Sfruttamento del lavoro, paghe da fame e ricattabilità delle lavoratrici e dei lavoratori si accompagnano il più delle volte a forme di illegalità Lo diciamo da tempo ma ora lo certifica l’inchiesta della magistratura milanese che coinvolge Esselunga, altre presunte aziende e diverse false cooperative tutte indagate con le accuse di frode fiscale e caporalato. La frode fiscale portata avanti per anni e valutata in 48 milioni è stata perpetrata attraverso un sistema di false fatturazioni miranti a far passare come contratti d’appalto quelle che erano invece “somministrazioni illecite di manodopera” a basso costo gestita da una successione di false cooperative che oltre a frodare il fisco a loro volta non hanno mai versato i contributi.

Un sistema criminale già indagato dai magistrati diffuso nei settori della logistica e della grande distribuzione che utilizzano società talvolta fittizie e false cooperative che nascono e muoiono continuamente per fornire manodopera a basso prezzo e disponibile a orari impossibili e alto grado di sfruttamento in quanto altamente ricattabile.

Una condizione dei lavoratori diffusa che emerge con chiarezza estrema da un’inchiesta parallela condotta dal PM Storari a carico di un colosso della vigilanza privata Servizi Fiduciari soc. coop. per i bassi salari pagati. Nei verbali della guardia di finanza si legge infatti che è “lo stato vitale di bisogno a costringerli ad accettare salari da fame, solo perché posti dinnanzi alla scelta se avere, o meno, una qualche forma di introito necessaria a qualcosa che somigli alla sopravvivenza”. Questi fatti testimoniano più di qualsiasi discorso la necessità assoluta del salario minimo legale di 10 euro l’ora contenuto nella proposta di legge di iniziativa popolare che portiamo avanti come Unione Popolare. Battersi per questa legge, per aumenti generalizzati dei salari e contro la precarietà significa lottare per ricostruire il potere contrattuale delle lavoratrici e dei lavoratori miglior antidoto contro le varie forme di illegalità che paghiamo tutti.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Il governo Meloni ruba ai poveri per dare ai ricchi. Non è la riedizione di slogan a fini di lotta politica. E’ semplicemente quanto emerge dall’analisi delle politiche di bilancio del governo fatta dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) che chiarisce come stia procedendo la guerra del governo ai poveri attraverso un secco ridimensionamento del reddito di cittadinanza.
Le cifre parlano di un taglio che colpirà il 42% dei nuclei familiari, 1,2milioni di famiglie, che beneficiavano del Rdc; ci dicono che mezzo milione di famiglie perderanno quella forma di sostegno senza accedere alla nuova ideata dal governo, l’Adi, proprio al fine di tagliare la spesa e spingere i cosiddetti occupabili verso il lavoro precario, super sfruttato e sottopagato.
Ma in generale, ci informa sempre l’Upb, è l’insieme delle misure antipovertà ad essere sotto tiro; non solo si risparmia sul Rdc, 2,7 miliardi di spesa in meno, ma è l’insieme delle risorse complessivamente dedicate al contrasto dell’indigenza a subire un taglio rilevante stimato intorno al 28%.
E questo avviene proprio mentre disoccupazione precarietà, lavoro povero e l’inflazione aggravata dai minori sconti sulle bollette accrescono la fascia delle famiglie a rischio povertà che oramai riguarda il 25% dei nuclei, vale a dire 15 milioni di famiglie.
Alla ferocia del governo contro i poveri e il lavoro fa da contraltare la prodigalità verso i ceti sociali di suo riferimento: autonomi, professionisti e imprese che vivono sullo sfruttamento e i salari da fame.
Lo stesso Upb mette in guardia scrivendo nel suo rapporto, a proposito della riforma fiscale del ministro leghista, che “Appare difficile reperire risorse senza incidere sulla prestazione dei servizi e sull’attuazione delle politiche sociali”. In realtà è esattamente quello che il governo sta già facendo e intende continuare a fare con un’austerità brutale ai danni dei ceti popolari mentre procede con laute elargizioni e leggi di favore verso i ceti privilegiati.
La costruzione di una forte opposizione sociale al governo è l’unica via per invertire la rotta e su questo siamo impegnati come Rifondazione Comunista

