Care compagne e cari compagni.

inviamo in allegato comunicato relativo alle iniziative della campagna 'Basta guerra basta carovita' per la giornata del 28 maggio.

Può essere naturalmente rimodulato con l'annuncio delle iniziative che si svolgeranno sul vostro territorio.

Chiediamo la cortesia di segnalarci le iniziative in modo da avere una mappa disponibile. Ricordiamo che tutte le iniziative vanno comunicate anche a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. per inserire tra gli appuntamenti sul sito (raccomandazione che vale sempre).

Chiediamo di inviare foto via whatsapp al compagno Stefano Galieni da utilizzare sui social.

Buon lavoro!

Fraterni saluti

Maurizio Acerbo, segretario nazionale PRC-SE
Antonello Patta, segreteria nazionale, responsabile Lavoro nazionale PRC-SE

Rifondazione: il 28 maggio iniziative in tutta Italia 'Basta guerra e carovita'
Sabato 28 maggio riparte, con iniziative in tutte le città d’Italia, la campagna del partito della Rifondazione Comunista contro la guerra e il carovita in difesa dei redditi delle lavoratrici, dei lavoratori e dei ceti popolari.
L’invio di armi sempre più potenti e la drammatica intensificazione delle operazioni militari nel teatro ucraino, producono sempre maggiori lutti al popolo ucraino, aumentano i rischi di un prolungamento indefinito nel tempo della guerra, di coinvolgimento di paesi vicini e di ricorso ad armi nucleari.
La guerra parallela, quella delle sanzioni, è inutile al pari dell’invio di armi per fermare il massacro mentre produce effetti disastrosi sulle economie europee facendo crescere ancora di più i prezzi delle materie prime, dei cereali e dell’energia e a cascata di tutti gli altri beni.
Il governo Draghi e la UE rispondono con politiche fiscali e monetarie recessive che sommandosi all’inflazione sempre più alta produrranno chiusure di aziende, disoccupazione, ulteriore perdita del valore d’acquisto dei salari delle lavoratrici e dei lavoratori e dei redditi dei ceti popolari, ampliamento del numero di famiglie ridotte in povertà che non riescono ad arrivare alla fine del mese.
Di fronte a quello che si prefigura come l’ennesimo massacro sociale il governo aumenta le spese militari al 2% del PIL, taglia la spesa sociale e risponde al carovita con un bonus risibile, 200 euro, 17 al mese.
Contro il fariseismo di governi che parlano di pace, ma sostengono la guerra, la nostra campagna richiama la necessità di estendere le lotte per:
fermare la guerra e il riarmo, e chiedere l’avvio immediato di trattative di pace,
il blocco degli aumenti delle bollette, prezzi calmierati sui generi alimentari di prima necessità,
aumenti generalizzati di salari e pensioni e una nuova scala mobile, un salario minimo legale a 10 euro netti all’ora.
È possibile perseguire questi obiettivi con gli extraprofitti delle aziende che lucrano sugli aumenti, l’utilizzo del gettito extra dell’iva prodotto dai rincari, la tassazione delle grandi ricchezze al di sopra di 1 milione di euro, il taglio delle spese militari.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro del Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea.

A Palermo più di 500 lavoratori e lavoratrici ex Almaviva si battono per salvare il posto di lavoro a rischio a causa di aziende irresponsabili e istituzioni latitanti.
La vicenda di queste lavoratrici e lavoratori mostra come poche altre il volto di un capitalismo disumano che considera i lavoratori mera merce di scarto, da usare e gettare sulla base delle convenienze del momento.
All’origine di tutto c’è Almaviva che gestiva il call center per Alitalia; ad essa è subentrata con una nuova gara la Covisan che insieme all’appalto ha ereditato parte dei dipendenti;
Con la nascita di Ita Airways Covisan ha ricevuto a sua volta il benservito in quanto la società subentrata ad Alitalia ha organizzato un call center interno anche per ricollocare parte degli esuberi dell’ex compagnia di bandiera.
In tutta questa girandola di modifiche societarie e appalti chi paga sono i 500 e più lavoratori e lavoratrici lasciati al momento in cassa integrazione, ma considerati sia da Almaviva che da Covisan esuberi di cui liberarsi.
E di fronte alla latitanza inerte del governo il rischio che dopo aver giocato per anni con la vita delle persone ora vengano semplicemente lasciate senza un lavoro diventa ogni giorno che passa sempre più concreto.

