savianorobertoda ilpost.it
Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha risposto con questa nota pubblicata su Facebook alla lettera di Roberto Saviano sull’Espresso. Saviano aveva scritto che De Magistris non ha fatto finora nulla per cambiare la città, nemmeno pochissimo, nemmeno su urgenze come i rifiuti o la lotta alla camorra, e che a questo punto teme che la sua candidatura a sindaco sia stata semplicemente funzionale alla sua carriera politica nazionale.

Se ami questa città, non puoi consentire che sia trattata come un palcoscenico pulp da piegare alla speculazione mediatica e commerciale. Se ami questa città, non puoi consentire che sia strumentalizzata a fine elettorale.

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121106demagistrissindacoSindaco, mi conceda una parentesi iniziale sul decreto sull'incandidabilità per i condannati che il governo sta mettendo a punto in questi giorni. Che ne pensa, da ex pm? Bersani propone di introdurre l'incandidabilità anche dopo una condanna di primo grado per reati particolarmente gravi...
"Io penso che ci debba essere il primato della politica e che bisogna affidare alla magistratura la patologia, il caso che sfugge, la mela marcia. La politica deve avere gli strumenti per non far arrivare in Parlamento le persone che non siano integre in quanto a questione morale. Ma il tema non si esaurisce con la legge approvata o con i decreti delegati che sta per fare il governo. Da un lato, anch'io penso che si debba intervenire anche prima della condanna di primo grado per alcuni reati gravi contro la pubblica amministrazione, la corruzione, i reati di mafia.

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121107deficitdi Mario Pianta
Tre possibili scenari. C'è un deficit pubblico intorno ai 1.100 miliardi di dollari, pari al 7,5% del Pil.
L'incertezza adrenalinica del martedì elettorale non è nulla a confronto dell'incertezza che segna l'economia Usa. La campagna elettorale ha insistito sulla disoccupazione scesa al 7,9% (Obama) e sulla crescita ferma quest'anno al 2% (Romney). Si è parlato del «dirupo fiscale» che incombe sul bilancio federale: se non ci saranno accordi al Congresso, il 1 gennaio scatteranno automaticamente 600 miliardi di dollari di tagli di spesa e nuove tasse, una manovra enorme (dell'ordine del 15% della spesa pubblica Usa) che precipiterebbe il paese nella recessione. Una prospettiva che ha preoccupato più il G20 che gli elettori Usa. I democratici controllano il Senato mentre alla Camera dei rappresentati la maggioranza è dei repubblicani più estremisti, che hanno bloccato ogni mossa di Obama e difendono gli sgravi fiscali ai più ricchi.

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121009debitodi Francesco Gesualdi
La fortuna del potere è costruita sull'incuria e l'incompetenza, non la propria, ma quella dei sudditi. Sicuro che nessuno verifica la veridicità dei fatti, ma che tutti ripetono a pappagallo le notizie ben confezionate, ne fabbrica di proprie, false e tendenziose, per affidarle ai ripetitori acefali affinché le trasformino in luoghi comuni. In idee, cioè, che nessuno mette in discussione perché assorbite come verità incrollabili. E' successo quando hanno voluto imporci una globalizzazione a misura di multinazionali, quando hanno voluto rifilarci un'Europa al servizio di banche e speculatori, quando hanno voluto scipparci l'acqua e gli altri beni comuni a vantaggio delle imprese private. E oggi sta succedendo col debito pubblico.
La vulgata, tanto cara ai tedeschi, è che ci siamo indebitati perché siamo un popolo sprecone.

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di Salvatore Cannavò

E’ un documento da conservare con cura il rapporto “Moneta e banche” redatto dalla Banca d’Italia. Perché se si vuole vuole sapere per che cosa facciamo i sacrifici, subiamo le stangate, gli aumenti, il blocco dei servizi e dei diritti, parte della risposta è data dai numeri, un po’ complessi e fitti, che la banca centrale italiana pubblica sul proprio sito.

Al 31 ottobre 2012, infatti, la proprietà di Titoli di Stato da parte delle banche italiane ammontava a 340 miliardi di euro, in aumento del 63% rispetto all’anno precedente (208 miliardi ma, nel 2009 a ridosso dell’esplosione della crisi, erano solo 147 miliardi). Una fetta importante del debito pubblico, quindi, si trova nella pancia delle banche:

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1lavorodi Paolo Ferrero
Sul cosiddetto decreto sviluppo, il governo dà i numeri, parlando di 40 miliardi messi a disposizione per lo sviluppo.
Si tratta di un falso clamoroso. Le cifre reali che lo Stato mette a disposizione sono molto più basse, dell’ordine di qualche miliardo, non certo di più. Ad esempio, sugli incentivi per le ristrutturazioni, che sono il pezzo forte del decreto per quanto riguarda l’occupazione, il governo ha stanziato 200 milioni. Visto che l’incentivo copre il 50% della spesa, se ne desume che la mole di lavoro potenzialmente messa in movimento da questo provvedimento è di 400 milioni. Si tratta di una cifra ridicola, più piccola del buco di bilancio del comune di Parma.

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120414yamahadei lavoratori della Yamaha

Giovedì 12 aprile 2012, presso il tribunale di Monza e Brianza (sezione Lavoro), Yamaha Motor Italia ha perso la causa legale intentata da 9 lavoratori del settore commercio licenziati, dopo un anno di cassa integrazione, nel gennaio 2010.

Il giudice del lavoro, Dott.ssa Nardo,  ha reintegrato tutti i lavoratori e lavoratrici sul proprio posto di lavoro.

Riteniamo questa sentenza memorabile, una vittoria che premia lo sforzo di tutte quelle persone che, in questa nostra vicenda, hanno sempre e concretamente sostenuto la durissima lotta dei lavoratori Yamaha. La vicenda è iniziata nell’ottobre 2009 quando, a fronte della irresponsabile decisione aziendale di licenziare 66 lavoratori e lavoratrici e chiudere l’intero reparto produzione moto,  4 lavoratori salirono sul tetto della multinazionale nipponica e vi restarono 8 giorni, sotto una fitta nevicata, rivendicando il diritto al lavoro e l’uso degli ammortizzatori sociali che potessero per lo meno attutirne il devastante impatto sociale causato da Yamaha.

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andy-warhol-gun

di Cesare Salvi

Decisionismo o partecipazione? L'intervista del sen. Quagliariello – sull'Unità di lunedì - indica come obiettivo delle riforme quello di "dare al governo strumenti per affrontare situazioni sempre più complicate".

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6 paraguay

di Geraldina Colotti
Con una maggioranza schiacciante - 39 a 4 e due deputati assenti - il Senato del Paraguay ha votato la destituzione del presidente Fernando Lugo per «inettitudine e mancanza di decoro». Giovedì, il Parlamento aveva dato il via libera alla procedura del «giudizio politico» con 76 voti a favore e uno contro. Subito dopo, i senatori hanno presentato un regolamento ad hoc e formalizzato il processo a tempo di record. La principale accusa contro il presidente è quella di aver favorito un'occupazione di terre da parte dei contadini, il 15 di giugno. In quella data, nella località di Curuguaty, a 250 km a nordest di Asunción, i senza-terra avevano recuperato una riserva naturale di proprietà di un imprenditore, Blas Riquelme, senatore del Partito colorado (conservatore) che ha dominato il paese per 62 anni.

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