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Care compagne e cari compagni, il prossimo sabato 24 giugno si terranno a Roma due importanti manifestazioni nazionali a cui aderiamo e a cui bisogna garantire la massima partecipazione:

- mattina manifestazione nazionale per la difesa della sanità pubblica indetta dalla Cgil alle 10 concentramento in piazza della Repubblica con corteo fino a Piazza del Popolo

- pomeriggio manifestazione nazionale contro il governo Meloni con concentramento alle 14 in Piazza della Repubblica

E' importante essere presenti con le nostre bandiere e quelle di Unione Popolare in entrambe le manifestazioni. Invitiamo a contattare le strutture della Cgil per la prenotazione dei pullman per la manifestazione per la sanità. Per la manifestazione del pomeriggio l'USB sta organizzando pullman per i quali trovate in allegato i referenti con relativi numeri di telefono. Raccomandiamo il massimo impegno per garantire la partecipazione di compagne e compagni.

Fraterni saluti

Maurizio Acerbo, Segretario nazionale Prc-Se Antonello Patta, segreteria nazionale, responsabile Lavoro Prc-Se

Care compagne e cari compagni,

nell’ottica di dotarci di strumenti utili e adeguati al sostegno della campagna di raccolta firme per la legge di iniziativa popolare sul salario minimo #10èilminimo abbiamo costruito un “sottosito” dedicato, in cui trovare tutte le informazioni relative al testo di legge, ai materiali, ai banchetti e iniziative che si organizzano, direttamente e in maniera più agevole.

Uno strumento dedicato appunto, per concentrare rapidamente tutto quanto utile al funzionamento della campagna.

Sarà divulgato su tutti i nostri social, ma è importante che questo avvenga anche localmente. Fatelo girare il più possibile.

Ecco l’indirizzo:

https://10ilminimo.github.io

Altrettanto importante è che tutte e tutti coloro che organizzano iniziative utilizzino il form, già girato ma che rimettiamo per comodità:

form

I dati inseriti nel form verranno caricati automaticamente nel “sottosito” (ci vuole qualche minuto per elaborare il tutto) che diventerà quindi un perfetto calendario delle iniziative in tutta Italia.

Si comprende quindi l’importanza di caricare gli appuntamenti: ad ogni richiesta di informazioni, sarà sufficiente girare il link al “sottosito” dedicato.

Buon lavoro a tutte e tutti

Anna Camposampiero, Segreteria Nazionale, Responsabile Comunicazione PRC-Se
Antonello Patta, Segreteria Nazionale, Responsabile Lavoro PRC-Se

10ilminimo post prc

Continua senza fine la strage dei morti sul lavoro nel nostro paese. Continua nel silenzio criminale di governi responsabili per le leggi fatte e per quelle non fatte, per i tagli a tutti i sistemi di prevenzione e controllo, per lasciar fare imprese che sicure dell’impunità loro garantita aumentano i profitti risparmiando sulle spese per la sicurezza e la salute dei lavoratori.

Giovanni Colapito, Filippo Colapito, Tiziano Pasquali, Angelo Aleo, pasquale Cosenza, Sami Macukulli, vien voglia di gridarli noi i nomi che si aggiungono al tragico rosario di vittime innocenti di un lavoro che uccide ancora sei volte in aziende e parti d’Italia diverse.

Sono i morti sul lavoro in sole 24 ore, tra lunedì e ieri, che lasciano nel dolore e nel lutto solo le famiglie, nel silenzio assordante dei governanti e del circo mediatico troppo impegnato a spargere lacrime a reti unificate tra l’interessato e il servile sulle spoglie di uno dei principali responsabili della regressione politica e culturale della società italiana negli ultimi trent’anni.

E’ una fotografia della grave situazione in cui viviamo: Da una parte fiumi d’inchiostro e di parole per onorare, glorificare, incensare un personaggio che di onorevole non aveva nulla, dall’altra per chi è morto vivendo dignitosamente del proprio lavoro silenzio e omertà.
C’è uno scarto intollerabile! Da una parte sospensione dell’attività delle Camere e lutto nazionale, dall’altra neanche le solite vuote e farisaiche promesse.

