di Vincenzo Comito

L'accaieria Ilva, la multiutility Hera, la Cassa Depositi e Prestiti hanno in comune una deriva pericolosa nei rapporti tra grandi imprese e territori in cui operano, tra potere economico e potere politico. Il 2012 è stato un anno che ha visto rilevanti mutamenti nella situazione e nelle strategie di molti gruppi industriali italiani di dimensione grande e medio-grande, mutamenti che non sono stati positivi per le sorti del paese. Vediamo tre casi, che, pur nella diversità - di dimensioni aziendali, di controllo azionario, di settori di attività, di risultati economici - hanno qualcosa in comune: sono rappresentativi di una tendenza verso la deriva del nostro sistema industriale e finanziario

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di Lidia Ravera

Sei italiani su dieci non sono andati in vacanza. Ai quattro che ci sono andati è successo di tutto: dalle compagnie aeree che falliscono mangiandosi il tuo biglietto al gasolio annacquato che, se ti dice bene, ti hanno soltanto derubato, se ti dice male, resti per strada. Quando poi, dopo aver comprato quattro volte il biglietto, dopo aver pagato il pieno della Micra come fosse una Porsche e inghiottito psicofarmaci per reggere lo stress, sono riusciti a raggiungere la agognata meta, è scattata un’altra punizione: il sovrapprezzo.

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ponte

Redazionale

Si è svolta ieri nella sede della Direzione nazionale una riunione sulle questioni del Mezzogiorno, organizzata dal dipartimento Economia. All'incontro, alla presenza di rappresentanti...

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Intervista all'economista Vladimiro Giacchè

Qual è il tuo giudizio sulla fase aperta dai due passaggi di Bce e Corte costituzionale tedesca?

L’elemento più importante è sicuramente la decisione della Bce di procedere all’acquisto illimitato dei titoli di Stato dei paesi in difficoltà, come è stato detto, sia pure sterilizzando,diciamo così, le conseguenze per quanto riguarda l’inflazione. Un po’ contraddittorio questo passaggio, ma lo capiremo più avanti. Queta decisione ha alleggerito la situazione di Italia e Spagna. Non è stato raggiunto però l’obiettivo dei duecento punti come detto da Bankitalia. Vedremo in futuro se ci sarà un effetto perché Draghi per il momento si è limitato a fare delle dichiarazioni. Il fondo salva stati era soggetto alla decisione della Corte tedesca.

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di Domenico Moro

Il debito pubblico sarà al centro del dibattito per tutta la durata della campagna elettorale. Le soluzioni, quasi sempre, si riducono al taglio della spesa pubblica. Per l’agenda Monti questa è l’unica strada per ridurre i tassi d’interesse sul debito e le tasse. Recentemente su La7, Oscar Giannino, uno dei nuovi politici “saliti” in campo, ha riaffermato la solita vulgata che si spende troppo e che la colpa è della “casta” dei politici.
Peccato che la spesa pubblica italiana, al netto dei tassi d’interesse e compresi gli sprechi e le mazzette della casta, è sempre risultata più bassa di quella media dell ’eurozona e di molti paesi che hanno beneficiato di bassi tassi

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di Emiliano Brancaccio

Man mano che la crisi della zona euro si aggrava, tra gli imprenditori italiani e persino negli ambienti della destra “rispettabile” inizia a far capolino l’ipotesi di una uscita dell’Italia dalla moneta unica. Come quasi sempre accade, allora, per riflesso pavloviano anche gli intellettuali e gli economisti di “sinistra” si vedono costretti a uscire dalle consuete ambiguità retoriche e ad assumere posizioni più chiare sul da farsi. Vari articoli pubblicati di recente, così come un seminario sulla crisi organizzato pochi giorni fa dalla Fondazione Di Vittorio e dall’ARS, hanno dato conto di questa tendenza.

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120310euro1Rassegna.it

Il Forum Cgil dell'economia lancia un appello alle istituzioni Ue, già sottoscritto da molti studiosi: la linea Merkel/Sarkozy ha fallito. Con l'austerità non si esce dalla peggior crisi degli ultimi 70 anni. Bisogna ripartire dal lavoro.

Basta con la linea dell’austerità e del rigore di bilancio: per un folto drappello di  economisti, raccolti dal Forum Cgil dell’economia, più che una linea è un binario morto. Qualcosa che non serve a tirar fuori l’Europa dalla più grave recessione che si sia mai vista dagli anni 20 e 30 del secolo scorso.

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di Domenico Mario Nuti

Negli ultimi dodici mesi i treni hanno continuato nella loro corsa verso lo scontro, addirittura accelerando la loro velocità, ma lo scontro non va dato per scontato. Ci sono ancora delle misure – sia pure problematiche a dire il vero – che possono ancora evitare la collisione.
I tedeschi sono contrari alla cosiddetta “mutualizzazione del debito pubblico europeo”, mediante l’emissione di obbligazioni per le quali tutti i membri dell’EMU sarebbero responsabili individualmente e collettivamente (jointly and severally).

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di Roberto Santilli

"Non credo che l'euro sia un problema. Semmai, la sua costruzione è stata un problema". L'economista Riccardo Bellofiore, professore ordinario al dipartimento di Scienze economiche dell’Università di Bergamo, ha la sua versione sulle condizioni terribili in cui versano l'Italia e l'Europa. E non coincide, non in tutto, con chi negli ultimi tempi si è

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