voto1di Ugo Mattei
Le elezioni anticipate impediscono al parlamento di rivedere il porcellum. È un vulnus di cui investire la Corte Costituzionale
Il rapporto disinvolto di Napolitano con la Costituzione, che aveva già portato al "commissariamento tecnico" dell'Italia nel novembre 2011, riceve conferma in questo suo attivissimo "semestre bianco". Allora aveva fatto strame dell'art. 59 della Costituzione (nomina dei senatori a vita), svilendolo al rango di paracadute prodromico ad un incarico di presidente del consiglio discusso soltanto con i poteri forti europei. Chissà quali saranno stati gli «altissimi meriti nel campo sociale artistico scientifico e letterario» con cui un presidente della Bocconi, ex commissario europeo e consulente di Goldman Sachs che non pubblica un rigo scientifico da decenni, avrebbe «illustrato la Patria».
Oggi, dimessosi sui giornali il commissario tecnico, la legislatura vede un'accelerazione bruciante e insensata che ha come ragione ed effetto unico, di perpetuare una legge elettorale che semplicemente sottrae la sovranità al popolo.

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121129sanitadi Felice Roberto Pizzuti
La spesa sanitaria pro-capite in Italia è 46 volte più bassa di quella tedesca. Meno risorse al welfare significa aggravare la crisi economica. Lo testimoniano le statistiche internazionali. L'agenda Monti rivendica una ricetta disastrosa.
L'agenda Monti va progressivamente chiarendo i suoi contenuti e sarà bene che in vista delle elezioni tutte le parti politiche, ma specialmente nel centrosinistra, si esprimano chiaramente a riguardo, anche in rapporto ai propri programmi, alle alleanze e alle composizioni del futuro governo che auspicano.

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nobel1

di Keynesblog.com*

Cari presidente Obama, presidente Boehner, capogruppo della minoranza Pelosi, capogruppo della maggioranza Reid, capogruppo della minoranza al Senato McConnell,

noi sottoscritti economisti sollecitiamo che...

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montezemolo-mega800-03

di Ilvo Diamanti
MAI COME oggi lo spazio politico, in Italia, è apparso tanto aperto. Almeno dai primi anni Novanta, quando la Prima Repubblica affondò. travolta dalla caduta del Muro di Berlino e da Tangentopoli. Così, mentre si consuma il declino di Berlusconi, molti soggetti politici premono alle porte, per fare il loro ingresso ufficiale sulla scena politica. Tra essi, Luca Cordero di Montezemolo.

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121106megaphonedi Checchino Antonini
Ha smosso le acque a sinistra l'appello cosiddetto dei 70, "Cambiare si può" leggi qui, perché nasca una lista per le prossime politiche che sia nettamente contro il governo Monti e quei trattati europei che stabiliscono vent'anni di recessione per i popoli del Sud dell'Europa. Sullo spazio del web frequentato dalla sinistra che un tempo si diceva radicale, i 70 sembrano aver fatto elaborare in fretta il "lutto" per il divorzio tra i soci fondatori della Fds.
Sembra che questo scorcio di 2012 assista allo sprigionarsi di energie come non era successo nelle ultime stagioni. Vuoi per l'approssimarsi della stagione elettorale, vuoi per dei fermenti sociali che la piazza del No Monti day ha contribuito a esprimere e che nella giornata di mobilitazione europea del prossimo 14 novembre potrebbero manifestarsi di nuovo ampliando ulteriormente la partecipazione, vuoi per la definitiva archiviazione, in alcuni settori, della tentazione per le primarie, cosa a cui alludevano esperienze di breve durata come Uniti per l'alternativa.

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articolo18di Loris Campetti

Sono accecati dall'ideologia, intrisi di liberismo fino al midollo. Oppure cercano la guerra? La guerra no, pensano di poterla evitare perché sono stati nominati salvatori dell'Italia dalla più alta carica dello Stato, benedetti da un voto bipartisan inedito, forti della paura istillata nella testa della gente che è svegliata di notte dall'incubo del default. Dunque pensano di poter infrangere ogni tabù senza doverne pagare le conseguenze.

