di Alfonso Gianni
Quando Bersani all'inizio dell'estate disse che spettava a lui unire il campo dei progressisti e dei democratici, mentre affidava a Casini il compito di raccogliere i moderati, apparvero ben chiare tre cose. La prima era che il Pd si poneva saldamente al comando di uno schieramento fortemente contrassegnato dal suo pensiero politico, più che di una coalizione di forze diverse e con pari dignità. La qual cosa è poi effettivamente avvenuta, al punto che la "Carta di Intenti" è assai simile a quella originale del Pd e il nome sinistra è scomparso persino nella sua accezione più lieve, quella che si accompagna a "centro", separata dal solo trattino. Infatti la "Carta di Intenti" parla solo di progressisti e democratici.
La seconda è che l'intesa con Casini sarebbe avvenuta dopo la prova elettorale, a meno che ragioni di convenienza dettate da una legge elettorale ancora di là da venire non suggerissero altre soluzioni.