di Alberto Ziparo

Il governo ha deciso: non chiude il progetto del Ponte sullo Stretto ma lo rinvia. La costosissima agonia del Ponte andrà avanti per almeno altri due anni, che serviranno «a verificare la fattibilità tecnica ed economico-finanziaria del progetto», prima della decisione definitiva. La società del Ponte (la Sdm), che spende circa mezzo milione di euro al mese solo per sopravvivere, potrà così continuare a sprecare risorse pubbliche nell'unica attività che porta avanti ormai da una quarantina d'anni: l'eterna progettazione. 
Ma c'è di peggio: le imprese consorziate per la realizzazione del Ponte, in attesa di un'opera che non si farà mai, potranno realizzare infrastrutture «collaterali, funzionalmente autonome rispetto al manufatto principale ma comprese nel programma». Siamo all'assurdo. 

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di Bruno Steri

Ha ragione da vendere Valentino Parlato nel dire che nessuno ha granchè da gioire per l’esito delle elezioni siciliane, neanche chi è stato indicato dai numeri quale vincitore. A maggior ragione, a sinistra non ci si può esimere dall’esercizio di una severa autocritica: questo voto costituisce infatti per la sinistra del nostro Paese qualcosa di più dell’ennesimo campanello d’allarme. Per molti versi, direi che è un punto di non ritorno: troppi gli errori, i limiti soggettivi, le egoistiche miopie, la progressiva frammentazione e inconsistenza quantitativa e qualitativa, per poter ancora pensare di andare avanti imperterriti ciascuno per la propria strada (sia detto ciò, senza nulla togliere alla passione, alla generosità con cui tante compagne e tanti compagni hanno affrontato questi ultimi due “terribili” decenni).

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di Franco Frediani

Prendere atto che molta della politica fatta negli ultimi anni sia stata fatta fuori dalle Istituzioni è cosa necessaria e doverosa. Premesso che l'ultima cosa che vogliamo fare è quella di pronunciare sentenze, riteniamo giusto almeno farci un'idea della situazione. La sua fruibilità, l'incertezza e le continue sorprese, la rendono fluttuante, sicuramente impossibile da capire e gestire in tempi stretti. Se poi ci mettiamo il rebus della legge elettorale che "lor signori" si riservano di costruirsi ad hoc... il gioco è fatto. La notizia del giorno è questa volta tutta per Di Pietro. Case sì, case no, onesto o meno, discutibile o altro... Siamo passati attraverso l'era (era!) Berlusconi e abbiamo capito poco o nulla. Decine e decine di rinvii a giudizio, comportamenti amorali, infrazioni ad ogni tipo di legge, umana o divina! Resta il fatto che il crimine ascrivibile a questo politico-manager poggia le sue basi su qualcosa di reale: la politica CONTRO l'Italia e gli italiani.

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Ammontano a circa 134 milioni di euro i compensi erogati, nel 2011, dalle prime otto banche italiane ai propri consiglieri, dirigenti e sindaci. A fare i conti in tasca agli istituti di credito dopo l’invito di ieri del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, a ridurre i costi di dirigenti e amministratori, è stata l’Ansa che ha spulciato nelle relazioni sulle remunerazioni del 2011 delle banche quotate e che includono il costo dei consigli, dei collegi sindacali e dei dirigenti strategici, questi ultimi in numero variabile a seconda dell’organizzazione. In dettaglio Intesa Sanpaolo ha speso circa 28,3 milioni, Mediobanca 20,8 milioni, Unicredit 18,7 milioni, il Banco Popolare 18,2 milioni, Ubi Banca 13,4 milioni, Mps 13,2 milioni, la Bpm 11,1 e la Popolare dell’Emilia 10,7 milioni.

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di Giovanna Capelli e Antonello Patta

Con l'arresto dell'assessore Zambetti si è conclusa per via giudiziaria la lunga crisi del modello lombardo-formigoniano. Clientelismo, corruzione, rapporti con la criminalità organizzata sono l'epifenomeno e l'effetto ultimo di un sistema di potere che faceva delle relazioni perverse tra "convenienze" dei politici e interessi economici dei privati, specie quelli di amici, il criterio fondante delle scelte politiche regionali. Nella sanità il pubblico è stato svuotato e dequalificato a vantaggio di un privato che ha dato vergognosi esempi di malasanità, sulla pelle dei malati. Le "eccellenze" non lo dobbiamo certo a Formigoni e alle nomine lottizzate dal centrodestra, ma al senso di responsabilità, di professionalità e di dedizione per il bene comune degli operatori e dei lavoratori e delle lavoratrici del settore che hanno resistito alle scelte privatiste e aziendaliste.

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