vendola 3di Daniela Preziosi
La richiesta della procura di Bari contro il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola è pesante: un anno e otto mesi per concorso in abuso d'ufficio. E questo nonostante ieri, in aula, i legali dell'accusa che pure avevano presentato un memoriale, alla fine abbiano fatto tre passi indietro. «I miei avvocati hanno spiegato tecnicamente che non c'è reato», ha detto Lea Cosentino, la Lady Asl pugliese, ex direttrice generale dell'Asl di Bari e accusatrice di Vendola. Lui, il presidente nonché candidato alle primarie del centrosinistra, ieri si è presentato in tribunale ed ha parlato. Fuori dall'aula si è detto «tranquillo». Ma «se dovessi essere condannato mi ritirerei dalla vita pubblica». È stato lui infatti a chiedere il rito abbreviato, per liberarsi prima possibile dalla spada di Damocle che pende su di sé e per forza di cose anche sulle primarie. Ma la sentenza, attesa per ieri, è stata rinviata a mercoledì 31 ottobre.
La vicenda è nota: secondo l'accusa un primario dell'ospedale San Paolo, Paolo Sardella, sarebbe stato favorito da Vendola. A Lea Cosentino il presidente avrebbe chiesto di riaprire i termini per le le domande del concorso per la nomina.

I fatti risalgono al 2008. Vendola nega pressioni e irregolarità: «In Italia negli ultimi anni sono stati riaperti 181mila concorsi per primari, non è una pratica illecita ma una consuetudine anche a garanzia della qualità della selezione. Detto questo, le testimonianze ricavabili dall'attività investigativa e dalle deposizioni della dottoressa dicono che la mia condotta è stata sempre estranea a qualunque intromissione e inappropriatezza». «Aspetto con assoluta serenità», ha conclusa Vendola, «è del tutto ovvio che una sentenza di condanna per me sarebbe un punto di non ritorno: segnerebbe il mio congedo dalla vita pubblica. Ma una sentenza ispirata a verità e giustizia restituirà a me ciò che mi è dovuto cioè la mia totale innocenza».
Vendola non ha rinunciato a commentare la pesante richiesta della procura , «non la giudico ma ne sottolineo la forza mediatica». Capace da sola di gettare un ombra sulla sua candidatura alle primarie. Una richiesta «esorbitante rispetto al teorema accusatorio, che è stato in parte smontato dalla difesa della stessa accusatrice, la dottoressa Cosentino», dice Vendola. «Le due difese hanno completamente ridimensionato la portata dell'interrogatorio da cui origina l'indagine penale. Il mio avvocato ha, credo, smontato pezzettino per pezzettino, minuziosamente, tutta l'impalcatura accusatoria relativamente al fatto che io non conoscessi Sardelli, che non fosse mio amico, e che probabilmente appartenesse ad ambiente politicamente orientato a destra ma che fosse soltanto un eccellente professionista».

Il Manifesto - 26.10.12

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