Il governo italiano persevera nell’abuso di assunzioni a termine verso lavoratrici e lavoratori nella pubblica amministrazione. È questo il contenuto della lettera di messa in mora inviata dalla Commissione al governo italiano.
Non sono bastate l’apertura di una procedura d’infrazione sulla materia aperta dalla Commissione già nel 2019 né il fatto che in Italia gli organici nei settori pubblici sono molto al di sotto e con stipendi più bassi della media europea.
Perfino ora che la pandemia ha dimostrato a tutti la necessità inderogabile per il paese di un rafforzamento strutturale del pubblico sia come strutture che come organici, si è continuato ad assumere decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori precari.
Non solo! Si continua, come sottolinea ancora la procedura europea, con le discriminazioni non garantendo ai dipendenti a tempo determinato le stesse condizioni e gli stessi diritti dei colleghi a tempo indeterminato.
Scelte miopi e inaccettabili che pagano non solo le lavoratrici e i lavoratori costretti a un’esistenza precaria, ma tutto il paese a causa dello scadimento generale del pubblico e i cittadini in termini di deterioramento della qualità e continuità dei servizi.
Basta andare nei talk show a magnificare gli “eroi” o promettere di investire nel pubblico e poi in sede si spesa perseverare nella subordinazione al primato del mercato e del privato!
Rifondazione Comunista sostiene una ripresa delle lotte di tutti i dipendenti pubblici per:
- consistenti aumenti salariali per tutti i dipendenti pubblici,
- assunzioni di almeno 500 mila lavoratrici e lavoratori;
- stabilizzazione di tutti i precari con contratti a tempo pieno e indeterminato;
- reinternalizzazione di tutti i servizi affidati a privati.

Più dignità per il lavoro pubblico, migliori servizi per i cittadini

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

“160 euro netti di aumenti agli insegnanti nel nuovo contratto”, titolava ieri il sole 24 ore, in modo simultaneo (un po' sospetto) con molte altre testate.

La diffusione di notizie su questa cuccagna nelle buste paga degli insegnanti si aggiunge agli attacchi al prossimo sciopero dei dipendenti pubblici, rei di pretendere aumenti salariali nel mezzo di una crisi in cui tutti soffrono: “i soliti privilegiati” è il messaggio che si vuole inviare al paese, per isolare i pubblici dipendenti di fronte alle altre categorie e non disturbare Confindustria, che teme l'effetto contagio.

La verità, al di là delle veline puntualmente riprese da giornalisti compiacenti, è molto diversa.
Per arrivare alla fantastica cifra di 160 euro, si conteggiano furbescamente soldi che col contratto non c’entrano nulla. Il miracolo si compie aggiungendo i 100 euro del bonus fiscale, a sua volta ottenuto con aggiunte sul bonus di 80 euro del governo Renzi.
Ma anche con questo gioco di prestigio dai bonus citati i docenti della scuola dell’infanzia fino a 25 anni di anzianità, quelli della primaria fino a 20 anni e quelli delle medie e delle superiori con 15 anni di servizio prenderebbero soltanto 20 euro, mentre trarrebbero un beneficio inferiore agli 8 euro i docenti con 35 anni di anzianità.
Questo attacco al contratto della scuola mostra come il governo, molto sensibile alle richieste di Confindustria, si ponga rispetto alla necessità di rilanciare finalmente un Pubblico massacrato da 20 anni di tagli, di riconoscere il valore sociale del lavoro dei suoi dipendenti, di superare una situazione con organici molto al di sotto del necessario e invecchiati a causa della riforma Fornero, con stipendi tra i più bassi d'Europa, tagliati da anni di blocco dei contratti, con servizi garantiti solo grazie a un esercito di centinaia di migliaia di precari.

