Di Galapagos dal Manifesto del 27 dicembre 2011

Fare un bilancio economico delle festività il 26 dicembre può sembrare affrettato. Ma questo non è stato un Natale nella norma e - contrariamente al solito - questa volta i negozianti hanno ragione a piangere. Le stime del Codacons ci dicono che la spesa delle famiglie per pranzi e regali si è fortemente ridotta. A soffrire maggiormente è stato il settore dell'abbigliamento, con flessioni del 30%. In calo anche il turismo: si parla di 300 mila vacanzieri in meno nel periodo. Insomma, siamo nel pieno di una fase di austerità. In altri anni (quelli di vacche grasse) avremmo brindato per il minor consumismo, minore spreco di merci, ma quella alla quale siamo di fronte non è una scelta di maturità dei consumatori: è l'effetto di una crisi che ha falcidiato le retribuzioni nel 2011 e che farà una ecatombe nel 2012.

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121015austeritydi Alfonso Gianni
In un suo recente post, Stefano Fassina ha giustamente ricordato che Olivier Blanchard, capo-economista del Fmi, nell'ultimo World Economic Outlook, denunciava un "errore" non da poco: quello di considerare pari allo 0,5 il moltiplicatore con cui calcolare gli effetti depressivi sul Pil delle riduzioni del deficit di bilancio.
Lo stesso Fmi ha poi calcolato che tali moltiplicatori vanno stimati entro una forbice che va da 0,9 a 1,7. Quindi una riduzione del deficit di 100 anziché produrre una contrazione della crescita del Pil di 50, ne provoca in realtà una tra due e quasi quattro volte superiore.
Il guaio è che tutte le misure restrittive di bilancio adottate in Europa in questo periodo facevano riferimento alla prima cifra, quella errata.
Giustamente è lo stesso Fassina ad avanzare la tesi che dunque non si tratti di un errore tecnico ma di un caso (l'espressione è presa a prestito da Krugman) di confidence fairy, ossia di una versione fantastica artatamente diffusa a scopi ingannatori.

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di Joseph Halevi

120115bcePassate le vacanze, il valzer ricomincia. Questa volta però la motivazione del declassamento di una serie di paesi, tra cui la Francia, della zona dell'euro da parte di Standard and Poor's contiene un'analisi giusta. Citiamo la parte essenziale che si riferisce all'accordo del vertice europeo del 9 dicembre scorso. «Crediamo - recita la nota di S&P - che l'accordo si fondi solo su un riconoscimento parziale circa la radice della crisi, cioè che l'attuale turbolenza finanziaria origini principalmente dalla stravaganza fiscale dei paesi alla perferia dell'eurozona.

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120801leggeelettoraledi Gianluigi Pegolo

Non per indulgere in pulsioni antipolitiche, né tantomeno per agitare proteste qualunquiste, ma per un principio elementare di decenza, non si può che esprimere il proprio disgusto di fronte al dibattito sulla legge elettorale in corso fra le forze dell’attuale maggioranza di governo. Il disgusto, si badi bene, non nasce dalla generica sfiducia nei confronti del sistema istituzionale e, quindi, dallo scetticismo sulle regole che presiedono alla formazione della rappresentanza. Nasce invece dallo sconcerto nel costatare la distorsione delle regole democratiche a fini di parte, l’assenza dal dibattito di qualsiasi serio ripensamento sulla crisi delle istituzioni prodottasi in questi anni, la spregiudicatezza con la quale si utilizzano argomenti contraddittori a giustificazione di scelte mutevoli.
In questa condizione il cittadino elettore, già vessato sul piano sociale – in particolare quello meno tutelato – non riesce più a capire di cosa si stia realmente discutendo, le sue opinioni sono manipolate con argomenti demagogici che vengono gettati nel dibattito, le tradizionali discriminanti politiche – per intenderci l’essere di destra o di sinistra – scemano di fronte a proposte che sono dettate, in ultima istanza, dalla pura volontà di preservazione dei ceti politici.

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di Felice Roberto Pizzuti

Il professor Monti, nella conferenza stampa di Natale, mentre ufficializzava la sua «salita» in politica, ribadiva di essere "imparziale nelle analisi" e, se non super partes, si dichiarava extra partes. Questa reiterata pretesa, che pure ha assicurato il successo del suo governo in quella parte dell'opinione pubblica più sfiduciata nella politica, è evidentemente insostenibile; e per capirlo, se ce ne fosse ancora bisogno, basta mettere a confronto la sua «Agenda» con i fatti.  Il capitolo dell'Agenda dedicato al qualificante obiettivo di «Costruire una economia sociale di mercato, dinamica e moderna» inizia con l'affermazione che «La riforma delle pensioni ha dato al Paese il sistema più sostenibile

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referendumDi Gaetano Azzariti

La Corte costituzionale non ammetterà i due referendum sui sistemi elettorali. È questa una previsione forse arrischiata ma fondata su argomentazioni e perplessità d'ordine propriamente giuridico. È, inoltre, un auspicio dettato da motivazioni di politica del diritto costituzionale.

Dal punto di vista giuridico tutto ruota attorno all'ipotesi di poter far rivivere una precedente legge abrogata: tesi che è alla base del disegno «politico» dei referendari. Il fine intrinseco al quesito che si vuole venga sottoposto agli elettori, infatti, non è riconducibile alla mera cancellazione dell'attuale indecente e incostituzionale legge elettorale.

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120609pirellonedi Luciano Muhlbauer
Al Pirellone non è successo niente. La mozione di sfiducia contro Roberto Formigoni è stata respinta. Nessuna emozione, nessuna sorpresa, beninteso. L'esito era talmente scontato che mercoledì il capogruppo regionale del Pd, in vacanza su un'isola greca, non si è nemmeno presentato in aula. Già, la logica del potere è implacabile e la Lega, al di là delle sceneggiate padane, non ha alcuna intenzione di mollare il presidente ciellino e, soprattutto, di segare il ramo sul quale sta comodamente seduto da oltre un decennio.
Formigoni ovviamente gongola, ma la sfiducia mancata non toglie nulla alla profondità della crisi che lo attanaglia. Al massimo dimostra che la paura di perdere poltrone e privilegi è un potente collante e che dopo diciassette anni di governo ininterrotto della stessa persona e dello stesso gruppo politico, di sovrapposizione tra pubblico e privato, di complicità e di clientele, cambiare le cose in Lombardia è faccenda che non può essere affidata all'improvvisazione.

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8christofias10a

di Fausto Sorini

Cipro è l'unico paese dell'Unione europea ad avere un Presidente comunista, il compagno Dimitris Christofias, e dal 1° luglio presiederà per 6 mesi il Consiglio dell'Ue. Certo non potrà far molto, dati i rapporti di forza e di classe interni all'Unione, ma un esempio di come affrontare con senso della dignità e sovranità nazionale, il presidente compagno ce l'ha dato nei giorni scorsi.

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eurobondsdi Mario Pianta
In un'Europa abituata dallo scoppio della crisi a piegarsi ai voleri di Berlino, l'esito del Consiglio europeo di venerdì è stato presentato - a seconda dei paesi - come una resa di Angela Merkel o una vittoria di Monti, Rajoy o Hollande. La politica è fatta (anche) di queste immagini, e - come ha detto Giuliano Amato al Sole 24 Ore - «Monti è riuscito a trovare uno spiraglio». Ad aprirlo è stato l'arrivo del presidente socialista in Francia che ha alleggerito (ma non rotto) l'asse Berlino-Parigi e consentito l'irrigidimento di Roma e Madrid sulle misure per ridurre i tassi d'interesse.

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