Noi però non dobbiamo cadere nel rischio dell’assuefazione costruita con la menzogna che fa passare quelli che sono omicidi per tragiche fatalità.
Noi non dimentichiamo e onoriamo i nostri morti continuando la lotta fino a quando la vita e la dignità delle persone che lavorano per vivere tornerà a valer quanto e più del potente di turno.

Antonello Patta
Responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

È una sentenza per omicidio colposo aggravato quella che ha sancito la condanna a 12 anni di carcere, più l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici, per l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny riconosciuto colpevole di violazione delle norme per la prevenzione sul lavoro che ha causato 392 vittime di amianto a Casale Monferrato.

Un verdetto positivo perché arriva dopo l’annullamento della sentenza di condanna di Schmidheiny da parte della Cassazione nel 2014 e perché, contrariamente a quell’atto, si riconosce che il danno sul territorio era ed è permanente. Nel casalese si moriva e si continua a morire di amianto: tra i 76 e l’86 morivano 50 persone all’anno, oggi 35.

Ma sebbene il reato imputato sia concreto nel suo impatto punitivo, e anzi segni un passo importante dopo anni di totale ingiustizia, non corrisponde alla richiesta di condanna per omicidio volontario e dolo eventuale avanzata dall’accusa in riferimento alla gestione dello stabilimento e alla fuga criminale lasciando nel territorio una bomba mortale per la salute della comunità; non risponde alla sete di giustizia di molte famiglie perché implica che molte di quelle morti, avvenute da più di quindici anni, siano considerate prescritte; soprattutto solleva la contrarietà di chi, come l’associazione dei familiari delle vittime dell’amianto, lotta da decenni per avere giustizia per le vittime e per quel territorio martoriato e vede il rischio che il declassamento del reato apra la strada a nuove prescrizioni.

Rifondazione Comunista è al fianco delle associazioni dei familiari di tutte le vittime dei morti sul lavoro e per il lavoro e lotta con loro per rendere davvero cogenti le norme sulla prevenzione e la sicurezza e per il pieno riconoscimento delle malattie professionali e dei reati ambientali.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Alberto Deambrogio, segretario del Piemonte
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

Con l'arrivo dell'estate, riparte il peana della difficoltà a trovare persone disposte a lavorare nel settore del commercio, turismo, pubblici esercizi e della ristorazione. Le grida di esercenti e albergatori dell'estate scorsa, amplificate dal coro dei media e delle destre, hanno ottenuto l'obiettivo dell'abolizione del reddito di cittadinanza ritenuta necessaria per avere a disposizione persone disposte a lavorare per paghe da fame di 5/600 euro al mese. Oggi a lamentare la mancanza di lavoratrici e lavoratori necessari a coprire un'offerta di 480 mila posti è il presidente di Confcommercio che indica tra le cause la mancanza di formazione.
La vera motivazione, tutti lo sanno, sono i salari da fame che non riguardano solo i vigilanti utilizzati nel commercio e pagati a 5 euro l'ora, ma gran parte dei dipendenti del settore. Non solo i precari o i tanti assunti al nero, ma anche quelli che hanno regolari e permanenti contratti, firmati dalle maggiori organizzazioni sindacali. Nel settore del turismo il livello di inquadramento più basso "garantisce" una paga oraria di 7 euro lordi l'ora che, nei primi due anni di lavoro, scende a meno di 6 euro. Nello stesso contratto troviamo ben sette livelli d'inquadramento al di sotto di 10 euro lordi, per noi il minimo da cui partire per uscire dalla situazione indegna in cui versano oggi milioni di lavoratrici e lavoratori. Unione Popolare ha presentato la proposta di legge di iniziativa popolare per un salario minimo di 10 euro l'ora indicizzato all'inflazione, su cui abbiamo iniziato a raccogliere le firme. Invitiamo tutte e tutti a darci una mano in questa battaglia di civiltà firmando e invitando a firmare nei banchetti che si tengono in tutta Italia. Basta paghe da fame!
#10èilminimo!

Antonello Patta, responsabile lavoro Partito della Rifondazione -Sinistra Europea

Lo sciopero odierno delle lavoratrici e dei lavoratori delle telecomunicazioni ha sacrosante ragioni che dovrebbero essere al centro del dibattito politico e mediatico.