Occorre riconoscere consistenti aumenti salariali agli insegnanti come a tutti i dipendenti pubblici, nell’ambito del giusto riconoscimento del loro valore sociale e dell’elevamento agli standard minimi europei.
Per questo Rifondazione Comunista sostiene una ripresa generalizzata delle lotte con questi altri obiettivi fondamentali:
-assunzioni di almeno 500 mila lavoratrici e lavoratori;
-stabilizzazione di tutti i precari con contratti a tempo pieno e indeterminato;
-reinternalizzazione dei servizi affidati a privati.
Più dignità per il lavoro pubblico, migliori servizi per i cittadini

Loredana Fraleone, responsbile nazionale Scuola
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Oggi due ore di sciopero dei lavoratori dell’ex-Ilva di Taranto con presidi davanti a tutti gli stabilimenti del gruppo per denunciare una gestione degli impianti diventata insostenibile e i ritardi nell’azione del governo.
Produzione ridotta a meno della metà, in cassa integrazione due terzi dei lavoratori, quasi azzeramento della manutenzione con grossi rischi per la sicurezza dei lavoratori e di degrado degli impianti sono alcuni dei problemi che, come abbiamo già denunciato, evidenziano come la gestione di arcelor-Mittal costituisca un grave problema per Taranto e la nostra siderurgia.
Per Taranto perché mancano ancora piani sul risanamento ambientale, sul futuro industriale dello stabilimento a partire dal destino della decisiva area a caldo, sul reintegro di tutti i dipendenti.
Per il paese che non può accettare che una produzione strategica dipenda dagli interessi di una multinazionale che gioca le sue carte su scala globale.
Lo sciopero di oggi riguarda il rinnovo del contratto d’investimento previsto per il 30 novembre che dovrebbe contenere l’ingresso dello stato nel capitale della società tramite Invitalia, non è chiaro con che quota.
Noi continuiamo a sostenere la nazionalizzazione come unica vera garanzia per sottrarre il destino della siderurgia, la tutela della salute e dell’ambiente e dell’occupazione al primato del profitto.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Prosegue sulla stampa l’attacco allo sciopero per il contratto di lavoro dei pubblici dipendenti indetto da Cgil, Cisl, Uil funzione pubblica.

Oggi è la volta di Repubblica con articolo di Boeri e Perotti che accusano i sindacati e quindi lo sciopero di togliere ai lavoratori il giusto riconoscimento sociale “guadagnato” nella lotta al covid.

Miracolo dell’ideologia! Da un lato si riconosce che i lavoratori pubblici in questi mesi “hanno dato l’anima per fare il loro lavoro, hanno rischiato la vita nelle corsie degli ospedali, hanno insegnato a pieno ritmo anche in condizioni molto difficili, hanno passato notti insonni per cercare di pagare rapidamente la cassa integrazione nonostante leggi mal scritte” e poi si pretende che il riconoscimento sociale sia limitato all’attributo di eroi elargito gratuitamente dalla retorica main stream e di governo.

Ci vuole una bella faccia tosta! Si dice di voler rilanciare finalmente un Pubblico massacrato da 20 anni di tagli e riconoscere il valore sociale del lavoro dei suoi dipendenti e si continua a tollerare organici molto al di sotto del necessario e invecchiati a causa di anni di blocco delle assunzioni; stipendi bassissimi tagliati da anni di blocco di contratti; la garanzia di servizi garantita solo grazie a un esercito di centinaia di migliaia di precari .

Con la conseguenza di un Pubblico che deve far fronte a grandi necessità del paese con un personale invecchiato, malpagato, insufficiente, sfiduciato.

Per riconoscere davvero il valore sociale del pubblico e delle sue lavoratrici e lavoratori e elevare il paese a standard minimi europei sono necessari subito:

assunzioni di 500 mila lavoratrici e lavoratori; stabilizzazione di tutti i precari con contratti a tempo pieno e indeterminato; aumenti contrattuali consistenti per stipendi di livello europeo; reinternalizzazioni dei servizi affidati a privati.

Con la restituzione di dignità al lavoro si migliora anche la qualità dei servizi per i cittadini.

Boeri e Perotti invece di chiedere di far pagare più tasse ai ricchi e di introdurre una patrimoniale a partire da 1 milione di euro se la prendono con i lavoratori pubblici.

