Rifondazione Comunista è al fianco del sindacalista e scrittore modenese Giovanni Iozzoli, che il 7maggio è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Modena a pagare circa 20mila € alla nota azienda Italpizza, che lo aveva querelato per diffamazione aggravata.

Giovanni Iozzoli attraverso i suoi articoli ha raccontato una dura vertenza sindacale e la lotta di lavoratrici e lavoratori per uscire da una condizione di precarietà e lavoro povero, criticando le politiche occupazionali e le relazioni sindacali tenute dalla azienda.

Per noi questa non è una colpa, anzi grazie agli articoli di Giovanni Iozzoli l’opinione pubblica ha conosciuto le motivazioni alla base della vertenza sindacale ed ha potuto apprezzare il miglioramento delle condizioni di lavoro che la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori è riuscita ad imporre.

Condannare Giovanni Iozzoli a questa pesante sanzione significa condannare il giornalismo di inchiesta e il diritto dell’opinione pubblica ad una informazione completa e non subalterna ai potentati di turno. Questa sentenza di condanna non riguarda solo Giovanni Iozzoli ma interessa l’intero mondo del lavoro, e per questo il Partito della Rifondazione Comunista sostiene Giovanni Iozzoli e aderisce alla petizione in sua solidarietà: https://www.change.org/p/solidariet%C3%A0-a-giovanni-iozzoli

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Stefano Lugli, co-segretario regionale Emilia-Romagna
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Rifondazione Comunista plaude alla determinazione e tempestività con cui la Procura di Termini Imerese ha già indagato il socio della Tek Infrastrutture srl come uno dei responsabili dell’omicidio colposo plurimo di Casteldaccia. La morte di 5 operai, che operavano per un’altra ditta, Agrifoglio group, cui Tek ha subappaltato i lavori, necessita l’immediata acquisizione di atti e documenti aziendali e pubblici, prima della loro possibile manomissione.

Occorre verificare subito se ci siano responsabilità in solido di Amap, la società che gestisce le condutture fognarie di Palermo, in quanto la legge prevede che in attività lavorative in ambienti sospetti di inquinamento o confinati (art 3 comma 3 del DPR 177/2011 procedure di sicurezza), non è ammesso il ricorso a subappalti, se non autorizzati espressamente dal datore di lavoro committente, che ha la disponibilità giuridica dei luoghi e certificati.
Chiediamo che l 'indagine giudiziaria chiarisca subito se come abbiamo scritto ieri “i lavoratori si trovavano in un luogo in cui forse non dovevano essere senza una valutazione dei rischi,senza i dispositivi di protezione e le autorizzazioni necessarie”.
Ribadiamo la nostra condanna per un sistema che mette a rischio la vita delle persone per massimizzare il profitto; denunciamo la responsabilità morale dei governi per la continua strage delle lavoratrici e dei lavoratori; richiamiamo ancora una volta la necessità di misure come l’introduzione nel codice penale del reato di omicidio sul lavoro, la cancellazione di subappalti e precarietà, il rafforzamento di controlli e prevenzione assumendo il personale necessario, l’istituzione di una procura nazionale per la sicurezza nei luoghi di lavoro.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Mario Pugliese, responsabile lavoro regionale Sicilia
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Il nostro è il paese nel quale le lavoratrici ei lavoratori hanno subito il peggior arretramento delle condizioni di vita e una perdita di diritti che non hanno eguali in Europa. I salari medi sono fermi a 30 anni fa, milioni di persone, specie giovani e donne vivono con retribuzioni che li condannano sotto la soglia di povertà.
Disoccupazione, precarietà diffusa , part time obbligati, esternalizzazioni, finto lavoro autonomo, frantumazione delle figure contrattuali hanno reso il lavoro una merce e i lavoratori ricattabili e disponibili ad accettare salari, condizioni di sfruttamento e insicurezza sul lavoro indegni di un paese civile.
È il risultato di 30 anni di attacchi portato avanti congiuntamente da imprese e governi finalizzati a redistribuire il reddito a favore dei profitti e delle rendite indebolire il movimento dei lavoratori in nome di un modello economico e produttivo fondato sui bassi salari e sullo sfruttamento intensivo del lavoro.
Così non solo si è messa la costituzione fuori dai cancelli delle fabbriche dei luoghi di lavoro e sono aumentate a dismisura le disuguaglianze, ma si sono realizzate le condizioni del declino economico del paese, della divergenza sempre più accentuata dell’Italia dalle altre economie europee e del sud dal nord del paese.
Il governo in carica ha già mostrato di voler continuare a colpire redditi e diritti di chi lavora attraverso un allargamento della precarietà, una fiscalità che favorisce una minoranza sempre più ricca, nuove privatizzazioni, la riduzione del salario indiretto attraverso i tagli alla spesa pubblica