Noi pensiamo che il governo non possa starsene a guardare, ma debba farsi carico del futuro lavorativo di queste persone sia obbligando le aziende ad assumersi le loro responsabilità sia individuando altre soluzioni che esistono. Per esempio, utilizzando i fondi del PNRR per attuare un piano straordinario di assunzioni nel pubblico gravemente impoverito negli organici in tutti i suoi comparti, dai Comuni, alla sanità, alla scuola.

Ma il governo Draghi rifiuta di procedere in questa direzione perché ritiene che le funzioni pubbliche non solo non debbano essere potenziate, ma ridotte come si evince dalla spinta alle privatizzazioni del DDL concorrenza.
Mentre sosteniamo con forza la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori di Almaviva e Covisan siamo impegnati per il rilancio e l’unificazione delle lotte sulla base di una piattaforma che abbia al centro un grande piano nazionale per l’occupazione, unica strada per ribaltare le politiche neoliberiste e antipopolari del governo.

Antonello Patta, responsabile nazionale Lavoro
Vincenzo Fumetta, segretario della federazione di Palermo
Partito della Rifondazione Comunista/sinistra Europea

Una buona notizia dall’Europa. In sede di comitato consultivo dell'UE per la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro (CCSS), è stato raggiunto un accordo sulla necessità di riconoscere la COVID-19 come malattia professionale nei settori dell'assistenza sociosanitaria e dell'assistenza a domicilio nonché, in un contesto pandemico, nei settori in cui sono maggiori le attività con un rischio accertato di infezione. Non é la prima volta che accade, già la direttiva n. 2019/1833/UE della Commissione del 24 ottobre 2019, aveva indicato l'aggiornamento degli Agenti Biologici (virus) riferibile a patologie da coronavirus, ma il recepimento nella normativa nazionale richiede ben due anni.
Un fatto importante perché su questa base la Commissione aggiornerà la sua raccomandazione sulle malattie professionali al fine di promuovere il riconoscimento della COVID-19 come malattia professionale da parte di tutti gli Stati membri, garantendo ai lavoratori e alle lavoratrici diritti ad oggi negati. è dunque importante che il governo sia impegnato a recepire la direttiva in tempi rapidi, non certo in due anni. Rifondazione Comunista vigilerà su questo adempimento insieme al Gruppo parlamentare Manifesta, così come sugli impegni assunti in sede di approvazione del DL 146/2021 in Legge 215/2021 per l'emanazione dei decreti attuativi finora mancanti al D.lgs. 81/2008, come pure per l'estensione dell'obbligo Inail a tre milioni di lavoratori che ne sono incredibilmente ed incostituzionalmente privati.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

di Antonello Patta* -

La commissione europea ha rivisto al ribasso le stime sulla crescita e al rialzo l’andamento dell’inflazione in Europa, come conseguenza della crisi energetica e dell’aumento delle materie prime aggravata dalle strozzature commerciali e di prezzo sulle filiere internazionali, dalla guerra e dalle sanzioni.

Le politiche fiscali e monetarie restrittive che l’Europa sta rilanciando come annunciato da tempo non servono per fermare in via diretta l’inflazione, che deriva dall’offerta di beni importati e non certo dall’eccesso di domanda; al contrario, inducono direttamente e indirettamente ad una riduzione ulteriore degli investimenti e della spesa sociale, rendono più concreta la possibilità che tutta l’economia europea finisca in recessione con gravi conseguenze sulla tenuta del sistema produttivo, aumenterebbero riduzione delle produzioni e chiusure di aziende, e dell’occupazione.
L’Italia è esposta a maggiori rischi perché la situazione di partenza è ancora più grave a causa della contrazione della domanda sia nella componente estera sia sul fronte dei consumi interni a causa dei bassi salari, dell’alto tasso di disoccupazione e del crollo degli indici di fiducia delle famiglie.

