111022georgeSusan George*
Le pretese dei lavoratori europei di avere stipendi e condizioni lavorative migliori, vite lavorative più brevi, generose liquidazioni, ferie lunghe e tempo libero per questo e per quell'altro devono essere tenute sotto controllo! A tutto c'è un limite!
Dobbiamo essere grati che la Commissione Europea abbia le risposte giuste. Presto il modello neoliberista diventerà irreversibile e tutti questi pretenziosi nuovi ricchi dovranno tacere una volta per tutte. Ed era ora. Con una brillante mossa, la Commissione ha proposto un pacchetto di misure chiamato il "six-pack", ovvero una confezione da sei (un gioco di parole, "six-pack" si riferisce anche ai cosiddetti addominali da tartaruga, ndt), un nome allegro che evoca feste dove la birra scorre a fiumi. Questo pacchetto è piuttosto più austero e darà alla Commissione una leva finora sconosciuta negli affari dei suoi Stati membri.

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In questi ultimi anni il tema della connessione tra le lotte, tra politica e sociale, tra i diversi soggetti della sinistra, tra istituzioni e cittadini ha attraversato il nostro dibattito, insieme alla necessità di costruire e progettare un’alternativa di società.

Un’alternativa di società strettamente connessa ai temi dell’ecologia, dei beni comuni, dell’innovazione nel sistema di produzione, ai saperi, alla ricerca. Che rimetta al centro il lavoro e i diritti ridotti oggi a pura variabile dipendente dal mercato. Che si connetta alle vite precarie dei giovani portatori di istanza di futuro.

Un’alternativa di società fondata sulla democrazia e sulla partecipazione, facendo nostra la lezione che ci è venuta dalla straordinaria partecipazione e vittoria ai referendum. Vittoria che muove una critica di fondo al privatismo e ripropone un nuovo intervento pubblico e la de-mercificazione di beni fondamentali quali l’acqua.

Il nostro manifesto prende spunto dall’immagine di un microchip e traccia le linee necessarie di connessione verso la “FUTURA UMANITA’”. Un tema che, stando nel solco della nostra tradizione, evoca per le immagini che proponiamo un’idea di futuro.

“CONNETTIAMOCI” , quindi, perché l’alternativa di società a cui guardiamo interroga direttamente la nostra responsabilità.

Buon Congresso.

Rosa Rinaldi

Ps: il manifesto del Congresso che vi presentiamo è stato ideato da Veronica Albertini del dipartimento comunicazione del PRC, che ringrazio per il suo lavoro.

Bruno Steri

Attorno alla giornata romana del 15 ottobre scorso molti conti non tornano. Innanzitutto, quelli che concernono la titolarità politica della più grande manifestazione nazionale, tra le tante svoltesi nel mondo, la cui piattaforma ha mosso una denuncia del tutto inequivoca: "Noi" non vogliamo pagare la "Vostra" crisi, "Noi" non vogliamo pagare il "Vostro" debito. Una denuncia gridata da una consistente fetta di popolazione mondiale, che pone sul banco degli imputati un intero sistema economico e le politiche da esso ispirate, tese alla salvaguardia dei privilegi di status e di ricchezza di una ristretta cerchia di ricchi e potenti («il 99% contro l'1%», come per primo aveva esemplificato il premio Nobel, Joseph Stiglitz). Una denuncia di massa che mette direttamente in questione il potere di un'oligarchia e l'iniquità sociale prodotta da questo modo di produzione. Questo essenziale contenuto politico è stato sopraffatto dalle sciagurate iniziative di una piccolissima parte dell'immenso corteo romano, assecondate dall'irresponsabile comportamento di chi dovrebbe sovrintendere alla gestione dell'ordine pubblico («Incomprensibile», come hanno ammesso alcuni poliziotti su domanda di alcuni giornalisti).

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di Alfio Nicotra

Riflessioni sulla giornata del 15 ottobre e sulle prospettive del movimento
Il 15 ottobre interessi convergenti di chi non vuole che nasca nel nostro paese un movimento antiliberista di massa  hanno impedito che piazza S. Giovanni diventasse la nostra piazza Tahrir. Chiunque abbia agito per togliere la parola a decine di migliaia di persone venute da tutta Italia lo ha fatto perché ha paura di questo movimento e dei suoi contenuti.  Vorrebbero adesso zittirci, cancellare le nostre parole d’ordine e le nostre proposte, schiacciarci sulla dinamica violenza/repressione, ammutolire la consapevolezza che questo movimento rappresenta – e non solo in Italia- una speranza per la maggioranza degli esseri viventi del pianeta.
Il primo pensiero è per chi è venuto per la prima volta in piazza,superando ritrosie, diffidenze, sentendo dentro una forte esigenza di unire volti, parole, mani , generazioni  e percorsi. A loro dico di non rassegnarsi, di non darla vinta agli incendiari e al governo delle banche.  Non siete soli, non dovere essere lasciati  soli a rimuginare sui lacrimogeni, i caroselli infami , le vetrine in frantumi e le auto dissennatamente date alle fiamme. E’ il momento di non dargliela vinta, di tornare ad essere protagonisti. Non disperdete l’elenco dei pullman, di questo straordinario popolo che è l’indignazione,  convocateli e convocatevi insieme nelle vostre città. Parlatevi , parliamoci , facciamo si che nelle nostre città quello spazio pubblico che ci è stato impedito a Roma si formi in ogni dove. Da subito organizziamo centinaia di assemblee e momenti di confronto. Sono altri che devono sparire dalla scena politica non le idee di chi si batte per un’altra società. Sommiamo la voce di ognuno di noi a quella di un’altro. Se non ci rinchiudiamo in noi stessi non l’avranno vinta

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15ottobredi Eleonora Forenza

E' difficile fornire a chi non c'era una fotografia di quello che è successo ieri a Roma. Ed è difficile, per chi era tra le cariche a San Giovanni, dare una valutazione politica di quanto accaduto. Confesso, dunque, che questo è l'articolo più difficile che abbia mai scritto in vita mia.

Provo a segnare alcune tracce di una discussione che dovrà esere ampia e radicale: perché la giornata di ieri consegna a tutto il popolo dell'alternativa la necessità di riflettere a fondo.

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