È chiaro che solo con una nuova grande stagione di lotte si potranno riconquistare i diritti e le condizioni di vita e lavoro perdute. I referendum della Cgil per il ripristino dell’articolo 18 per i licenziamenti senza giusta causa, per limitare l’estensione della precarietà e per la sicurezza sul lavoro negli appalti e subappalti possono rimettere al centro dello scontro politico i diritti delle classi lavoratrici e in particolare delle generazioni più giovani.
I referendum su cui si voterà il prossimo anno dovranno raggiungere il quorum e quindi sarà necessario che si sviluppi la più ampia convergenza in una campagna che non è solo sindacale ma per l’attuazione dei principi della nostra Costituzione.
Per queste ragioni come partito della classe lavoratrice sentiamo il dovere di sostenere i quesiti con il massimo impegno.
Solo con un forte intreccio tra battaglia istituzionale e un fitto calendario di lotte generali e locali in un percorso che sappia unire tutto il mondo del lavoro, i soggetti colpiti nei redditi e nei diritti e tutti i movimenti di lotta sarà possibile contrastare la deriva in atto e creare le condizioni per la vittoria referendaria.
Con questi obiettivi Rifondazione Comunista sosterrà e sottoscriverà i referendum promossi dalla Cgil.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Casteldaccia: dopo Brandizzo, Firenze, Suviana un altro nome da scrivere nella geografia nazionale delle stragi sul lavoro. Sono 5 i lavoratori morti nel comune del palermitano mentre lavoravano per un'impresa, la Quadrifoglio group, subappaltatrice dell’Amap, la società che gestisce le condotte idriche e fognarie di Palermo e di altri comuni.
Di nuovo cinque vite spezzate, che si aggiungono alla sequenza senza fine di lavoratori uccisi mentre lavorano per dare di che vivere a sé e alla propria famiglia, di nuovo dipendenti di un’azienda in subappalto che insieme ai precari e alle varie tipologie di irregolari sono quelli più colpiti da infortuni e morti sul lavoro.
L’indagine giudiziaria, che chiediamo proceda rapidamente e chiarisca quanto accaduto, ci dirà le cause di quanto avvenuto, ma sembra già evidente che i lavoratori si trovavano in un luogo in cui forse non dovevano essere senza una valutazione dei rischi e operavano senza i dispositivi di protezione necessari.
Non casualmente la tragedia avviene in un lavoro in subappalto che come quello precario è scelto per massimizzare i profitti sulla pelle dei lavoratori risparmiando oltre che sui salari sui costi della sicurezza scaricando la responsabilità dell’impresa committente e non importa se ne va della vita delle persone.

Non ci si venga a dire che si tratta di incidenti, di mere fatalità; sono omicidi figli del primato del profitto, di leggi esistenti non applicate, della mancanza di controlli che permettono alle imprese di non investire sulla sicurezza e farla franca, della riduzione di sanzioni penali nei confronti dei responsabili, di processi che spesso terminano senza colpevoli.

Denunciamo la responsabilità morale di questo e dei governi precedenti per le morti di lavoratrici e lavoratori che funestano il paese con cadenza quotidiana e gettano nella disperazione migliaia di famiglie, più di 20 mila dal 2009.

