeso il diritto di organizzarsi e lottare.

Come Rifondazione Comunista abbiamo sostenuto la lotta dei lavoratori di Italpizza e crediamo che vada costruita la più ampia solidarietà nei loro confronti.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista S.E.

I dati forniti dall’Istat con i conti economici trimestrali presentano un quadro peggiorativo rispetto alle previsioni avanzate precedentemente registrando la peggior caduta del Pil che non si registrava da 25 anni e un andamento sotto la media dell’Ue.
I dati danno per il secondo trimestre del 2020 un calo del 17,7% rispetto allo stesso periodo del 2019 e una
variazione acquisita per il 2020 del 14,4%.
I dati testimoniano in generale il grande impatto negativo della pandemia da covid 19 e del conseguente blocco delle attività nel periodo considerato per il nostro paese.
Ma entrando nel dettaglio dei dati si scopre che il calo del pil è stato determinato principalmente dal calo della domanda interna (9,5%) e in particolare dal crollo dei consumi delle famiglie che diminuiscono mediamente del 12,4%.
E’ il dato più preoccupante perché rimanda al durissimo colpo subito dai lavoratori e dalle lavoratrici, quelli occupati pagati con cassa integrazione ricevuta spesso in ritardo e con pesanti decurtazioni salariali , quelli precari, disoccupati o impiegati nelle mille forme di lavoro semilegale o illegale che hanno ricevuto sussidi insufficienti e sempre in ritardo, i tanti rimasti senza reddito perché il lavoro l’hanno perso.
E’ la conferma delle intollerabili emergenze salariali e occupazionali che gravano sulle persone e l’economia del paese che rischiano seriamente di aggravarsi nella prossima a causa della tracotanza di un fronte padronale che pretende libertà di licenziamento e non vuole firmare i contratti.
L’unico modo per non subire l’offensiva neoliberista annunciata è la costruzione di un fronte di lotta ampio e unitario del lavoro e dei diritti per l’aumento dei salari attraverso la firma dei contratti e la loro applicazione universale, la difesa e il rilancio di buona occupazione anche attraverso la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, assunzioni nel pubblico per colmare il gap con gli altri paesi europei, la stabilizzazione dei precari, la richiesta di investimenti che garantiscano i diritti alla salute, all’istruzione alla casa, la fine delle discriminazioni per i lavoratori immigrati, la parità tra i generi nei luoghi di lavoro, il diritto alla pensione a 60 anni e un reddito di cittadinanza garantito a tutte e tutti, un piano per il lavoro incentrato sulla riconversione ambientale e la messa in sicurezza del territorio.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

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