Non solo perché in ballo ci sono 20.000 posti di lavoro, ma anche la transizione digitale del nostro paese, il digital divide, l'attuazione del Pnrr.

Siamo di fronte al fallimento della privatizzazione del settore a cui 25 anni fa ci opponemmo solo noi di Rifondazione Comunista mentre centrosinistra e destre seguivano le indicazioni dell'allora commissario europeo Mario Monti.

Fu dichiarata guerra al monopolio pubblico, pienamente giustificato per un settore strategico, aprendo la strada a spezzatini e saccheggio di privati. Il risultato è il ritardo del nostro paese in un settore fondamentale per la modernizzazione e anche per la sovranità democratica.

Ritardo che si fa sempre più grave anche grazie all’inerzia del governo sulla vicenda Tim lasciata ai giochi di mercato dei soci privati, tra cui una società francese che detiene la quota maggioritaria, mentre solo un pieno ritorno del pubblico potrebbe garantire gli interessi nazionali.

Come al solito la "riforma" neoliberista ha portato al moltiplicarsi di appalti esterni a spese di diritti e salari di chi lavora e al tentativo delle aziende di customer service di fuoriuscire dal contratto nazionale.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale, Antonello Patta, responsabile lavoro del Partito della Rifondazione Comunista

Care compagne e cari compagni,

la campagna di raccolta firme per la Legge di Iniziativa Popolare sul salario minimo è partita, ed è partita bene!

Abbiamo bisogno di monitorare i banchetti e le iniziative per poter rispondere alle tante richieste che ci stanno arrivando. Richieste per poter firmare, ma anche per dare una mano.

Vi consigliamo vivamente, di informare agenzie stampa e testate locali, ogni volta e con anticipo, degli appuntamenti per i banchetti.

Vi chiediamo quindi di compilare il form sottostante ogni volta che farete un banchetto, un punto di raccolta firme, un'iniziativa dedicata (vi ricordiamo che trovate tutti i materiali e il testo di legge qui)

Questo ci permetterà di fare una buona comunicazione e migliorare il lavoro di tutte e tutti noi.

Compilate e buon lavoro!

Modulo da compilare

Anna Camposampiero, Segreteria Nazionale, Responsabile Comunicazione Prc-Se
Antonello Patta, Segreteria nazionale, responsabile Lavoro Prc-Se

La necessità dell’introduzione di un salario minimo in Italia è diventata così evidente che nemmeno il sistema mediatico mainstream può evitare di parlarne e addirittura fonti padronali ne riconoscono la necessità.
A riconoscere la drammatica situazione dei salari italiani hanno contribuito anche le sentenze di diversi tribunali intervenute contro l’incostituzionalità di salari letteralmente da fame, 4, 5 euro lordi, obbligando le aziende ad aumentare le remunerazioni dei propri dipendenti.
l’Italia è oggi l’unico paese d’Europa in cui i salari dal 1990 a oggi, 33 anni, invece che aumentare sono diminuiti al punto che oggi il 30% delle lavoratrici e dei lavoratori, circa 5 milioni di persone, guadagna meno di 1000 euro al mese; con l’aggravante della perdita di potere d’acquisto di circa il 20% causata dall’inflazione in due anni.
Le motivazioni del crollo dei salari reali sono molteplici, in prima fila la precarizzazione estrema del lavoro e la disarticolazione dei processi produttivi, ma è indubbio che veniamo da anni nei quali la contrattazione collettiva non è stata in grado di difendere i salari di lavoratrici e lavoratori.

L’ennesima conferma arriva dall’ipotesi di contratto della vigilanza privata e dei servizi fiduciari, concordata con i sindacati confederali che, dopo sette anni di mancato rinnovo, prevede aumenti lontanissimi dal garantire un salario dignitoso e che per l’ultimo livello d’inquadramento lascerebbe addirittura inalterata la vergognosa condizione preesistente.

