di Dino Greco
La giostra dei tagli – sotto le mentite spoglie della spending review – ha ricominciato a girare vorticosamente. La mannaia viene di nuovo calata sulla sanità (per 1,5 miliardi che amputano una spesa già ridotta ai minimi termini), sull'assistenza ai disabili, sul pubblico impiego (con un ulteriore blocco triennnale dei contratti!), sull'università. Poi, dal 2013, l'aumento di un punto dell'Iva, mentre sta per arrivare l'impatto durissimo della seconda rata dell'Imu (che invece il Vaticano dovrà pagare – limitatamente ai propri edifici a destinazione commerciale – soltanto dall'anno prossimo).
In questo raggelante contesto, la riduzione di un punto delle aliquote più basse dell'Irpef appare come un impacco tiepido, un atto meramente simbolico, del tutto privo di concreta efficacia, di fronte agli aumenti paurosi di prezzi e tariffe che alimentano una dinamica dei consumi in continua regressione.