Se Repubblica si schiera contro sciopero vuol dire che è giusto.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Anche il Censis documenta nel suo ultimo rapporto che col covid non siamo tutti uguali! I poveri, diventano più poveri elevando alla vergognosa cifra di 5 milioni le persone che “hanno difficoltà a mettere in tavola un pasto decente”; 9 milioni di italiani hanno dovuto chiedere prestiti ai familiari o alle banche per andare avanti.
Al dato già noto sui giovani si aggiunge l’aumento delle disuguaglianze a svantaggio delle donne: il tasso di occupazione delle donne, già di 20 punti più basso , è diminuito del doppio rispetto agli uomini nei mesi della pandemia.
Sono dati che confermano fenomeni che denunciamo da tempo: milioni di famiglie per le quali la decurtazione di stipendi prodotta dalla cassa integrazione non permette di arrivare a fine mese, ampie fasce della popolazione in bilico tra lavoro dipendente, autonomo, semilegale cui il sostegno al reddito è del tutto insufficiente e arriva tardi, 300 mila persone cui non è stato garantito il rinnovo automatico del reddito di cittadinanza scaduto a settembre, centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori a tempo determinato lasciati a casa dalle aziende.
Il governo sempre attento alle richieste di Confindustria, di fronte a questa marea montante di sofferenze adotta misure insufficienti per l’oggi e totalmente inadeguate per il futuro prossimo quando i problemi occupazionali si porranno in modo più dirompente.
Chiediamo scelte immediate per:
- reddito di cittadinanza per tutte e tutti senza i vincoli attuali
- blocco dei licenziamenti per tutto il 2021
- aumenti quota di cassa integrazione sul salario
- sostegno agli affitti e blocco degli sfratti.

Aumentare le risorse disponibili con una tassa patrimoniale a partire da un milione di euro.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Fireterilli

Per la morte dell'operaio ventottenne Cristian Terilli avvenuta lo scorso 3 gennaio nello stabilimento Sevel di Atessa (Ch), il più grande in Italia del gruppo Fca, sono stati rinviati a giudizio solo i responsabili della ditta di subappalto per la quale lavorava.

Per la Fca e la Comau la magistratura ha deciso il proscioglimento e l'archiviazione. Non entriamo sul terreno penale perchè non abbiamo elementi ma ci sembra doveroso invitare a una riflessione sulle responsabilità più generali delle grandi imprese, della politica e dei media che poco raccontano cosa accade nel mondo del lavoro.

È facile lavarsi le mani delle proprie responsabilità dopo aver esternalizzato e creato un sistema di subappalti per sfruttare meglio e dividere lavoratrici e lavoratori.

La Fca affida alla Comau di Torino, che fa parte sempre del gruppo, la manutenzione. A sua volta la Comau subappalta a un'azienda di Cassino i lavori.

Alla fine solo i responsabili di Sinergia l'impresa subappaltante vengono rinviati a giudizio.

Questo sistema crea una classe lavoratrice di serie B con meno tutele sindacali, potere contrattuale e quindi minore sicurezza. Lo si vede nella cantieristica come nell'automotive.

È stato reso possibile da "riforme" del lavoro degli ultimi venticinque anni.

Ai vertici di FCA citando De Andrè diciamo forte e chiaro che "anche se vi ritenete assolti siete lo stesso coinvolti".

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Rifondazione Comunista è al fianco di lavoratrici e i lavoratori delle società multiservizi che hanno scioperato oggi. Attendono da 7 anni il rinnovo contrattuale da parte di società a cui le controriforme di centrodestra e centrosinistra hanno consentito di far affari d'oro con l'esternalizzazione dei servizi. L'interposizione di manodopera che nel 1960 era stata vietata per legge è diventata la normalità legalizzata. Dai cup alle pulizie è stato creato artificialmente un settore privato che tra l'altro alimenta corruzione e clientelismo. Le gare per l'assegnazione dei servizi a ditte esterne sono un verminaio e l'esternalizzazione consente di aggirare le norme sui concorsi. Ma la cosa più grave è che è stato creato nel pubblico un'enorme categoria di lavoratori di serie B, con meno diritti, salario, tutele.

