di Giuseppe Deriu

l semplice gesto di pigiare un interruttore per avere luce, far funzionare la lavatrice, il phon o qualunque altro apparecchio elettrico non desta stupore e non induce a riflettere sul duro lavoro che rende possibile utilizzare tutta questa energia. Così come indossare un gioiello, utilizzare un tegame in cucina, aprire e chiudere un infisso in alluminio. A un certo punto, però, irrompe la cronaca. Ampi e particolareggiati servizi sulla stampa, reportage sui telegiornali delle emittenti nazionali e regionali, l’avvenimento fa notizia: i minatori hanno occupato le miniere di carbone del Sulcis, sono barricati a 400 metri di profondità e sono disposti a tutto pur di salvaguardare un lavoro che la maggior parte della gente considera disumano e anacronistico.

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di Luca Melloni

Sull’Unità di qualche giorno fa Michele Prospero ha azzardato una lettura della storia repubblicana basata sulla comparsa dell’anti-politica ogni qualvolta si era alle porte di un cambiamento epocale. L’anti-politica è stata, a suo parere, la stampella della destra per bloccare l’ascesa al potere della sinistra – dietro le parole anti-establishment si è mirato invece ad una conservazione del sistema politico ormai decadente.
I 3 passaggi storici che Prospero inquadra sono: il 1948 e l’Uomo Qualunque contro Togliatti; il 1977 e i “Movimenti” contro Berlinguer; ed ora Il Fatto, la 7, Libero, Stella e Rizzo, Grillo e Di Pietro contro Bersani ed il PD. Mi pare una lettura assai forzata, tre episodi molto diversi tra loro che poco, forse nulla, hanno in comune.

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di Loris Campetti

Un fantasma è pronto ad aggirarsi nei cieli della campagna elettorale prossima ventura. Non è il fantasma del comunismo ma quello del lavoro, cancellato, precarizzato, silenziato e svuotato dei diritti. Ciò avverrà grazie a un impegno che coinvolge molti soggetti e alla disponibilità che Antonio Di Pietro esprime sul nostro giornale a trasformare i due referendum sull'art.8 e sull'art.18 in una battaglia comune per il ripristino della democrazia nei luoghi di lavoro. Una sfida che vedrà protagoniste nella raccolta delle firme, insieme e con un comitato promotore ampio, le forze politiche, sindacali, editoriali, dell'intellettualità e dell'associazionismo impegnate nella difesa dei diritti dei lavoratori. Questo vuol dire che un'alleanza naturale, basata sul comune impegno per il ripristino della democrazia negata (almeno dagli ultimi due governi), imporrà all'attenzione di chi si presenterà alle elezioni un confronto di merito, concreto, sul lavoro. Come scrivono Di Pietro e Zipponi, che i Sì siano Sì e i No siano No.

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di Francesco Piccioni

La Fiom era circondata e doveva provare a uscire dall'angolo. Lo fa alla sua maniera, con intelligenza e determinazione, calcolando attentamente i rapporti di forza attuali, sul piano sindacale e su quello politico.
Al di là delle frasi di circostanza, appare infatti chiaro che delle forze politiche convocate a giugno per sottoporre loro il problema della tutela del lavoro, soltanto l'Idv di Di Pietro e gli «extraparlamentari» di Rifondazione, ecc, sono praticamente pronti a mettere in piedi un'iniziativa referendaria (sulla maggioranza del parlamento attuale, e forse anche del prossimo, è bene fare non troppo conto) per annullare la cancellazione dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori e l'art. 8 della «manovra d'agosto» 2011, firmata da Maurizio Sacconi, che permette accordi aziendali in deroga ai contratti nazionali, alle leggi e forse anche ai dieci comandamenti.

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di Vladimiro Giacchè

È un segno dei tempi che sia un banchiere, anzi IL banchiere europeo per eccellenza, Mario Draghi, a proporre all’opinione pubblica europea il più importante manifesto politico di questi mesi. Perché l’articolo del presidente della BCE pubblicato sul settimanale tedesco “Die Zeit” (con un titolo cretino che la dice lunga sulle ossessioni monomaniacali dell’establishment di quel paese: “Così l’euro resta stabile!”) è un vero e proprio manifesto politico.Certo, tutti i commentatori sono andati a cercare, in fondo al testo di Draghi, le parole sulla BCE e su quello che intende fare per evitare l’implosione dell’area valutaria. E non sono stati delusi. Draghi infatti afferma, a beneficio dei lettori tedeschi, che la BCE “farà quanto necessario per garantire la stabilità dei prezzi. Resterà indipendente.

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