Il governo ha continuato a fare previsioni sulla crescita dell’economia nel 2022 troppo ottimistiche: già col Def di aprile aveva dovuto rivedere le previsioni programmatiche contenute nella Nadef di settembre riducendo le stime della crescita dal 4,7% al 3,1%, ora è costretto a prendere atto dell’ulteriore riduzione al 2,4% che arriva dalla Ue che tra l’altro rivede al ribasso anche il dato del 2023; lo stesso avviene sul debito sul quale la UE E purtroppo non è la UE ad essere pessimista, anzi i principali previsori internazionali danno stime peggiori.

Aggiungiamo che questo è lo scenario migliore dei tre analizzati in sede europea; Il peggiore, che avrebbe effetti molto più negativi, si verificherebbe nel caso in cui l’Italia, il secondo paese importatore di gas russo, subisse interruzioni delle forniture, cosa non esclusa se si continua a sostenere la linea Usa dell’escalation della guerra e l’espansionismo della Nato. La recessione secondo l’UE sarebbe assicurata: il tasso di crescita per il 2022 avrebbe il segno meno bruciando anche il margine di crescita già acquisito come trascinamento della crescita del 2021, l’inflazione aumenterebbe di altri tre punti.

A un risultato simile si potrebbe comunque arrivare in caso di prolungamento della guerra fino al prossimo inverno con una nuova tornata di aumenti delle materie prime energetiche e non cui concorrono molteplici fattori.
La cosa che colpisce di più è che tutto ciò avviene al tempo del PNRR, con una quantità di risorse straordinarie grazie alle quali, si era detto, si sarebbe riusciti a tirar fuori l’Italia da un trentennio di stagnazione quasi ininterrotta con calo degli investimenti, spread inflazionistico e differenziali di crescita a due cifre rispetto agli altri paesi europei.

Non andrà così per le conseguenze dei fattori di crisi, accentuati dalle scellerate scelte guerrafondaie dei governi europei che nell’immediato stanno azzerando il potenziale delle risorse messe in gioco; non andrà così perché le risorse, scarse, sono erogate alle imprese a pioggia senza una programmazione pubblica, l’unica in grado di mettere mano alla riorganizzazione complessiva dell’apparato produttivo oggi indispensabile per stare con un qualche ruolo nel mercato europeo delle produzioni e dei capitali, mentre si tagliano le spese per l’welfare e prosegue la politica delle privatizzazioni.

Molto dipende anche dall’ispirazione ferreamente neoliberista di Draghi e del suo governo che, nonostante sia stato del tutto evidente come il forte rimbalzo del 2021 sia derivato dall’aumento significativo della spesa pubblica (vedi il boom dell’edilizia legata alla discutibile iniziativa del superbonus), ha proceduto già in corso d’anno a tagliare oltre misura il deficit, e la spesa, per rientrare a tappe accelerate nei parametri dei vincoli europei riaffermati a marzo da tutti gli organismi comunitari.
Da una lettura più attenta dei numeri forniti dalla UE arriva un’altra pessima notizia: il ritorno del Pil ai livelli del 2019, già non eccellenti, non avverrà entro la metà del 2021 come ipotizzato dal governo, ma nella seconda metà del 2023.

A tingere a tinte ancor più fosche la fotografia della situazione economica del nostro paese arriva il confronto tra la crescita dell’Italia e quella dell’Eurozona che rispetto al 2019 cresce due volte e mezzo più dell’Italia, il paese che, come si diceva, più di tutti ha utilizzato le risorse del Next Generation EU!
Continua quindi drammaticamente, nonostante la momentanea sospensione del patto di stabilità durante il covid e i fondi del NGEU, il processo di divergenza dell’economia italiana rispetto ai paesi dell’Europa centrale: continuano ad aumentare le disuguaglianze economiche tra le nazioni, le disuguaglianze sociali anche all’interno dei singoli paesi e nel nostro caso tra il sud e il nord del paese.