Lavoratrici e lavoratori che hanno scioperato oggi sono vittime innanzitutto del tradimento da parte del Pd, e più in generale del centrosinistra, che hanno condiviso con la destra questa esternalizzazioni pressoché totale particolarmente forte nella sanità. Ricordiamo che le stesse norme nazionali e i commissariamenti obbligano da anni a spendere acquistando servizi all'esterno mentre limitano assunzione di personale.

Rifondazione Comunista chiede a governo, parlamento e regioni da anni di procedere alla reinternalizzazione di tutti i servizi.

Bisogna reinternalizzare tutto e porre fine allo scandalo alla luce del sole di privati che fanno affari. I soldi che non si daranno più a queste società e coop parassitarie serviranno a garantire migliori servizi e retribuzioni.

REINTERNALIZZARE TUTTO!

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Le immagini degli agenti che si tolgono i caschi applauditi dagli operai in sciopero rappresentano un potente messaggio di unità della classe lavoratrice. A fronte di una multinazionale che si comporta come negli anni '50 c'è bisogno di una risposta compatta. Non sono accettabili la serrata, i tre licenziamenti, le 250 lettere di sospensione. La privatizzazione della siderurgia ha consegnato un settore strategico che fu creato dallo Stato a predoni privati internazionali. ArcelorMittal vuole licenziare per poi esternalizzare. Rifondazione Comunista è al fianco dei lavoratori. La migliore risposta alla prepotenza della multinazionale è la nazionalizzazione della siderurgia.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

ilva11

Car* compagn*,
come sapete domani ci sarà lo sciopero nazionale di 4 ore dei metalmeccanici con presidi in diverse città delle quali non c'è un elenco completo, anche a causa della situazione determinata dalle restrizioni dettate dal nuovo Dpcm. Comunque ci saranno presidi e si sciopererà in tutta Italia.

Vi inviamo in allegato il comunicato stampa da mandare immediatamente a redazioni locali (giornali, tv, siti internet).

Riteniamo importante una presenza con le nostre bandiere alle iniziative dei metalmeccanici di domani e vi invitiamo ad attivarvi in tal senso.

Consigliamo di stampare poche centinaia di copie di volantini (i presidi saranno di delegati) con il comunicato stampa che alleghiamo da un lato e il testo del volantino su reddito e tassa sulle ricchezze dall'altro che trovate in allegato. Si possono fare in qualsiasi copisteria in versione b/n molto rapidamente.

Saluti comunisti

Maurizio Acerbo, segretario nazionale PRC-SE
Antonello Patta, responsabile nazionale Lavoro PRC-SE

RIFONDAZIONE COMUNISTA CON METALMECCANICI PER IL CONTRATTO E CONTRO L’ARROGANZA DEGLI INDUSTRIALI

Rifondazione Comunista sostiene lo sciopero nazionale dei metalmeccanici, indetto per domani 5 novembre da Fiom, Fim e Uilm, a sostegno della piattaforma contrattuale contro l’oltranzismo di Federmeccanica e Assistal che non solo chiudono a tutte le richieste, ma attaccano le tutele esistenti rifiutando l’esigibilità di diritti conquistati.
E’ gravissima la chiusura totale del fronte padronale sul salario espressa dal rifiuto all’aumento dei minimi contrattuali, altrettanto pesante l’arroganza che si spinge fino mettere in discussione automatismi su scatti di anzianità e altri diritti già previsti nell’ultimo contratto.
Ma la strategia antioperaia degli industriali per affrontare la crisi si chiarisce in particolare con il rifiuto a definire limiti nel ricorso al lavoro precario, a introdurre vincoli occupazionali e garanzie sui diritti sindacali negli appalti; si svela del tutto nella mancanza totale di disponibilità sulle riduzioni d’orario a fronte di innovazioni tecnologiche e nella sfrontata richiesta di maggiore flessibilità della forza lavoro, in particolare su smart working, lavoro agile telelavoro.
E’ chiaro che si osa puntare ancora su un modello economico e produttivo centrato su bassi salari, per molte fasce di lavoratori da fame, precarietà e flessibilità estreme in un paese come il nostro già agli ultimi posti in Europa per livelli salariali, protezioni sociali e precarietà selvaggia?
Un governo che voglia davvero operare una svolta dovrebbe finalmente dire basta a un modello economico e produttivo che ha generato disoccupazione, milioni di poveri, perdita di diritti e disastrato il sistema produttivo del paese.
Allora non faccia come Ponzio Pilato! Non un soldo deve andare a settori del padronato senza precisi vincoli sull’occupazione e i diritti di lavoratrici e lavoratori. Si impedisca l’utilizzo di fondi pubblici per ristrutturare le aziende a spese dei lavoratori.
Il governo decida da che parte sta.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Volantino "Reddito per tutti"