Sono anni che indichiamo le misure necessarie tra le quali l’introduzione nel codice penale del reato di omicidio sul lavoro, cancellare subappalti e precarietà, rafforzare controlli e prevenzione con adeguato personale.

L'ennesima strage sul lavoro dimostra che la logica del “lasciar fare alle imprese” del governo è sbagliata. La sicurezza sul lavoro è un'emergenza reale che richiede misure immediate. Chiediamo ai sindacati di indire uno sciopero generale nazionale subito e una costante mobilitazione per costringere un governo che se ne frega a intervenire con azioni concrete.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale, Antonello Patta, responsabile lavoro e Frank Ferlisi, segretario federazione di Palermo del Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea

In Senato è depositata dal dicembre scorso una proposta di legge di iniziativa popolare sottoscritta da 70.000 cittadine/i. Prima di lanciare nuove raccolte firme le opposizioni parlamentari avrebbero dovuto esigere che la nostra proposta di legge venisse esaminata e discussa in commissione. Invece il centrosinistra fa finta di nulla e lancia la sua raccolta firme. Ricordiamo che la proposta di legge di Rifondazione Comunista e Unione Popolare prevede di introdurre un salario minimo di 10 euro, con adeguamento automatico all'inflazione per evitare che sia eroso in breve tempo e soprattutto che sia a carico delle imprese. La proposta delle opposizioni, secondo fonti di stampa identica a quella già presentata alle Camere, pone a carico dello Stato gli aumenti, una scelta assurda che sottrae risorse allo stato sociale. Inoltre non prevede rivalutazione automatica. Per questo riteniamo che la nostra sia una proposta assai più avanzata di quella delle opposizioni. Torniamo a chiedere che ne sia immediatamente calendarizzato l'esame in Commissione al Senato.
Come lista PACE TERRA DIGNITA' nel nostro programma per le elezioni europee proponiamo che si arrivi a una nuova direttiva sul salario minimo per imporre sul serio la misura accanto ad altri strumenti di tutela dei redditi di lavoratori e pensionati come la scala mobile. La guerra e la speculazione finanziaria hanno divorato i redditi di lavoratrici e lavoratori con l'inflazione ed è indispensabile che vi sia uno strumento di protezione da questo furto come l'adeguamento automatico di salari e pensioni all'aumento del costo della vita.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Antonello Patta, responsabile lavoro del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Maurizio Acerbo è candidato per la lista Pace Terra Dignità nella circoscrizione sud

