121105lavorodi Redazione Il Fatto Quotidiano
La recessione che continua, il Pil che cade ancora, la disoccupazione che aumenta e i consumi che si contraggono. Le previsioni a tinte fosche per quest’anno e per il 2013 sono dell’Istat. L’istituto di statistica, innanzitutto, vede un “rilevante incremento” del tasso di disoccupazione per quest’anno, al 10,6%. Mentre nel 2013 il tasso continuerebbe a salire raggiungendo l’11,4% “a causa del contrarsi dell’occupazione”, unito all’aumento dell’incidenza della disoccupazione di lunga durata. Quanto alla spesa privata per consumi dovrebbe registrare quest’anno una contrazione del 3,2%. Nel 2013, la spesa dei consumatori risulterebbe ancora in calo (-0,7%),per “le persistenti difficoltà sul mercato del lavoro e della debolezza dei redditi nominali”.

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disoccupati-europa

Sale al 10,9% il tasso di disoccupazione nel primo trimestre del 2012, mentre ad aprile si è attestato al 10,2%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a marzo e di 2,2 punti su base annua. Lo rileva l’Istat, segnalando che il tasso del primo trimestre è il più alto dal primo trimestre 1999. Il tasso di disoccupazione viaggia sopra il 10% ormai da due mesi, marzo (10,1%) e aprile (10,2%). E’ stata così superata la soglia psicologica del 10% e guardando ai dati grezzi di aprile il tasso di disoccupazione è addirittura superiore, pari all’11,1%.

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«La condanna della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo nei confronti dell'Italia per i respingimenti verso la Libia – dichiara Paolo Ferrero, segretario nazionale Rifondazione comunista – Federazione della Sinistra - è un segnale positivo ed importante. Abbiamo sempre detto che i respingimenti dei migranti erano illegali e contrari ad ogni principio umanitario. Resta la responsabilità, pesantissima, per tutte le morti - 1.500 migranti hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l'Italia via mare solo nel 2011 - e le discriminazioni sancite dalla legge Bossi-Fini: va abolita».

Roma, 23 febbraio 2012
Ufficio stampa Prc

Nicola Cacace

120210tagli«In Italia i figli degli operai hanno sempre minori opportunità». Ma continuano a colpire il lavoro. L’Unità, 10 febbraio 2012
L’Italia è tra i Paesi industriali dove la concentrazione della ricchezza, le diseguaglianze sociali, la mobilità geografica e l’immobilità sociale sono ai livelli massimi. Milioni vivono questa realtà sulla loro pelle, molti la conoscono, tranne, sembra, alcuni professori molto bravi nei rispettivi campi. Solo in Italia, il 45% della ricchezza privata è posseduta dal 10% delle famiglie mentre il 50% possiede meno del 10%, un amministratore delegato come Marchionne può arrivare a guadagnare 500 volte il suo operaio (il prof. Valletta, capo della Fiat negli anni Sessanta guadagnava 50 volte il suo operaio), il legame tra i redditi di papà e quelli del figlio è così stretto che quasi metà dei figli dei professionisti, avvocati, architetti, medici, hanno successo nella stessa professione del padre mentre meno del 10% dei figli di operai ha speranza di fare un salto di classe (dati Censis), dal 1990 al 2005 il passaggio dal Sud al Nord ha coinvolto 2 milioni di persone, di cui la metà diplomati e laureati, mobilità record nell’eurozona.

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BRUNO_FOTODi Bruno Steri

E' un conto facile facile. Ripetiamolo per l'ennesima volta. Il parametro che misura la compatibilità del debito pubblico di un Paese non è una cifra assoluta ma un rapporto: che vede al numeratore il debito in questione e al denominatore la ricchezza prodotta annualmente dal Paese, il fatidico Pil. Secondo i parametri di Maastricht, fatto 100 il Pil, il debito dovrebbe attestarsi al 60%...

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121005riccardoiaconadi Redazione Il Fatto Quotidiano
Uscirà giovedì 11 ottobre “Se questi sono gli uomini. Italia 2012. La strage delle donne” (Chiarelettere) di Riccardo Iacona,  giornalista Rai da più di vent’anni e conduttore di Presadiretta su Rai3. Un libro che è il racconto di una tragedia nazionale, che macina lutti e sparge dolore come una vera e propria macchina da guerra. Una guerra che prima di finire sui giornali nasce nelle case, dentro le famiglie, nel posto che dovrebbe essere il più sicuro e il più protetto e invece diventa improvvisamente il più pericoloso. Solo a metà del 2012 sono più di 80 le donne uccise in Italia dai loro compagni. 137 nel 2011. Una ogni tre giorni.
Riccardo Iacona ha attraversato il paese inseguendo le storie dei tanti maltrattamenti e dei femminicidi.

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keynesblog

120227operaiSiamo tra i paesi europei che pagano meno i lavoratori, mentre abbiamo gli orari di lavoro più lunghi. Nonostante ciò la competitività delle nostre imprese è tra le più basse. Il quadro di un paese che ha sbagliato obiettivi e che si appresta a commettere ulteriori errori...

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120928j aime l europedi Pierre Laurent, segretario nazionale del PCF
Un'ondata di licenziamenti, l'inasprirsi della crisi finanziaria, la rabbia in Spagna e le contestazioni di massa ai piani d'austerità per tutta l'Europa, perplessità crescenti degli “esperti” sui principi che disciplinano il bilancio...Mostrano ogni giorno di più l'urgenza di un riorientamento dell'Europa.
Questa esigenza di rifiutare l'austerità assieme alla necessità di un cambiamento dell'Europa sono il cuore della mobilitazione unitaria contro la ratifica del bilancio dell'UE. La quale si espande costantemente ed ora unisce 65 organizzazioni e centinaia di comitati locali, sindacati, associazioni, intellettuali, attivisti politici.
Si tratta di un movimento dal basso a sinistra capace di rendere credibile e convincente la possibilità di un riorientamento europeo. Coloro che vogliono contribuire non possono non partecipare alla manifestazione del 30 settembre a Parigi.

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halevi

pubblichiamo volentieri queste considerazioni che ci ha inviato il compagno Joseph Halevi. Su molte cose dissentiamo, ma riteniamo che valga la pena discuterne. Scriveteci. Le cose più interessanti le pubblicheremo (n.d.r.)

Ora vi dico cose per voi (forse) spiacevoli.

La riforma Fornero, che devo ancora vedere nei suoi dettagli (in inglese si dice the essence is in the fine print, nel dettaglio appunto) mi sembra si cali in una oggettività che la sinistra tradizionale proveniente dal movimento operaio classico non coglie: l'occupazione industriale classica a tempo pieno non si riprenderà.

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