di Antonio Ingroia

Caro Direttore, ho letto l'intervento di Attilio Bolzoni sul suo giornale e le chiedo di ospitare alcune osservazioni. La battaglia antimafia è la battaglia di tutti perché è una battaglia per la difesa dei diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione, di cui le mafie fanno strame. Dove le mafie sono radicate - e questo è avvenuto in una parte grande del nostro paese - il diritto alla libertà di espressione è leso, ce lo ricordano i giornalisti intimiditi ed uccisi, il diritto alla libertà di voto è vilipeso, perché decide il boss chi votare, il diritto al lavoro è piegato ai favori del boss, il diritto a fare impresa si applica alle imprese del boss e le altre pagano il pizzo, il diritto alla salute è affidato a nominati dal boss

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di Paolo Ferrero

Ho molto apprezzato l’articolo di Marco Revelli apparso alcuni giorni fa sul manifesto. Condivido l’esigenza di dare corpo ad uno spazio pubblico di sinistra, che dia una risposta in avanti alle domande di cambiamento che non trovano soluzione nelle ipotesi politiche ad oggi presenti. Ritengo urgente fare un passo in avanti e scrivo queste note per aprire un dialogo esplicito, al di fuori di inutili diplomatismi.
1 – Il governo Monti non è una parentesi ma un vero e proprio governo costituente.
Se, come ci insegna Carl Schmitt, «sovrano è colui che decreta lo stato di emergenza», Monti oggi incarna un potere sovrano che attraverso la produzione di paura e rassicurazioni sta realizzando in Italia una rivoluzione iperliberista e la contemporanea passivizzazione di massa.

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di Gianluigi Pegolo

Quanti vivono con grande disagio l’assenza di ruolo della sinistra, la sua frammentazione, il rischio di una sua marginalità, di fronte all’affermarsi di un’egemonia moderata, non possono che guardare con interesse a quanto sta avvenendo in Sicilia, in previsione delle prossime elezioni regionali. Qui, a differenza che a livello nazionale, si sta formando una coalizione di sinistra che rifiuta di convergere in alleanze pasticciate con un centro, espressione di un devastante connubio fra: collusione con i poteri forti (compresi quelli infiltrati dalla criminalità), pratiche diffuse di clientelismo, utilizzo scellerato delle risorse pubbliche e delle istituzioni.

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di Antonio Marotta*

Oggi in Sicilia si apre una nuova prospettiva, una condizione straordinaria e forse unica per poter segnare una profonda discontinuità con le politiche devastanti degli ultimi dieci anni, dei governi Cuffaro e Lombardo. Il quadro politico siciliano fa registrare una significativa frantumazione e disgregazione del centro destra e una forte subalternità del Pd alle forze di centro, in netta continuità con le politiche nazionali di sostegno al governo Monti e di proposta volta a costruire l’accordo fra forze cosiddette “progressiste” e “moderate”.

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di red.

Dopo le accuse di Report, le lusinghe di Grillo e le minacce di Donadi si continua a parlare di Antonio Di Pietro. Ma stavolta a farlo sono i sindaci di due importanti città del Mezzogiorno, Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, e Leoluca Orlando, primo cittadino di Palermo. Dalle loro parole traspare una critica al partito e al suo capo, ma anche la necessità e la voglia di tagliare i ponti con quel che è stato e ricominciare. “Servono segnali chiari. Chiudere quell’esperienza e pensare a un progetto fuori dai partiti”. Lo auspica De Magistris rivolgendosi a Di Pietro in un’intervista concessa al nostro giornale.

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di red.

"Un movimento politico organizzato, qualcosa di distante dai partiti seppur non in conflitto con essi". E' il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, che intervenendo nel programma radiofonico La Zanzara Estate, su Radio 24, conferma l'idea di un movimento politico animato dai sindaci da presentare a settembre in vista delle prossime elezioni politiche.
"Non è all'ordine del giorno una lista con sindaci candidati - ha detto l'ex magistrato - Diversa è l'ipotesi che i sindaci siano, e lo saremo, protagonisti di questa campagna elettorale.

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di Pubblico

«Mi sembra un’opinione legittima di un dirigente di un partito che in un momento difficile dal suo punto di vista sta dando un’indicazione. La mia opinione è quella di non andare a votare alle primarie. Luigi De Magistris non va». Parola del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Che risponde così alle dichiarazioni di Antonio Di Pietro di oggi. «Non possiamo seguire il progetto di Grillo che è un progetto di mera protesta. Noi sentiamo l’obbligo e la responsabilità di costruire un’alternativa progressista e di governo», ha detto oggi il leader dell’Italia dei Valori,  in un incontro con i giornalisti a Firenze. Invitando i suoi elettori ad andare a votare alle primarie del Pd per Nichi Vendola o per Pierluigi Bersani.

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di red.

Antonio Di Pietro va all’attacco. Il leader dell’Idv repliche alle accuse di Report (anche se non cita mai la trasmissione di Rai 3) e sul suo blog presenta le “visure catastali, dalle quali ci si può facilmente rendere conto che i figli non sono affatto proprietari di ’15 case’ ma solo di due appartamentini” comprati con i miei “risparmi” e quelli di mia moglie. Per Di Pietro, infatti, le accuse sul “suo ingente patrimonio” sono “perle di disinformazione” e “scientifica opera di killeraggio politico”. Nei giorni scorsi il presidente dell’Italia dei Valori aveva già replicato alle contestazioni che riguardavano l’uso dei fondi del partito. 

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di Giacomo Russo Spena

Sulla figura di Antonio Di Pietro bisogna scindere il discorso su due piani: le sue battaglie e posizioni politiche da un lato, il modo di gestire il partito dall'altro. Report - come ha ammesso lui stesso - gli ha dato il colpo di grazia. Ma, pur essendo uscito sempre pulito dai processi che lo vedevano imputato, alcune "macchie" sul Tonino nazionale sono indelebili. Da anni Di Pietro porta avanti una gestione dell'Idv a dir poco avventata, familistica e clientelare. I casi dei deputati Razzi e Scilipoti o la questione nel Lazio di Maruccio sono emblematici.

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