Prosegue il trend, visto tra il 2002 e il 2018 quando il divario tra gli investimenti pubblici e privati in Italia rispetto ai paesi europei avanzati crebbe del 28% mentre la quota dell’Italia sul pil europeo si riduceva di 4 punti. Col risultato che a fine 2019 il pil nazionale era ancora sotto il livello del 2007; oggi come allora continuano ad aumentare i divari salariale, occupazionale e quello degli indici di protezione del lavoro.
Non possono che essere queste le conseguenze di un’architettura europea della totale libertà dei movimenti di capitale, della deregolamentazione della finanza, dei rigidi vincoli fiscali, delle restrizioni alle politiche pubbliche su un paese come l’Italia caratterizzato da debolezze strutturali nelle produzioni e nell’economia frutto della frammentazione dell’apparato produttivo e della disgregazione degli assetti proprietari perseguiti nella stagione delle privatizzazioni e del piccolo è bello.

In queste condizioni strutturali continuando a lasciare l’economia italiana nelle mani del mercato e delle imprese senza guida pubblica prevarranno i poteri economici e finanziari ben più attrezzati a scala europea e il destino dell’Italia continuerà ad essere quello progressivamente più subordinato, terreno di conquista nella forte ripresa della centralizzazione dei capitali a guida franco tedesca

Il capitalismo italiano continuerà, in assenza di lotte sociali, a registrare la complice convivenza tra quella parte (piccolo e medio capitale) che sopravvive grazie a bassi salari, lavoro precario, mancanza di innovazione e ricerca e quelle frange del capitale industriale e finanziario che, con poche eccezioni, hanno rinunciato ad aggregazioni su scala nazionale, magari in un intreccio col pubblico e cercano di accomodarsi nelle holding dei grandi padroni francesi e tedeschi.

Permanendo queste condizioni, non si fa fatica ad accettare le previsioni dei principali organismi economici mondiali che danno un progressivo arretramento dell’economia italiana nei prossimi anni in riferimento a tutti gli indici economici e sociali.
Le risposte che sarebbero necessarie rimandano tutte a una forte ripresa del ruolo pubblico in Italia e a una riscrittura dei trattati europei, che non si potranno avere se non in presenza di un nuovo grande ciclo di lotte che rimettano al centro il conflitto capitale e lavoro e la necessità di un modello economico e sociale che abbia al centro il lavoro, le persone e l’ambiente e non i profitti.

*Resp nazionale lavoro, Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Rifondazione Comunista aderisce e partecipa allo sciopero generale proclamato unitariamente da quasi tutti i sindacati base “contro la guerra, l’economia di guerra e il governo della guerra”; per dire no all’invio delle armi in Ucraina e all’aumento delle spese militari; per chiedere l’aumento delle spese sociali e dei salari, il ripristino della scala mobile e un reddito di base per tutte e tutti.

L’invio massiccio di armi sempre più potenti sta determinando una drammatica intensificazione delle operazioni militari in Ucraina, aumenta i rischi di coinvolgimento di paesi vicini, di un prolungamento indefinito della guerra, di ricorso ad armi nucleari.
L’espansionismo della Nato e l’aumento delle spese militari a discapito di quelle sociali è benzina sul fuoco del conflitto in Ucraina, produce instabilità nelle relazioni politiche ed economiche mondiali già messe a dura prova avvicina il mondo al baratro di una terza guerra mondiale.
La guerra parallela, quella delle sanzioni è inutile al pari dell’invio di armi per fermare il massacro, ma produce effetti disastrosi sulle economie europee a causa dei rincari di energia e materie prime. Le conseguenze sui ceti popolari in Italia saranno ancora più drammatiche per la combinazione di inflazione sempre più alta e politiche fiscali e monetarie recessive che produrranno disoccupazione, ulteriore perdita del valore d’acquisto dei salari delle lavoratrici e dei lavoratori e dei redditi dei ceti popolari.
Il governo Draghi infatti, mentre aumenta le spese militari taglia i fondi per la sanità e i servizi sociali, ha già avviato il rientro accelerato nei parametri europei e annuncia un’altra stagione di tagli che produrranno un ulteriore riduzione dei consumi e nuove spinte recessive sull’economia.
Nel frattempo in coerenza con la sua ispirazione neoliberista elargisce ai lavoratori la cifra ridicola di 200 euro una tantum mentre tocca appena gli extraprofitti delle aziende che lucrano sugli aumenti, non utilizza il gettito extra dell’iva prodotto dai rincari, continua a non tassare le grandi ricchezze; non interviene con una norma per bloccare aumenti di bollette e carburanti per salvaguardare chi specula.
Partecipiamo convintamente allo sciopero dei sindacati di base perché condividiamo i contenuti della piattaforma, perché oggi c’è bisogno di rilanciare le lotte e perché consideriamo questo un momento di un più ampio percorso di unificazione di tutti i soggetti che si oppongono alle politiche neoliberiste in un unico grande movimento per il cambiamento.
Auspichiamo che anche la CGIL decida iniziative forti come lo sciopero generale su una piattaforma di pace e giustizia sociale.
Rifondazione Comunista sarà in piazza per dire “basta guerra, no a Putin e no alla Nato” e per chiedere il blocco degli aumenti delle bollette, prezzi calmierati sui generi alimentari di prima necessità, aumenti generalizzati di salari e pensioni, una nuova scala mobile, un salario minimo legale a 10 euro netti all’ora.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Care, cari,
vi inviamo, in allegato, il testo del comunicato stampa sullo sciopero dei sindacati di base del 20 maggio che invieremo domani mattina alle testate nazionali, in modo che voi possiate fare altrettanto con le testate locali e possiate riprodurlo nel numero di copie che servono per distribuirlo durante le manifestazioni previste in diverse città d'italia.

