di Tonino Bucci
Non se ne è parlato per nulla, o quasi, in Italia. Non è così altrove. Quella di oggi è l'ultima delle giornate internazionali di mobilitazione contro Acta, l’accordo in difesa della proprietà intellettuale firmato il 26 gennaio a Tokio dai rappresentanti di quasi 40 stati e che al momento giace al Parlamento europeo in attesa del voto finale. In molte città europee si scenderà in strada per scongiurarne l'approvazione. La sigla, in inglese, sta per Anti-Counterfeiting Trade Agreement e con essa si intende un dispositivo giuridico che è il risultato di negoziati in corso dal 2008, per la maggior parte avvenuti a porte chiuse. L'obiettivo dichiarato dell'accordo è di uniformare le leggi esistenti nei diversi Stati contro la pirateria, la contraffazione e la diffusione di copie illegali dei beni immateriali. In realtà, Acta riguarda non soltanto la proprietà intellettuale dei contenuti digitali della rete, ma anche quella di brevetti, farmaci, vaccini e semenze agricole. Tanto basta, da parte dei critici, ad avanzare il dubbio che si tratti di un'invenzione giuridica a difesa degli interessi delle multinazionali.