La proposta di legge di iniziativa popolare per un salario minimo di 10 euro lordi l’ora adeguato automaticamente all’inflazione che abbiamo condiviso come Unione Popolare è la strada giusta per restituire dignità al lavoro nel nostro paese; migliorerebbero le retribuzioni di più di 5 milioni di lavoratori che oggi guadagnano meno di quella cifra e moltissimi uscirebbero dallo stato di povertà; una scelta, la nostra che, lungi da deprimere la capacità contrattuale del lavoro darebbe nuova forza alla contrattazione aprendo la strada per una spinta verso l’alto di tutti i livelli retributivi.
Per questo domani 2 giugno come Rifondazione Comunista e Unione Popolare saremo in tantissime piazze in tutta Italia per l’avvio della raccolta firme per il salario minimo legale e invitiamo tutte e tutti a impegnarsi in prima persona per il successo dell’iniziativa.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra europea

@rifondazione.comunista Negli ultimi 30 anni i #salari medi italiani sono diminuiti del 3% (dati OCSE) mentre in altri paesi europei sono aumentati del 30, 40 e 50%. #10euroMinimo ? suono originale - Rifondazione Comunista

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Carissime, carissimi,

come sapete, l’avvio della campagna sulla legge di iniziativa popolare promossa da UP per introdurre in Italia un salario minimo legale è fissato per il 2 giugno, data scelta anche per il legame simbolico con la festa della Repubblica che la Costituzione vuole fondata sul lavoro.

Consapevoli di quanto una buona partenza sia importante per la pubblicizzazione della proposta invitiamo tutte le federazioni, soprattutto quelle delle città capoluogo, a organizzare nella giornata del 2 giugno presidi e banchetti in luoghi significativi per il lancio della raccolta sulla lip per il salario minimo in base ai criteri di seguito esposti.

Aspetti politici. Laddove oltre al Prc esistono altri soggetti promotori di Up si concordino anche iniziative comuni; nelle situazioni in cui è presente solo il Prc facciamoci carico noi dell’organizzazione delle iniziative.

Aspetti organizzativi. La qualità dell’iniziativa in termini numerici e organizzativi è decisiva per la percezione esterna della stessa. Quindi sono importanti la mobilitazione del maggior numero possibile di compagne/i e l’utilizzo dello striscione, del manifesto e dei volantini di cui sono stati inviati i files, da stampare localmente, e le bandiere sia di UP che di partito.
Insieme alla raccolta delle firme si colga l’occasione per stringere contatti, raccogliere mail e numeri di telefono e chiedere alle persone di sottoscrivere per l’autofinanziamento

Comunicazione.
Prima dell’iniziativa. Nel mentre a livello nazionale si convoca la conferenza stampa che si terrà a Roma è importante che in tutti i territori si inviino comunicati a tutti i media locali e segnatamente ai tg regionali (specificando luogo, giorno e ora dell'iniziativa/lancio campagna che si farà nel rispettivo territorio), utilizzando nel caso quello ricevuto dal nazionale (in allegato), invitandoli a seguire l’evento.

Durante l’iniziativa. Si producano brevi video del presidio con interviste e foto, molto importanti per il rilancio delle iniziative sui social a tutti i livelli, da inviare poi agli indirizzi che seguono. Mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. ; Whats app: Anna Camposampiero 339 211 9597.

Raccolta dei moduli. Una volta raccolte e autenticate le firme si raccomanda di procedere alla certificazione periodicamente (una volta al mese) per evitare accumuli che poi rendono tutto più complicato; i moduli completi di certificazioni andranno raccolti dai regionali che avranno cura di inviarli al nazionale del Prc quando raccolti solo da noi o ad Up (comunicare comunque il dato al partito). L’indirizzo nazionale del Prc è Via degli Scialoja 3, 00196, Roma.

Auguriamo buon lavoro a tutte e tutti noi consapevoli di quanto L’impegno organizzativo del nostro partito sia importante per il raggiungimento, e auspichiamo il superamento, dell’obiettivo delle 50 mila firme da raccogliere. I regionali riceveranno a breve una proposta con gli obiettivi di raccolta firme per ogni regione che poi dovranno tradurre in obiettivi per le singole federazioni.

Attenzione: la raccolta delle firme sulla lip per il salario minimo va accompagnata con quelle sulle lip di Riprendiamoci il Comune e sui due referendum contro la guerra (seguirà circolare).