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articolo18di Stefano Galieni

Gianni Rinaldini, Coordinatore nazionale dell’area “la Cgil che vogliamo”, esprime una valutazione molto netta e critica rispetto alla riforma del mercato del lavoro che il governo si appresta a varare.
«Di fatto siamo di fronte ad uno svuotamento totale dell’articolo 18. Per una banale ragione: si tratta di un articolo fondato sul diritto alla reintegra sul posto di lavoro di fronte ad un licenziamento senza giusta causa.

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L'inseguirsi quotidiano di proposte inique ed estemporanee che caratterizza il cammino tormentato della manovra finanziaria rischia di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dalla sorte dell'art. 8 del Decreto, ossia dalla norma che rappresenta l'attentato più grave - e quasi incredibile - che si sia avuto, fin dalla nascita della Repubblica, ai danni dei diritti dei lavoratori.

Infatti, non è in gioco questa o quella legge protettiva, ma lo sono tutte, ovvero l'intero diritto del lavoro, perché l'art. 8 consente ai contratti aziendali (o territoriali) di derogare non solo ai contratti collettivi nazionali, ma - e questo è davvero enorme - anche ai disposti di legge.

Si tratta di un vero tentativo di eversione dell'ordinamento, ed in specifico del principio fondante di gerarchia delle fonti del diritto, che da sempre prevede la prevalenza della legge sul contratto individuale e collettivo, e, in materia di lavoro, che le leggi siano inderogabili, perché i lavoratori siano protetti anche contro sé stessi, contro la loro debolezza e ricattabilità. Proprio questo, invece, vogliono il Ministro Sacconi e la Confindustria: che ogni datore di lavoro possa eliminare una, più di una o tutte le tutele legislative dei suoi dipendenti (a cominciare, ovviamente, da quella contro i licenziamenti ingiustificati) solo concordandolo con un sindacalista locale, ricattabile o corruttibile o comunque "comprensivo".

In questo modo si seminano caos e ingiustizia perché il mondo del lavoro diverrebbe "la pelle di leopardo" a seconda che il rappresentante sindacale aziendale sia "rigido" o "cedevole" e si sparge altresì il seme della discordia civile, perché le reazioni degli interessati contro la svendita "al minuto" a livello aziendale dei loro diritti potrebbero divenire incontrollabili.

È, invece, principio irrinunciabile che su eventuali sacrifici che vengano loro richiesti - ma che mai possono comunque riguardare diritti legislativamente stabiliti - i lavoratori interessati si pronunzino direttamente, con referendum, in modo vincolante.

L'art. 8 del Decreto è, anche tecnicamente, una norma insostenibile, e per più versi incostituzionale e come tale, se dovesse il Decreto esser convertito in legge, sarà fermamente combattuta da tutti gli operatori giuridici democratici nelle sedi di competenza, ma occorre adesso privilegiare il profilo politico, e cioè scongiurare la vergogna che una norma del genere possa, anche per poco tempo, divenire legge della nostra Repubblica.

*** Umberto Romagnoli, Luciano Gallino, Mario Tronti, Piergiovanni Alleva, Associazione per i diritti sociali e di cittadinanza, Flavia Bruschi, Antonio Di Stasi, Filippo Distasio, Giuseppe Giacomino, Carlo Guglielmi, Silvana Lamacchia, Andrea Lassandari, Vincenzo Martino, Sergio Mattone, Nyranne Moshi, Giovanni Naccari, Pierluigi Panici, Alberto Piccinini, Nino Raffone.

L'appello è aperto alle adesioni, che possono essere inviate a:
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boccioni

di Alfonso Gianni

Ci sono due numeri che costituiscono una vera ossessione per questo governo e la sua maggioranza. Si tratta dell'1 e dell'8. Separati appaiono innocenti, ma se li componete assieme ottenete il 18 e l'81, ovvero l'articolo 18 dello Statuto dei ...

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