Fraterni saluti

Maurizio Acerbo, segretario nazionale PRC-SE
Antonello Patta, segreteria nazionale, responsabile Lavoro nazionale PRC-SE

Domani, primo maggio, sarebbe il giorno della Festa del Lavoro, ma per i lavoratori italiani c’è poco da festeggiare e molto per cui stare incazzati.
Non sono sufficienti altre parole per esprimere i sentimenti che suscita la sequenza dei dati che arrivano dal Censis e dall’Istat sulle retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori e sull’aumento delle disuguaglianze.
Tra il 2010 e il 2020 le retribuzioni lorde sono diminuite dell’8,3% reale, peggio di noi solo la Grecia e la Spagna.
E’ confermata la condizione di inferiorità retributiva dei giovani che a 29 anni, l’età in cui servirebbero risorse per rendersi indipendenti o metter su famiglia, guadagnano il 40% in meno degli over 55; ancor più grave il gap di genere perché penalizza le donne in quanto tali indipendentemente dalle fasce d’età: guadagnano il 37% in meno degli uomini;
Il raffronto tra assunti a tempo determinato e indeterminato, i primi guadagnano il 32% meno dei secondi, spiega la corsa delle aziende ad aumentare la precarietà sostituendo lavoratori stabili a tempo pieno con posti precari.
il panorama delle disuguaglianze in un quadro di bassi salari generale viene concluso con la differenza di condizioni tra il nord e il sud del paese con un differenziale del 28% a danno delle lavoratrici e dei lavoratori del meridione d’Italia.
Non siamo sorpresi. Sono 40 anni che va avanti l’attacco ai salari; solo nel decennio precedente la perdita del potere d’acquisto è stata perfino più consistente arrivando a quasi 6 mila euro in meno per dipendente.
Ora sui loro redditi bassissimi, già colpiti dai recenti aumenti di bollette e costo della vita si vogliono scaricare i costi crescenti della guerra e delle sanzioni.
Lo conferma di nuovo puntualmente l’Istat prevedendo che “seguendo i meccanismi degli incrementi contrattuali seguiti fin qui la perdita di potere d’acquisto nel 2022 sarebbe di un altro 5%.”
Lo diciamo da tempo: occorre cambiare registro e rilanciare le lotte
La giornata del Primo Maggio deve segnare l’inizio di una nuova grande stagione di lotte che coinvolga tutto il mondo del lavoro e tutti i soggetti che pagano i costi delle crisi del capitalismo e della guerra per ribaltare le politiche neoliberiste e avviare il cambiamento.

Contro il governo della guerra e del carovita sciopero generale!