Per il secondo anno di fila il governo usurpa la ricorrenza del primo maggio per elargire favori e risorse alle imprese mascherate da sostegni all’occupazione.
Lo scorso anno abolì il reddito di cittadinanza per spingere i fannulloni a lavorare anche con salari da fame e allargò le maglie del lavoro precario; oggi, vigilia della festa dei lavoratori, il consiglio dei ministri varerà una super deduzione del 120-130% sulle assunzioni e altre misure a sostegno della nascita di nuove imprese e a vantaggio di quelle che assumono giovani e donne.
Si recupera di fatto una misura già promessa lo scorso anno con l’aggiunta del 20-30% per la gioia di aziende e lavoratori autonomi che inciderà pochissimo sull’occupazione, mentre non si affrontano le vere cause della disoccupazione, del declino economico e produttivo e della precarietà.
Gli stessi soldi produrrebbero molti più occupati nella pubblica amministrazione le cui carenze di organici rappresentano la causa principale del gap occupazionale con altri paesi europei e ricadono sui cittadini in termini di riduzione dei diritti.
Occorre introdurre anche in Italia il salario minimo legale e abolire le leggi sulla precarietà per porre fine alla piaga delle paghe da fame e aumentare la domanda di beni e servizi che produrrebbe ricadute positive su tutta l’economia e l’occupazione stabile e di qualità. Si discuta subito la proposta di legge di Up per il salario minimo legale a dieci euro tenuta bloccata in commissione al Senato.
Sono necessarie vere misure di contrasto all’economia sommersa che si nutre di tre milioni di lavoratori irregolari; la si faccia finita con i condoni e si combatta davvero l’evasione e l’elusione fiscale che sottraggono allo stato centinaia di miliardi all’anno con i quali si potrebbero produrre milioni di posti di lavoro nella salvaguardia di produzioni strategiche e nella riconversione sociale e ambientale dell’economia.
Rifondazione comunista domani primo maggio sarà in piazza al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori per la pace, il lavoro, i diritti e per contrastare tutte le scelte del governo che aumentano le disuguaglianze sociali e territoriali.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Ci risiamo: caporalato, sfruttamento estremo, paghe da fame e assenza di diritti ai danni dei lavoratori accompagnati da fatture false, frode fiscale e contributiva ai danni dello stato.
E’ tutto un mondo in cui regnano assenza di diritti per i lavoratori e malaffare quello che periodicamente emerge grazie a indagini della magistratura come quella della procura di Milano a carico di una società del gruppo Carrefour cui la guardia di finanza ha sequestrato 64,7 milioni frutto di una frode fiscale.
Il “modello fraudolento” dichiarano gli inquirenti è sempre lo stesso: l’insospettabile società che appalta, una società filtro che non ha dotazioni operative, “società di capitali o cooperative che si avvicendano nel tempo trasferendo la manodopera dall’una all’altra omettendo il versamento iva e, verosimilmente, erodono la base imponibile contributiva mediante manipolazione della busta paga”.
Ma questa è solo una delle indagini in corso che a loro volta riguardano una piccolissima parte di un mondo ben più vasto su cui solo periodicamente si accendono i riflettori.

Come è accaduto poco tempo fa con Esselunga cui vennero sequestrati 48 milioni per la frode fiscale perpetrata attraverso un sistema di false fatturazioni miranti a far passare come contratti d’appalto quelle che erano invece “somministrazioni illecite di manodopera” a basso costo gestite da una successione di false cooperative che oltre a frodare il fisco a loro volta non avevano mai versato i contributi;

Un sistema criminale diffuso nei settori della logistica e della grande distribuzione ma non solo come testimonia la vicenda Armani che utilizzava una sua società dal modernissimo nome inglese, “Armani operations” finita in amministrazione giudiziaria per un reato antico come il caporalato.

Un sistema infame che, come emerso dall’inchiesta del Pm Storari a carico della Servizi Fiduciari Soc. Coop., da sempre, ma in particolare negli ultimi decenni, approfitta delle condizioni di bisogno di lavoratrici e lavoratori per costringerli ad accettare condizioni di lavoro indegne della persona umana.

Ben vengano questi interventi della magistratura, ma tutto ciò non può finire finché esisterà la complicità omertosa di governi che da una parte hanno deregolamentato all’estremo il mercato del lavoro, dall’altra garantiscono l’impunità delle attività illegali svuotando di mezzi e personale gli enti preposti ai controlli.
Ma, vista l’omologazione al credo neoliberista di tutti i partiti che si sono susseguiti al governo negli ultimi decenni, solo un nuovo grande ciclo di lotte unitarie potrà aprire la strada al cambiamento; è il primo compito di ogni sinistra che si consideri alternativa al sistema vigente.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Domani 12 aprile la città di Torino si ferma per lo sciopero unitario di 8 ore indetto da Fiom, Fim , Uilm e diverse altre sigle sindacali dei metalmeccanici.
La giornata di lotta vuole richiamare l’attenzione sui processi di deindustrializzazione che da Stellantis si sono estesi a tutta l’automotive e sono all’origine di una crisi che coinvolge tutta l’economia della città.
Questa condizione è la metafora del declino del paese risultato di decenni di politiche neoliberiste che hanno lasciato nelle mani del mercato il destino dell’economia e delle produzioni mentre i governi condannavano a morte le grandi imprese pubbliche lasciandole ai capitali predatori, privatizzano ilwelfare e si incaricavano di sostenere l’attacco ai salari e ai diritti dei lavoratori.
Con Stellantis rischia di ripetersi quanto abbiamo visto accadere a grandi aziende e settori produttivi saccheggiati e poi smembrati fino al collasso definitivo ; Tavares continua infatti con le false promesse proprio mentre annuncia la distruzione di migliaia di posti di lavoro, prosegue un uso selvaggio della cassa integrazione, il sottoutilizzo degli impianti e la riduzione delle auto prodotte, non si assegnano i modelli necessari al rilancio promesso.
Il prezzo è pesante per Torino e per tutti i territori in cui il progressivo smantellamento di Stellantis produce chiusure e disoccupazione in tutto il tessuto produttivo a partire dall’indotto.

