ingroiavideodi Checchino Antonini
«La ferita del G8 è stata una gravissima lacerazione nel tessuto democratico italiano. Una tragedia che non ha precedenti in Europa dal dopo guerra. Questo dicono le sentenze e questo sento e penso come cittadino, prima ancora che come magistrato». Con le stesse parole di Amnesty International Ingroia spazza via ogni dubbio sulla propria posizione rispetto alle violenze del luglio genovese del 2001. Così, con un post sul suo blog, il candidato premier di Rivoluzione civile risponde in qualche modo all'appello delle madri di Carlo e Federico sulle questioni della repressione e della tortura e rispedisce al mittente le accuse «infondate e gravemente diffamatorie che gli sono state rivolte. Ingroia la chiama «una mirata campagna di disinformazione, non solo nei miei confronti ma nei confronti della realtà dei fatti e del rispetto che si deve alle vittime di quella tragedia».

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ingroiarivoluzionedi Beatrice Luzzi
Che avrei scritto il nome di Antonio Ingroia sulla scheda elettorale alle prossime elezioni politiche lo annunciai l’estate scorsa su questo blog confidando sulle capacità del Fatto di promuovere una campagna di solidarietà a favore dei  pm di Palermo allora sotto scacco bipartisan.
Oltre al successo della partecipata raccolta di firme, da allora molte cose sono accadute sì che la mia scheda non potrà essere annullata perché Antonio Ingroia si candida davvero e insieme a lui una delle architravi dell’associazione Libera, Nomi e Numeri contro le Mafie – cuore pulsante dell’antimafia sociale che molto ha seminato in questi anni in Italia – Gabriella Stramaccioni, braccio destro di Don Luigi Ciotti, donna di impegno assoluto, preziosissima esperienza e di capacità indiscusse.

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skydi Viviana Pizzi
Di censura in tv ne avevamo già parlato e anche del regolamento della par condicio che l’Agcom avrebbe fatto scattare dal 24 dicembre. Noi però ci chiediamo in cosa consiste se la democrazia poi regolarmente non viene rispettata. Con un Pdl che dal primo al 23 dicembre è stato presente per circa dieci ore con il 40% del tempo, un Pd per sei ore e 45 minuti e Mario Monti che tra il ruolo tecnico e quello politico arriva a otto ore in totale.
Sia sulla Rai che a Mediaset a soffrirne era la Rivoluzione Civile di Ingroia e il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo.
IL CONFRONTO E IL CASO SKY
Ora però a completare il quadro della censura ci si mette anche la pay tv sky. Che ha organizzato un confronto tra i candidati premier visibile anche in chiaro su Cielo invitando solamente Berlusconi, Bersani e Monti.

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berlusconisantorodi Emiliano Brancaccio
Silvio Berlusconi poteva essere attaccato per avere impresso una tremenda accelerazione ai processi di precarizzazione del mercato del lavoro italiano; per aver contribuito più di altri al depotenziamento della contrattazione nazionale sui salari; per avere assecondato un micidiale regresso culturale, oltre che giuridico, nel campo dei diritti civili; più in generale, per esser stato convinto propugnatore di una visione aziendale e quindi autoritaria dello Stato. Poteva esser messo sul banco degli imputati politici per avere ridotto la politica industriale nazionale a una scassata congerie di prebende, lassismo fiscale, riduzione dei controlli sulla sicurezza del lavoro. Poteva essere accusato di aver contribuito in modo decisivo al dilagare di una concezione magliara delle relazioni sociali, affettive e sessuali. Berlusconi, insomma, poteva essere presentato come la più fedele incarnazione di un capitalismo nazionale imbolsito, retrivo, perennemente tentato dalla logica della reazione: l’arrocco di un Gulliver monopolista sostenuto da una invereconda miriade di lillipuziani proprietari.

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grillodistefanodi Marco Pasqua
Beppe Grillo apre a CasaPound. Anzi, spalanca le porte del suo movimento, avallando addirittura l'eventuale ingresso della formazione neofascista in Parlamento. La scintilla è scoccata questa sera davanti al Viminale, dove - in vista della presentazione dei simboli - tutti i rappresentanti dei partiti politici che vogliono presentarsi alle prossime elezioni attendono pazientemente in fila.
A cercare l'incontro con il leader grillino è Simone di Stefano, vicepresidente di CasaPound e candidato alla presidenza per la Regione Lazio. I Fascisti del Terzo Millennio hanno avviato la raccolta firme per candidarsi alle Politiche. Per questo, il movimento capitanato da Gianluca Iannone (che, per adesso, non si è voluto esporre, né a livello nazionale e né nella corsa al Comune di Roma o alla Regione Lazio), cerca di trovare degli alleati. Un'impresa non semplice, per un movimento estremista che si richiama agli ideali mussoliniani.

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