SU ENEL ENTUSIASMO FUORI LUOGO, BRUTTA PAGINA PER ISTITUZIONI E LAVORATORI
Il progetto rimane dannoso, antieconomico e non conveniente per l'occupazione

Con la sentenza di oggi il Consiglio di Stato non ha potuto che prendere atto di un fatto molto grave e inquietante: il Parlamento e la Regione Veneto hanno cambiato le leggi a tutela dell'ambiente e della salute per permettere l'insediamento di un impianto che altrimenti non sarebbe mai stato possibile (e probabilmente non lo sarà comunque). Peraltro tutto ci per rispondere ai ricatti, di una SpA che gi stata condannata dalla giustizia penale per l'inquinamento provocato nel nostro territorio! Hanno poco da esultare quindi le istituzioni come il presidente Zaia e il Sindaco di Porto Tolle Finotti: questa è una brutta pagina per la democrazia, ai cittadini normali le leggi si impongono, mentre per i potenti si cambiano.
Ma è una brutta pagina anche per il mondo del lavoro, per cui è del tutto fuori luogo anche l'esultanza di certi sindacalisti. La conversione a carbone della centrale di Porto Tolle non conveniente neppure da un punto di vista occupazionale: se Enel spendesse i 2,5 miliardi di euro previsti per il progetto in impianti alimentati con fonti rinnovabili o in efficienza energetica, creerebbe stabilmente da 10 a 17 volte l'occupazione prevista col carbone.
Ma, soprattutto, abbiamo ancora l'impressione che tanto impegno e tante pressioni in realtà si riveleranno colossali buchi nell'acqua. Con la diminuzione della richiesta di energia elettrica, l'esplosione delle rinnovabili, l'aumento dei prezzi delle materie prime, come si fa a pensare che davvero ENEL possa investire in 2000 MW a carbone? D'altronde lo ha detto lo stesso Conti pochi mesi fa: "In Italia non c' bisogno di energia". Con la sentenza di oggi ENEL, sempre pi attenta alle speculazioni finanziarie che agli investimenti reali, ha aumentato il valore delle proprie azioni del 1,91%, guadagnando miliardi. Ad ENEL le autorizzazioni servono solo per aumentare il proprio valore sui mercati.
Insomma, tra dieci anni saremmo ancora con un Delta senza centrale, senza occupazione, senza Parco, ma con un enorme scheletro inquinante da smaltire e bonificare... A carico della collettività ovviamente, perché nessuno dei nostri solerti politici o sindacalisti ha mai pensato di inserire in uno dei tanti inutili protocolli con ENEL almeno l'impegno a bonificare l'area. Cosa ci sia da festeggiare proprio non si capisce.
Da parte sua la Federazione della Sinistra continuerà a fare la propria parte contro questo inutile progetto e, soprattutto, perché nel Delta si investa finalmente nel Parco, nell'ambiente, nella pesca, nell'agricoltura e nell'energia del futuro, non in quella del passato.

Lorenzo Feltrin - portavoce provinciale Federazione della Sinistra
Rosa Rinaldi - responsabile nazionale ambiente e beni comuni Rifondazione Comunista - FdS


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Una centrale a carbone in pieno centro abitato e nel cuore di una zona stupenda  dal punto di vista ambientale, come quella di Vado Ligure, è già uno schiaffo in pieno volto al territorio e a chi vi risiede.  Un altro mega gruppo a carbone inserito in questo contesto – come previsto da una recente autorizzazione del ministero dello Sviluppo economico - è uno scempio a cui opporsi con tutte le forze e gli strumenti legittimi di lotta (compreso il ricorso al Tar). Proprio per questi motivi ribadiamo il nostro sostegno all’appello promosso dal Comitato contro l'ampliamento della centrale a carbone di Vado Ligure. Il carbone è una fonte di energia vecchia e inquinante. Invece di continuare a sprecare denaro in impianti inquinanti, converrebbe puntare con decisione sulle energie alternative, riconvertendo gli impianti esistenti, salvaguardando i livelli occupazionali, producendo energia pulita. Ma per fare questo serve una seria pianificazione.
Rosa Rinaldi,
Segreteria nazionale Rifondazione comunista
Resp. Ambiente, territorio e beni comuni


Appello alle associazioni nazionali ad aderire al ricorso al TAR del LAZIO contro l’ampliamento della Centrale a Carbone di Vado Ligure‐Savona

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Gli aderenti alla Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, insieme alla European Coal Finance Campaign, hanno lanciato un appello contro gli investimenti nel carbone di Unicredit.
Lo trovate su www.dilloaunicredit.org.

Rosa Rinaldi, della segreteria nazionale di Rifondazione comunista, responsabile Ambiente del Prc, dichiara:

«Domani, mercoledì 18 aprile alle 11 saremo insieme a numerose associazioni ambientaliste e aziende del settore in piazza Montecitorio a Roma alla manifestazione per le rinnovabili «Salviamo il futuro delle rinnovabili», convocata da Legambiente e Sos Rinnovabili.

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Il ministro dello Sviluppo Corrado Passera vuol tagliare gli incentivi alla rinnovabili. E questa la chiamano innovazione? Passera imputa alle rinnovabili i costi troppo alti in bolletta. Ma la verità è che gli oneri in bolletta derivanti dal fotovoltaico sono meno di un quarto del totale. Le affermazioni poco lungimiranti del ministro dello Sviluppo mostrano ancora una volta come in questo paese sia totalmente assente la programmazione. Noi vogliamo che si vada invece in direzione di  un nuovo modello energetico, basato su efficienza e risparmio, su una riconversione ecologica, su interventi che riguardano una diversa mobilità: serve un piano energetico nazionale.

Ecco di seguito anche il comunicato con cui la Fiom nazionale si dichiara pronta alla mobilitazione se i provvedimenti governativi non saranno coerenti con uno sviluppo equilibrato del settore.

Rosa Rinaldi
Resp. Ambiente, Territorio e Beni comuni Prc


Energie rinnovabili. Bardi e Potetti (Fiom): “Pronti alla mobilitazione se i provvedimenti governativi non saranno coerenti con uno sviluppo equilibrato del settore”. Chiesto un confronto col Governo e con la Conferenza delle Regioni

Vittorio Bardi e Fabrizio Potetti, della Fiom-Cgil nazionale, hanno rilasciato oggi la seguente dichiarazione.

“In riferimento agli schemi dei decreti leggi varati ieri – uno sul conto energia per il fotovoltaico e l’altro relativo a tutte le altre fonti rinnovabili per la produzione elettrica -, la Fiom ha chiesto di poter aprire un confronto con i Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente e con la Conferenza delle Regioni per valutarne le concrete ricadute sui settori industriali coinvolti e i conseguenti effetti sull’occupazione.”

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