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/sinistra Europea

Care compagne, cari compagni,

Il primo maggio cade in una fase politica, economica e sociale molto difficile per il mondo del lavoro e i ceti popolari del nostro paese.
L’escalation della guerra in Ucraina e la guerra delle sanzioni stanno producendo effetti drammatici sulle economie e soprattutto sui ceti popolari già duramente colpiti dalla gestione della pandemia e dagli aumenti dei prezzi prodotti dalla crisi della globalizzazione.
E’ esplicita la volontà delle classi dominanti di scaricare i costi crescenti sui salari, le pensioni e i redditi bassi rifiutando di bloccare le bollette, di calmierare i prezzi, di aumentare i salari e di introdurre meccanismi di indicizzazione che proteggano dall’inflazione.
Al contrario prevale da parte del governo la scelta di proseguire e intensificare le spinte neoliberiste attuando politiche di bilancio restrittive e accorciando i tempi di rientro nei vincoli di bilancio come richiesto con forza da tutti gli organismi della governance europea; con la conseguenza che non ci sarà nulla per l’occupazione, per il pubblico (scuola e sanità), per una vera riconversione ecologica guidata dal pubblico.
E necessario l’impegno di tutto il partito per determinare le condizioni per la ripresa di un grande ciclo di lotte unificando soggetti sociali, sindacali e politici contro il neoliberismo, la guerra e l’economia di guerra.
Per questo invitiamo tutte e tutti a distribuire il volantino allegato in tutte le mobilitazioni del primo maggio.

In allegato il volantino.

Fraterni saluti

Maurizio Acerbo, Segretario nazionale Prc-Se
Antonello Patta, Segreteria nazionale, responsabile Lavoro nazionale Prc-Se
Ezio Locatelli, Segreteria nazionale, Responsabile Organizzazione Prc-Se

Ieri, finalmente, dopo mesi di mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori precari di Anpal Servizi, cosiddetti navigator, si è aperto uno spiraglio per l’avvio del processo di valorizzazione delle professionalità all’interno del nuovo assetto delle politiche attive del Lavoro in Italia.

Il Ministro ha comunicato che a breve verrà pubblicato un decreto del Governo che prevede una nuova contrattualizzazione con Anpal Servizi, per la durata fino a 4 mesi e nello stesso tempo si avvia il confronto con i sindacati dei lavoratori per definire insieme i prossimi passaggi funzionali alla stabilizzazione nel sistema.

Il risultato non scontato è il risultato della tenacia dei 1884 navigator che non hanno smesso di lottare in difesa del loro posto di lavoro; Il Governo infatti aveva già deciso di trasferire competenze, funzioni e risorse per le attività finora svolte dai “navigator” alle agenzie private del lavoro.

Come Rifondazione Comunista continueremo a sostenere questa lotta fino alla stabilizzazione di tutte le lavoratrici e i lavoratori che rivendicano un ruolo centrale del sistema pubblico nella gestione dei servizi per il lavoro.
Antonello Patta, responsabile lavoro nazionale

Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Un altro morto sul lavoro! Un operaio è morto precipitando nel vano dell’ascensore durante le operazioni di manutenzione nella sede del ministero egli esteri a Roma.
Nemmeno oggi giornata mondiale sulla sicurezza sul lavoro ha avuto tregua la catena senza fine di morti che continua a funestare il mondo del lavoro nel nostro paese.
Nemmeno in una delle sedi delle massime istituzioni è garantita la sicurezza e la vita di chi lavora per vivere.
Ad aggiungere sconforto e rabbia giungono proprio oggi i dati dell’INPS su infortuni e morti sul lavoro nei primi tre mesi dell’anno; i primi sono aumentati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso del 50%, le seconde del 2,2%:
Si succedono i governi, si susseguono le promesse di impegno nei talk show in occasione dei rari casi che bucano gli schermi televisivi e superano il livello del trafiletto sui giornali e poi, immancabilmente, tutto torna come prima. Prevale la volontà politica di non interferire con la logica del profitto prima di tutto, di accettare di fatto una situazione in cui spesso le imprese, anche a fronte della certezza di non essere accusate per le inadempienze, non investono sulla salute e la sicurezza dei lavoratori.
Il gruppo ManifestA ha presentato alla Camera una proposta di legge che inasprisce le pene per omicidio sul lavoro nel caso di evidente non rispetto di norme di legge vincolanti; pensiamo vada accompagnata con l’apertura di un percorso di mobilitazione sociale e sindacale nel Paese che rimetta al centro l'urgenza di norme, controlli e ruolo centrale dei RLS per la ricostruzione di una cultura della salute e sicurezza tra le lavoratrici e i lavoratori.