In allegato il comunicato stampa di UP e una tabella per la raccolta dei dati delle persone interessate a ricevere comunicazioni.

Fraterni saluti

Maurizio Acerbo, Segretario nazionale Prc-Se
Antonello Patta, segreteria nazionale, responsabile Lavoro Prc-Se
Ezio Locatelli, segreteria nazionale, responsabile Organizzazione Prc-Se

Comunicato Stampa

 

Unione Popolare: 2 giugno, parte la campagna contro i salari da fame

 

Il 2 giugno, in numerose città italiane, inizia la campagna di raccolta firme promossa da Unione Popolare affinché si introduca, anche in Italia, un salario minimo orario di almeno 10 euro. Quella che lanciamo è una Legge di iniziativa popolare, di cui alleghiamo il testo, depositata in Cassazione che ci vedrà per sei mesi nelle piazze, davanti ai luoghi di lavoro, soprattutto laddove le condizioni di sfruttamento si manifestano in tutta la loro spregiudicata arroganza. Il salario minimo esiste in gran parte dei Paesi europei, con quali motivazioni, governi di centro sinistra e di destra, hanno impedito l’introduzione di tale misura anche da noi? Siamo il Paese in cui il potere d’acquisto degli stipendi si riduce ogni giorno, da anni anche a causa dell’inflazione ed è per questo che proponiamo un’indicizzazione automatica del salario minimo, nel rispetto dei Contratti di categoria che non devono scendere mai sotto tale cifra. La nostra è una proposta concreta contro l’impoverimento dilagante e per il rispetto della Costituzione che impone “una retribuzione…sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa”.
Che la “festa della Repubblica” sia anche un giorno di mobilitazione per i diritti del lavoro su cui è fondata la Carta costituzionale.

 

Coordinamento Unione Popolare

Esprimiamo solidarietà e vicinanza alle lavoratrici, ai lavoratori, alle studentesse e agli studenti alle/i quali oggi a Milano è stato impedito, a colpi di manganellate, di raggiungere la sede di Assolombarda per protestare contro salari e pensioni da fame, la sempre più estesa precarizzazione del lavoro, la cancellazione dei diritti, i continui tagli alla spesa sociale, il mancato rispetto delle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro responsabili oggi, 26 maggio 2023, di ben 5 morti in sole 24 ore.

È inaccettabile che si usi la polizia per reprimere il dissenso ed impedire la protesta democratica sotto le sedi delle organizzazioni padronali.

Come Rifondazione Comunista e Unione Popolare da tempo siamo impegnati per il rilancio delle vertenze delle lavoratrici e dei lavoratori e delle lotte per aumenti generalizzati dei salari e delle pensioni e contro il carovita provocato in gran parte dall’aumento dei profitti ed a giorni saremo in tutte le piazze d’Italia per raccogliere le firme a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per un salario minimo legale di almeno 10 euro l’ora e per il referendum contro l’invio delle armi nel teatro di guerra ucraino.

Milano, 26 maggio 2023

Antonello Patta, Responsabile nazionale lavoro
Fabrizio Baggi, Segretario regionale Lombardia
Matteo Prencipe, Segretario provinciale Milano
Partito della Rifondazione Comunista / Sinistra Europea

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Ieri 5 morti sul lavoro, tre in Lombardia, uno in Sardegna e un altro in Calabria. Uno di loro era al suo primo giorno in azienda pare neanche assunto. Un altro era appena diventato papà. Di fronte a questa strage senza fine sentiamo il dovere di ricordare che ai responsabili è garantita la quasi totale impunità.
Basti pensare alla scandalosa sentenza per l'orribile morte di Luana D'Orazio con i titolari che hanno patteggiato ottenendo solo due anni di condanna.
Per il nostro ordinamento pare che le vite di lavoratrici e lavoratori non contino.
Per questo sosteniamo la proposta di legge di iniziativa popolare promossa dall'USB per l'introduzione del reato di omicidio e lesioni sul lavoro con pene dai 10 ai 18 anni. Si tratta di una proposta che fa parte nel programma elettorale di Unione Popolare e che riporteremo all'attenzione del parlamento con la raccolta firme.
Basta con l'impunità!