201104redditopertutti

 

 

Rifondazione Comunista sostiene lo sciopero nazionale dei metalmeccanici, indetto per domani 5 novembre da Fiom, Fim e Uilm, a sostegno della piattaforma contrattuale contro l’oltranzismo di Federmeccanica e Assistal che non solo chiudono a tutte le richieste, ma attaccano le tutele esistenti rifiutando l’esigibilità di diritti conquistati.

E’ gravissima la chiusura totale del fronte padronale sul salario espressa dal rifiuto all’aumento dei minimi contrattuali, altrettanto pesante l’arroganza che si spinge fino mettere in discussione automatismi su scatti di anzianità e altri diritti già previsti nell’ultimo contratto.

Ma la strategia antioperaia degli industriali per affrontare la crisi si chiarisce in particolare con il rifiuto a definire limiti nel ricorso al lavoro precario, a introdurre vincoli occupazionali e garanzie sui diritti sindacali negli appalti; si svela del tutto nella mancanza totale di disponibilità sulle riduzioni d’orario a fronte di innovazioni tecnologiche e nella sfrontata richiesta di maggiore flessibilità della forza lavoro, in particolare su smart working, lavoro agile telelavoro.

E’ chiaro che si osa puntare ancora su un modello economico e produttivo centrato su bassi salari, per molte fasce di lavoratori da fame, precarietà e flessibilità estreme in un paese come il nostro già agli ultimi posti in Europa per livelli salariali, protezioni sociali e precarietà selvaggia?

Un governo che voglia davvero operare una svolta dovrebbe finalmente dire basta a un modello economico e produttivo che ha generato disoccupazione, milioni di poveri, perdita di diritti e disastrato il sistema produttivo del paese.

Allora non faccia come Ponzio Pilato! Non un soldo deve andare a settori del padronato senza precisi vincoli sull’occupazione e i diritti di lavoratrici e lavoratori. Si impedisca l’utilizzo di fondi pubblici per ristrutturare le aziende a spese dei lavoratori.

Il governo decida da che parte sta.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Euro

Lo studio del ricercatore Matteo Villa dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) ci induce a rilanciare una proposta che Rifondazione Comunista avanza da tempo. Se il 94% dei morti è over 60 è necessaria una misura straordinaria. Noi manderemmo lavoratrici e lavoratori in pensione a 60-62 anni come in Francia. Ma almeno fino alla fine dell'emergenza sarebbe il caso che lavoratrici e lavoratori in quella fascia d'età o affetti da patologie gravi vengano esentati dal lavoro. Ovviamente dovrebbero essere regolarmente retribuiti e la misura dovrebbe riguardare lavoratori dipendenti e autonomi. con questa misura si ridurrebbe la pressione sulle strutture sanitarie e si metterebbero al sicuro tante persone. Ovviamente la cosa migliore sarebbe cestinare legge Fornero e consentire a tutte/i di andare in pensione.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Il governo si schiera con Confindustria contro lavoratrici e lavoratori.