Antonello Patta, responsabile lavoro Partito della Rifondazione Comunista, Sinistra Europea

Rifondazione sostiene la Pdl “omicidio sul lavoro” presentata ieri in conferenza stampa dalla componente parlamentare di ManifestA! e da Usb.Con tutti i limiti di un precetto penale, da solo insufficiente a modificare condotte illecite gravemente colpose rispetto all’obbligo di adozione di misure di prevenzione e protezione individuale e collettiva, questa legge è oggi assolutamente necessaria. Bisognava dare una risposta e un segnale, specie per quelle figure che devono avere strumenti e tutele per operare sul campo. In questo senso vanno lette sia la previsione normativa (art. 1 e art. 2) ) di coinvolgimento obbligatorio della figura del RLS negli accertamenti dei reati, sia la tutela espressa ( art. 3 , punto d) del lavoratore che denuncia le violazioni delle norme antinfortunistiche, “dal licenziamento, dal demansionamento e da qualsiasi altra forma di discriminazione”
Ora è necessario avviare un percorso di mobilitazione perché la Pdl VENGA CALENDARIZZATA NELLE COMMISSIONI coinvolgendo tutto il mondo del lavoro e le organizzazioni sindacali a partire dalla rilancio di un dibattito che rimetta al centro TUTTE LE tematiche che riguardano la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Gianluca Schiavon, responsabile nazionale giustizia
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Rifondazione Comunista sostiene la mobilitazione promossa per domani, martedì 22 aprile da Usb con sciopero e manifestazione nazionale a Roma contro il “governo e del carovita e della guerra”, per “ alzare i salari e abbassare le armi”.
Di fronte a un governo che invece di adottare misure serie contro il carovita e gli aumenti delle bollette alimenta a fianco della Nato la spirale di sanzioni, riarmo e inasprimento della tragedia della guerra l’unica risposta è il rilancio e l’estensione delle lotte.
La lotta contro l’aumento delle spese militari, il riarmo e l’invio di armi in Ucraina e per la ripresa immediata dei negoziati di pace è l’unica strada per evitare il sacrificio del popolo ucraino e il pericolo di un escalation militare ancor più grave.
Allo stesso modo occorre contrastare l’orientamento del governo verso un economia di guerra che sta già producendo effetti devastanti sulle imprese che si scaricano con l’inflazione e i rischi occupazionali sul mondo del lavoro e i ceti popolari già tartassati da carovita e aumenti delle bollette che hanno colpito salari e pensioni già tra i più bassi d’Europa.
Per le spese militari i soldi si trovano mentre si invocano le rigidità di bilancio per continuare con la politica dei tagli e delle privatizzazioni; non si trovano i soldi per ridurre seriamente le bollette, ma non si tassano seriamente gli extraprofitti degli speculatori; non solo non si introduce una patrimoniale sulle grandi ricchezze, ma si continua con una tassazione di favore per le rendite e i capitali.
Occorre rilanciare le lotte costruendo un unico movimento contro la guerra e l’attacco ai salari e alle pensioni, alle condizioni di vita dei ceti popolari, per il blocco degli aumenti delle bollette, un salario minimo orario di dieci euro orari, un piano per l’occupazione, il rilancio degli investimenti nella scuola e nella sanità, per la riconversione ecologica.
Per questi motivi saremo presenti alla manifestazione nazionale che si terrà domani a Roma e invitiamo tutte e tutti a partecipare.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro del Prc

Care compagne, cari compagni,

Venerdì 22 aprile si terrà a Roma una manifestazione nazionale in occasione dello sciopero generale indetto da Usb “contro il governo del carovita e della guerra”.
Considerata la centralità, anche dal nostro punto di vista dei temi al centro dell’iniziativa abbiamo deciso come partito di sostenere questa lotta e di organizzare la nostra presenza alla manifestazione.
Vi giriamo l’elenco delle regioni da cui partiranno i pullman organizzati da Usb con i riferimenti cui possono rivolgersi le compagne e i compagni che intendono partecipare alla manifestazione.

