di Fabio Sebastiani (controlacrisi.org)

 

Quattro referendum per ridare dignità al lavoro. Roberta Fantozzi, responsabile Lavoro del Prc illustra le ragioni dei referendum su art. 8, art. 18, pensioni. In cosa consiste la richiesta di abrogazione dell’articolo 8?

L’articolo 8 è una norma varata dall’ultima manovra del governo Berlusconi. Prevede che gli accordi aziendali possano derogare in peggio al contratto nazionale e alle leggi, su materie importantissime quali l'inquadramento delle lavoratrici e dei lavoratori, le mansioni, l'orario di lavoro, i contratti a termine ed in somministrazione, il regime degli appalti, le modalità di assunzione e la disciplina del rapporto di lavoro. L’articolo 8 è stato dettato da Marchionne con l’obiettivo di cancellare tanto il contratto nazionale, quanto l’intera legislazione a tutela del lavoro. E’ una norma di una gravità senza precedenti perché in sostanza vuole distruggere cinquant’anni di conquiste del movimento operaio. E’ il modello americano di relazioni industriali: quello in cui non ci sono condizioni minime di diritti e retribuzioni per tutti, ma ogni lavoratore è messo in competizione con l’altro, in una spirale al ribasso senza limiti in cui si rompe ogni solidarietà del mondo del lavoro. Oggi c’è una ragione in più per raccogliere le firme, arrivare al referendum e vincerlo.

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di Domenico Moro

Quest’anno Babbo Natale tirerà un brutto scherzetto ai lavoratori italiani. Secondo l’ufficio studi della Cgia di Mestre, un operaio con base imponibile di 20.600 euro si troverà la tredicesima decurtata di 21 euro. Un impiegato con reddito lordo annuo di 25.100 euro perderà 24 euro, e un capoufficio, con reddito di 49.500 euro, 46 euro. Per questa ragione la Cgia propone un taglio del 30% alla tassazione delle tredicesime, che lascerebbe 115 euro in più all’operaio, 130 all’impiegato e 315 al capoufficio.

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di Chiara Ricci

Eliminare sindacati e lavoratori scomodi non è una peculiarità della sola Fiat di Sergio Marchionne. Le ennesime, violentissime cariche di ieri mattina al polo logistico Le Mose di Piacenza, centro strategico per i distretti emiliani e l'area milanese, hanno fatto conoscere un'altra protesta anti discriminazione. Quella dei lavoratori delle cooperative di facchinaggio che lavorano in appalto nel gigantesco deposito-magazzino dell'Ikea, fornitore di punti vendita in mezzo continente. Per la multinazionale dell'arredamento non è una bella pubblicità. Per giunta le manganellate e i lacrimogeni, che da più di due settimane stanno scandendo le giornate davanti ai cancelli Ikea

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di Maurizio Landini *

La decisione della Fiat di buttare fuori dallo stabilimento di Pomigliano 19 operai, motivandolo con la sentenza della Corte d'Appello di Roma che fa giustizia di un'odiosa discriminazione ai danni dei lavoratori Fiom, è un atto illegale di una gravità senza precedenti, una violazione esplicita della Costituzione.
Sergio Marchionne conferma così la sua strategia e i suoi metodi antioperai e antisindacali, fino all'eliminazione fisica del dissenso dagli stabilimenti Fiat. Ora mi aspetto che anche le altre organizzazioni dei metalmeccanici facciano sentire la loro voce, così come mi aspetto che la politica batta un colpo richiamando la più importante azienda privata italiana alle sue responsabilità e al rispetto del principio che informa le leggi fondamentali dello stato e che prevedono pari dignità tra il lavoro e l'impresa.

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di Francesca Fornario

Marchionne, l’uomo che davanti a un sindacato reagisce come Buttiglione davanti a un piercing alla lingua («Ma che è ‘sta roba?! Dovrebbe essere fuori legge. Se mio figlio si azzardasse a tornare a casa con uno di questi cosi, questi tesserini del sindacato, lo spedirei dai gesuiti») aveva definito «folcloristica» la sentenza che lo obbligava ad assumere nella Newco di Pomigliano gli operai che aveva palesemente discriminato solo perché iscritti alla Fiom. Marchionne sosteneva che non c’era stata discriminazione, che se tra i 2000 assunti

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