120609actadi Tonino Bucci
Non se ne è parlato per nulla, o quasi, in Italia. Non è così altrove. Quella di oggi è l'ultima delle giornate internazionali di mobilitazione contro Acta, l’accordo in difesa della proprietà intellettuale firmato il 26 gennaio a Tokio dai rappresentanti di quasi 40 stati e che al momento giace al Parlamento europeo in attesa del voto finale. In molte città europee si scenderà in strada per scongiurarne l'approvazione. La sigla, in inglese, sta per Anti-Counterfeiting Trade Agreement e con essa si intende un dispositivo giuridico che è il risultato di negoziati in corso dal 2008, per la maggior parte avvenuti a porte chiuse. L'obiettivo dichiarato dell'accordo è di uniformare le leggi esistenti nei diversi Stati contro la pirateria, la contraffazione e la diffusione di copie illegali dei beni immateriali. In realtà, Acta riguarda non soltanto la proprietà intellettuale dei contenuti digitali della rete, ma anche quella di brevetti, farmaci, vaccini e semenze agricole. Tanto basta, da parte dei critici, ad avanzare il dubbio che si tratti di un'invenzione giuridica a difesa degli interessi delle multinazionali.

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120609fabriziotomasellidi Fabio Sebastiani
La Commissione di garanzia ha provato ad impedire lo sciopero generale del 22 giugno.
Hanno pubblicato sul sito della Commissione di garanzia una delibera del 5 maggio che invita le orbganizazioni sindacali a non fare scioperi a livello nazionale oppure che coinvolgono le zone colpite dal sisma. Ma noi avevamo già sospeso lo sciopero della prima settimana di giugno proprio in relazione al sisma e comunque avevamo escluso l'Emilia romagna dal nuovo appuntamento. C'è già la sensbilità che chiede la Commissione di garanzia. D'altra parte nella lettera di risposta abbiamo sottolineato che allora, considerata l'obiezione, è il caso di bloccare le misure del governo proprio a causa del tragico evento. Vediamo a questo punto cosa deciderà il Governo.
Di fatto siete l'unico sindacato che ha dichiarato uno sciopero reale contro il progetto del Governo sul lavoro. Nemmeno la Cgil che pure era al tavolo del confronto...
Se vogliamo la situazione è ancora più grave. Proprio perché la Cgil era al tavolo di palazzo Chigi avrebbe e ha detto che non era d'accordo avrebbe dovuto prendere l'iniziativa.

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120609palermodi Massimo Giannetti
Il dopo Lombardo sembra ufficialmente cominciato. Il governatore della Sicilia, sotto inchiesta per fatti di mafia e voto di scambio, ieri ha ribadito che si dimetterà il 28 luglio: «Se non sarà il 28, sarà il 29 perché entro 90 giorni si torni a votare in Sicilia».
Se non è un bluff, i siciliani torneranno dunque alle urne anticipatamente alla fine di ottobre. E in vista dell'appuntamento già si sprecano le candidature, vere o presunte. In campo nell'ex centrodestra in frantumi ce ne sono almeno un paio: quella del sempre in pista Gianfranco Micciché, già fondatore di Forza Italia e ora leader di Grande Sud, e quella mai pubblicamente formalizzata del senatore dell'Udc Giampiero D'Alia, avversario di Lombardo alla regione, ancora caldo alleato di Alfano, Storace e dello stesso Micciché alle recenti elezioni palermitane, e ora alla ricerca dell'alleanza più conveniente.
Proprio su D'Alia il centrosinistra rischia l'ennesima guerra fratricida, anche questa volta imposta dall'alto: una guerra interna soprattutto al Pd, nel Pd siciliano e tra questo e quello romano. Sulla candidatura dell'esponente dell'Udc messinese sono infatti in corso fitti contatti tra Bersani e Casini e l'indicazione del leader del Pd per la Sicilia sarebbe proprio questa: D'Alia come «testa di ponte» dell'allargamento del centrosinistra all'Udc alle elezioni nazionali di primavera.

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120609pirellonedi Luciano Muhlbauer
Al Pirellone non è successo niente. La mozione di sfiducia contro Roberto Formigoni è stata respinta. Nessuna emozione, nessuna sorpresa, beninteso. L'esito era talmente scontato che mercoledì il capogruppo regionale del Pd, in vacanza su un'isola greca, non si è nemmeno presentato in aula. Già, la logica del potere è implacabile e la Lega, al di là delle sceneggiate padane, non ha alcuna intenzione di mollare il presidente ciellino e, soprattutto, di segare il ramo sul quale sta comodamente seduto da oltre un decennio.
Formigoni ovviamente gongola, ma la sfiducia mancata non toglie nulla alla profondità della crisi che lo attanaglia. Al massimo dimostra che la paura di perdere poltrone e privilegi è un potente collante e che dopo diciassette anni di governo ininterrotto della stessa persona e dello stesso gruppo politico, di sovrapposizione tra pubblico e privato, di complicità e di clientele, cambiare le cose in Lombardia è faccenda che non può essere affidata all'improvvisazione.

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120609dalaidi Andrea Tarquini
La Sueddeutsche Zeitung: nel 1951 il leader della non violenza approvò la lotta armata. Gli Usa addestrarono per anni i guerriglieri, salvo poi sacrificare l'appoggio alla causa per la realpolitik e la normalizzazione dei rapporti con la Cina.
Il Dalai Lama sapeva dall'inizio dell'appoggio della Cia, i servizi segreti americani, alla lotta armata del popolo tibetano contro l'occupante cinese. A quanto pare approvò, pur essendo simbolo mondiale della non violenza. Cominciò con impegni segreti Usa col legittimo governo tibetano, dunque col Dalai Lama in persona, dal 1951 al 1956, dopo la brutale occupazione cinese del Tibet nel 1950. La storia è narrata dagli investigative reporters della Sueddeutsche Zeitung, e sicuramente avrà provocato salti di gioia all'ambasciata cinese a Berlino. I primi contatti risalgono a un anno dopo l'aggressione cinese. Sono tra il Dalai Lama e agenti americani attraverso l'ambasciata Usa a New Delhi e il consolato a Calcutta. Il Pentagono assicurò al Dalai Lama in persona, scrive la Sueddeutsche, armi leggere e aiuti finanziari al movimento di resistenza. Nell'estate 1956, l'operazione della Cia in Tibet diventa un dossier a sé, assume il nome di "ST Circus".

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