Fraterni saluti

Maurizio Acerbo, segretario nazionale PRC-SE
Antonello Patta, segreteria nazionale, responsabile Lavoro nazionale PRC-SE

ABRUZZO VAL DI SANGRO (SEVEL) ore 09,30; LANCIANO (uscita A/14) ore 09,50; PESCARA ovest (A/14ore 10,15 (info Romeo 328 7231426); PESCARA stazione BUS ore 10,30; SULMONA (uscita A 25) ore 11,00; AVEZZANO (uscita A 25) ore 11,45(info Yacouba 329 8849598); TERAMO stazione ore 10,30
L’Aquila ovest (usc. A24) ore 11,00 (info Armando 340 6425028- Massa 3333877148)

EMILIA ROMAGNA BOLOGNA ore 8.00 Centroborgo, Via del Carroccio 2 Prenotazioni: 0510065997 - 3472433982 Luigi Marinelli – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

FRIULI VENEZIA GIULIA TRIESTE alle ore 4.00 mattino Risiera di S.Sabba prenotazioni 040 9654565 Massimo- 3497761535

CAMPANIA NAPOLI 081.207351 Maria 3297876351 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

LAZIO FROSINONE/Cassino 0775898181 Stefano Pollari 3739006909 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

LIGURIA GENOVA 010.416934 Maurizio 3452273436 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

LOMBARDIA MILANO ORE 5.00 mattino da P.zle Loreto Lucia- 393 6515389 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

MARCHE Ascoli/Ancona/Pesaro 0736782630 3291391512 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

PIEMONTE TORINO/Piemonte 011 655454 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. Carlotta 3287574601

PUGLIA Emanuele 3334194401 099.7716525 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. ; Foggia TORRETTA ANTONACCI CHIEDERE A UMBERTO

TRENTINO TRENTO 3290625572 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

VENETO Verona/Padova/Vicenza 348 5279562 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Ancora morti sul lavoro, continua la strage infinita di figli della classe operaia sacrificati sull'altare del profitto, due morti al giorno dall’inizio dell’anno. Le indagini ci diranno le dinamiche e le circostanze all’origine di quest’ennesima tragedia, "la causa determinante" dell'evento infortunistico; ma per quanto riguarda i due episodi infausti di Sassari e Cesena, lavoratori alle dipendenze di aziende fornitrici di servizi, sembra già chiaro che sono stati colpiti/travolti inaspettatamente da attrezzature perché non sapevano come gestirle. Il crollo del solaio a Trento e la caduta dall'alto nel Bresciano invece non sono archiviabili come le solite, ineluttabili "maledizioni" del lavoro in edilizia ma all'assenza di procedure dovute, alla totale mancanza di valutazione del rischio nello specifico ambiente di lavoro e alla violazione di elementari misure di prevenzione.
Verrebbe da fare una provocazione: dove era il preposto di quella azienda che, dopo la L. 215/2021 del Governo Draghi, doveva vigilare sulla sicurezza dei processi produttivi? Indagheremo e scopriremo qual è in quelle province la dotazione di personale ASP e INL impegnati ed impegnabili nell'assolvimento dei livelli essenziali di assistenza relativi alla tutela della salute e sicurezza, che, come abbiamo denunciato spesso sono molto al disotto del minimo necessario in tutto il paese.
Intanto non si può sottacere l’evidente mancanza di formazione dei lavoratori sulle norme di sicurezza che determina spesso la non percezione del rischio stesso, fenomeno accentuato dall’assunzione, specie in edilizia di personale precario o occasionale vessato con ritmi di lavoro che rendono impossibile il lavoro in sicurezza.
E’ intollerabile che il governo non intervenga seriamente a garantire la fine di questa strage e continui a mantenere in vita leggi che rendono i lavoratori ricattabili e disponibili ad accettare sfruttamento e condizioni di lavoro non sicure.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista /Sinistra Europea

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