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di Marco Mostallino
Il programma per l'aereo da combattimento F35 - Joint Fight Striker rischia di saltare, a meno che i governi coinvolti, compreso quello italiano, non aggiungano altre risorse ai soldi già impegnati nell'affare, che al nostro Paese è costato finora  17 miliardi di euro. Ma anche far crescere a dismisura le spese potrebbe non bastare: perché il cacciabombardiere del futuro è in realtà difettoso, pericoloso per i piloti, fortemente inaffidabile nelle sue prestazioni di volo e di combattimento.

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121011marchionnedi Franco Frediani
Nessun dubbio, il marchio d'epoca lo ha lasciato Berlusconi. Sua Maestà Sergio Marchionne incontra soltanto Cisl e Uil snobbando la Cgil e la Fiom-Cgil, rea ovviamente di non aver firmato il contratto del gruppo. Dividere le forze sociali per fagocitarle una alla volta; la tecnica lanciata a suo tempo dal Cavaliere ha ormai fatto scuola. Logico che anche Marchionne scegliesse gli interlocutori per quello che non sappiamo più, anzi ne dubitiamo fortemente, se possiamo chiamare confronto! Meglio incontrarsi silenziosamente, nella sede romana della Fiat. Un vertice al quale hanno partecipato, oltre ad Angeletti e Bonanni, anche Roberto Di Maulo, numero uno di Fismic, ed i segretari generali della Uilm e Fim Cisl, Rocco Palombella e Giuseppe Farina.

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partisansdi Paolo Ferrero

Il Manifesto per un nuovo soggetto politico pubblicato qualche giorno fa ha il merito di aver aperto il dibattito su un problema politico intorno al quale di arrovelliamo e ci dividiamo da anni. Ne sono indice le reazioni di De Magistris, Castellina, Rossanda e altri, di cui condivido gran parte delle critiche. Non ritengo però che i dissensi debbano oscurare la necessità di discutere del problema centrale posto dal Manifesto stesso.

Innanzitutto a me pare necessario costruire un nuovo spazio pubblico della democrazia, che si ponga l'obiettivo di diffondere il potere e non di concentrarlo.

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Perché il centrosinistra italiano non riesce a esprimere il livello minimo di alterità rispetto alle politiche di rigore in Europa su cui si sono attestate le sinistre socialdemocratiche e ambientaliste di tutto il continente? E perché, nel nostro Paese, chi si dichiara portatore di un punto di vista alternativo non riesce mai a pensarsi come alternativo al Partito Democratico nella costruzione di una proposta politica di governo?

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Paolo Ferrero

Andate a votare e passate la domenica e il lunedì mattina a portare a votare coloro che conoscete.
Questi referendum sono nati dal basso e dal basso si possono vincere, con l’attivazione delle reti “corte” dei partiti, dell’associazionismo, dei comitati, dei parenti, dei conoscenti, dei compagni e delle compagne di lavoro.
Come è stato ieri con lo straordinario successo dell’Europride, occorre costruire una grande mobilitazione di popolo per raggiungere il quorum e vincere il referendum. Sul merito dei referendum è stato detto tutto e quindi non vi annoio. Voglio semplicemente sottolineare il valore politico dei referendum. Non tanto per la caduta di Berlusconi. E’ ovvio che la vittoria nel referendum può dare un ulteriore colpo a Berlusconi e questo è bene. I referendum però parlano del dopo Berlusconi su cui già oggi è in corso la battaglia politica. Il risultato delle elezioni amministrative parla di una crisi della destra a trazione leghista. Berlusconi e la Lega hanno perso al Nord ed è proprio il rapporto tra Lega e PdL che costituiva il baricentro della coalizione ad essere andato in crisi. Non siamo in grado di prevederne i tempi e i modi, ma si tratta di un processo avviato. Parallelamente è cominciato il posizionamento per gestire il dopo Berlusconi.

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120925polverinidi Alberto Burgio
La governatrice del Lazio ha rassegnato le dimissioni. Tanto doverose quanto insufficienti per sanare una democrazia ferita. Al punto che l'idea stessa di rappresentanza suona ironica. Oggi la casta è sinonimo di separatezza, oltre che di corruzione. Nei suoi comportamenti si manifesta la malattia terminale di un sistema politico in sfacelo. Fallimentare sul piano dei risultati materiali e impresentabile sul terreno morale e «antropologico».
È un fenomeno talmente grave, che il discorso morale non basta più. Talmente organico che ricondurlo al solo profilo (im)morale dei protagonisti sarebbe riduttivo. Assodata l'esigenza di punire il malaffare, restano aperte altre questioni. Se l'impressione che in Italia la corruzione politico-amministrativa abbia passato il segno ha fondamento, occorre riflettere su due fattori: la qualità della «classe politica» e le occasioni che le vengono offerte di abbandonarsi a comportamenti indecenti. Si tratta di aspetti connessi perché nessuna tentazione potrebbe fare breccia in un incorruttibile e perché gran parte di quelle tentazioni sono generate in piena autonomia da quanti ad esse cedono. Come dire che qui Sant'Antonio è il diavolo stesso.

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La modifica all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori è, certamente, la questione più controversa del disegno di legge sul lavoro presentato dal Governo. A fronte di numerose innovazioni a favore dei precari (estensione degli ammortizzatori sociali, stop alle false partite Iva, incremento delle...

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120926polverinialemannodi Giuseppe Carroccia
Chi ha avuto lo stomaco per seguire l’intera, vomitevole e olioricinica conferenza stampa delle dimissioni di Renata Polverini, può essersi fatto una idea della sottocultura politica berlusconiana, sostanzialmente fascista, che ha mal governato la capitale e la regione.
Da Storace che ha saccheggiato in maniera clientelare le finanze regionali stendendo la sanità per poi approdare al ruolo di ministro della salute, nonostante che in campagna elettorale avesse spergiurato negando che avrebbe ricoperto incarichi nazionali, al disastro della gestione  Alemanno costellata di scandali, fallimenti, finanziamenti a organizzazioni neonaziste, a quest’ultima abbuffata regionale, un unico filo nero ha strangolato la vita sociale, l’attività economica, la democrazia.
Non si è trattato di una semplice parentopoli(che pure c’è stata), chiamiamola col suo vero nome:fascistopoli.

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di A. La Mattina

Stefano Fassina, responsabile Economia del Pd, boccia senza mezzi termini la parte della revisione di spesa pubblica che riguarda i tagli alla sanità e agli enti locali. A suo parere fa parte della stessa ideologia che ispira Angela Merkel e le parole di Jorg Asmussen. 

«Non c`è niente di nuovo: le affermazioni di Asmussen confermano che l`eccitazione post vertice Ue sulla possibilità di utilizzare le risorse del Fondo salva Stati per ridurre i nostri spead era largamente infondata, purtroppo». 

Asmussen sostiene che l`Italia può farcela se incrementa la propria produttività e punta alla crescita.

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