Il Governo resta fedele alla linea del “lasciar fare alle imprese” che responsabile del disastro dell’economia nazionale: si limita a concedere ancora incentivi a fondo perduto, invece di fare l’unica cosa che permetterebbe di incidere davvero sui piani della multinazionale sempre più franco americana: l’ingresso nel capitale di Stellantis come ha fatto lo stato francese.
Per costringere il governo delle destre a cambiare rotta occorre che l’esempio di Torino si estenda a tutto il paese; occorre unificare in una vera e propria vertenza nazionale tutti i lavoratori e le lavoratrici del settore e, come ha fatto la Gkn, chiamare alla lotta le popolazioni dei territori che la fine dell’automotive condanna alla desertificazione delle produzioni locali e all’aumento della disoccupazione con effetti nefasti su tutta l’attività economica locale;

Una nuova grande stagione di lotte è l’unica strada per il rilancio del sistema auto e la sua riconversione guidata da un piano nazionale della mobilità sostenibile che affronti positivamente sia la necessaria transizione ecologica verso produzioni sostenibili che i bisogni di mobilità individuale e collettiva in città più vivibili e nel rispetto dell’ambiente.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Fausto Cristofari, segretario della federazione di Torino
Alberto De Ambrogio, segretario regionale del Piemonte
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Non c’è giorno dell’anno in Italia che non sia funestato dal lutto dei morti sul lavoro, ma lo sciopero generale di 4 ore indetto per domani 11 aprile da Cgil e Uil capita proprio mentre è ancora in corso il drammatico bilancio delle vittime di un’altra strage di lavoratori.

Per ora risultano dieci lavoratori feriti di cui cinque ustionati gravi, tre morti e quattro dispersi a causa dell’esplosione di una turbina verificatasi ieri pomeriggio all’interno della centrale idroelettrica della diga di Suviana, sull’Appennino bolognese, di proprietà dell’Enel. Lavoratori che prestavano servizio anche per ditte appaltatrici.

Lo sciopero era già stato indetto per ricordare tutte le persone che hanno perso la vita sul luogo di lavoro e per chiedere che finalmente vengano garantite alle lavoratrici e ai lavoratori la salute e la sicurezza che a oggi mancano; che si aboliscano le norme che hanno reso il mondo del lavoro una giungla di lavori precari, diffusi ancor più nelle catene di appalti e subappalti attraverso cui si eludono i diritti, si riducono i salari e si rende il lavoro meno sicuro.

L’Emilia-Romagna, colpita da vicino dall’ennesima terribile strage avvenuta in provincia di bologna, è chiamata da Cgil e Uil a esprimere la propria rabbia e vicinanza alle vittime con uno sciopero generale prolungato a 8 ore con manifestazioni in ogni capoluogo di provincia.

Rifondazione Comunista, mentre esprime il cordoglio alle famiglie per le vittime di Suviana e chiede che si accertino le responsabilità, annuncia la propria adesione a questa giornata di lotta e la propria presenza nelle mobilitazioni promosse.

