Intervista a Landini di Daniela Preziosi -
Segretario Landini, partiamo da un dato: secondo gli istituti di ricerca il centrosinistra è al terzo posto nel voto operaio, dopo M5S e persino dopo il Pdl. In alcuni quartieri operai di Torino Grillo ha fatto il pieno. Come interpreta questo dato?
È una conferma che quello di febbraio è stato innanzitutto un voto contro le politiche del governo Monti. Un voto che chiede un cambiamento. Già a giugno la Fiom aveva organizzato un incontro con tutti i segretari del centrosinistra, e non solo. In quella sede dicemmo: c’è un vuoto, in questi anni il lavoro non è stato rappresentato. C’è bisogno di chi difenda i diritti di chi lavora e dei giovani che cercano lavoro. Perché il voto di cui si parla non l’hanno dato solo gli operai ma anche i giovani, i precari, le partite Iva. 

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"Reddito minimo per tutte e per tutti": è questo lo slogan della campagna per il reddito minimo garantito. E per sostenerla più di cinquantamila le firme raccolte. I promotori dell'iniziativa (una rete di associazioni vicine al Prc, al Pdci e a Sel) le hanno presentate oggi nel corso di una conferenza stampa alla Camera. Ne bastavano cinquantamila per la proposta di legge di iniziativa popolare che dovrebbe istituire questo strumento di welfare già piuttosto diffuso, in varie forme, in Europa, ma le adesioni sono andate ben oltre. La proposta, dopo il successo della campagna "che ha coinvolto - secondo il comitato promotore - 200 città, con più di 250 iniziative" sarà depositata "entro i primi cento giorni" della prossima legislatura. "Il reddito minimo - si legge all'articolo 1, comma 2 del testo - ha lo scopo di contrastare la marginalità, garantire la dignità della persona e favorire la cittadinanza attraverso l'inclusione sociale per gli inoccupati, i disoccupati e i lavoratori precariamente occupati (...)". Tra le previsioni della norma proposta la "erogazione di un beneficio individuale in denaro pari a 7200 euro l'anno, da corrispondere in importi mensili di 600 euro ciascuno" a chi ha un reddito di meno di 8.000 euro. Poi agevolazioni sui trasporti, le cure mediche, i libri scolastici. Il "beneficio" decadrebbe in caso di rifiuto di una proposta di lavoro formulata dal centro per l'impiego, oltre che in tutti i casi in cui il soggetto beneficiario acquisisca un contratto di lavoro o un reddito di lavoro autonomo incompatibile con i requisiti della legge. Il provvedimento verrebbe finanziato da un apposito Fondo che attingerebbe "alla fiscalità generale". In Europa mancano solo in Grecia e in Italia, e il Parlamento europeo ha chiesto al Bel Paese di adeguarsi. Per Paolo Ferrero, segretario del Prc, “occorre istituire subito il reddito minimo per garantire ai disoccupati la possibilita' di arrivare alla fine del mese: le risorse ci sono, sono quelle che si ricaverebbero da una tassa sui grandi patrimoni".

di Nicola Melloni (liberazione.it)

 

La ricetta inventata per consegnare ai ricchi ciò che si ruba ai poveri

 

L’Italia è in recessione e ci rimarrà anche il prossimo anno. E la responsabilità maggiore ricade sul governo Monti (e sul suo predecessore Berlusconi). Se queste parole non le avesse dette il governatore della Banca d’Italia Visco, qualcuno avrebbe potuto pensare alla solita “propaganda comunista”. Ed invece….

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In quattro anni, dal 2008 al 2012 l’economia italiana ha perso ben 567 mila occupati. È quanto emerge dall’osservatorio Lavoro della Cisl. Nel terzo trimestre 2008, cioè subito prima dell’inizio della crisi mondiale, il tasso di occupazione era pari al 59%, corrispondente a 23.518.000 persone occupate: dopo 4 anni l’indicatore è sceso al 56.9%, pari a 22.951.000 occupati. L’analisi dei dati Istat del terzo trimestre 2012 evidenzia inoltre un netto peggioramento dell’occupazione. Infatti, la rilevata stabilità del numero di occupati non può considerarsi un segnale di uscita dalle criticità, essendo dovuta all’aumento degli occupati con almeno 50 anni, a sua volta provocato dalla forzata permanenza al lavoro per via delle riforme pensionistiche. A tale fenomeno corrisponde il calo di occupati tra i giovani. Gli effetti della crisi si mostrano anche nella riduzione del lavoro a tempo indeterminato, mentre crescono i dipendenti a termine e i collaboratori, e nella riduzione del tempo pieno con contestuale aumento del tempo parziale involontario. Infine, altro dato che segnala la drammaticità della crisi è quello relativo alla cassa integrazione: nel 2012, ricorda la Cisl, le ore di cassa autorizzate si attestano intorno al miliardo (1.090,6 milioni contro i 973,2 del 2011, pari a un +12,1%) per il quarto anno consecutivo: sono circa 500 mila lavoratori mediamente coinvolti ogni anno.Il settore più in sofferenza è il commercio, l’area geografica più penalizzata è il Centro Italia. Anche il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha parlato della crisi: «Rispetto al 2007 – ha detto – abbiamo perso 7 punti di Pil. Il cammino per riportarci alla situazione pre-crisi è lungo, ma verso fine anno dovrebbe esserci un cambiamento di segno».

 

(il manifesto)

di Mario Pianta (sbilanciamoci.info)

 

La Banca d’Italia vede un 2013 di recessione e corregge l’ottimismo passato, teme la disoccupazione e ammette che l’austerità peggiora la finanza pubblica. Tre notizie importanti per la campagna elettorale

 

Meno uno percento. La notizia è che per Banca d’Italia l’economia del paese sarà in recessione anche nel 2013, in un’eurozona senza ripresa, col prodotto in calo anche negli ultimi tre mesi. In Italia la disoccupazione – ora all’11,1% – salirà al 12%. Il rapporto debito/Pil – ora al 126% – continuerà a peggiorare nel 2013 e potrà ridursi solo dal 2014. Ma le vere notizie, dietro questi dati sono altre.

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