Questo è risultato palese dell’incontro di ieri tra governo e segretari generali di Cgil, Cisl e Uil durante il quale Conte ha espresso l’intenzione di prorogare la cassa integrazione fino alla primavera del 2021 mentre il blocco dei licenziamenti decadrebbe già il 31 gennaio.

In una situazione di gravissime sofferenze sociali come l’attuale e i rischi di un aggravamento delle condizioni materiali di ampie fasce della popolazione colpisce la sensibilità dei partiti al governo verso le ragioni del profitto e l’indifferenza totale verso il destino delle persone.

E’ la loro la reiterazione di un'impostazione politica ferocemente antipopolare che ha prodotto l’eliminazione dell’articolo 18 e il jobs act. Una politica subalterna al grande capitale che considera il lavoro come variabile dipendente, merce usa e getta, quella che il Papa chiama “cultura dello scarto”.

Chiediamo con forza che nell’incontro di venerdì, cui è stata rinviata la decisione definitiva, il governo torni sui suoi passi: il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione devono essere estesi a tutto il 2021!

Nessun posto di lavoro vada perduto. E soprattutto va bocciata la richiesta di Confindustria che è palesemente volta a sostituire chi verrebbe licenziato con forza lavoro ancor più precaria e sottopagata.

Di fronte alle cannonate quotidiane di Confindustria solo la ripresa di grandi lotte unitarie e generalizzate potrà fermare il tentativo di scaricare su lavoratrici e lavoratori i costi della crisi e di avviare una stagione di nuove conquiste. Auspichiamo che i sindacati confederali rispondano a governo e Confindustria riprendendo la strada del conflitto.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Rifondazione Comunista è a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori che oggi scioperano e manifestano con la Cub in diverse città d’Italia.
Riteniamo giustissime le rivendicazioni alla base dello sciopero: l’estensione del blocco dei licenziamenti e della cassa integrazione, la priorità assoluta agli investimenti nella sanità e nella scuola, l’aumento degli stipendi e l’adeguamento degli organici anche attraverso l’assunzione di tutti i precari, il potenziamento dei trasporti pubblici e delle strutture di controllo delle norme di sicurezza.
Crediamo fermamente che in un momento in cui si decide molto del futuro del lavoro e del paese, nel quale potenti forze economiche e politiche puntano a un ulteriore arretramento dei lavoratori, ogni lotta che contrasti scelte neoliberiste vada sostenuta.
Siamo altresì convinti che solo attraverso la ripresa di una vasta stagione di lotte, con grandi mobilitazioni unitarie di tutte le componenti del frastagliato mondo del lavoro, disoccupati e giovani, sarà possibile contrastare l’offensiva degli avversari di classe e avviare una epoca di nuove conquiste. Auspichiamo una convergenza per scadenze unitarie di lotta e sciopero di fronte all'ignavia del governo e alla prepotenza di Confindustria.
Questo è l’impegno quotidiano di Rifondazione Comunista al fianco di lavoratrici e lavoratori per la ricostruzione di una sinistra di classe.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Tutti parlano di tenere a casa studenti ma nessuno parla di chi rischia di più. L'aumento dei contagi e ancor più di ricoveri ordinari e in terapia intensiva e dei morti richiede misure straordinarie. Secondo i dati sono acclarate una vulnerabilità e un rischio crescente per età e malattie pregresse. Le persone over 60 e con patologie rischiano di più.
Noi di Rifondazione Comunista manderemmo le persone in pensione a 60-62 anni come in Francia. Ma almeno per il tempo dell'emergenza covid sarebbe il caso che coloro che hanno più di 60 anni o siano affetti da patologie gravi vengano esentati dal lavoro. Ovviamente, pubblico o privato che sia, il lavoratore dovrebbe essere regolarmente pagato.
Con questa misura straordinaria si ridurrebbe il peso sulle strutture sanitarie e si metterebbero al sicuro tante persone. Ovviamente la copertura va garantita anche a lavoratori autonomi.
Covid o non covid la misura più saggia e strutturale sarebbe quella di fare una vera "quota 100" che consenta a tutte/i di poter andare in pensione.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

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