Parteciperemo per dire basta ai morti sul lavoro e per ribadire la richiesta dell’introduzione del reato di omicidio sul lavoro;

Parteciperemo anche per denunciare la complicità morale di governanti che pronunciano farisaici cordogli a ogni tragico evento e poi continuano da anni a impedire l’applicazione delle norme esistenti per la sicurezza sul lavoro; che continuano a ridurre i funzionari addetti alla prevenzione e ai controlli, mentre si prodigano per smontare le leggi esistenti riducendo sempre più i vincoli e le penali alle imprese che non rispettano le norme sulla prevenzione e la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Questo nella chiarezza che anche la lotta non si deve limitare alle giornate del lutto, ma deve continuare su tutti i fronti finché non cambierà un sistema che per il profitto condanna a morte chi lavora per vivere.

Maurizio Acerbo segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Stefano Lugli, co-segretario regionale Emilia e Romagna
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Dieci lavoratori feriti di cui cinque ustionati gravi, quattro morti e tre dispersi. Peggiora di ora in ora il drammatico bilancio dell’esplosione verificatasi all’interno della centrale idroelettrica della diga di Suviana, sull’Appennino bolognese di proprietà dell’Enel.
La deflagrazione è avvenuta nel primo pomeriggio di oggi in un generatore situato nei locali che si trovano 30 metri sotto il livello del lago per motivi ancora da accertare.
Desta grandissima preoccupazione il fatto che i vigili del fuoco non riescano a entrare nei locali in cui è avvenuta l’esplosione, seguita da un incendio, nei quali tecnici dell’Enel e di ditte appaltatrici erano impegnati in opere di manutenzione.
In attesa di capire le dinamiche dei fatti esprimiamo tutta la nostra solidarietà e il nostro cordoglio alle famiglie dei lavoratori coinvolti e delle vittime accertate e chiediamo che sia fatto tutto il necessario per accertare fino in fondo le cause e le eventuali responsabilità dell’accaduto.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta responsabile nazionale lavoro
Andrea Scagliarini segretario della federazione di Bologna
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Si susseguono gli schiaffi di Stellantis in faccia ai lavoratori e al governo italiano. Dopo i 2510 esuberi negli stabilimenti di Torino, Cassino e Pratola Serra, la multinazionale ha annunciato la distruzione di altri 1087 posti di lavoro negli stabilimenti di Melfi, Pomigliano, Termoli, Cento e Verrone.
E’ del tutto evidente che dietro le promesse di investimenti futuri in Italia fatte dall’amministratore delegato Tavares continua il percorso di smantellamento degli stabilimenti ex Fca, ex Fiat da parte di un gruppo sempre più franco -americano.
Solo chi non voleva vedere non ha tratto le dovute conclusioni da anni di chiusure di siti, utilizzo selvaggio della cassa integrazione, incentivi alle dimissioni perfino delle maestranze con profili tecnici altamente qualificati, sotto utilizzo degli impianti, spostamento di produzioni in altri paesi.
Ora vengono depauperati tanto siti produttivi storici come quelli dell’area torinese quanto quelli di più recente insediamento ed è gravissima la decisione delle sigle sindacali che hanno firmato le dismissioni;
In questo modo si aiuta la multinazionale a continuare su un percorso in fondo al quale c’è la fine di una delle industrie che hanno fatto la storia dell’Italia, producendo un danno enorme anche a tutto il sistema dell’automotive.
Apprezziamo la scelta della Fiom di non firmare accordi perché "Le decisioni attuali contraddicono l'intera storia del CEO Tavares sull'importanza dell'Italia per Stellantis. La vera realtà è rappresentata da un disimpegno programmato e drammatico della multinazionale dal nostro Paese",
A fronte di ciò che accade gridano vendetta le dichiarazioni solamente d’immagine di tavares, “sentiamo una responsabilità etica verso i nostri dipendenti”, e i falsi impegni di John Elkan, ultimo rampollo della dinastia Agnelli che ha ripagato le valanghe di miliardi ricevuti dallo stato portando Fca fuori dall’Italia.
E’ una storia che il capitalismo italiano ripropone da decenni, dai capitani coraggiosi, ai Riva, ai tronchetti Provera, ai Benetton che al grido di “prendi i soldi e scappa” hanno contribuito al declino industriale del nostro paese spesso depredando e portando alla chiusura grandi imprese ex pubbliche privatizzate.
Operazioni opache, spesso veri e propri regali, come nel caso dell’Alfa Romeo portate avanti dai vari Prodi, D’alema, Amato, Ciampi, Draghi; scelte figlie dell’ubriacatura neoliberista ben visibile anche nelle scelte di questo governo con lo slogan “lasciar fare alle imprese” si appresta a nuove disastrose privatizzazioni; continua buttar via risorse pubbliche in incentivi alle imprese senza vincoli su produzioni e occupazione; rinuncia come i suoi predecessori, per incapacità mista a scelta politica, di fare una cosa efficace per accompagnare il settore automotive in Italia verso il futuro: costruire un piano sulla mobilità privata e pubblica, basata sui bisogni dei cittadini e sulla sostenibilità ambientale dei nuovi mezzi.
E rifiuta di fare l’unica cosa che potrebbe costringere Tavares a investire davvero nello sviluppo della produzione in Italia: l’ingresso dello stato nel capitale della multinazionale sempre meno italiana.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro del Prc

