di Mirco Viola

Un dato che non ci si aspetterebbe, con la crisi galoppante e i consumi al palo, ma tant'è: l'inflazione ha segnato nel 2012 un dato record, che non si vedeva dal 2008. Un aumento del 3%, dicono le stime preliminari Istat. Per non parlare del «carrello della spesa» (i beni di largo consumo, dal cibo ai carburanti), che aumenta addirittura del 4,3%.
E se si incrocia questo semplice dato con altri due pubblicati ieri, il mix diventa ancora più esplosivo: il primo da segnalare è il numero di ore di cassa integrazione autorizzate l'anno scorso, ovvero ben 1,090 miliardi (numero ben più alto di quello del 2011: era stato di 973 milioni di ore); e poi ci sono le fosche previsioni sui saldi: Confcommercio

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di Marco Beschi e Riccardo Sanna

Dal discorso d’insediamento del governo Monti all’annuncio delle dimissioni, il messaggio di presentazione e descrizione delle scelte di politica economica è molto cambiato: da “salveremo l’Italia attraverso rigore, equità e crescita” a “il rigore è necessario per la crescita”, per poi ripiegare in “il rigore è necessario, anche senza crescita” e concludere, pochi giorni fa, con “alla crescita dovevano pensarci i governi precedenti”. In effetti, in Italia si è verificato ciò che l’evidenza empirica e la teoria economica (purtroppo non dominante) avevano già rilevato e rivelato, ovvero che l’austerità nella crisi fosse distruttiva, non espansiva, nonostante gli annunci del governo.

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di red.

Il pieno di benzina costerà all’anno per una famiglia circa 420 euro in più. Ma l’aumento del costo del carburante si ripercuote anche sui generi alimentari, trasportati su gomma grazie alla benzina. Nel settore alimentare è previsto infatti un aumento pari a 348 euro annui.
”Le variazioni sono, rispetto ad Agosto 2011 sono di +35 centesimi (con punte che arrivano a 2,00 euro al litro). I costi diretti in più per i pieni saranno quindi pari a +420 euro annui -affermano Federconsumatori e Adusbef -.

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di Aldo Giannuli

Due anni e mezzo fa i grandi geni dell’economia (quelli che la crisi non l’avevano prevista nemmeno il giorno prima del fallimento della Lehman Brothers e che ridicolizzavano i pochi che ne segnalavano l’arrivo) decretarono che la crisi era ormai risolta o in via di soluzione e che alla fine del 2010, al più tardi nel 2011, l’economia avrebbe recuperato il terreno perso e sarebbe tornata a galoppare. Infatti….

La nuova fiammata iniziata esattamente un anno fa avrebbe dovuto rendere tutti un po’ più accorti e far venire qualche sospetto. Invece, la crisi continua ad essere trattata come un incidente di percorso, certo un po’ più noioso del previsto, ma, insomma, destinato a risolversi in breve (al massimo un paio d’anni).

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di Enrico Galatini

Spending review è un termine che nei fatti non vuol dire nulla, che viene utilizzato per coprire operazioni di altra natura, in questo caso di semplice taglio, perché quello che è importante per l’Europa sono i saldi. La vera operazione sarebbe stata, se dobbiamo usare sempre l’inglese, uno “zero base budget”, un bilancio a base zero, dove ogni voce di bilancio delle diverse categorie di enti, dallo Stato agli enti locali, viene riesaminata per valutarne l’utilità ai fini della collettività. Questo esercizio, che qualche paese ha fatto e fa, sia pure una volta ogni cinque-dieci anni, da noi non è mai stato fatto. E così ci trasciniamo una struttura di bilancio che è stata rivista – credo – solo una volta in più di cento anni e dove i cambiamenti, che ci sono stati, sono stati quasi tutti aggiuntivi.

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di Gabriele Pastrello

Bisogna cercare di fare il punto. Non vi è dubbio che ci sia uno scontro interno alla dirigenza tedesca. In parte è dovuto a motivi elettorali; ma non è l'aspetto più importante. Certamente Merkel, da apprendista stregone, ha lanciato due anni fa, come guerra preventiva per raddrizzare la pericolante situazione elettorale della sua maggioranza, una campagna contro la presunta prodigalità dei paesi del sud in difesa del contribuente tedesco. Il tutto affatto pretestuoso, ma per l'opinione pubblica purtroppo molto credibile. E ha avuto successo. Un successo che però la destra tedesca le sta rivoltando contro.

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di ArticoloTre

Le elezioni in Grecia hanno portato ad uno stallo, con necessità di ripeterle al più presto. Sembra scontato il fatto che ancora una volta prevarranno i partiti anti-rigore, sia a destra che a sinistra. Che effetto avrebbe un ritorno alla Dracma sul paese?

Su questo tema si sono esercitati molti analisti, da ultimo l’Ufficio Analisi

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di Mauro Del Corno

Ecco che ne arriva un’altra. La grandinata di nuove tasse e addizionali sembra davvero senza fine. Questa volta nel mirino ci sono i contribuenti delle regioni in deficit sanitario che già oggi pagano un obolo aggiuntivo per far quadrare i conti delle loro amministrazioni, ma che dal 2013 potrebbero essere chiamati ad uno sforzo ancora maggiore. Oggi la tassazione Irpef è strutturata in questo modo: 1,23% di aliquota base (alzata dal precedente 0,9% con il decreto “Salva-Italia”) a cui si somma un’aliquota regionale che può arrivare fino allo 0,5 per cento. Nelle regioni che devono ripianare buchi della spesa sanitaria questa aliquota potrà ora salire fino all’1,1% portando il prelievo totale al 2,33% del reddito.

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di Marco Berlinguer

Sarebbe bello se il dibattito delle primarie del centrosinistra, ora, si spostasse dai caimani alle Cayman. E dopo effervescenti polemiche sul rinnovamento della classe politica, cominciasse a spostarsi su altri contenuti. Soprattutto, se ciò significasse occuparsi finalmente del micidiale convitato di pietra del dibattito politico: la finanza privata. Diamo solo due dati per capire di cosa stiamo parlando. Secondo un recente studio pubblicato da Tax Justice Network, i super-ricchi dell'economia mondiale hanno ammassato nei paradisi fiscali una cifra che oscilla tra i 21 mila e 32 mila miliardi di dollari.

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