Questa è una guerra quotidiana contro il lavoro che ha causato già centinaia di vittime nei primi mesi del 2023 e più di mille morti, secondo i sindacati 1550, nel 2022.
Una strage che va avanti grazie alla complicità dei governi che da decenni tagliano le risorse e le assunzioni necessarie per le attività di prevenzione e controllo, smontano le leggi per ridurre i vincoli e le penali a carico delle imprese che non rispettano le norme esistenti in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
C’è una responsabilità criminale che nasce dalla scelta di “lasciar fare alle imprese” come ha precisato l’attuale Presidente del Consiglio; si lascia volutamente che le imprese risparmino sui costi della sicurezza, anche se ne va della vita delle persone, facilitate in ciò dalla ricattabilità dei lavoratori sempre più precari e privati dei diritti.
L’unica strada per fermare il massacro è che il mondo del lavoro tutto dica basta e sorga una mobilitazione che rompa il muro di indifferenza e di assuefazione che accetta come mere fatalità incidenti e morti in cui nella maggior parte dei casi di fatale non c’è nulla.
Occorre uscire dalla logica delle singole risposte che durano il tempo del coccodrillo sui giornali per aprire una vertenza nazionale per ottenere: le assunzioni necessarie per la ricostruzione dei sistemi di prevenzione e controllo; l’inasprimento delle sanzioni penali a carico del datore di lavoro e dei dirigenti per il mancato adempimento degli obblighi relativi alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori; l’introduzione nel codice penale del reato di omicidio sul lavoro; il ripristino del testo originale del D.lgs. 81/08, eliminando le modifiche peggiorative per la salute e la sicurezza dei lavoratori introdotte dalle successive modifiche peggiorative.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra europea

Il governo Meloni continua con le politiche neoliberiste che da 30 anni colpiscono i diritti, i salari, le pensioni, i redditi e le condizioni di esistenza dei ceti popolari. L’Italia è l’unico Paese d’Europa in cui i salari dal 1990 invece che aumentare sono diminuiti del 2,9%, dal 2008 del 12%.
Questa condizione già drammatica è stata esasperata dall’inflazione prodotta da guerra, sanzioni e speculazioni delle imprese che hanno colto l’occasione per accrescere a dismisura i profitti, con la conseguenza che in soli due anni salari già tra i più bassi d’Europa hanno perso il 20% del potere d’acquisto.

La legge finanziaria di questo governo è stata una dichiarazione di guerra contro i poveri, i precari, le donne. Col documento di economia e finanza si prevede una drastica stretta fiscale e nuovi tagli a scuola, sanità e servizi pubblici già allo stremo, alle risorse per il rinnovo dei contratti dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni e per il sostegno alle famiglie in difficoltà.
Con lo sfregio del cosiddetto decreto lavoro del 1° maggio è stato eliminato il reddito di cittadinanza che salvava dall’indigenza assoluta centinaia di migliaia di famiglie e allargate ancora di più le maglie del lavoro precario ai danni soprattutto dei giovani che continuano a esser derubati del loro futuro e delle donne.
E’ da tempo che sosteniamo l’inaccettabilità della situazione in cui versano milioni di lavoratori e lavoratrici e i ceti popolari e la necessità di una nuova grande unitaria stagione di lotte per contrastare le scelte antipopolari e riconquistare redditi dignitosi e diritti negati.

Le rivendicazioni alla base dello sciopero di oggi sono le stesse che anche noi sosteniamo da tempo per contrastare inflazione e perdita di potere d’acquisto: aumenti generalizzati dei salari e ripristino di un meccanismo di recupero automatico dell’inflazione; pensioni a non meno di mille euro; introduzione di un salario minimo legale; abolizione delle leggi della precarietà; assunzione di un milione di dipendenti pubblici; cancellazione degli aumenti delle bollette , calmieramento dei prezzi dei beni di prima necessità.
Per tutto questo Rifondazione Comunista sostiene la giornata di lotta indetta per oggi dall'Unione Sindacale di Base, come tutte quelle che possano preludere a una ripresa generalizzata delle lotte in tutto il paese , unica via per contrastare le politiche neoliberiste contro i lavoratori e i ceti popolari e riaprire la strada al cambiamento.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea

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