La narrazione trionfalistica delle destre sull’occupazione è stata demolita dai dati forniti ieri dall’Istat che fotografano il record dell’incidenza della povertà assoluta in Italia, in particolare tra le persone che lavorano stabilmente.
L’aumento significativo dell’incidenza della povertà tra le famiglie con un lavoratore dipendente, passata dall’8,3% del 2022 al 9,1% del 2023,svela cosa c’è dietro l’occupazione in crescita: lavori precari o a part time, spesso sottopagati, un inflazione che ha continuato ad erodere il potere d’acquisto di salari e pensioni, più della metà dei contratti scaduti e non rinnovati. Non è un caso che il maggior aumento del numero di famiglie in povertà assoluta si registri nel nord dove l’incidenza della povertà è passata nell’ultimo anno dall’ 8,5 al 9%.
In generale la fotografia dell’istituto mostra un paese sempre più povero, ben diverso da come lo dipingono le destre al potere: sono 5 milioni e 700 mila le persone in stato di indigenza assoluta, il 9,8% del totale nazionale; ancor più grave la situazione al sud dove la povertà arriva al 12% e quella dei giovani tra i 18 e i 34 anni sui quali l’incidenza è dell’11,9%; il dato più desolante è quello che riguarda la condizione dei minori tra i quali l’incidenza della povertà assoluta individuale è giunta al 14% e colpisce 1,3 milioni di ragazze e ragazzi, il valore più alto della serie storica dal 2014.
La drammaticità della situazione trova riscontro in un nuovo calo dei consumi di circa il 2% rispetto al 2022 a causa del maggiore aumento dei prezzi rispetto alla spesa delle famiglie.
I dati mostrano come anche col governo delle destre prosegua la corsa dell’aumento della povertà e alla riduzione dei consumi misurate dal 2014 spinta anche dall’abolizione del reddito di cittadinanza decisa dal governo Meloni.
Nei dieci anni assunti a riferimento la povertà assoluta è passata dal 6,9 del 2014 al 9,8% del 2023, la spesa delle famiglie nello stesso periodo, pur essendo sostenuta da una significativa erosione dei risparmi, è diminuita in termini reali del 10,5%.
Tutto ciò è il prodotto delle politiche liberiste che durano da tempo e che questo governo prosegue anche rifiutando di calendarizzare la discussione della proposta di salario minimo a 10 euro l’ora che abbiamo depositato in Senato. Chiediamo a tutte le forze politiche e sociali che credono davvero nella necessità dell’introduzione di questa legge per contrastare il disastro sociale in atto di mobilitarsi con noi perché sia discussa e approvata.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro del Prc

Uno studio della Cgil aggiunge una nuova conferma a quanto sosteniamo da tempo: in Italia più di 5 milioni di lavoratrici e lavoratori, 5 milioni e 700 mila per l’esattezza, guadagnano meno di 11 mila euro lordi all’anno.
Una condizione insopportabile se si considera che ciò corrisponde a 850 euro netti mensili, una retribuzione sul filo della soglia di povertà relativa per i single, molto al disotto nel caso di familiari a carico, situazione molto frequente per le famiglie monoparentali con capofamiglia donna.
E’ questa una fotografia dei salar italiani i che risulta ancor più drammatica se si tiene presente che gran parte dei soggetti indagati ricevono emolumenti molto al disotto, essendo milioni i lavoratori che devono accontentarsi di paghe orarie da fame di due, tre, quattro euro; e questi dati non considerano il lavoro nero ancor più sfruttato e sottopagato.
I miseri salari esistenti aumentando il potere di ricatto sull’insieme del mondo del lavoro come dimostrato dal fatto che nel 2022 il salario medio in Italia si è attestato a 31,5 mila euro,22,800 nel settore privato, a fronte di quello francese a 41, 7 mila e di quello tedesco a 45,5 mila.
E’ l’ennesima riprova della giustezza della battaglia sul salario minimo promossa come Unione Popolare che ci ha portato nelle piazze di tutta Italia a raccogliere le firme sulla proposta di legge per un salario minimo di dieci euro indicizzato all’inflazione.
Ricordiamo ancora una volta a tutte le forze politiche che raggiunto con successo il numero delle firme richieste la proposta è ora depositata presso la decima commissione del Senato in attesa di essere calendarizzata; le invitiamo ad attivarsi, se davvero credono nella necessità inderogabile di introdurre in Italia il salario minimo per costruire intorno ad essa una lotta che si concluda con la sua approvazione. Lo chiede il 70% dei cittadini italiani che condivide l’urgenza di questo provvedimento.

Antonello Patta
responsabile nazionale lavoro

Siamo alle solite, dopo ogni strage sul lavoro ricomincia il festival delle promesse cui dovrebbe seguire un nuovo decreto legge in materia di lavoro.
Leggeremo il testo del decreto, ma dalle dichiarazioni rilanciate dai giornali alcune considerazioni si possono fare. Sicuramente dal punto di vista dei controlli ispettivi l’aumento di Personale è del tutto insufficiente se non si rafforzano in modo consistente le dotazioni delle Regioni e delle ASL in materia di tutela della salute e sicurezza sul lavoro. Così come promettere percentuali di aumento dei controlli, il 40% in più, non significa nulla, a maggior ragione partendo da una situazione come quella attuale in cui il numero di controlli è irrisorio. Molto grave è il rifiuto di rafforzare il peso negoziale dei Lavoratori ripristinando la parità di trattamento economico e normativo per tutti i lavoratori di tutta la filiera degli appalti come chiesto dalla Cgil e come previsto da una legge che è stata cancellata nel 2003. Non ripristinarla vuol dire di fatto lasciare la giungla del subappalto. Vergognoso la decisione di valutare la vita di un lavoratore 20 punti di una patente recuperabili con corsi di formazione.
Parimenti non è più accettabile il netto rigetto della proposta d’introdurre nel codice penale il delitto di omicidio sul lavoro che nel caso di omicidio stradale è stato introdotto a tamburo battente. Lo stesso discorso vale per il rifiuto nei confronti della costituzione di una Procura Nazionale per i reati concernenti la sicurezza nei luoghi di lavoro e di Procure Distrettuali con elevata specializzazione tecnica ed adeguata disponibilità di ufficiali di polizia giudiziaria.
Solo promesse dunque, e per di più insufficienti, utili a passare la nottata che testimoniano ancora una volta l’insensibilità anche di questo governo verso la strage quotidiana di figli della classe operaia.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

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